Chi non frena le mani
e chi invece frena le idee

Da una parte lo scontro fisico fra Carbonari e Tacconi, dall’altra un’intervista di Mandrelli. Alla politica servirebbe più compostezza nei gesti e più chiarezza nelle opinioni

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liuti-giancarlodi Giancarlo Liuti

Uno dei mali della politica maceratese sta nel fatto che da una parte c’è chi esterna troppo e non riesce a frenare i propri impulsi chiassosamente aggressivi, e dall’altra parte c’è chi esterna troppo poco, fa calare una sorta di nebbia sulle proprie intenzioni  e quasi le nasconde, fino al punto di non far capire, a noi inesperti di segrete stanze, come davvero la pensa. E vengo al primo aspetto, che ancora una volta ha coinvolto Ivano Tacconi, il noto – direi storico – esponente prima della Dc ed ora dell’Udc, di cui è il capogruppo. Effetti dell’improvviso arrivo del caldo? Non credo, giacché lui era stato al centro di un episodio burrascoso pure in aprile, quando faceva freddo e pioveva. Perciò la causa di tali accadimenti non è meteorologica ma squisitamente politica, e deriva dalla circostanza che nel 2010, quando Tacconi fu eletto consigliere comunale, l’Udc faceva parte della coalizione di centrodestra, mentre poi, per scelte di livello nazionale, in Regione e in Provincia l’Udc si schierò con quella di centrosinistra, la qual cosa, per coerenti ragioni di fedeltà al partito, ha fatto sì che Tacconi, a Macerata, venisse assumendo una linea non già favorevole ma neanche pregiudizialmente contraria all’operato della giunta Carancini. Apriti cielo! Su di lui son piovuti i prevedibili ma immeritati epiteti del Pdl: traditore, volgabbana, opportunista, uno Scilipoti qualsiasi.

La vicenda di aprile lo vide in balìa, mentre parlava in consiglio, delle continue risatine di scherno di Deborah Pantana (Pdl), alle quali lui rispose per le rime e nello scontro verbale che ne seguì saltò fuori, inopinatamente, un suo sarcastico dubbio sulla femminilità della Pantana, con l’esplodere, lei, in un pianto dirotto seguito da un’affranta e spettacolare uscita dall’aula sorretta da premurosi soccorritori. Stavolta, invece, l’avversario di Tacconi è stato Claudio Carbonari (Fratelli d’Italia, in alleanza col Pdl),  il muscolare vicepresidente della commissione alla quale competono anche le questioni urbanistiche – cementificazione del territorio, per dirla in soldoni – e nella quale, in perfetta intesa col presidente Luigi Carelli (non stupitevi: Pd!), svolge il ruolo di opposizione – la più visibile, a Macerata, per costanza e intransigenza – all’esecutivo in carica.

Lo scontro tra i consiglieri Ivano Tacconi e Caludio Carbonari

Lo scontro tra i consiglieri Ivano Tacconi e Caludio Carbonari

Anche in questo caso tutto è iniziato con un battibecco – era in corso una conferenza stampa sui problemi della sanità – a proposito del supposto “tradimento” di Tacconi, battibecco che, dai e dai, è passato, in corridoio, dalle bocche alle mani, degenerando in spintoni, agitar di pugni e l’inevitabile ko del meno prestante Tacconi.  Al quale, stavolta, la parte di vittima non gliela può negare nessuno, e ne fa fede la durissima denuncia di tutti gli organi ufficiali dell’Udc, laddove si parla di “gravi insulti personali” e di un “colpo inferto all’addome che ha provocato la caduta e una serie di lesioni – varie ecchimosi e l’incrinatura di una costola – in conseguenza delle quali il nostro Ivano s’è dovuto recare al pronto soccorso dell’ospedale e sottoporsi a cure mediche”. E il Pdl? Niente, all’infuori della preghiera ai giornalisti di non rendere conto dell’accaduto (richiesta molto singolare, da cui traspare la cosiddetta coda di paglia, ma ancor più singolare è stato l’assenso di alcuni dei giornalisti presenti).

E Carbonari? Difendendosi su Facebook, ha affermato che Tacconi aveva insultato “nella peggior maniera mio padre e mia madre” – su quali argomenti, però, non l’ha spiegato – e poi, in risposta all’accusa di avere usato “termini poco eleganti”, ha sostenuto con opinabile orgoglio: “Certo! Molto elegantemente, e finalmente, l’ho mandato affanculo”. Infine ha precisato che il primo a usare le mani è stato Tacconi (tutto può essere, intendiamoci, ma mi chiedo se sia verosimile che un peso mosca ultrasettantenne come Tacconi sia a tal punto imprudente da scatenare, proprio lui, un round di boxe contro un peso massimo quarantenne come Carbonari). Ma questo, signori, è ciò che passa il convento, con tanti saluti a quel minimo di compostezza nei rapporti personali  che dovrebbe esserci fra coloro cui sono affidate le sorti della comunità cittadina.

 Bruno Mandrelli, consigliere comunale del Pd

Bruno Mandrelli, consigliere comunale del Pd

Se però l’assenza di freni inibitori è un grave difetto, mi pare che rischi di esserlo anche l’eccesso di tali freni – troppa prudenza, troppa circospezione, troppo ritegno – giacché la politica, per sua natura, deve vivere sul confronto alla luce del sole fra opinioni ovviamente diverse ma, vivaddio, fondate su fatti, circostanziate, documentate, tali da consentire ai cittadini di formarsi, pure loro e secondo i casi, delle opinioni. E qui mi riferisco all’intervista rilasciata al Carlino da Bruno Mandrelli, forse l’esponente più autorevole, se non altro per la sua lunga esperienza anche giuridica, che oggi sieda in consiglio comunale. E’ noto che fino all’anno scorso Mandrelli  svolgeva il non facile compito di segretario locale del Pd, un incarico dal quale si è improvvisamente dimesso senza tuttavia rendere pubbliche le reali ragioni di questo traumatico gesto. E anche oggi continua a restare nel vago, alludendo, nell’intervista, a “problemi reali” (ma quali, e chi ne era responsabile?) e aggiungendo che quel suo “scossone” (l’attuale segretario è Paolo Micozzi) non ha prodotto “passi avanti” (ma in che senso?) e che nella successiva “verifica” fra maggioranza e amministrazione “non c’è stato nulla di significativo” (ma che cosa ci sarebbe dovuto essere, di preciso, e in quali precise direzioni, e da che parte, precisamente, stanno le colpe? Mistero). E i rapporti fra il consiglio e la giunta? “Anche il consiglio (dunque pure la giunta, ndr.) potrebbe fare di più, mentre spesso ci si irrigidisce su posizioni autoreferenziali, non riuscendo così a tenere alto il dibattito”. Ma quali sono – e da chi provengono – queste posizioni? Mistero. E ancora: “Credo che sarebbe il momento di dare spazio ai giovani”. Quali? I “renziani”? Risposta: “Matteo Renzi è un giovane con delle buone idee, ma non posso dire di condividerle tutte”. E infine: “La gioventù va sostenuta a prescindere, ma non sempre l’età anagrafica significa senilità”.

Stimo Mandrelli, ne rispetto la sensibilità culturale e l’impegno civile. Ma se da una parte c’è – e ne ho appena parlato – chi non riesce a frenare i propri impulsi viscerali e financo maneschi , dall’altra c’è chi frena le proprie idee annebbiandole in un equilibratissimo tenersi fuori dal gioco, soprattutto -par di capire – per la preoccupazione di non farsi nemici. E’ il segno di un suo rassegnato, amaro e definitivo abbandono dell’agone politico? Chissà, e non me lo auguro. Molti, tuttavia, dicono di no: semmai è vero il contrario, dicono, visto che fra venti mesi – mica pochi, ma nemmeno tanti – si torna a votare. Staremo a vedere.



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