Scandalo biogas,
i tre funzionari predisposero
“leggi consapevolmente incostituzionali”

INCHIESTA GREEN PROFIT, L'APPROFONDIMENTO - Per i magistrati dorici la non assoggettabilità al Via degli impianti fu il frutto di corruzione. Il giro di interessi e l'intreccio di società dei funzionari pubblici: dalle forniture di alberi, all'orologio Mont Blanc, alla centrale di Camerata Picena, ai pannelli solari a Tortoreto. La truffa al gestore: impianti dichiarati operativi prima della conclusione dei lavori e il gas immesso attraverso bombole acquistate da terzi. Diversi anche i reati edilizi ed ambientali contestati

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Sopralluoghi nelle centrali a biogas

Sopralluoghi del corpo forestale nelle centrali a biogas

 

di Marco Ricci

Le leggi regionali emanate dalla Regione Marche e che esclusero l’obbligatorietà della Valutazione di impatto ambientale (Via) per le centrali a biogas al di sotto del megawatt di potenza, secondo la procura di Ancona furono predisposte in modo consapevolmente incostituzionale dai tre funzionari regionali indagati, fra l’altro,per corruzione e concussione nell’ambito dell’inchiesta sul biogas (leggi l’articolo) . Leggi elusive, afferma la procura, dei consolidati dettati europei mentre furono redatti atti amministrativi illegittimi per consentire ai mediatori, ai progettisti e ai gestori di “lucrare indebitamente l’erogazione al massimo importo degli incentivi statali previsti del Gestore statale elettrico”.

energie rinnovabili 2Questo è il primo dei capi di imputazione che i magistrati dorici hanno contestato, a seconda della loro funzione, ai tre dipendenti della Regione – Luciano Calvarese, Sandro Cossignani e Mauro Morettiindiziati per questo di corruzione, in concorso con gli imprenditori Guido Leopardi Dittajuti, Lorenzo Binci e il maceratese Diego Margione, indicato come “mediatore” tra gli imprenditori e i pubblici ufficiali. Il corrispettivo della corruzione, secondo la Procura, sarebbe pervenuto a Calvarese e Moretti attraverso la loro partecipazione societaria nella Geiwatt, una società costituita per effettuare lavori nell’ambito delle energie rinnovabili. La Geiwatt avrebbe infatti ottenuto tra il 2009 e il 2010 lavori da società sia riconducibili a Lorenzo Binci e Diego Margione – importi per quasi 1,7 milioni di euro – che da società legate a Leopardi Dittajuti. Lo stesso Leopardi, secondo la Procura, avrebbe regalato a Luciano Calvarese l’orologio Mont Blanc del valore di 9mila euro. Sempre in questa prima ipotesi accusatoria, il terzo funzionario, Sandro Cossignani, sarebbe invece  il titolare, per interposta persona, dell’Immobiliare Picena srl che avrebbe fornito ad una seconda società, riconducibile a Leopardi Dittajuti, piante per un valore di circa 82mila euro. Tale fornitura, ipotizzano i magistrati, sarebbe legata inoltre  alle prescrizioni imposte da Calvaresi e dallo stesso Cossignani per mitigare l’impatto ambientale per l’impianto di Osimo. Tra l’altro, scrivono i magistrati, la fornitura fu superiore al necessario e con  un costo superiore a quelli di mercato. E’ in questo contesto che i tre funzionari avrebbero commesso atti contrari ai loro doveri di ufficio, in particolare relativi all’impianto di Osimo, consentendo l’entrata in funzione di centrali a biogas anche in luoghi non idonei e a soggetti che i magistrati ritengono privi di requisiti.

LA TRUFFA AI DANNI DEL GSE – Sandro Cossignani, secondo i magistrati dorici, fu anche socio in affari degli stessi Lazzarini attraverso la società Sviluppo Agroalimentare Italia 2007 , proprietaria della centrale a biogas di Camerata Picena. In questo contesto ai tre soci e al rappresentante legale della società  viene contestato il reato di truffa e falso ideologico, così come al legale rappresentante della società agricola 4C titolare dell’impianto a biogas di Castelbellino, per aver attestato la falsa conclusione dei lavori per ottenere dal gestore il riconoscimento delle migliori tariffe incentivanti. Sandro Cossignani, Antonio Lazzarini e il rappresentante legale di Sviluppo Agroalimentare, Lorenza Ramovecchi,  avrebbero inoltre messo in atto, secondo i magistrati, un ulteriore raggiro per indurre il Gse ad erogare i contributi. Nell’impianto a biogas di Camerata Picena sarebbe stata infatti immessa energia proveniente da bombole di metano acquisite da terzi.

Uno striscione esposto su un terrazzo a Loro Piceno

Uno striscione esposto su un terrazzo a Loro Piceno

IRREGOLARITA’ NELLE AUTORIZZAZIONI – A Sandro Cossignani, Luciano Calvarese, Antonio e Alessandro Lazzarini vengono inoltre contestate in concorso ulteriori ipotesi di corruzione in merito alle autorizzazioni per le centrali di Loro Piceno, Corridonia, Potenza Picena, Agugliano, Monsano e Montegiorgio. In particolare per Cossignani, le indagini contestano di aver ottenuto, in questo quadro indiziario, vantaggi economici dall’acquisto a prezzi fuori mercato di materiale elettrico e ferroso da due società riconducibili ai Lazzarini, con un risparmio di almeno 64mila euro.  Sempre una società riferibile a Cossignani, avrebbe venduto e fatturato piante per quasi 385mila euro ad altre società dei Lazzarini per la recinzione di diversi impianti dal 2008 al 2012 anche se la maggior parte delle piante, rilevano i magistrati, non risultano allocate nei luoghi indicati. Per la Procura, le somme ottenute furono utilizzate per finanziare un impianto fotovoltaico e l’impianto a biogas di Camerata Picena. Durante le procedure autorizzative, secondo gli inquirenti, sarebbero state commesse diverse irregolarità, tra cui l’omessa valutazione delle modalità dei terreni necessari all’approvvigionamento delle materie prime. Per la centrale di Potenza Picena viene ipotizzata l’omessa valutazione dei pareri negativi di Comune e Provincia e della lettera dell’Astea, società pubblica che cura il servizio idrico, in cui si sottolineava la vicinanza a pozzi d’acqua di pubblico interesse.  Per l’impianto di Loro Piceno, invece, i magistrati avrebbero rilevato l’omesso controllo della veridicità di una dichiarazione della società proponente attestante che la viabilità sarebbe stata garantita da una connessione diretta alla strada comunale. Tale strada sarebbe invece di proprietà di privati.

CONCUSSIONE – Sandro Cossignani risulta anche indagato per il reato di concussione quale funzionario addetto alle Conferenze di servizi finalizzate all’emanazione delle autorizzazioni uniche regionali.  Il funzionario, secondo i magistrati, avrebbe inserito o fatto inserire le prescrizioni di mitigazione ambientale attraverso la piantumazione di specie arboree poi fornite da società a lui riconducibili. Anche in questo caso, rileva la magistratura, le somme – dopo movimentazioni destinate ad occultarne la provenienza – sarebbero state utilizzate per la realizzazione di un impianto fotovoltaico e per la centrale a a biogas  di Camerata Picena, questa riconducibile a Cossignani attraverso la società Sviluppo agroalimentare Italia, le cui quote sarebbero state detenute dal funzionario per mezzo dell’Immobiliare picena 2004 srl a lui riconducibili.

LE CENTRALI DI FANO E PESARO – Nel mirino della procura anche l’autorizzazione unica ambientale rilasciata dalla Regione Marche per le centrali di Metaurilia e Caminate alla Prima Energia sel, nel comune di Fano, e per quella di Montefalcino nel pesarese (Solenergia srl). I magistrati, per queste autorizzazioni, hanno ipotizzato – in concorso con amministratori o proprietari delle società e con un funzionario della Provincia di Pesaro, compagno dell’amministratrice della Prima energia e partecipante attraverso un’associazione alla conferenza dei servizi – il reato di corruzione per Luciano Calvarese e Sandro Cossignani. Calvarese, secondo le ipotesi accusatorie, avrebbe ottenuto dall’emanazione irregolare delle autorizzazioni l’assunzione di un parente in una società potenzialmente acquirente degli impianti e la costruzione a Tortoreto di due impianti fotovoltaici su un capannone di sua proprietà per un valore di 27mila euro. Le irregolarità maggiori sarebbero state concesse per l’autorizzazioni alle due centrali di Fano, tra cui l’omessa considerazioni delle indicazioni Arpam in materia ambientale e la mancata comunicazione alla Sovrintendenza di come le due aree ricadessero in zone vincolate.

 LO SMALTIMENTO DEI REFLUI – Secondo i magistrati dorici, i reflui del digestato anaerobico prodotta dalle centrali di Corridonia, Morrovalle, Loro Piceno e Osimo sarebbero dovuti essere smaltiti come rifiuti. Calvarese, redigendo una deliberazione della Giunta Regionale del primo agosto del 2012, avrebbe invece concesso alle società Vbio1 e Vbio2, alla Agricola Campomaggio 86 e alla Covalm Scaarl, la possibilità di spandere il materiale nei terreni come fertilizzante. I magistrati hanno così ipotizzato per Calvarese – in concorso con Antonio e Alessandro Lazzarini, Guido Leopardi Dittajuti, Francesca Colonnelli e Paolo Pesaresi – un reato relativo al testo unico ambientale in quanto ancora non sono stati emanati i decreti ministeriali idonei a stabilire quali analisi e quali caratteristiche debba avere il digestato  per evitare effetti negativi sull’ambiente e sulla salute.

L’IMPIANTO DI CORRIDONIA – A Paolo Pesaresi, legale rappresentante della Vbio2, in concorso con Luciano Calvarese e Sandro Cossignani, viene contestato il reato di falso ideologico e di violazione di un articolo del testo unico dell’edilizia per aver indicato, nella documentazione inviata in Regione, la disponibilità di un accesso dall’area di impianto alla strada comunale senza averne titolo.  Sempre in merito alla centrale di Corridonia, per i magistrati Calvarese avrebbe dovuto inviare gli atti al Consiglio dei Ministri in quanto il comune di Corridonia aveva eccepito il vincolo assoluto di inedificabilità in quanto l’impianto si trova in area di Varco fluviale. Anche il parere negativo della Sovrintendenza, secondo gli inquirenti, non fu riportato nel verbale della Conferenze di servizi, come non furono valutate le reali disponibilità dei terreni necessari alla fornitura di materie prime. Per alcune delle ipotizzate irregolarità, Calvarese, Cossignani, Antonio e Alessandro Lazzarini sono indagati, in concorso tra loro, per corruzione. Le indagini sono state condotte dalla guardia di finanza di Ancona e dal corpo forestale di Macerata, Ancona e Ascoli

 

 



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