Topi di fogna e pesci in barile?

La mozione del Pdl, le strane reazioni, i numeri del superenalotto e un raggio di luna di miele fra il Pd e Carancini

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La conferenza stampa nella quale il Pdl ha presentato la mozione di censura

di Giancarlo Liuti

“Ma come – mi ha detto un simpatico e misterioso Jack Rayan – a Macerata scoppia un tornado politico e tu scrivi di pesca?” Una domanda maliziosa, questa, che alludeva a un mio imbarazzo sul caso Carancini-Apm. Imbarazzo? E perché mai? L’articolo sulla pesca l’avevo fatto e consegnato prima di partire per una vacanza in Bulgaria e quando il Pdl ha presentato la mozione-denuncia contro il sindaco io mi trovavo a Sofia, città pulitissima, dove non circolano topi di fogna né giungono notizie di topi di fogna residenti a mille chilometri di distanza. Ma ora eccomi qui a ricuperare il tempo perduto. Però, scherzando, vorrei rilevare che qualche rapporto fra la pesca e questa mozione c’è. Non si tratta forse di uno degli innumerevoli ami con cui l’opposizione – o la maggioranza? – tenta da oltre un anno di pescare Carancini e friggerlo in padella? E, a proposito di pesce d’allevamento, è forse assurdo immaginare che il centrosinistra – il Pd in primo luogo – allevi questo suo sindaco in acque nient’affatto limpide e con un mangime non privo di sostanze tossiche? E un certo tenere il piede in due staffe non è forse da pesci in barile? “Tante domande e tante risposte”, diceva Bertolt Brecht a proposito delle verità che rischiano di essere false e delle falsità che rischiano di essere vere.

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I consiglieri del Pdl lunedì entrano in assise con le t-shirt “Meglio topi di fogna…”

Il fatto. Nel 2007 l’avvocato e allora consigliere comunale e capogruppo Romano Carancini assunse la difesa di un dipendente dell’Apm – azienda pubblica a partecipazione civica – accusato di omicidio colposo per un incidente mortale sul lavoro. Il processo andò avanti fino all’ottobre del 2010 (Carancini era già sindaco da sei mesi) e si concluse con la piena assoluzione dell’imputato, la qual cosa, automaticamente, fece sì che le parcelle dovute al difensore venissero pagate dall’Apm.

La mozione. Sostenendo che Carancini ha avuto un “assiduo rapporto professionale con l’Apm” e che vari articoli di legge vietano ai consiglieri comunali di ricoprire incarichi o assumere consulenze presso aziende sottoposte al controllo e alla vigilanza del Comune, il capogruppo del Pdl Fabio Pistarelli ha presentato una mozione-denuncia in cui s’invoca la “censura” giuridica, morale e politica dell’operato del sindaco senza escludere l’eventualità di un ricorso al Tar “ai fini delle eventuali conseguenze derivanti dai fatti esposti” (leggi l’articolo). La mozione sarà discussa e votata nella seduta del 10-11 ottobre.

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Il sindaco Carancini durante la conferenza stampa di replica

La reazione del sindaco. Veemente (leggi l’articolo): “Come topi di fogna hanno cercato migliaia di vecchie pagine per poi darne un’interpretazione sbagliata col chiaro scopo di gettarmi letame addosso. Io non ho ricevuto incarichi dell’Apm ma da un privato cittadino coinvolto in un procedimento penale, il che rientrava nel suo sacrosanto diritto di scegliersi un avvocato di propria fiducia. Mi si dica che sono un incapace, si critichi con severità il mio operato di sindaco, ma è inaccettabile che si getti fango sulla mia persona facendo intendere subdolamente che io abbia ricevuto privilegi o rubato dei soldi”. Che dire? Certamente fuori dalle righe l’espressione “topi di fogna”. Pur concedendogli l’attenuante di sentirsi colpito nella sua onorabilità personale e professionale, il sindaco non può ignorare che la lotta politica, specie quella di oggi, ha le sue asprezze e che non è corretto usare toni irriguardosi verso chi esercita la funzione democratica dell’opposizione.

Altre reazioni.Questo capitolo della vicenda è, sul piano politico, il più interessante perché la dice lunga sui rapporti fra il sindaco e la sua maggioranza. Vediamo anzitutto com’è stata accolta l’iniziativa del Pdl all’interno dell’opposizione, dove, in teoria, avrebbe dovuto esserci un coro di consensi. E invece? Citando le stesse norme citate dal Pdl, Giorgio Ballesi (leggi l’articolo), leader della lista omonima, ha escluso qualsiasi responsabilità di ordine giuridico a carico di Carancini rilevando però che vi sono responsabilità politiche in quanto lui, prima come capogruppo consiliare e poi come sindaco, avrebbe fatto bene a non accettare alcun mandato professionale dal dipendente di un’azienda soggetta al controllo del Comune. Infine la ciliegina sulla torta. Infatti, fiutando trasversali giochi di sponda tra destra e sinistra, Ballesi ha aggiunto: “Anche questa vicenda s’inserisce in quell’ormai incredibile situazione che caratterizza il rapporto sindaco- maggioranza e sta penalizzando la nostra città oltre ogni possibile sopportazione. I signori della maggioranza debbono avere il coraggio di trarre le inevitabili conseguenze del loro agire: se non approvano l’operato del sindaco lo dicano chiaramente e lo sfiducino, e se il sindaco non si sente supportato in nulla dalla sua maggioranza abbia un sussulto di dignità e si dimetta”.

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Giorgio Ballesi

Ma anche altri esponenti dell’opposizione hanno preso in qualche modo le distanze dall’iniziativa del Pdl. Mi riferisco a Ivano Tacconi capogruppo dell’Udc: “I litigi non portano alla soluzione dei problemi della città” (ora si ha notizia di una mozione diversa ma analoga a quella del Pdl presentata da Massimo Pizzichini, sempre dell’Udc ma non capogruppo). Mi riferisco ad Anna Menghi (guarda il video) del comitato che porta il suo nome: “Non mi pronuncio sugli aspetti tecnici della mozione ma credo che sia strumentale e scorretto tirar fuori oggi una vicenda di anni fa e della quale tutti i partiti erano ben consapevoli”. E mi riferisco alle liste “Macerata vince” e “Macerata è nel cuore”. Per la prima, ecco il parere di Fabio Massimo Conti: “Non condivido la mozione, che avrà l’unico effetto di ricompattare la maggioranza”. Per la seconda, ecco quello di Fabrizio Nascimbeni e Francesca D’Alessandro: “La mozione adombra comportamenti legalmente illeciti che invece non ci sono”. Pare insomma che nel vasto e variegato schieramento dell’opposizione il Pdl sia rimasto quasi isolato. Non è singolare?

Reazioni interne alla maggioranza. Qui la sorpresa aumenta, perché di fronte a una denuncia molto grave come quella di Pistarelli sarebbe stato naturale aspettarsi che la maggioranza – magari obtorto collo, magari per mero campanilismo di schieramento – fosse insorta come un sol uomo al grido di “giù le mani dal nostro sindaco!” E invece? Bruno Mandrelli, consigliere comunale e segretario del Pd ha evitato di pronunciarsi sulle accuse del Pdl (“Esse segnalano profili di inopportunità che come tali andranno valutati”) e ha invitato tutti – anche il sindaco? – ad “abbassare i toni” per salvaguardare la tradizionale “sobrietà politica” maceratese. Pure Narciso Ricotta, capogruppo consiliare del Pd, si è astenuto dallo spendersi in difesa del sindaco e ha preferito non entrare nel merito: “Prima di prendere posizione voglio vedere i documenti dell’Apm”. Per non dire dell’ineffabile Michele Lattanzi dei “Comunisti italiani”, il quale, ipotizzando perfino l’annullamento delle elezioni, ha chiesto a Carancini di fare un “passo indietro” (dimissioni?) e di porgere le sue scuse “ai maceratesi, agli elettori e a tutto il centrosinistra” (leggi l’articolo). Tagliente anche Guido Garufi, dell’Idv: “Da un punto di vista politico il sindaco non doveva accettare l’incarico. E’ stata una scelta inopportuna. Il fatto c’è e non può passare in sordina”. Niente, infine, da Massimiliano Bianchini, leader di “Pensare Macerata”, che si è chiuso in un eloquente silenzio.

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Michele Lattanzi

Conclusioni. 28, 26, 78, 63, 21, 3: questi non sono numeri da giocare al superenalotto, ma indicano le leggi, i commi e gli statuti che ad avviso del Pdl renderebbero illegittima e dunque degna di censura la posizione del sindaco. Però, come abbiamo visto, l’avvocato Ballesi non è d’accordo: “Nessuna responsabilità di ordine giuridico a carico di Carancini”. E neanche Nascimbeni:“Non vi sono stati comportamenti legalmente illeciti da parte del sindaco”. Quei numeri, tuttavia, ci sono. E si prestano a varie interpretazioni. Ma qual è la loro sostanziale ragion d’essere? E’ d’impedire che fra controllore (consigliere comunale) e controllato (Apm) si crei un rapporto di vicendevole contiguità tale da determinare occasioni di equivoca o immorale gestione della cosa pubblica. E allora via, siamo onesti, si può davvero affermare che questo sia il caso? Uno specialista di diritto amministrativo del calibro di Ranieri Felici, il cui parere, espresso su richiesta di un giornale, è estraneo alle parti in causa, non ha dubbi: “Trattandosi di un processo penale e non civile né amministrativo, nessun rilievo può essere mosso al sindaco per l’incarico assunto quando era consigliere comunale, perché la scelta del difensore spetta sempre e comunque all’indagato e se la responsabilità penale è personale altrettanto deve esserlo la scelta del difensore. I rapporti con l’Apm, qui, non c’entrano affatto. Sostenere il contrario significherebbe limitare il diritto alla difesa”.

Il punto. Come sempre, il punto è un altro. E riguarda la stupefacente circostanza per cui la mozione del Pdl ha suscitato notevoli perplessità fra le forze di opposizione ma non fra quelle di maggioranza, dove per un verso ci sono i crucifige anticarancini di Lattanzi e Garufi e per l’altro verso c’è il possibilismo, l’attendismo del Pd. Insomma, se si può dire che a una considerevole parte dell’opposizione l’iniziativa del Pdl non è piaciuta o è piaciuta poco, la stessa cosa non è possibile dirla per una considerevole parte della maggioranza, tanto da far sorgere il sospetto – e Ballesi ce l’ha – che quelle “carte” siano passate per manine di segno diverso. Eccolo, osserverà qualcuno: è il solito – e ottuso – difensore del sindaco. Ma basta, per favore, con questa storiella. I suoi errori? Del primo – i “topi di fogna” – ho già detto. Ma ce n’è un altro, diciamo di estremo scrupolo etico, e sta nel non aver rinunciato a quell’incarico dopo il 13 aprile del 2010, quando fu nominato sindaco. Per il resto è il solito copione: la sua maggioranza ha fatto fatica a digerirlo fin dalla vittoria elettorale e questa fatica, cresciuta di giorno in giorno, ha più volte sfiorato il redde rationem della sfiducia.

Il voto. Quale sarà l’esito della seduta del 10-11 ottobre? Staremo a vedere. I consiglieri sono quaranta e la logica astratta dei rapporti di forza – la maggioranza ne ha ventitré – porta a ritenere che la mozione del Pdl sarà respinta. Ma cosa accadrà se essa, in conseguenza di compromessi bipartisan, verrà modificata con l’eliminazione delle sue conclusioni giuridiche e l’attenuazione dei suoi giudizi morali? Cosa accadrà se fra voti a favore, voti contrari, astensioni, assenze dall’aula e altre iniziative (pare che il Pd stia elaborando un suo documento) quella logica astratta diverrà, in pratica, meno logica? Lo ignoro. Ma non è del tutto da escludere il rischio, per la maggioranza, di finire, se non in minoranza, nel limbo paludoso delle sfumature, delle perplessità, dei distinguo e, insomma, del lavarsene le mani. Se così fosse, coloro che direttamente o indirettamente hanno puntato sui numeri 28, 26, 78, 63, 21 e 3 totalizzerebbero una buona vincita al superenalotto della politica giacché quest’esito darebbe una ulteriore spallata, stavolta in sede istituzionale, alla stabilità del sindaco e della sua giunta.

La verifica. Notizie d’altro segno, però, giungono dagli ambienti della verifica, dove pare che i rapporti fra il Pd e Carancini si stiano rasserenando grazie all’accantonamento, da parte del Pd, della richiesta di rimpasto in giunta e al riconoscimento, da parte del sindaco, della necessità di tener conto, nell’azione amministrativa, della volontà degli organi consiliari e di partito. Un successo, va detto, del segretario Mandrelli. Ma ora la verifica dovrà allargarsi alle altre forze della coalizione, fra le quali l’Idv e i Comunisti italiani di Michele Lattanzi, la cui sintonia col Pdl riceve inaspettate ma quotidiane conferme. E allora? Avrà sviluppi questa incipiente luna di miele fra Pd e sindaco, o tornerà ad essere una luna di fiele? Nel frattempo restiamo in attesa della seduta consiliare del 10-11ottobre, quella sulla mozione-denuncia del Pdl. Verifica a parte, sarà proprio in tale occasione che, nei fatti e nelle parole, riusciremo, forse, a capire di più.



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