Tonino Nardi e Paolo Piccioni
Danni a Frontignano
di Federica Nardi
Senza l’acqua, senza il gas, in un’isola felice di palazzine agibili sull’ultimo baluardo umano della montagna. Tra case scoperchiate dal sisma e i relitti degli alberghi, Tonino Nardi e Paolo Piccioni tolgono le erbacce dal giardino. “È per il decoro – dicono – ci teniamo”. Sono vicini nella palazzina Sagliocco, la loro seconda casa a Frontignano. “Il frutto dei sacrifici di una vita – dice Nardi, che viene da Spoleto –. Dopo il terremoto non avevo il coraggio di tornare a vedere cosa era successo ma mia moglie ha insistito per andare. Sono undici anni che veniamo qua d’estate”. Le persone stanno tornando, anche se per qualche giorno o per qualche ora. Come sperava l’ormai ex sindaco di Ussita, Marco Rinaldi, dimissionario. Il suo ultimo atto è stato ridisegnare le zone rosse, liberare Frontignano e alcune frazioni vicine per dare un segnale positivo. C’è sempre da fare il pass a Visso, nella casetta di legno prima di un semaforo che permette un transito sicuro tra le macerie. Poi andare verso Ussita dove i vigili del fuoco mettono in sicurezza un paese ancora fantasma e poi su, curva dopo curva, fino alla località sciistica e turistica per eccellenza. Non ci sono bar, servizi, solo qualche auto parcheggiata accanto alle case agibili. Acqua e gas mancano perché i tubi potrebbero essere stati danneggiati e prima bisogna eventualmente ripararli. “Qua la presenza umana è fondamentale”, dice Nardi, pensando al futuro di tutta la zona.
Anna Maria Belelli
“Fa male vedere i cumuli di macerie – dice Marcella Virgili, uscendo dal portone di casa – Ci auguriamo che con la buona volontà si torni alla normalità”. Annamaria Belelli viene da Jesi, il suo appartamento è agibile ma “anche se la casa non ha subito danni non c’è più niente e prima che il posto si riprenda passeranno chissà quanti anni. Non so quello che ne sarà di noi, abbiamo casa qui dal ‘96. E ora si sono dimessi tutti”. Sulla futura amministrazione, che spetterà a un commissario prefettizio, si interroga anche l’anconetano Sergio Galeazzi, mentre è affacciato dal balcone del suo appartamento: “Se viene il commissario non si sa come va a finire. Ussita la conosco da quando avevo 10 anni, quindi 60 anni fa. Vengo qui d’estate e d’inverno”.
Giuliana Sforna
Nella via accanto è tornata a controllare come sta la casa anche Giuliana Sforna, da Assisi. “Ho questa casa da 50 anni – dice – e ora 50 anni non basteranno per riparare i danni del terremoto. Mi dispiace per gli ussitani. L’onorevole Rinaldi ha speso tanti soldi per fare questo enorme complesso e ora vederlo così…”. Di fronte all’hotel Felycita, inagibile e transennato, passa con la sua auto Simone Gatto, guida del Camosciodeisibillini, è tornato per controllare la sua casa a Sant’Eusebio. “Bisogna capire che a Ussita tra residenti, proprietari di seconde case e turismo ci sono almeno 10mila portatori di interesse”. Dietro di lui un cartello in legno indica l’inizio del sentiero E8, riaperto da Rinaldi con l’ultima ordinanza e richiuso dall’ente Parco perché ritenuto poco sicuro. Segno che con la voglia di ricominciare corre parallela la paura che riaprire alcuni percorsi sia prematura. Resta, ad esempio, il divieto di avvicinarsi agli impianti di risalita dato che alcuni piloni si potrebbero essere mossi a causa del sisma. Ma “dato che hanno tolto le zone rosse – dice Gatto – perché un turista non può venire?”.
Simone Gatto
Sergio Galeazzi
Ussita
Una giornata nel disastro di Ussita tra devastazione e speranza
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Tanto ci sono i concerti di Marcorè…. canta che ti passa…. Vabbè.