Nomi eccellenti nell’inchiesta sul biogas
L’accusa: «Intreccio di interessi»

Secondo la Procura di Ancona che conduce l'inchiesta i funzionari della Regione possedevano direttamente o indirettamente delle quote nelle società che autorizzavano. Il consigliere del Pdl Francesco Massi ha presentato una mozione per chiedere di accertare l'eventuale coinvolgimento di soggetti politici. Il vice presidente dell'assemblea Paola Giorgi: "Deve essere la politica ad indicare la strada ai tecnici"

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Una delle proteste davanti alla sede della Regione

Una delle proteste davanti alla sede della Regione

Nomi eccellenti nell’inchiesta sulle centrali a biogas e biomasse e sul parco eolico di Camerino avviata dalla Procura di Ancona (leggi l’articolo) che nei giorni scorsi ha sequestrato una notevole quantità di pratiche e documenti nella sede della Regione. Le indagini sul materiale rintracciato porteranno a stabilire con esattezza cosa è accaduto nelle Marche dove, nel corso degli ultimi mesi, si erano battuti per la tutela del territorio moltissimi comitati di cittadini.  Della questione si era occupato su Cronache Maceratesi l’avvocato Giuseppe Bommarito che aveva parlato di leggi ad personam e interessi personali (leggi l’articolo).

Tra i dodici indagati spiccano il conte Guido Leopardi Dittajuti, gli imprenditori di Morrovalle Antonio e Alessandro Lazzarini e il funzionario della Provincia di Pesaro-Urbino Renzo Rovinelli. E per dieci di loro spunta anche l’associazione a delinquere. Il sospetto è quello di una combine tra i pubblici funzionari, un ristretto gruppo d’imprenditori e professionisti che si sarebbero accordati per spartirsi alcuni dei principali siti di energia alternativa in regione e incamerare i contributi regionali e statali, circa 2 milioni di euro all’anno per 15 anni.

Secondo i pm anconetani Paolo Gubinelli, Marco Pucilli e Andrea Laurino, il dirigente regionale del servizio Territorio e Ambiente Luciano Calvarese e i suoi collaboratori Sandro Cossignani e Mauro Moretti avrebbero concesso i nullaosta, in alcuni casi anche in violazione di norme urbanistiche e ambientali, a una serie di società di cui loro direttamente o indirettamente possedevano delle quote o per le quali erano stati nominati consulenti, sempre riconducibili ai soliti nomi: gli imprenditori Leopardi, Lazzarini e gli ingegneri Diego Margione di Macerata e Lorenzo Binci di Osimo, anche autori dei principali progetti. Di qui l’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati contro la pubblica amministrazione, tra cui la truffa e l’abuso d’ufficio, contestata anche a Rovinelli e alla compagna Alessandra Severini di Fano.

 

Una delle proteste in Regione da parte dei Comitati per il no al Biogas

Una delle proteste in Regione da parte dei Comitati per il no al Biogas

Dal reato associativo restano fuori il presidente della Comunità Montana di Camerino Sauro Scaficchia e il suo predecessore Luigi Gentilucci, indagati per concorso in abuso d’ufficio nell’ambito dell’autorizzazione per il parco eolico. Tra gli avvocati delle difese regna serenità: «Dimostreremo la estraneità dei nostri clienti, siamo sereni». Nel mirino degli inquirenti, oltre alla pratica Camerino, le autorizzazioni e la realizzazione delle centrali di San Vincenzo di Osimo, Camerata Picena, Agugliano, Jesi, Castelbellino e Metaurilia di Fano.

A Osimo, dove l’autorizzazione sarebbe stata concessa nel mancato rispetto delle previsioni del piano paesaggistico e in assenza del permesso di costruire, avrebbero fatto affari illeciti, secondo la Procura, il conte Leopardi e l’ingegner Binci, soci nella Green Farm, ma anche Moretti, Calvarese e Margione. Antonio Lazzarini, con Calvarese e Cossignani avrebbe invece costituito un cartello per accaparrasi la realizzazione degli impianti a biomasse a Camerata Picena e Agugliano. Centrali nelle quali Cossignani avrebbe una partecipazione tramite l’anziana madre e la società Capomaggio 86 di Lazzarini.

Alessandro Lazzarini, figlio di Antonio, è indagato per le centrali a biogas di Jesi e Castelbellino. L’accusa è quella di aver ottenuto il via libera presentando fideiussioni false o non idonee. Infine Rovinelli, che in qualità di funzionario provinciale, si era espresso, in sede di conferenza di servizi, per l’autorizzazione all’impianto a Biogas di Fano alla Prima Energia, società riconducibile alla compagna, Alessandra Severini. C’è poi il caso parco eolico. L’accusa per i due vertici della Comunità Montana è quella di aver affidato la progettazione alla società Valli Varanensi, bypassando la gara pubblica. Al sito sarebbe stato poi chiamato a lavorare Margione, legato da rapporti personali e societari con Calvarese.

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Francesco Massi

Francesco Massi

Il Consigliere regionale Francesco Massi, capogruppo PDL, ha presentato una Mozione urgente in Consiglio che impegna la giunta a  “chiarire se sussistono eventuali implicazioni e coinvolgimenti di soggetti politici in questa vicenda”.

Paola Giorgi

Paola Giorgi

Anche la vicepresidente dell’Assemblea regionale Paola Giorgi interviene sull’inchiesta della Procura di Ancona:

“Penso alla battaglia solitaria che ho condotto contro le modalità con cui si stava operando in merito alla centrali biogas: ho attivato con argomentazioni precise tutti gli strumenti a mia disposizione evidenziando “l’opacità” con cui si stava operando. L’ azione giudiziaria in corso, sulla quale potremo argomentare solo dopo che la magistratura avrà fatto il suo corso, non mi lascia per niente sbalordita e ritengo che la politica deve agire subito per bloccare le autorizzazioni concesse e lasciare che la magistratura faccia il suo corso. Basta ombre sull’azione della Regione. Se è vero che il livello tecnico e quello politico sono distinti è altrettanto vero che è la politica che deve indicare la strada ai tecnici e riprendere la sua titolarità. Per questo ho sempre contrastato politicamente la questione biogas scippata all’agricoltura e oggi è un dovere per questa maggioranza agire immediatamente per facilitare l’azione della magistratura bloccando autorizzazioni in itinere e concesse. Ai tempi della battaglia in aula, si è più volte palesato il fantasma fantasioso del danno che il blocco preventivo delle autorizzazioni, in attesa della legge di regolamentazione, poi approvata, poteva dare alle imprese e ritorcersi contro la Regione. Ma oggi chi ripaga la Regione del danno di immagine? Oggi dobbiamo tutelare la Regione da chi, imprese e/o tecnici regionali, potrebbe aver agito con dolo a danno della intera comunità regionale. Bene ha fatto il Presidente Spacca a reagire subito, ma occorre andare oltre.”



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