Qualcuno ricorderà l’allegra canzone di Renato Carosone che rivolgendosi all’esattore delle tasse, al vigile urbano col foglietto della contravvenzione e alla suocera diceva: “Beh, buona Pasqua pure a te!”. Forse più del Natale, infatti, questa ricorrenza vuol essere un invito alla concordia. A chi farò dunque gli auguri? A tutti, indistintamente. E, in particolare, ai commentatori di Cm, coloro cioè che intervengono su ogni argomento, arricchiscono il dibattito pubblico e non di rado, per l’irruenza della loro vis polemica, rischiano di suscitare la stessa proverbiale antipatia degli esattori delle tasse, dei vigili urbani col foglietto delle contravvenzioni e delle suocere. Ma questa è la regola – e l’accetto – della comunicazione on line. Perciò dico: “Beh, buona Pasqua pure a loro!”. I commentatori, però, si dividono in due categorie: quelli a viso aperto, che si firmano con tanto di nome e cognome, e quelli che si nascondono dietro lo pseudonimo, ovvero, come si dice nel web, dietro il “nickname”. Per i primi non c’è problema: molti li conosco e gli auguri posso farglieli a voce quando li incontro per strada. Fare gli auguri ai secondi, invece, non è facile: non si sa chi sono e nemmeno se esistono davvero oppure, come fantasmi , provengono da una dimensione ultraterrena. Ma tengo fede alla canzone di Carosone e ripeto: “Beh, buona Pasqua pure a loro!”.
Qualche dato. Gli autorizzati a commentare su Cm sono ben 5.300, ai quali si aggiungono gli iscritti a Facebook – quasi diecimila – che possono intervenire dalla pagina di Cm presente in quel social network. Negli ultimi tempi è notevolmente cresciuta – ottimo segno – la percentuale di quelli che non fanno mistero della loro identità, come pure è cresciuta – altro ottimo segno – la qualità media dei commenti, cioè, l’astenersi dall’insulto gratuito e, mettiamola così, la cosiddetta “buona educazione”. Altra cosa interessante: quelli che finora hanno inviato più di dieci commenti superano di poco il numero di mille e quelli che hanno raggiunto i trecento sono una cinquantina, dei quali – ulteriore buon segno – i “misteriosi” sono meno della metà. Questa è dunque la situazione, dalla quale si deduce l’importanza non solo diffusionale di Cronache Maceratesi nel tessuto civile della città e della provincia. Come ho detto spesso in passato, il sistema dei liberi commenti è un passo avanti nella maturazione democratica della società e nella partecipazione diretta del “popolo sovrano” ai destini del “bene comune”.
Ancora una considerazione: è assolutamente comprensibile e financo condivisibile che in anni così duri e confusi – la politica, l’economia, il lavoro, i bilanci familiari – i giudizi sull’attualità siano densi di delusione e spesso di autentica rabbia. Infatti il novantanove virgola nove per cento dei commenti esprime sfiducia e pessimismo. In un solo caso, forse, c’è stato un unanime sentimento di gioia: la vicenda a lieto fine del cane Rocco, tornato a casa dopo lunghe peregrinazioni chissà dove. E’ il volto dei tempi che corrono. E rischia di cadere nel vuoto l’appello del nuovo Papa Francesco nell’ammonire che il pessimismo – quello senza se e senza ma – proviene dal diavolo. Lui ha ragione: per superare gli ostacoli bisogna avere la speranza di farcela. Ma com’è possibile, oggi, essere ottimisti?
Ma bando alle malinconie e torno al gioco degli auguri dicendo che il “beh, buona Pasqua pure a loro!” lo rivolgo proprio ai commentatori anonimi, dei quali m’incuriosisce non tanto ciò che dicono ma le ragioni psicologiche e caratteriali che li hanno indotti ad adottare i loro pseudonimi come un personale biglietto da visita, quasi a dire “io, sempre e comunque, sono fatto così”. Resta fermo, intendiamoci, il mio parere su quell’eccessivo riserbo ( timore di chissà cosa o perfino un pizzico di viltà?) che li spinge a nascondersi. Dice qualcuno di loro: “Questa è l’usanza del web”. Vero, ma è una brutta usanza. E da qualche tempo – dovunque, non solo in Italia – sta emergendo l’esigenza di metterci un freno. Non è questo, però, che m’interessa. Né m’interessano i loro commenti, che più o meno assomigliano a quelli degli altri. Mi limito invece al “nickname”e cerco d’immaginare – attenzione, è un gioco – di che genere sono queste persone in carne e ossa che hanno deciso di rimanere nell’ombra.
Alcuni pseudonimi – “Unoqualunque”, “La Zazzera”, “Pinco pinco”, “Pischello” – sono generici e non prendono sin da subito una posizione. Semmai lasciano trapelare l’imbarazzo di venir giudicati in pubblico o, forse, l’incertezza delle proprie opinion. Ma già “Brucina Brucina”, una frase che si brontola a briscola o a tressette quando arrivano carte cattive, dimostra un esistenziale sconforto di fondo. Altri si presentano con un “nickname” di qualche pretesa culturale che però, alla radice, annuncia una visione maledetta della vita. Perché mai, ad esempio, chiamarsi “Axel Munthe”, lo psichiatra svedese che la pensava così: “Un uomo può sopportare molto finché riesce a sopportare se stesso”? E mi chiedo: lui si sopporta? E perché mai un altro si chiama “Mr. Xabaras” , il personaggio dei fumetti che interpreta la parte malvagia del padre di Dylan Dog? E perché uno si autoproclama “Jack Rayan” (meglio: Ryan), l’eroe dei romanzi – uno dei titoli: “Paura senza limite” – di quel Tom Clancy che possiede un poligono di tiro personale e si è fatto regalare dalla moglie un carro armato? E perché un altro si chiama “Moby Dick”, la balena che nel libro di Melville uccide tragicamente il capitano Achab? E dietro alla parola “travaglio” di “Marco Travaglio de Mc”non si può sospettare una persona amareggiata di sé per il travaglio paraginecologico di dover partorire figli, cioè idee, gravemente malformati?
Insomma, non ce n’è uno che a prescindere dal testo del sottostante commento si sia dato uno pseudonimo – non so: “Dioniso”, il dio della festa, o “Apollo”, il dio della bellezza, o “Franz Lehàr”, quello delle allegre operette – che alluda a un minimo di fiduciosa apertura al futuro. Alcuni di loro scrivono benissimo, magari sono docenti di lettere. “Paoolo” cita addirittura le “Satire” di Orazio: “Quid vetat ridentem verum dicere?” (cosa impedisce di dire la verità ridendo?). Parla da una cattedra che fa soggezione e, in un certo senso, lezione. Poi si butta, pure lui, sull’afflizione cosmica. Un altro di ottima penna è “enossam”, che letto all’incontrario significa “massone”. Eccelle nello scrivere, ma perché celarsi dietro un artificio linguistico che nasconde e al tempo stesso rivela? La riservatezza dei cappucci, d’accordo. Ma non vedo la ragione di volervi ambiguamente sfuggire. Sto scherzando, ripeto. Ma anche qui, forse, un’idea cupa dell’esistenza, una specie di nero cappuccio sull’anima.
E, infine, un salto dalla cultura alta a quella bassa o bassissima, che spesso vien fuori nei commenti sulle rapine perpetrate dagli extracomunitari. Ne viene ammazzato uno? Ebbene “Patrik” – ancora un aggancio con l’aggressivo militarismo alla Tom Clancy – propone di far pagare alla famiglia dell’ucciso il costo della pallottola come risarcimento del danno economico subito dall’uccisore. Chi è dunque “Patrik”? Cosa ribolle dentro di lui? Preferisco lasciar perdere. E, da ultimo, “Maceratese Scorbutico”, non per il “nickname” ma per la foto a fianco, dove spicca uno che fa il gesto dell’ombrello: un “vaffanculo” universale e sistemico. Conclusione? Da voi commentatori senza nome, e specialmente dai più bravi e dalla vostra maggiore responsabilità, mi aspetterei, almeno nello pseudonimo, qualcosa di più disponibile a non dannare il futuro. Ma questo è soltanto un mio opinabilissimo e scherzosissimo gioco. Allora? Beh, buona Pasqua pure a voi!
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Bell’articolo, anche se come volte ho scritto mi resta difficile capire, leggendo e rileggendo capisco che ogni punto potrebbe essere un nuovo articolo e non perché e scritto male o altro troppe informazioni concentrate ( A MIO PARERE ). Anche io non sono d’accordo con chi usa un nome per non farsi riconoscere, e magari possono sentirsi liberi di insultare o dire cose che nella vita reale non potrebbero mai dire. E già qui si potrebbe discuterne moltissimo, ma altri lo fanno anche perché non vogliono comparire e non essere pubblici. Io ho scelto di darmi il mio nome JAVIER che è il mio nome reale, cerco di dire le cose che penso come le vedo e sento, anche se con il mio Italiano da terza media sperando che capiscano,( anche perché oggi un professore di ITALIANO mi ha scritto un biglietto che neanche un imbecille avrebbe mai scritto di un ignoranza che a me deve mettere il tappeto rosso quando cammino e dirgli professore e un offesa per la cultura Ialiana, ma e buono a prendere la pensione) avvolte poco il mio scrivere sarcastico e provocatorio. Ma non è insultare lo faccio volentieri di persona, faccia a faccia, ma l’importante e raggiungere gli obbiettivi e cercare di dare quel poco che basta e migliorare la situazione o il malessere i cui siamo portati conviverci forzatamente. Comunque Grazie per il suoi articoli e buona Pasqua a Lei e a tutti i commentatori , lettori ma anche a chi lavora dietro le quinte per rendere possibile il tutto … La redazione di cronache Maceratesi.
Buona Pasqua Liuti. Buona Pasqua anche alla Redazione di CM, ai commentatori, ed a chi con le manine approva o disapprova i commenti, anche a quelli che sempre e comunque mettono la manina rossa per partito preso, indipendentemente dal fatto che il commento sia giusto o sbagliato.
Le cose stanno andando male in questa nostra povera Italia, ma auguriamoci una Buona Pasqua nella consapevolezza che dopo il tempo brutto viene quello bello, nella certezza che comunque Sorgeilsole.
Complimenti: analsi tanto arguta quanto divertente! auguri di buona Pasqua.
Il nick serve a proteggersi da ritorsioni in quel caso è ammesso! Chi lo usa solo per insultare e nascondersi è un idiota. Il mio nome comunque è depositato in fase di registrazione.
e comunque vivo anche senza i suoi auguri professore.
Auguri di Buon Pasqua, sempre impeccabile. Grande Liuti!
Caro Liuti, che onore esser da lei citato, e poi come ultimo esempio dello scempio commesso online dai commentatori anonimi di CM. Vede, pur comprendendo la sua posizione e sorridendo alla sottile ironia, non posso che disapprovare la mancata comprensione che tal decisione, ovvero di usare un nickname, è da molti stata sposata. Sicuramente sbagliato è l’assunto, ovvero che essendo questa usanza della Rete, debba essere considerata errata. La Rete, per sua definizione e nascita, non ha che poche e semplici regole da seguire, senza le quali non potrebbe essere tale, una di queste è proprio la possibilità di esprimersi liberamente, anche in forma anonima.
Lasciamo il controllo delle nostre identità, e quindi delle nostre vite, alle già molteplici organizzazione pubbliche e non, che quotidianamente vengono a contatto con dati che definiscono la nostra personalità, le nostre abitudini, il nostro pensiero e prevedono cosa faremo. Alcuni esempi, da un’estremo all’altro: da Facebook che conosce i nostri gusti sessuali alla Coop (o altra catena) che grazie alle fidelity card saprà se e quando la nostra compagna avrà le sue cose… potrei andare avanti, ma mi fermo qui.
Torniamo sul tema anonimato. Ha mai visto il bellissimo film “Nell’anno del signore”? (1969) Dove un bravissimo Manfredi di giorno è il Cornacchia e di notte come Pasquino (il nome è perfetto per i suoi auguri online) scrive versetti anonimi contro il potere oppressivo del Papa. Gli utenti del web, chi per un motivo, chi per l’altro, vogliono fare lo stesso, e l’anonimato è un diritto, come lo sono il voto, le proprie cartelle mediche e così via… (se non sbaglio le stesse fonti giornalistiche sono protette in questo senso, Mr. Zallocco conferma?)
Non conosco il motivo di Rayan (si è vero, da lettore accanito di Clancy le confermo che ci è scappata una lettera di troppo), Travaglio e gli altri. Ma il mio è molto semplice, anzi ne ho più d’uno.
Il più importante: dire quello che si vuole in questa città va ben oltre l’ovvia assunzione delle proprie responsabilità, si rischiano invece meschine ritorsioni. Già. Accade proprio qui, nella nostra terra, negli ambienti governati dagli scalzacani della politica locale, che basano i propri giudizi e fondano le proprie decisioni, sul lignaggio, il nome e l’ascendenza di ogni soggetto con cui entrano in contatto. Esperienza personale, a seguito della confessione di un politico pentito, che in un momento di debolezza mi ha confessato che per colpa del mio nome non potrò mai lavorare con chi ha gestito la cosa pubblica negli ultimi 15 anni… Quindi, vivendo in un paese che tutto è meno che meritocratico, il mio mio gesto dell’ombrello lo faccio ma con la faccia e il nome di qualcuno che non sono io 🙂
Badi bene, non è timore reverenziale il mio (visto che i miei successi li riscuoto altrove), è più un atteggiamento in gran stile goliardico, fra il serio ed il faceto, della serie: “ora vi sfotto un po’ io, con qualche sgrammaticata, qualche cafonata e qualche parola maceratese”, visto che quello che i nostri regnanti pensano di me (e di tanti come me) non me lo avete mai detto in faccia, anzi… al contrario… costoro scalpitano, con ipocrisia maestosa, con gesti apparentemente legati ad antiche (inesistenti) amicizie ed ossequi canonici (“Salutami tanto papà!!” – “Ah Carissimo, ma sei in città! Ma che piacere!” – “Vorrei inoltre ringraziare l’Amico Maceratese Scorbutico…”), in tutte quelle pubbliche situazioni in cui il bon ton deve prevaricare su ogni astio ideologico (pur essendo 100% estraneo a quello legato al mio Nomen) o di qualsivoglia convenienza/connivenza.
Un altro ottimo motivo per mantenere l’anonimato è l’effetto che esso produce. In alcuni contesti questi commenti sono considerati molto di più dai soggetti di cui si parla, rispetto a quelli pubblicati da chi usa il proprio nome e cognome. Riprova ne è il fatto di essere stato da lei qui meritatamente citato, pur avendo pubblicato quanti… 15 commenti? Molto pochi rispetto ai più blasonati ed eccellenti Gabor, Savi, Cerasi, ecc… (non me ne abbiamo gli altri, sono i primi che mi sono venuti a mente). Oppure basta guardare qualche reazione spropositata di qualcuno che ho punto nel vivo in passato…
Posso concordare con lei che l’uso del nickname per insultare pesantemente (al di là del classico “tu non capisci una cippa…” o del “ma vai a zappare la terra che fai un favore a tutti”) sia sbagliato. Ma per rincuorarsi su eventuali cadute di stile, senza sentirsi poi in colpa, basterebbe assistere a qualche consiglio comunale per capire che i veri cafoni non sono i commentatori di CM.
Riamando altre mie elucubrazioni (e ragioni) in altra occasione, è la notte di Pasqua e la stanchezza si fa sentire. Concludo sottolineando che CM ha rivoluzionato il modo di comunicare in questa città, ha dato voce a molte persone prima dell’esplosione dei blog e di Beppe Grillo. Fosse nata oggi questa testata, forse, non avrebbe lo stesso successo, visto che le modalità di espressione online in questi anni si sono moltiplicate, ma ormai si è radicata ed ha conquistato la fiducia di molti. Se mai dovessero essere proibiti i nickname si cadrebbe in un grosso errore, ed in redazione si darebbero la zappa sui piedi. Spero non accada mai. Resta il fatto hanno colto bene nel segno: dare la voce a chi urla dal basso, è un segno di democrazia e libertà.
Concludo sollevando, simpaticamente, qualche dubbio sulle sue conoscenze cinematografiche, non avendo riconosciuto nel mio avatar (si chiama così quella figurina misteriosa alla sinistra del mio commento) un fantastico Alberto Sordi in “I Vitelloni” di Fellini… che fa il gesto dell’ombrello seguito da pernacchia ai “Lavoratori”. Il mio non è “Vaffa” a tutti, ma solo a quelli che…
Buona Pasqua.
Perchè nascondersi dietro ad un nomignolo? Azzardo l’ipotesi che siamo sempre pronti a puntare il dito sugli altri ,ma quando ad essere messi alla gogna potremmo essere noi stessi,la cosa diventa un tantino più difficile ed impegnativa in tutti i sensi.Io non ho alcun timore del giudizio altrui quando mi sento a posto con la coscienza e parto dal presupposto che se qualcuno non la pensa come me,ben venga.Il contraddittorio fa parte della vita ,del nostro essere animali sociali.E meno male che ragioniamo e pensiamo e siamo diversi altrimenti sarebbe una noia pazzesca.Mi mancano terribiilmente le discussioni accorate che facevamo con mio marito.Si può essre su fronti opoosti maallo stesso tempo anche essere insieme.Non bisogna aver paura,basta ricordare che gli altri siamo noi e tutto diventa facile.Meglio affrontare una verità scomoda che sentirsi presi per i fondelli.
Omne vivum ex ovo.
Approfittiamo di questa Pasqua non solo per mangiare la coratella con l’uovo,la pizza di formaggio,il ciavuscolo e i vincisgrassi,ma cerchiamo di rinnovarci ,di cambiare pelle,di mettere nuove foglie come fanno le piante e vincere i timori che abbiamo del giudizio altrui,perchè questo potrebbe significare solamente che siamo noi a non essere veramente convinti delle tesi che esponiamo
Buona Pasqua a tutti e soprattutto pace e serenità
Eliana Leoni Marcelletti
x Liuti
Gradirei un giudizio su tanti giornalisti che firmano articoli scritti per loro da giovani o meno giovani “apprendisti”; su tanti personaggi, notoriamente semi-analfabeti, autori di libri che trovano case editrici ben disposte a pubblicare i loro “capolavori” scritti a quattro, sei, otto mani.
L’anonimato può essere una scelta che permette di esprimersi con maggiore sincerità. Diverso è quando la si usa per offendere.
Buona Pasqua pure a Lei.
p.s.: comunque mi risulta che l’anonimato dei commentatori-peones di C.M. sia il segreto di Pulcinella.
Leggo qualche tentativo (anche molto ben fatto) di giustificazione, e, per l’ennesima volta nel corso dei miei 53 anni vissuti pericolosamente, osservo che non tutti hanno il mio coraggio.
Perché usare un nickname? Perché talvolta è così falsa la vita che conduciamo, che solo nascondendosi dietro un nome falso si riescono a dire cose vere ed esprimere le verità nascoste dietro la maschera che ci caliamo addosso per affrontare la quotidiana esistenza. E’ come un guscio protettivo che ci aiuta a fare rinascere la vita vera che si cela dietro un grumo di finzioni. Ed anche un gioco a rimpiattino, per il gusto di lasciare scoprire chi siamo.
Buona Pasqua a tutti, soprattutto agli anonimi. Il ho circa 640 indirizzi e-mail a cui invio i miei scritti deliranti e di cui pubblico le risposte, lasciandoli anonimi nella pubblicazione del loro pensiero, onde siano liberi di esprimersi come meglio credono e pure per evitare eventuali ritorsioni da parte del Potere.
Auguro Buona Pasqua al nostro Liuti: nostro, in quanto è una vita che lo leggiamo con interesse. Ed egli continua a farsi leggere su CM, malgrado l’età la mente è quella di un ventenne con molta esperienza di vita sociopolitica e culturale.
Buona Pasqua a tutti quelli di CM. Mi piacerebbe vedere pubblicato gli scritti, insieme a quelli del nostro Davòli (si pronuncia con l’accento sulla O, non sulla A), la nostra Lucia Tancredi e la nostra Martina Piermarini, altre “penne” notevoli.
Quindi, Buona Pasqua di Pace. Però, se oggi cominciate la “revolucion”, chiamatemi perchè voglio combattere anche io col fiatone “hasta la victoria final, siempre”…
Buona Pasqua anche a lei, Liuti!!!
Buona Pasqua da chi ci ha messo sempre la faccia ( e un nome) anche ai tanti “Ghino di Tacco” de noantri…Condivido ogni singola parola di Liuti!
Ha dimenticato un’altra categoria: i padri che per incapacità al dialogo e al confronto si celano dietro i nick dei figli, salvo poi smascherrati dire: io non c’entro nulla! Ha fatto tutto mio figlio….like a rolling stone!
Direi un “fondo” ironico e divertente . Da eccellente giornalista come sempre.
Buona Pasqua a Lei e ai “ragazzi” di CM
Una ragione “psicologica” potrebbe essere google. Auguri a tutti.
CM eccellenza maceratese!
Ormai quasi Pasquetta, tanti auguri Giancarlo ! Un sorriso anche alle anonime manine che un po’ mi ricordano le vecchie lavagne delle elementari, con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra ….
Mi appollaio a questo “albero degli zoccoli” per suggerire a Sisetto il ritorno ad un nickname molto più identitario: il soprannome
Che considerazione ridicola!! aggrapparsi a una scusa come quella di sapere o no il nome della persona con cui si sta interloquendo qui in rete… e perchè, dopo che uno ha identificato con nome e cognome l’altro cambia qualcosa??? si interloquisce con qualcuno in base alle idee che vengono esposte, e non per il nome che ha qualcuno. Queste considerazioni sono tipiche di chi è ancorato al passato, di chi si è creato una posizione dall’alto della sua torre d’avorio (il giornalista tipicamente scrive per gli altri ma, fino a poco tempo fa, prima dell’avvento dei social network e dei giornali on-line) non aveva modo di avere un botta e risposta con i propri lettori, se non in modo filtrato. Adesso che invece si scopre che le proprie idee vengono criticate, ecco che uno si deve nascondere dietro la scusa dell’anonimato altrui per evitare di dare delle risposte. Peraltro, caro Liuti, la rete esiste prima di lei e continuerà ad essere così: libera, aperta e senza bavagli. Se non vuole rispondere a chi la critica solo perchè per suoi motivi, non vuole mettere il proprio nome e cognome, se ne faccia una ragione. Il fatto che un giornalista non ribatta a delle idee ma pretenda di ribattere solo a chi ha un nome e cognome (che peraltro possono a loro volta essere facilmente falsificati, ma questo non le è mai venuto in mente, vero??) mi lascia alquanto perplesso
Una domanda da fare al giornalista é perche prima i politci e poi alcuni giornalisti fanno una crociata conto i nickname?
Il perchè dei nick name , vi riporto un brano letto su un forum.:”Perchè in un luogo virtuale sarebbe antiestetico vivere con la nostra vera identità.
Quanto poi a fare di questa finzione un uso birichino, dipende dall’individuo, con le sue paure, le sue timidezze, la sua riservatezza, la sua perversità anche, e, credo ci stia pure il desiderio legittimo di non coinvolgere la famiglia ecc. ecc.
Tuttavia, posso garantirti che tutto quello che ho scritto e che scriverò potrebbe tranquillamente essere sottoscritto con il mio vero nome, che tra l’altro, trovo meno bello del nickname che mi sono scelto.”
Sul sito di , HuffingtonPost sono un normalità e nessuno si pone il dilemma! Sono 20 anni che navigo e solo in questi ultimi anni si comincia a parlare dei nickname se è giusto o no, questo da quanddo la politca ha messo piede in rete. Poi ci sono i giornalisti che non amano i nickname , ma tralascio per il solo amore della pace. Aver apura di un nickname è spiegabile solo per la voglia che si ha di controllare e di reprimere la libertà di espressione. Quando non si offende e non si calunnia che importanza ha sapere il vero nome? La paura fa 90!
Seppur in ritardo, Buona Pasqua a tutti e a Lei Dr. Liuti, che è curioso di conoscere le “ragioni psicologiche e caratteriali” che inducono i commentatori anonimi a “di rimanere nell’ombra”.
Non sarò breve!!
Il motivo è banale, è semplicemente non doversi esporre completamente, poter dire ciò che si pensa senza aver timore di essere “attaccati” personalmente, in fondo è proprio la differenza che passa tra chi scrive libri ed articoli d’opinione e chi invece si limita a commentare.
Non è vero che su Internet siamo tutti uguali, su Internet ciascuno è a suo modo oppure è come si inventa (possibilità creativa che non è data nella vita di tutti i giorni), una persona insicura rimarrà insicura, ad esempio, se è costretta ad esporsi con il proprio nome e cognome, impedirle di commentare probabilmente impoverirà gli altri del suo contributo intellettuale perché, di nuovo, insicuro non significa essere un cretino.
Su Internet le persone che si incontrano da anonimi, giudicano quello che si scrive non chi lo scrive ed io ho cercato di fare altrettanto, a volte riuscendoci, a volte no, ma imparando a dialogare, cosa che forse è meno nelle corde di un giornalista che per forza di cose in quanto autore si pone di fronte al lettore e non al suo fianco.
Vi è inoltre da considerare che un singolo individuo ha la stessa autorità di chiedermi come mi chiamo che ha un passante che mi ferma per strada.
Incredibilmente infatti, quando camminiamo in giro per una città siamo anonimi e siamo maggiormente anonimi tanto più grande è la città in cui camminiamo, nessuno eccetto l’autorità costituita ha il potere di identificarci e anche in quel caso non potrebbe identificarci a vista ma dovrebbe ingiungerci di farlo e fornendomi alcune garanzie legali. Su Internet invece posso essere identificato da chiunque senza la benché minima autorità, ma soprattutto posso essere identificato sempre ed in ogni momento, un mio commento scritto una decina di anni fa probabilmente è ancora lì, in attesa che qualcuno formuli la query di ricerca corretta in un motore di ricerca.
Si potrebbe dire che allora prima di commentare devo pensarci due volte, magari qualcosa di più, visto che tutto finisce nell’archivio, ma le discussioni che avvengono sui blog o nei forum sono paragonabili a quelle che potrei avere con i miei amici o, appunto, in un’assemblea pubblica e non alla pubblicazione di un libro. Non credo che a nessuno farebbe piacere che tutto venisse registrato archiviato, catalogato e messo liberamente a disposizione di tutti. In primo luogo perché lo sforzo emotivo e psichico di sapere che tutto ciò che si è detto potrebbe spuntare dietro l’angolo e venirci rinfacciato sarebbe intollerabile per qualunque normale individuo, perché non stiamo parlando di pubblicazioni scientifiche o di libri, ma di conversazioni in pubblico perché nessuno si aspetta da un commento su un blog rigore, precisione ed una forma compiuta. In secondo luogo se c’è una cosa che abbiamo imparato vivendo nella network society è che l’informazione che noi diamo gratuitamente è fonte di profitto per altri, e io credo di avere il diritto di oppormi al fatto che le mie opinioni e le mie preferenze possano fornire materiale gratuito per una ricerca di mercato.
Deve essere chiaro che autore e commentatore sono due figure ontologicamente diverse, non sono sullo stesso piano quindi non è possibile pretendere di trattare i secondi come i primi.
La differenza tra un commentatore e un articolo di giornale è che l’autore che sceglie di pubblicare i suoi scritti deve avere la forza e l’umiltà di confrontarsi con il pubblico.
Internet è uno spazio che si costruisce insieme agli individui che lo abitano ed uno dei modi di abitare e di costruire lo spazio virtuale è appunto quello di interagire e di condividere pensieri ed informazioni ed una delle particolarità è quella che non esiste un’unica modalità per farlo, quindi le varie chiamate a “scoprire” l’anonimato oltre ad essere strutturalmente inutili negano l’essenza della vita in Rete, ovvero che ciascuno può creare il suo modo di comunicare.
la ringrazio per gli auguri e ricambio con ritardo!
abbia pazienza (scusami anche te Maceratese scorbutico) ma quello è un nome registrato, è un vero e proprio marchio di Tom Clancy quindi … ho fatto una modifica ital-maceratese aggiungendo la “a”.
Quanto alla scelta lui è il mio eroe: combatte il comunismo in tutto il globo e quindi ovviamente lotta per il bene; … solo che nelle sue guerre si è dimenticato di Macerata …. e ci ha lasciato per 25 anni con disastrose giunte rosse.
Egregio Dottor Giancarlo,
anch’io uso uno pseudonimo, ma la redazione ha le mie generalità. Uso lo psudonimo da quando un individuo, che si definì legale di un’impresa di costruzioni, al telefono voleva il mio indirizzo perchè, diceva, doveva trasmettermi alcune cose per conto dell’impresa. Doveva spiegarmi alcune cose. Al mio invito di trasmettermele attraverso la redazione, mi rimproverò di pretendere l’ufficialità. Io non ho saputo più niente, ma da allora ho preferito usare il nickname. Grazie degli auguri che ricambio a Lei e Signora, senza timore di essere in ritardo perchè il periodo pasquale nell’anno liturgico ancora non è terminato.