Biogas, la Viridis scrive a Morgoni e Renzi
“Una vicenda di straordinaria,
italiana follia”

L'azienda si sente vittima della burocrazia, dei comitati e di una campagna mediatica avversa. Chiede quindi un confronto al senatore maceratese che si è impegnato per la rimozione dal decreto competitività della Via postuma

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Da sinistra Giorgio Giardinieri, Paolo Pesaresi e Claudio Gigli

Da sinistra Giorgio Giardinieri, Paolo Pesaresi e Claudio Gigli

di Marco Ricci

Viridis Energia, la società operante nelle energie alternative e che possiede le quote degli impianti a biogas di Corridonia e Loro Piceno, hanno inviato una lettera aperta al senatore Pd, Mario Morgoni, l’esponente provinciale che più di altri si è mosso perché dal decreto competitività – licenziato in prima battuta dal governo e poi modificato durante il passaggio parlamentare – sparisse la cosiddetta Via Postuma. La lettera – inviata per conoscenza a Matteo Renzi e alla responsabile nazionale Pd per l’ambiente, Chiara Braga – porta le firma dell’ad di Viridis, Claudio Gigli, e del presidente Paolo Pesaresi. Pesaresi, lo ricordiamo, è entrato nel fascicolo d’indagine aperto sulla questione biogas dalla Procura di Ancona senza che gli siano stati però contestati i pesanti addebiti di corruzione e di truffa ai danni dello Stato rivolti ad altri indagati (leggi l’articolo), ma con addebiti legati più che altro ad eventuali violazioni di carattere amministrativo e ambientale su cui Pesaresi ha già dato la propria versione (leggi l’articolo)

Il Senatore Mario Morgoni con Matteo Renzi.

Il Senatore Mario Morgoni con Matteo Renzi.

La Viridis, prima di chiedere al senatore Morgoni un pubblico  confronto televisivo costruttivo per comprendere quale sia la possibile via d’uscita per salvaguardare i “legittimi investimenti” della società, sottolinea come la soluzione trovata in origine dal Governo Renzi “andava ad individuare una soluzione razionale ed equilibrata, un atto legislativo del fare, un segnale di concreta speranza che, senza inutili e controproducenti scorciatoie, avrebbe potuto dipanare una intricata giungla burocratico-legale in cui vivono e si alimentano i Comitati del No a prescindere, quei soggetti che con il loro insensato ostruzionismo vogliono bloccare ogni forma di sviluppo e cambiamento di questo Paese.”

La Viridis ripercorre dal proprio punto di vista l’intera vicenda e parlando di “straordinaria, o meglio, di italiana follia”, partendo dall’abrogazione da parte della consulta della legge regionale 3/12, una legge con soglie “17 volte più severe e cautelative” rispetto alla normativa nazionale. “Come è possibile che a Cattolica si possa oggi realizzare legittimamente un impianto biogas da 50MWt senza screening di Valutazione di Impatto Ambientale e se invece a Gabicce se ne è costruito uno di soli 3MWe questo debba vedere annullata la sua autorizzazione e mandati i bulldozer a demolire tutto?”

Dopo aver parlato del “falso ambientalismo dei Comitati del no a prescindere” i quali, secondo la società, avrebbero fatto “terrorismo ambientale su tutto il territorio regionale, facendo leva sui comprensibili ma ingiustificati timori della popolazione, con il silenzio o peggio la collaborazione di certa classe politica interessata a cavalcare movimenti pretestuosi per guadagnare consenso elettorale”, la Viridis afferma in sostanza di essersi trovata, insieme ad altre società, immersa nelle sabbie mobili burocratiche e domanda al senatore Morgoni “su quale ipotesi tecnico-legislativa sta alternativamente lavorando” per risolvere la situazione. “Questa è la domanda che, insieme a noi, le pongono Giordano, Luigi, Johnny, Matteo e tutte le altre 60 persone che ogni giorno si svegliano e vanno a lavorare con passione, responsabilità e professionalità per produrre energia rinnovabile nei nostri impianti biogas.”

Pesaresi e Gigli, concludono poi prendendo di mira la campagna mediatica di diffamazione che sarebbe stata condotta nei confronti delle società del gruppo e dei suoi amministratori. “Si è cercato, maldestramente, di accomunarci a certi fenomeni corruttivi al momento soltanto ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Ancona ed a carico di altri soggetti – si legge nella lettera – E’ già stato dato mandato ai nostri legali di querelare tutti i soggetti che hanno diffamato le nostre Società ed i suoi rappresentanti e di richiedere di essere immediatamente interrogati dai Pubblici Ministeri. Crediamo fermamente nella Giustizia ma troviamo poco commendevole la sua strumentalizzazione mediatica finalizzata ad influenzare gli organi legislativi in questo momento chiave di conversione in legge del Decreto competitività. Ci auguriamo che la sola conclusione di indagini preliminari non diventi una pretestuosa argomentazione e giustificazione per non trovare una soluzione ad un problema reale che ha colpito aziende serie che fanno della legalità un principio fondante del proprio agire”.

 

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