Biogas: l’inchiesta della magistratura
e l’ipocrisia della classe politica regionale

IL CASO - Qualunque sarà l'esito delle indagini, le responsabilità politiche sono già evidenti

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bommaritodi Giuseppe Bommarito

Per adesso i primi sviluppi giudiziari della brutta storia del biogas marchigiano sono peggio di un film dell’orrore: abuso d’ufficio, truffa, associazione a delinquere tra funzionari pubblici, pseudo-imprenditori della green economy con tanto di pedigree nobiliare, professionisti a dir poco disinvolti, tutti impegnati secondo gli inquirenti a mettere in piedi e ad autorizzare – alla velocità della luce e contro ogni regola di diritto e di buon senso – qualche decina di centrali a biogas in tutte le Marche, anche nei pressi di case, scuole, aree protette, esercizi pubblici, preesistenti attività commerciali e imprenditoriali. Biomostri, tra l’altro, che non sarebbero stati nemmeno realizzati a regola d’arte e che già sarebbero alimentati, anche in assenza di collaudo, con prodotti non a norma e provenienti da chissà dove, alla faccia della cosiddetta “filiera corta”.

Il tutto per spartirsi allegramente milioni e milioni di euro, i tanti soldi pubblici – cioè tirati fuori da tutti noi – delle incentivazioni per l’energia “pulita e rinnovabile”, alle spalle e ai danni di migliaia di cittadini inermi e abbandonati a se stessi, costretti solo, come se fossero dei sudditi privi di qualsiasi diritto, a sorbettarsi a testa bassa inquinamento, rumori continui, puzze, odori nauseabondi e un traffico continuo di camion carichi di liquami, mais e chissà quali altre schifezze, probabilmente anche rifiuti tossici e di varia natura (visto che – come già hanno ben compreso nel sud diverse cosche mafiose – nessuno potrà mai seriamente controllare centinaia e centinaia di camion mensilmente in entrata ed uscita dalle varie centrali a biogas sparse nella nostra regione). Con danni all’agricoltura, costretta a riciclarsi su ettari e ettari monodedicati al mais, sottraendo così tanta terra fertile all’alimentazione; all’ambiente (pensiamo solo ai gas di scarico dei camion) e alle riserve idriche (per ogni ettaro coltivato a mais occorre una quantità spropositata di acqua).

La protesta dei cittadini a Loro Piceno

La protesta dei cittadini a Loro Piceno

Certo, le indagini sono solamente all’inizio, c’è la presunzione di innocenza, non tutti i comportamenti moralmente censurabili costituiscono reato, gli indagati eccellenti in ogni caso negano tutto, le strane partecipazioni societarie e le cointeressenze di qualche funzionario regionale coinvolto nella vicenda apparterrebbero al passato, le loro consulenze ai bio-speculatori sarebbero state occasionali e di natura istituzionale, è stato solo un caso se qualcuno ha partecipato a conferenze dei servizi finalizzate a rilasciare autorizzazioni per centrali riconducibili a mogli e compagne, tutti tengono famiglia, e così via negando, contestando, sminuendo….

Intanto, però, comunque vadano a finire le cose in sede giudiziaria, può dirsi sin d’ora, senza tema di smentite, che abbiamo assistito e stiamo assistendo ad una vicenda allucinante, ad uno schifo di dimensioni colossali, nel quale però non possiamo fingere di ignorare – come qualcuno vorrebbe – la palese copertura e la complicità dei vertici non solo dirigenziali, ma anche istituzionali e politici della Regione Marche, i quali più volte, ma sempre inutilmente, sono stati messi sull’avviso, sono stati diffidati, sono stati sollecitati a bloccare i procedimenti autorizzativi dei biomostri nel corso dei quali si è arrivati ad ignorare le ragioni ed i rilievi non solo dei Comuni interessati, ma anche degli stessi organi tecnici regionali, quali l’Arpam e l’Asur (coinvolti per i profili sanitari e di inquinamento acustico ed ambientale).

La protesta in Regione di ieri del Comitato di Petriolo

La protesta in Regione del Comitato di Petriolo

Sicchè, parlando proprio dei vertici politici marchigiani e per arrabbiarci ancora di più, lasciano di stucco alcune reazioni politico-istituzionali uscite con grande tempismo sui giornali. Mentre infatti i talebani del biogas facenti capo al PD (l’assessore Sara Giannini e l’ex assessore Paolo Petrini, sbarcato di recente a Roma), hanno prudentemente tenuto in questi giorni un silenzio ferreo, l’assessore regionale all’Energia Sandro Donati, ex IDV, ora forse montiano, dopo aver assicurato per mesi e mesi che tutto era in regola, dopo aver contrastato con forza i comitati dei cittadini, dopo aver ignorato le loro ragioni, dopo essersi battuto anche in contrasto con il proprio partito perchè non si sospendessero i procedimenti autorizzativi in corso e ancor più le autorizzazioni già rilasciate (sebbene la “puzza” di un grosso malaffare già circondasse tutti i palazzi regionali, dalla Giunta al Consiglio), ora si è dichiarato, con grande sprezzo del ridicolo, “sbalordito” in merito al procedimento penale in corso e pronto a collaborare con la giustizia per accertare la verità dei fatti (leggi l’articolo).

Insomma, lorsignori, oggi tutti sbalorditi e stupefatti, oggi tutti, come si dice, caduti dal pero, vorrebbero farci credere, con le loro parole o con i loro silenzi, che i funzionari regionali che hanno presieduto le conferenze regionali dei servizi, quelle che scandalosamente hanno autorizzato di tutto e di più, avrebbero agito senza un preciso mandato politico proveniente dalla stessa Giunta Regionale.

Sicuramente, per pudore, Donati avrebbe fatto meglio a tacere, come ora sta facendo la nostra consigliera regionale piddina Sara Giannini, tutta impegnata in questi giorni a tenere un profilo basso, buona conoscente degli imprenditori di Morrovalle Antonio e Alessandro Lazzarini (altri nomi eccellenti, peraltro imparentati con il colosso economico fabrianese, convolti anch’essi nel brutto “affaire” del biogas nostrano), la quale, facendosi più volte quasi diretta portavoce degli interessi bio-pseudoimprenditoriali, è stata sempre per la linea dura e sempre in prima fila contro i cittadini che protestavano ed i comitati che, nel silenzio omertoso e complice delle istituzioni regionali, cercavano di battagliare e di dimostrare la colossale mistificazione delle biotruffe.

Cose gravi, cose dell’altro mondo, dirà qualcuno. Ma siccome al peggio non c’è mai fine, che dire allora delle ultime spericolate dichiarazioni del Presidente Gian Mario Spacca, il quale, qualche giorno fa, è arrivato a sostenere che la Regione Marche in questa vicenda è parte lesa e quindi chiederà i danni ove dovessero emergere precise responsabilità dei funzionari preposti al rilascio delle autorizzazioni (ormai ovviamente diventati figli di nessuno)? Intanto comunque – per evidenziare senza ombra di dubbio la sua forte determinazione – ha fatto sapere che ha già attivato l’Avvocatura Regionale, sì, proprio quella stessa Avvocatura che nei mesi scorsi ha più volte assicurato che nulla c’era da eccepire sulle vicende legislative ed amministrative del biogas nostrano.

Ma, scusate, Gian Mario Spacca non è forse il massimo esponente politico-istituzionale di quella Regione Marche che sino all’altro ieri ha consentito il massacro ecologico ed ambientale del fotovoltaico a terra e che, per quanto concerne le centrali a biogas, negli anni passati ha evitato accuratamente, se non a cose fatte, di individuare i siti non idonei per questi biomostri; di quell’ente regionale che, a tutto vantaggio delle lobbies dei grandi proprietari terrieri, dei potenti gruppi industriali entrati a tutto biogas nella green economy, degli speculatori dell’ultimo minuto che hanno fiutato l’affarone, l’anno scorso ha approvato una propria legge (la n. 26 marzo 2012 n. 3) con la quale si escludeva dalla VIA, la valutazione di impatto ambientale, tra le varie cose – sicuramente una strana coincidenza – anche gli impianti a biogas di potenza inferiore ad un megawatt, cioè quasi tutti quelli per i quali (con una potenza nominale pari a 999 kilowatt) è stata poi avanzata richiesta di autorizzazione, velocemente concessa dalle conferenze dei servizi presiedute dal solerte funzionario regionale Calvarese, a sua volta in attesa di promozione alla qualifica dirigenziale?

E non si tratta sempre del massimo esponente di quella stessa Regione Marche che, prima di ancora di dare vita alla legge regionale n. 3/2012, qualche mese prima ebbe ad approvare in sede consiliare, precisamente il 31 ottobre del 2011, un’altra legge regionale, la n. 20, dal titolo “Assestamento di bilancio 2011”, ove venne infilato all’ultimo minuto e di soppiatto, senza azzeccarci per nulla, un incredibile art. 24 che modificava la normativa vigente in quel momento in materia di VIA e la eliminava per gli impianti a biogas e biomasse di potenza inferiore a 1.000 kilowatt, tipica leggina ad personam per le prime centrali a biogas che allora stavano partendo con le istanze di autorizzazione?

E non stiamo parlando sempre del vertice di quella Regione Marche che recentemente ha cercato di far modificare a livello di istituzioni europee le normative in base alle quali la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha impugnato per anticostituzionalità proprio la legge regionale n. 3 del 2012, con la pronunzia della Corte Costituzionale attesa ormai a breve e che sarebbe devastante come una bomba atomica qualora fosse per l’incostituzionalità?

Insomma, seguiamo attentamente gli eventi, aspettiamo con fiducia gli esiti delle indagini della magistratura (alla quale però va rivolto con forza sin d’ora l’invito a sequestrare quelli che, sulla base delle attuali ipotesi investigative, sono potenziali corpi di reato, cioè le centrali a biogas realizzate e in fase di realizzazione), ma intanto non facciamoci prendere in giro e soprattutto non molliamo di un millimetro nella denuncia quotidiana delle già palesi, gravissime e conclamate responsabilità politiche della Giunta Regionale e della maggioranza di centrosinistra che, in queste storiacce del fotovoltaico e delle centrali a biogas, hanno con tutta evidenza messo la Regione Marche a servizio dei grandi potentati economici regionali, liberi di speculare, per di più con soldi pubblici, ai danni dei cittadini.

E ricordiamo al centrosinistra colluso con i biospeculatori, nonchè al centrodestra protagonista di un’opposizione sul biogas poco convinta, piuttosto tiepidina e molto timidina, che proprio dalle battaglie dei comitati spontanei contro le centrali a biogas non a filiera corta sono sorte in tutte le Marche, in maniera più o meno consapevole, le premesse per l’inaspettata vittoria nelle ultime elezioni politiche del Movimento 5 Stelle, ormai primo partito marchigiano.

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La questione era stata seguita da vicino con numerosi articoli da Cronache Maceratesi grazie soprattutto agli approfondimenti dell’avvocato Giuseppe Bommarito che aveva parlato di leggi ad personam e interessi personali (leggi l’articolo).

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