Se per l’elezione del presidente della provincia innumerevoli furono i mal di pancia – gonfiori, meteorismi, flatulenze – e il mio consiglio, tratto dalla pubblicità televisiva, fu di affrontarli col “bifidus regularis”, stavolta, di fronte alle tre opzioni (non votare, votare sì, votare no) circola un altro disturbo: il “prurito intimo” – intimo, cioè dell’animo – che, sempre seguendo gli spot, va sedato col “tantum rosa”, lavanda alla benzidamina. Ora mi guarderò bene dall’esprimere indicazioni di voto sul sì e sul no, ma il riserbo elettorale non m’impedisce di fare qualche considerazione sull’affluenza dei maceratesi alle provinciali e sull’ipotesi – campata in aria, d’accordo – che il referendum riguardi soltanto i nostri 57 comuni.
In tal caso il quorum del 50 % più uno degli aventi diritto al voto sarebbe raggiunto se l’affluenza fosse la stessa che si è registrata al primo turno (55,8 %) ma non sarebbe raggiunto se fosse quella del successivo ballottaggio (49,3 %). Anche nel primo caso, però, vi sarebbero dei rischi, perché al 44,2 % di astenuti per così dire disaffezionati potrebbero aggiungersi coloro che – basterebbe un 5,9 % – seguissero l’invito di Berlusconi a disertare i seggi. Tutto ciò assume una sua rilevanza per il fatto che l’astensione dei maceratesi alle provinciali è stata talmente alta da far supporre una loro particolare idiosincrasia per il voto e, più in generale, per la politica. Domanda: è un atteggiamento, questo, destinato a ripetersi, magari anche per la stanchezza causata dalla circostanza di esser chiamati alle urne per ben tre volte in meno di un mese? Il mio cuore democratico mi fa strenuamente sperare che non sia così, ma, insomma, ‘sto fatto mettiamolo in conto.
Stavolta, tuttavia, pare che da noi spiri una voglia di maggior partecipazione, se non altro per il forte impatto sulle coscienze dei cittadini del quesito relativo all’energia nucleare e di quelli relativi alla gestione privata dell’acqua. L’hanno detto pure le statue di Garibaldi, Mazzini, San Giuliano, Lauro Rossi e Don Chisciotte (leggi), che, non potendo parlare, han tirato fuori eloquenti cartelli. Inoltre, checché se ne dica, il significato anche politico di questa prova è evidente e dovrebbe spingerlo il vento che ha soffiato in tutta Italia per le recenti amministrative (Milano, Napoli, Cagliari, Torino, non ultima Macerata).
E qui vengo alle tre opzioni: non votare, votare sì, votare no. Com’è noto, si tratta di confermare o abrogare alcune leggi fatte dal governo in carica. Col “no” si confermano, col “sì” sono abrogate. E’ quindi del tutto legittimo che gli esponenti del governo, a cominciare dal presidente Berlusconi, ne desiderino la conferma. Ma perché invitare la gente a non votare? Per una furbata, consistente nel far finire nello stesso calderone i cosiddetti disaffezionati e quelli che per varie ragioni voterebbero “no”. Una somma innaturale, questa, fra motivazioni tutt’affatto diverse, ma in grado di impedire il raggiungimento del quorum.
Una furbata, ripeto. Analoga a quella di evitare che il referendum coincidesse con le elezioni amministrative, il che ha comportato un aggravio, per lo Stato, di oltre 300 milioni di euro. Si dirà che le furbate fanno parte della politica, ma allora non lamentiamoci se la politica suscita così poche passioni. Comunque ci sono dei precedenti. Nel referendum del 1991 sulla preferenza unica, l’allora capo del governo Bettino Craxi invitò gli italiani ad “andare al mare”, ma il 62,5% non ci andò e per Craxi fu l’inizio del tramonto. Furbata sconfitta. In altre due occasioni, invece, la furbata funzionò. Nel 2003, per il referendum sull’estensione alle piccole imprese dello Statuto dei lavoratori, Piero Fassino, segretario dei Ds, lanciò il messaggio del non voto e il quorum non venne raggiunto (votò solo il 26%). Furbata vincente anche nel 2005, per il referendum sulla fecondazione assistita, nel quale l’invito pressante a non votare giunse dal capo della Cei cardinale Camillo Ruini (clamorosa interferenza della Chiesa nei meccanismi, che sono di esclusiva competenza statale, dell’esercizio della volontà popolare). Per cui, mortificato da un misero 25%, il quorum fallì. E stavolta? L’appello a restarsene a casa viene da Berlusconi, dai ministri e da gran parte del centrodestra, ma non viene – anzi, viene l’appello opposto – da tutte le forze di opposizione e addirittura da Giorgio Napolitano e perfino, con le dovute cautele, da Benedetto XVI (“Necessità di rivedere totalmente il nostro approccio alla natura, la difesa dell’ambiente è ormai un imperativo assoluto”). E financo da Gesù, che, rivolto agli apostoli, disse: “Sia il vostro parlare sì-sì, no-no. Il resto è del maligno”.
Un ultimo cenno alla qualità lessicale della furbata. Secondo Berlusconi, non andare a votare sarebbe un diritto. Che linguaggio! Esiste il diritto di voto, ed è la pietra miliare della democrazia. Non esiste il diritto di non voto. Certo, a un diritto si può rinunciare, niente lo vieta. E niente vieta di farne materia di comizio. Ma perché sovvertire il significato profondo – direi laicamente sacro, in questo caso – delle parole? Domanda inutile. Sono ormai diciassett’anni che il perché lo sappiamo.
***
Tutti gli articoli e i commmenti nella pagina speciale referendum (ENTRA)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Che delusione da uno come Lei!
Nessun organo di informazione e nessun manifestante ha saputo spiegare “senza faziosità” (che in sostanza e’ disinformazione), la vera portata dei quesiti (specie quelli sull’acqua…tutti sanno perché ce ne sono due?).
Tutti hanno trasmesso la sensazione che il SI rappresenta una spallata a Berlusconi.
Tutti vogliono far credere che chi si reca alle urne e’ di sinistra e la partecipazione al voto costituisce la prosecuzione di quanto e’ avvenuto alle amministrative.
Lei non e’ stato da meno, anzi ha fatto di più perché ha inneggiato anche alla legittimità dell’illecito.
L’affissione abusiva di manifesti oltre che striscioni, drappi, stendardi e bandiere costituisce un illecito …per Lei il fatto che siano stati deturpati, seppur momentaneamente, i più importanti monumenti cittadini non solo non lo e’ ma, addirittura, costituisce un rafforzamento dell’aspettativa che vincano i SI.
Mi spiego: il quesito referendario “Trattenute associative e sindacali tramite gli enti previdenziali: abolizione” non interessava alla maggioranza degli elettori che non e’ andata a votarlo…non andare a votare significa anche che un quesito semplicemente “non intessa” nel senso che:
– non se ne comprende bene la portata
– e’ indifferente l’esito
– la delega data alla maggioranza parlamentare implica che la stessa decida direttamente sulla specifica questione con annessa responsabilità.
…poi, ovviamente c’è il NON voto consapevole di coloro che in questo modo auspicano che non sia raggiunto il quorum (questa categoria di elettori andrà a votare se alle 13,00 del lunedì l’affluenza sara’ notevole!).
Tanto ciò e’ vero che si può anche decidere di prendere una sola o più schede e ciò in funzione delle cose che ho detto (per esempio quella sul nucleare e’ di più facile comprensione). Lei ha ridotto tutto alla “furbata” (chi non mangia la Golia non e’ detto che sia un ladro o una spia, magari non gli piace e basta …tanto per rimanere in tema di spot).
…ma come si era ripromesso di fare solo un ardua comparazione tra l’affluenza alle urne delle provinciali con quella dei referendum, ragionando per assurdo sulla consultazione locale …ma come aveva detto che non avrebbe fatto trasparire le Sua posizione …anche Lei si e’ lasciato sfuggire la penna, anzi il mouse, a sinistra, inneggiando alla liberazione dal berlusconismo (…che magari per chi scrive non e’ neppure una sciagura sia che vincano i SI sia che Berlusconi non governi ma l’irritazione e’ data dall’alternativa dei contenuti).
Signor Marchiori non può negare che l’ordine di non andare a votare viene dall’alto!! Le sembra una cosa giusta?!? Anche questa volta concordo con il dottor Liuti!
@Roberto Bellucci
Il referendum rappresenta il momento più alto in cui si esplica la democrazia di un Paese; nel nostro, il diritto a tale consultazione e’ ampiamente garantito (condivido la pronuncia della Corte che ha dichiarato la legittimità anche del quesito sul nucleare).
Il diritto e’, pero’, tale se vi e’ correttezza nell’informazione e nella propaganda. Non credo che Lui abbia fatto bene a dire di non andare a votare ma neppure condivido il subdolo appello (dal basso) fatto da Liuti di andare a votare SI senza dare alcuna spiegazione, perdipiu’ nel giorno delle votazioni!
@Giancarlo Liuti
Lei afferma che :
…….Un ultimo cenno alla qualità lessicale della furbata. Secondo Berlusconi, non andare a votare sarebbe un diritto. Che linguaggio! Esiste il diritto di voto, ed è la pietra miliare della democrazia. Non esiste il diritto di non voto. Certo, a un diritto si può rinunciare, niente lo vieta. E niente vieta di farne materia di comizio. Ma perché sovvertire il significato profondo – direi laicamente sacro, in questo caso – delle parole? Domanda inutile. Sono ormai diciassett’anni che il perché lo sappiamo.
——————————————————————————————————
ma quando la sinistra nel 2003 diceva: “Non votare i referendum è un diritto”
http://www.ilgiornale.it/interni/referendum_sinistra_disse_non_votare_e_diritto_tutti/politica-berlusconi-elezioni-governo-referendum-acqua-nucleare-legittimo_impedimento-ds-d_alema-voto-bersani-grillo/10-06-2011/articolo-id=528535-page=0-comments=1
Diritto al voto, diritto al non voto… ma di che state a parlare?
Ognuno ha diritto di fare quel che vuole, ma questo non è in discussione perché le questioni fondamentali sono altre altre due.
Il primo è che l’invito a non votare è un reato, ma chissà perché nessun politico è mai stato denunciato per questo.
Il secondo è che per come è fatto l’istituto del referendum, il conto degli astenuti si somma al conto dei no, falsando il risultato. In una democrazia (visto che tutti ci tengono a questo concetto ma poi si dimenticano i fondamentali) conta chi partecipa. E basta. Chi non partecipa, e ne ha tutto il diritto, non può e non deve influire sul risultato di una consultazione. Così è, per esempio, nelle elezioni. Perché non è così anche nei referendum?
Quando Liuti parla di “furbata” è quindi fin troppo benevolo: si tratta di una vera e propria truffa, che andrebbe perseguita penalmente come stabilito dalla legge.
Io personalmente odio andare a votare (alle elezioni) …ma l’esito di questo referendum influenza il nostro futuro…è importante anche votare no… perchè (riporto da facebook) con l’ASTENSIONE al voto, si ottengono almeno due risultati interessanti: se non si raggiunge il quorum è colpa vostra, se si raggiunge non avrete alcun merito.