Lo scandalo del biogas e l’intreccio
con fotovoltaico, eolico e idroelettrico

L'APPROFONDIMENTO - Sono sempre gli stessi nomi, con una miriade di società, a gestire l'intero pacchetto della green economy speculativa. Un’unica centrale di potere politico, economico, professionale ed affaristico, molto influente a livello regionale

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di Giuseppe Bommarito

A livello giudiziario ben tre sono i fronti aperti sui quali si sta ormai svolgendo la vicenda del biogas speculativo ed anche (secondo gli inquirenti) truffaldino, a testimonianza ulteriore della enorme rilevanza della questione in tutta la nostra regione.

Dinanzi al TAR Marche pendono diversi ricorsi amministrativi contro le varie autorizzazioni concesse in fretta ed in furia dalle conferenze dei servizi, le quali, come è noto, per guadagnare tempo ed avere meno ostacoli, chiusero di fatto la porta in faccia alle Province ed ai Comuni interessati, nonché ai cittadini ed ai loro comitati, tutti costretti a svolgere il ruolo di spettatori impotenti. Poi c’è il fronte penale, deflagrato con l’inchiesta avviata dalla Procura di Ancona, che vede indagati i funzionari regionali protagonisti delle sin troppo facili autorizzazioni (i quali costituiscono a mio avviso gli elementi più a valle di una filiera che parte molto più in alto), diversi imprenditori (altrimenti detti, almeno in questa vicenda, semplicemente “prenditori”) ed alcuni professionisti, ma caratterizzato anche dai procedimenti avviati da altre Procure per vicende attinenti i singoli impianti sparsi nel territorio regionale (gli sversamenti degli ultimi giorni, ma anche la regolarità dei lavori di edificazione e la loro conformità ai progetti approvati). Infine, nei palazzi romani, è pendente dinanzi alla Corte Costituzionale (la sentenza è attesa ormai a giorni) il giudizio di costituzionalità promosso addirittura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la legge regionale n. 3/12, approvata dalla nostra benemerita Regione nel marzo del 2012 nell’intenzione di eliminare quasi del tutto, almeno per il tipo di impianti a biogas (sino 999 kilowatt) che interessava a lorsignori, l’obbligo della VIA.

biogasInsomma, giudici e avvocati hanno e avranno un bel daffare, e tutto potrà succedere, nel senso che ogni esito sarà possibile nei vari contenziosi giudiziari, anche perché il comitato politico-affaristico che ha ideato, impostato, preparato, programmato, attuato e gestito l’intera vicenda, è composto tutt’altro che da sprovveduti o da dilettanti allo sbaraglio.

Al contrario, come è emerso anche nei giorni scorsi, ci sono dentro nomi di grandissimo peso riguardanti, oltre alla politica, il mondo delle imprese, delle professioni, delle società di consulenza, che la faccenda l’hanno sicuramente pianificata a tavolino in grande anticipo, con scrupolo ed estrema professionalità, nell’intento di prevenire ogni e qualsiasi complicazione e comunque, nel caso peggiore, di ridurne la portata. Insomma, se – proprio da avvocato – posso azzardare una previsione, prepariamoci a vederne delle belle a livello giudiziario, con un alternarsi di vittorie e di sconfitte sia in un fronte che nell’altro.

Sin d’ora però  è possibile formulare, senza timore di serie smentite, alcune considerazioni riguardanti il complessivo profilo tecnico-politico della vicenda, ormai, almeno a mio avviso, abbastanza chiare nella teste della gente e destinate a non cambiare, a prescindere da ciò che di volta in volta potrà decidere la magistratura.

La prima considerazione da fare è che la vicenda del biogas, ormai esplosa da qualche mese, non è un caso isolato di accaparramento di risorse pubbliche nel nome della green economy marchigiana. In realtà, le energie rinnovabili del biogas, del fotovoltaico, dell’eolico e delle centrali idroelettriche (altro preoccupante filone, quest’ultimo, di sfregio all’ambiente in nome dell’ambiente, che andrebbe quanto prima scoperchiato), costituiscono tutti tasselli di un pacchetto unitario, estremamente remunerativo per l’enorme consistenza dei contributi pubblici e gestito sin dall’inizio da un’unica centrale di potere politico, economico, professionale ed affaristico, molto influente a livello regionale. Nella maggior parte dei casi, infatti, se si va a guardare dentro il sistema a scatole cinesi delle varie società impegnate a tutto campo nei vari filoni dell’affarone della green economy in salsa marchigiana, ricorrono quasi sempre gli stessi nomi: qualche società variamente denominata, ma comunque riconducibile al gruppo Merloni e ai Lazzarini di Morrovalle, l’avvocato d’affari Paolo Tanoni, il dottor Mario Pesaresi della Consulmarche e Marchecapital, gli ingegneri Diego Margione e Lorenzo Binci.

In secondo luogo non si può non sottolineare la grande rilevanza politico-economica dei personaggi coinvolti. Il gruppo Merloni è – come è noto – al vertice delle aziende marchigiane; la famiglia Lazzarini dispone di enormi proprietà terriere e di grandi aziende agricole nella vallata del Chienti; l’avvocato Tanoni è da molto tempo un affermato professionista, ottimo avvocato d’affari e sempre più uomo d’affari; gli ingegneri Margione e Binci hanno quasi monopolizzato a livello professionale con una miriade di società il fotovoltaico nelle Marche e sono benissimo introdotti anche nel filone delle centrali idroelettriche (il Binci, in quest’ultimo settore – sia detto qui per inciso – è stato anche amministratore unico sino al giugno 2010 della Albacina s.r.l., società di cui l’ormai noto Alfio Caccamo detiene il 33%); il dottor Mario Pesaresi è la mente imprenditoriale e strategica di Consulmarche, importante società di consulenza, nonché titolare di quote di altre significative realtà imprenditoriali, gruppo leader a livello marchigiano nelle energie rinnovabili, con grandi entrature a tutti i livelli, legatissimo ai vertici politici regionali (ma con parentele di peso anche nel centrodestra).

Eccoci quindi alla terza, sin troppo ovvia, considerazione: questo comitato d’affari ha avuto nella Regione Marche la disponibilità non solo di qualche funzionario chiamato a presiedere e ad orientare “nel modo giusto” le varie conferenze dei servizi, come hanno ritenuto dapprima i semplici cittadini e poi gli stessi magistrati della Procura di Ancona, ma anche di imprescindibili coperture politiche ai massimi livelli. Senza dubbio, infatti, i funzionari regionali si sono mossi sulla base di un preciso e ineludibile mandato politico: autorizzare le centrali a biogas nel più breve tempo possibile; e solo questa totale copertura politica ed istituzionale rende comprensibile la spregiudicatezza e l’arroganza di cui essi, dinanzi a tanti Sindaci e a tanti cittadini con la bava alla bocca per la rabbia, hanno dato ampia prova nel corso dei vari procedimenti autorizzativi.

Sul livello politico-istituzionale si potrebbe ricamare quanto si vuole, però, a mio avviso e come ho scritto più volte, i principali referenti della sopra descritta corazzata professionale e imprenditoriale sono il Presidente Spacca e gli assessori della ormai tristemente nota triade del biogas: Petrini, Giannini e Donati.

Del presidente della Giunta Regionale d’altra parte sono noti i fortissimi legami con il colosso di Fabriano, e proprio a Fabriano, solo qualche mese fa, nel corso di un incontro pubblico ove si erano inseriti alcuni cittadini imbufaliti per la piega penosa e palesemente speculativa che già aveva preso il biogas, Gian Mario Spacca, lo stesso uomo che oggi afferma che la Regione si costituirà parte civile contro i malfattori del biogas, se ne uscì con la ormai famosissima, quanto infelicissima, frase: “Voi le centrali a biogas ve le dovete tenere”. Spacca comunque risponde non solo per qualche frase sprezzante, ma anche, molto più sostanzialmente, per tutta la normativa regionale in materia di autorizzazioni per il biogas (e per le altre fonti energetiche rinnovabili), sospetta di incostituzionalità e comunque tesa a prevedere la VIA solo per situazioni che non erano quelle di interesse di lorsignori, per la mancata individuazione dei siti non idonei (effettuata solo a giochi fatti), per il ripetuto braccio di ferro con lo stesso Consiglio Regionale che per ben due volte, a giugno e a settembre 2012, ha inutilmente chiesto, peraltro in maniera trasversale, il blocco delle autorizzazioni in corso e la sospensione di quelle già concesse. Senza dimenticare, comunque, il precedente obbrobrio del fotovoltaico a terra, in cui la nostra Giunta si è ben distinta anche a livello nazionale.

 

Sandro Donati

Sandro Donati

L’assessore all’Ambiente Sandro Donati, personaggio dell’IDV entrato proprio per il biogas in forte rotta di collisione con il resto del suo partito e specialmente con Paola Giorgi, è quello che nell’esecutivo regionale porta la diretta responsabilità politica per lo scempio che in questa vicenda è stato fatto, oltre che dei diritti dei cittadini, anche dello stesso ambiente. Il buon Donati ha perennemente minimizzato, ha rifiutato a suo tempo gli incontri richiesti dai vari comitati dei cittadini, ha fatto finta di non vedere il disastro che sin dall’inizio si strava delineando, si è opposto ad ogni ipotesi di sospensione. Un po’ assessore, un po’ Alice nel Paese delle Meraviglie, Donati si meravigliava prima delle (a suo dire) inaccettabili proteste dei cittadini ed oggi naturalmente si è meravigliato per l’inchiesta della magistratura, dicendosi ovviamente, e come sempre, a fianco dei cittadini.

 

Paolo Petrini

Paolo Petrini

Gli assessori Paolo Petrini, oggi in Parlamento, e Sara Giannini, nonché Renzo Rovinelli, il funzionario della Provincia di Pesaro già capo di gabinetto di Palmiro Ucchielli (allorchè l’attuale potente segretario regionale dei piddini marchigiani era il presidente della Provincia pesarese), esprimono invece con solare evidenza il diretto coinvolgimento, con le mani e con i piedi, del PD in questa brutta storiaccia, tutta giocata ai danni di intere popolazioni costrette a subire i collaterali effetti negativi delle speculazioni altrui, per di più fatte con i soldi pubblici.

Rimanendo a livello di Giunta, il Petrini è infatti l’artefice diretto di quella piccola ma significativa norma “ad personam” contenuta, senza azzeccarci minimamente, in un articolo della legge di assestamento di bilancio regionale del 2011, con la quale, prima ancora della incostituzionale (almeno io lo auspico) legge n. 3/12, si spianò la strada in materia di VIA ad una delle tante società targate VBio, cioè Lazzarini, Pesaresi, ecc., quella che aveva iniziato ad operare in località Sarrocciano di Corridonia. L’avesse fatto un berlusconiano, sarebbe stato lapidato nella pubblica piazza, Petrini invece è stato mandato a Roma dal PD a fare il deputato.

 

L'assessore regionale Sara Giannini

Sara Giannini

Quanto alla Sara Giannini, si tratta, come è risaputo, dell’assessore regionale che, dopo la prima decisione datata giugno 2012 del Consiglio Regionale di sospendere le autorizzazioni in corso circa gli impianti a biogas, si levò in prima persona, seriamente preoccupata per le sorti della nostra economia e con tutta la Giunta compatta dietro di lei, a bollare di incostituzionalità tale sospensione rispetto alle indiscutibili prerogative imprenditoriali, che non potevano non avere riferimenti normativi e amministrativi assolutamente “certi”!!! E’ verò, si dimenticò in quell’occasione di altri diritti, ancora più significativi a livello costituzionale, ad esempio quelli dei cittadini alla tutela della salute e dell’ambiente, ma non mancò di sollecitare duramente ed espressamente i competenti uffici regionali  affinchè dessero velocemente corso ai procedimenti in fase di autorizzazione. E così Calvaresi & Company, che già stavano facendo del loro meglio per assecondare i desideri e le esigenze del comitato di affari, pigiarono ancora di più sull’acceleratore, sino a raggiungere una velocità autorizzativa che credo nessun ufficio pubblico nel corso dei secoli abbia mai raggiunto.

Beh, che dire alla fine di questo lungo e noioso sermone? Solo una considerazione, oggi, ad elezioni politiche ormai dietro l’angolo, abbastanza scontata: i cittadini, senza eccezioni da nord a sud, hanno ben compreso il ruolo giocato dal PD marchigiano nella vicenda del biogas e di altre similari speculazioni strumentalmente verniciate di verde. Ed hanno presentato al PD un conto salatissimo, tale da mettere in forse anche i risultati delle prossime elezioni comunali addirittura in città storicamente di sinistra, come Ancona e Pesaro.

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