Visto che gennaio è il mese dei bilanci, ho deciso di farne uno sui tre anni di questo mio appuntamento settimanale, una specie di consuntivo nel quale, nonostante la varietà degli argomenti trattati, sia possibile individuare, se c’è, un costante filo logico fra le opinioni mie e quelle dei lettori, che in un quotidiano “on line” qual è Cronache Maceratesi sono espresse – pubblicamente, direttamente, a tamburo battente – nei cosiddetti “commenti”. Un fenomeno, questo, reso possibile dall’uso della Rete e sempre più evidente nell’informazione in generale, ormai caratterizzata dalla compresenza in tempo reale fra le idee degli operatori dei media e quelle dei fruitori dei media, in un quotidiano interscambio che sta modificando la tradizionale natura del giornalismo. Un fenomeno nel quale – e l’ho già detto in altre occasioni – oso intravvedere un potenziale progresso civile (non senza negativi effetti collaterali, certo, ma ogni progresso ne ha) perché in questo reciproco rapporto fra chi l’informazione la dà ma poi a sua volta la riceve e chi la riceve ma poi a sua volta la dà mi pare di cogliere un passo avanti della democrazia nel senso di una sempre maggiore partecipazione dei cittadini al dibattito su ciò che singolarmente e collettivamente li riguarda.
Ma ecco, in cifre, il bilancio. In 37 mesi, dal debutto nel dicembre 2010 fino al dicembre scorso, le “Domeniche del villaggio” sono state 161 e hanno avuto 218.150 letture (media: 1.355) con 1.501 commenti (media: 9,3). Quali le più seguite? Quali le più commentate? Premesso che una rubrica di opinione non dà notizia di fatti ma riflette su fatti già descritti in altre parti del giornale e tuttavia viene inevitabilmente condizionata dal clamore suscitato dai fatti ai quali si riferisce, le prime tre sono state le seguenti: quella sugli infortuni linguistici del deputato leghista Eraldo Isidori (dicembre 2012: ben 10.200 letture e 49 commenti), quella sul terribile suicidio di tre congiunti a Civitanova (aprile 2013: 4.600 letture e 32 commenti) e quella sulle rivalità tra Macerata e Fermo in vista dell’abolizione delle Province (luglio 2012: 3.450 letture e 50 commenti). Potrà sorprendere che nonostante la sua esigua importanza l’argomento “Isidori” abbia suscitato un’attenzione così alta, ma esso funzionò da occasione o da pretesto per un diffuso e radicato discredito popolare verso i membri del Parlamento. E, insomma, gettò benzina sul fuoco dell’antipolitica.
Ed è proprio questo – l’antipolitica – l’ideale filo logico che in quasi tutte le “Domeniche del villaggio” ha caratterizzato il rapporto dialettico fra le cose dette da me e quelle espresse nella maggioranza dei 1.501 commenti. Da una parte il sottoscritto, che ogni volta ho cercato non già di negare le colpe della “casta” ma di porre in evidenza le attenuanti costituite dalla crisi economica internazionale e dall’enorme debito pubblico nazionale che gravano come macigni sui governi e sulle amministrazioni periferiche. E dall’altra parte quei “commentatori” che ogni volta si sono dissociati da me accusandomi di nostalgico buonismo da prima repubblica o di precostituita militanza di parte. Posizioni inconciliabili? Certamente nei toni ma molto meno nella sostanza, giacché esse riflettono le due facce di una medesima medaglia: l’eccessivo individualismo – ognuno pensa e fa come gli pare – che dalla società civile si allarga alla politica, in un rapporto di causa ed effetto nel quale non è facile capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. E’ ragionevole la mia parziale clemenza di giudizio? A me pare di sì, ma potrei sbagliare. Hanno ragione coloro che invece attribuiscono ai politici l’intera responsabilità di qualsiasi disagio sociale, e ce ne sono di molto gravi? Ad essi pare di sì, ma potrebbero sbagliare. Tutto qui. Opinioni, signori, opinioni. Legittime, rispettabili e non prive, ciascuna, di reali elementi di fatto. Ma, appunto, opinabili. Ce ne sono a migliaia, in questi tempi sbandati, forse a milioni. E la verità? Come il futuro, sta nel grembo degli dei. Andrebbe meglio se ci fossero meno opinioni? Già, forse sono troppe, si smentiscono a vicenda, fanno una gran confusione. Però andrebbe peggio se ce ne fossero troppo poche o mancassero del tutto, perché il silenzio delle idee – ce lo insegna la storia – fa da incubatrice a dei mali che, si pensi alle dittature, sono i più perniciosi in assoluto. E allora? Come il futuro e la verità, anche le certezze stanno nel grembo degli dei.
Pure a me, intendiamoci, la situazione politica offre ben pochi motivi di sollievo. A prescindere dalle malversazioni, dai traffici corruttivi e dagli indebiti privilegi, non sopporto più, per esempio, quell’ossessivo e retorico appellarsi di ogni esponente di partito a un generico “italiani”, come se gli italiani fossero tutti uguali e fra di loro non esistessero clamorose disparità di carattere socioeconomico e dunque di interessi. Né sopporto quel continuo dire “ognuno si assuma le proprie responsabilità”, che poi sarebbero, sempre, quelle degli altri. E’ anche per questo che negli ultimi mesi ho dedicato la “Domenica del villaggio” a temi evasivi e più di fantasia, come la musica magica del Pifferaio di Hamelin e gli immaginari drammi esistenziali dei Pistacoppi, oppure a temi di attualità nient’affatto politica come il taglio della “cresta” a un ragazzo di Civitanova , il premio all’attore Franco Graziosi e il censimento delle antiche fonti, oppure, fra lo scherzoso e l’indirettamente politico, la non comoda sosta a Macerata di Babbo Natale con le sue renne. Ma non c’è niente da fare. Anche se tento di rifugiarmi nelle fiabe, magari Biancaneve e i Sette Nani o Pollicino, inevitabilmente, nelle mie parole e in quelle dei miei commentatori, s’insinuano , inesorabili, la politica e l’antipolitica. Biancaneve chi? Deborah Pantana? E i Nani chi? Gli assessori comunali? E l’Orco di Pollicino chi? Luigi Carelli, l’ex presidente della commissione urbanistica? E’ un destino, non riesco a liberarmene.
Le certezze, già. Un mese fa la graduatoria del “Sole 24 ore” sulla qualità della vita ha posto Macerata e il Maceratese all’ottavo posto a livello nazionale. Buona notizia? Certo. Ma appena due settimane dopo un sondaggio, ancora del “Sole 24 ore”, sul gradimento dei cittadini nei confronti del loro sindaco ha retrocesso Carancini al novantaduesimo posto fra i centosette dei capoluoghi di provincia. Cattiva notizia? Certo. E la verità? Lontanissima, irraggiungibile, nascosta nel grembo degli dei.
Gennaio, mese di bilanci. Ne salta fuori più di uno al giorno e su qualsiasi tema, l’economia, la politica, lo spread, la borsa, il lavoro, la condizione dei giovani, le questioni internazionali, la sicurezza, la sanità, le pensioni, gli imbrogli nel calcio e ancora, ancora, ancora. Quasi tutti negativi, al limite del catastrofico. Uno, impressionante, riguarda la fiducia dell’opinione pubblica nelle istituzioni democratiche. Ebbene, il 70 per cento dei “sondaggiati” crede nelle forze dell’ordine e soltanto il 6,5 per cento crede nei partiti. Mi chiedo: verso che direzione sta andando un Paese dove la polizia è dieci volte più amata della politica? Non sarà che sta andando verso una qualche forma di nuovo fascismo? Non sarà che siamo davvero al tramonto della democrazia? Basta, mi taccio. Non senza ringraziare, tuttavia, i 1.501 commentatori della “Domenica del villaggio” che fin qui, talvolta con affettuosissimi insulti, hanno avuto la pazienza di seguirmi e la voglia di dire la loro.
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Complimenti per i suoi scritti, per il giornalismo vecchio stile e per averlo adeguato alla modernità del pensiero “internauta”…
Immagino ci sarà la saga de: “Complimenti e buon anniversario”, insomma, la saga dell’ipocrisia…
E’ sempre un piacere leggere Giancarlo Liuti, che conosco da una vita, poiché pur non essendo sempre d’accordo con lui, almeno insegna come scrivere con proprietà e fare ottimo giornalismo.
Sembrerebbe di non capire nulla in questa confusione… Eppure qualcosa si sta muovendo verso il cambiamento. Ad esempio, con Renzi sulla effimera cresta dell’onda, votato alle primarie perfino da ex-democristiani passati con Berlusconi, con le minoranze interne del PD che non sanno se piantarlo in asso o morire di consunzione all’interno del partito tanto per rimanere in una poltrona, si sta verificando un fenomeno strano.
La base ex-PCI non si riconosce nella politica di Renzi che tenta una via parallela con il nemico Berlusconi e quindi si sta oriendando verso il non voto, o addirittura a passare elettoralmente a Destra, o alla Lega. Come mai? Renzi è per lo ius soli, insieme a Letta, alla Kyenge, al ministro Mauro: insomma alla politica elaborata dal governo e appoggiata probabilmente dal Sommo Pontefice e a beneficio delle organizzazione cattoliche di solidarietà, che mungono milioni di euro dallo Stato per l’assistenza ai profughi.
Se la Destra e la Lega, che ha già fatto passi importanti a livello europeo con Marine Le Pen, metteranno come priorità dei loro programmi il blocco drastico degli arrivi dei clandestini e l’ultilizzo del pubblico denaro per il soccorso, il NO chiaro allo ius soli, il NO alla scemensza di armare come mercenari dell’esercito italiano gli africani africani clandestini per ottenere lo ius soli (verso l’obiettivo del meticciato terorizzato dal Piano Kalergi), insieme all’aiuto alla piccola e media impresa, alla difesa dei prodotti italiani, eccetera, il voto degli elettori di Sinistra si orienterà verso Destra e Lega. Quindi, primo: stare lontani da Berlusconi; secondo: tenere conto dei timori degli Italiani in merito all’invasione afro-musulmana; terzo: l’occupazione e il lavoro.
«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.»
(Alexis De Tocqueville)
Un classico di “ontologia ridondante” come descritta da Vildegaart, ovvero l’essere in quanto essere che si riflette in una sorta di labirinto gnoseologico.
Una sorta di “simulacro logico” acritico e puramente descrittivo.
Quando leggo di Giancarlo Liuti, io mi sento rinfrancato nell’anima perche’ i suoi pensieri sono i miei pensieri, espressi con la moderazine, con l’eleganza di chi non vuole ne’ sopraffare e nemmeno infierire.
Mi sento rinfrancato anche perche’, quando si palesa una bella intelligenza, oso pensare che, non essendo unica la sua intelligenza, si possa ben sperare, di fronte al dilagare di troppe persone che, miopi, non vedono al di la’ del proprio naso e si professano presidio e difesa della cosa pubblica.
Abituato al rispetto di quel notissimo detto latino UBI MAJOR MINOR CESSAT, quando mi trovo al cospetto di qualcuno che ne sa piu’ di me, sono appagato e fiducioso. Non mi piace la gazzarra che contrasta, non mi piace l’indisciplina di chi non concorda.
Mi viene in mente la satira di Orazio che ancora oggi e’ validissima e che in un punto dice EST MODUS IN REBUS, SUNT DENIQUE CERTI FINES, QUOS ULTRA CITRAQUE, NEQUIT CONSISTERE RECTUM.
Ma forse sono in errore,chissà….. le cose vanno nel senso opposto.
Avanti cosi Giancarlo Liuti, ad multos annos !