Arquata del Tronto dopo il sisma del 24 agosto
di Monia Orazi
Le Marche sono l’azionista di maggioranza dei terremoti che si sono succeduti dal 24 agosto 2016. Ma restano ai margini dell’universo mediatico: il sisma è identificato con i nomi di Amatrice e Norcia, e in parte con Arquata, che ha pagato con un tributo di 48 morti. Durante la prima scossa, 299 persone hanno perso la vita nel sonno di una notte d’estate. La lunghissima sequenza sismica continua ancora oggi, dopo le forti repliche del 26 ottobre, la scossa più violenta di magnitudo 6.5 del 30 ottobre, l’evento sismico più forte dopo il 6.9 registrato in Irpinia nel 1980. L’epicentro a 5 km da Norcia, 7 da Castelsantangelo e Preci e 10 da Visso. A queste si sono aggiunte una serie di scosse il 18 gennaio scorso che hanno contribuito a determinare la tragedia di Rigopiano. In un anno l’Ingv ha registrato nell’area oltre 74mila scosse. Per dare un’idea della vastità del territorio colpito si riportano alcuni dati Istat liberamente rielaborati dall’ingegnere camerte Roberto Di Girolamo.
Crollo chiesa Pace Tolentino
Marche: da sole oltre metà dei danni
L’evento sismico ha colpito tutto il centro Italia, i comuni che fanno parte del cratere sono 140 divisi nelle regione Abruzzo (23), Lazio (15), Marche (87) e Umbria (15), per una superficie totale di 7.896 km quadrati, con circa 580mila residenti. In media si tratta di paesi con oltre quattromila abitanti, ma tolti i capoluoghi di provincia, la media dei residenti è di 2.800 per comune. Le Marche hanno il 62% dei comuni compresi nel cratere, con una superficie pari al 50% dello stesso. La popolazione che risiede nella parte marchigiana del territorio colpito è il 60% del totale (348mila abitanti). Il 40% dei comuni marchigiani colpiti si trova oltre i seicento metri d’altitudine, in zona montana, presenta per il 41,8% terreni agricoli e per il 53,2% bosco o superficie naturale. Si tratta di paesi a bassa densità abitativa pari a poco meno di 73 abitanti per km quadrato, abitati per il 25,3% da anziani oltre i 65 anni. Di Girolamo riporta alcuni dati sugli edifici del cratere: dall’analisi di quelli censiti nel 2011 nei comuni del cratere, sono quasi 38.000 tra residenziali (87,8%) e non residenziali (12,2%). Si tratta di edifici in buono stato di manutenzione, la percentuale di quelli più datati e in un buono/ottimo stato di conservazione è decisamente più alta rispetto al dato nazionale (54,6% contro 43%). Dei quasi 163mila edifici residenziali dei comuni del cratere, quelli costruiti prima del 1971 (anno in cui sono entrate in vigore le norme tecniche di costruzione antisismiche) rappresentano una quota del 66%; nonostante ciò la stragrande maggioranza (più dell’80%) è stata valutata in ottimo o buono stato. Nel territorio colpito ci sono ben 157 musei e 179 biblioteche a testimoniare il vastissimo patrimonio culturale, poco meno di duemila attività ricettive con circa due milioni di presenze. Il dossier della Protezione civile presentato all’Unione Europea per richiedere l’attivazione del fondo di solidarietà ha stimato 23miliardi e mezzo di euro di danni, senza contare quelli indiretti alle attività produttive, agricole, commerciali e ricettive.
La chiesa di Santa Maria in via dopo il sisma del 24 agosto
Provincia di Macerata, cratere nel cratere
E’ Camerino la capitale del “cratere nel cratere”. La zona interna della provincia di Macerata, messa definitivamente in ginocchio dalla doppia scossa del 26 ottobre, è compresa nel territorio della vecchia comunità montana, con undici comuni che vanno dalla città ducale sino ad Ussita, tutti gravemente colpiti, accomunati dalla dispersione della popolazione, la devastazione totale dei centri storici, la perdita pressoché totale delle attività economiche. Il distretto del ciauscolo, del tartufo nero estivo, dello zafferano, della pecora sopravvissana, della mela rosa dei Sibillini ed altre specialità locali, è il più colpito del Maceratese. Camerino da sola, come ha detto più volte Cesare Spuri, ha più danni di tutta l’Umbria. Nella zona già gravemente spopolata da tempo ed in forte declino economico, a parte poche significative realtà, vivono soltanto 14mila abitanti, il livello di danno degli edifici si aggira intorno al 90% e ben l’82%dei residenti hanno perso la casa, usufruendo dell’autonoma sistemazione o di alloggi in strutture ricettive. Da tempo i sindaci chiedono misure straordinarie, legate all’eccezionale livello dei danni.
La tendopoli di Castelsantangelo
La gestione dell’emergenza
Gli sfollati sono 31.979 nelle Marche, di cui 3.409 in strutture ricettive. Sino ad oggi sono state consegnate in tutta le Marche 85 casette di cui 43 ieri nella sola provincia di Macerata – la più colpita della Regione con oltre il 60% dei danni – su un totale di 1.857 richieste in 27 comuni. Ci sono attualmente 78 cantieri aperti per le opere di urbanizzazione e in 35 di questi è iniziato il montaggio delle Sae (soluzioni abitative di emergenza), per 606 abitazioni, con una somma spesa sinora per i lavori di 69milioni di euro. Sinora sono stati spesi 184 milioni di euro per l’emergenza di cui 74milioni e mezzo di euro per il contributo di autonoma sistemazione. Le macerie in tutta la Regione sono 1 milione e 100 mila tonnellate, sinora ne sono state rimosse 125mila tonnellate. Il governo ha emanato quattro decreti ed Errani ben 35 ordinanze.
Anziana a Visso
Storia di un territorio sismico
Secondo il rapporto di sintesi dell’Ingv sulla sequenza sismica che ha colpito il centro Italia gli eventi principali “fra i Monti della Laga e la Valnerina, hanno interessato un territorio che storicamente è caratterizzato da numerosi terremoti molto forti, alcuni dei quali sono avvenuti all’interno di sequenze complesse – ha spiegato l’Ingv. Nessuna delle sequenze sismiche storiche presenta però somiglianze con quella in corso”. Nella zona di Amatrice la storia riporta un terremoto nel luglio del 1627 (epicentro Accumoli) di magnitudo 5,3; il 7 ottobre 1639 con epicentro Amatrice e magnitudo 6.2 che rase al suolo il centro urbano del paese ed alcune località circostanti; nel 1646 epicentro Monti della Laga con magnitudo 5,9 e nel 1672 ancora Amatrice con 5,3. Per la Valnerina il 1 dicembre 1328 magnitudo 6,5; 27 giugno 1719 magnitudo 5,6; 12 maggio 1730 magnitudo 6 e 22 agosto 1859 magnitudo 5,7, con “localizzazioni prossime a quella dell’evento principale del 30 ottobre”. Prosegue l’Ingv nel report: “Nell’area di Visso, Ussita e Castelsantangelo le intensità raggiunte dalle scosse del 26 ottobre, ancorché in fase di valutazione, potrebbero rappresentare i massimi storici per questi comuni, almeno allo stato attuale delle conoscenze. La sequenza in corso non è confrontabile con la lunga e complessa sequenza del 1703 (14 gennaio, Valnerina, magnitudo 6.9; 2 febbraio, Aquilano,magnitudo 6.7) il cui impatto sul territorio fu sensibilmente più grave di quello che sta emergendo per la sequenza attuale”.
Grazie Roberto ... ottima analisi che ci rende ancora più coscienti della tragica situazione e delle enormi difficoltà che stiamo affrontando per far ritornare vivibile il nostro territorio. +ù
"Non vi lasceremo soli "
Un paese che ha abbandonato il proprio popolo...
ma Errani ha fatto un lavoro ECCELSO
E intanto c'è Fabio Fazio che si gode il suo maxi stipendio da 11 milioni di euro pubblici in 4 anni
Sono una terremotata sono tanto demoralizzata da questo paese
Amarezza...
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