di Giancarlo Liuti
Il 25 gennaio scorso, esattamente un mese prima delle elezioni, Cm pubblicò un sondaggio on line fra i propri lettori su quale sarebbe stato il responso delle urne. Per partecipare bastava cliccare anonimamente e una sola volta – ne avrebbe fatto fede il computer usato – su uno dei partiti in lizza. I votanti furono 2.639. Ed ecco i risultati, che per comodità limito ai primi in classifica: 25,7 % al Movimento Cinque stelle, 21,4 % alla coalizione di centrosinistra (Pd 16 %), 19,2 % a quella di centrodestra (Pdl 10 %), 6,7 % al centro montiano. Grillo, dunque, vincitore assoluto, seguito dal centrosinistra, poi dal centrodestra, poi da Monti. Ma cosa dicevano, proprio in quei giorni, le decine di agenzie e istituti demoscopici che “sondano” con metodi scientifici gli orientamenti di milioni di persone? Ponevano il centrosinistra al primo posto con quasi sette punti di vantaggio sul centrodestra. E Grillo? Terzo, intorno al 15-17 %. E i montiani? Quarti, intorno al 10 %. Cifre, queste, che i sondaggisti di professione continuarono a fornire (con qualche ritocco: Grillo verso il 20 %, Berlusconi in recupero di 2-3 punti) fino al momento in cui scattò il divieto di pubblicare quei dati.
Appena lessi i risultati dell’iniziativa di Cm mi chiesi quanto di serio e di attendibile potesse esserci in quel tipo di rilevamento. Niente, conclusi. Figuriamoci, Grillo primo partito! E mi ripromisi di parlarne col direttore Matteo Zallocco per farlo riflettere sull’imprudenza di dare spazio a previsioni un po’ sbarazzine che poi sarebbero state clamorosamente smentite dalla realtà. Ma ci rinunciai, in attesa di poterlo mettere amichevolmente alle strette con prove sicure. Saggia scelta, la mia. Perché a venire clamorosamente smentito dalla realtà sono stato io e, soprattutto, i professionisti della scienza demoscopica (oggi Nicola Piepoli, uno di quei maghi, fa autocritica: “Basta coi sondaggi elettorali, sono troppo ingannevoli”). La realtà, insomma, ha dato piena ragione alla lungimiranza di quei 2.639 o comunque alla loro maggioranza che ha usando la “scienza” dell’aria che tira hanno anticipato di un buon mese l’arrivo dello “tsunami” di Grillo.
Torno al 25 gennaio e ripeto i numeri di Cm: 25,7 % per Grillo, 21,4 % per la coalizione di Bersani (ma 16 % per il Pd), 19,2 % per quella di Berlusconi (ma 10 %, per il Pdl), 6,7 % per quella di Monti. Ed ecco i risultati definitivi nazionali relativi ai singoli partiti: Grillo 25,5 %, centrosinistra 29,6 % (col Pd al 25,5 %, ma con 35mila voti meno di Grillo), centrodestra 29,1 %, montiani 10,6%. Magari per soli 35mila voti, dunque, le Cinque Stelle sono il più forte partito italiano. Chi l’aveva previsto? Non io, nel mio piccolo, ma nemmeno le decine di agenzie e istituti demoscopici che documentano con raffinatissimi metodi d’indagine gli orientamenti del popolo sovrano. No, l’avevano previsto solo i 2.639 partecipanti al sondaggio di Cm utilizzando quel pur istintivo sistema di fiutare l’aria che tira. E non a caso Leopardi diceva che “l’aria sottile delle Marche” fa sì che “gli ingegni sogliono essere maggiori e più svegliati e capaci, e particolarmente più acuti”. Chissà.
Sta di fatto che i risultati definitivi per la Camera non ammettono dubbi: Grillo primo partito in regione col 32,6%, primo partito nella nostra provincia col 31,1%, primo partito a Civitanova col 32,4% e primo partito a Macerata col 27,7%, alla pari col Pd ma con 306 voti in più, e nettamente primo partito, attenzione, nei Comuni che alle primarie del Pd avevano visto un’affermazione di Renzi. Considerate nel loro insieme, quindi, le Marche,da “rosse” che erano, son diventate, dopo la Liguria, la regione più grillina fra tutte.
“Mettendo il piede nella Marca – diceva ancora Leopardi – si riconosce visibilmente una fisionomia, più viva, più animata, uno sguardo più penetrante e più arguto che non quello dei vicini”. E di sicuro lo sguardo penetrante ce l’hanno avuto i nostri 2.639 profeti. Molto più penetrante del mio, che in questa rubrica ho più volte sostenuto che la rabbiosa antipolitica delle Cinque Stelle si sarebbe logorata da sola. Logorata? Figuriamoci! In quanto primo partito, il presidente Napolitano potrebbe addirittura affidare a Beppe Grillo il compito di formare il nuovo governo. Una grossa cantonata, la mia. Anche se presa in buona – o cattiva –compagnia, visto che allo stesso modo la pensavano i santoni dei sondaggi e quasi tutti i leader politici. Intendiamoci, non è che io abbia cambiato parere circa la capacità dell’antipolitica viscerale di governare l’Italia e indirettamente l’Europa e, in contatto con Obama, l’Occidente. La protesta di un generalizzato e pittoresco “vaffanculo” ha mille ragioni ed è stata colpevolmente sottovalutata da troppi, me compreso. Ma un conto è protestare e un altro conto è governare. Per questo sono convinto che adesso il movimento delle Cinque Stelle non dovrebbe augurarsi nuove elezioni, dalle quali potrebbe uscire una sua ulteriore crescita, tale cioè da imporgli la responsabilità di dire, finalmente con chiarezza, qual è il suo programma e quali sono i suoi “punti fermi” rispetto all’euro, all’Unione europea, alla globalizzazione, al nostro debito pubblico e a tante cose per le quali il “vaffanculo” non solo non basta ma è una pericolossima fuga dalla realtà. Staremo a vedere. Resta, in ogni caso, che per le Marche, la nostra provincia e Macerata mi sono sbagliato. E mi dico: attento, Giancarlo, la prossima volta cerca di cogliere l’aria che tira.
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Caro Giancarlo forse negli ultimi tempi sei stato poco tra la gente. Eppure ti ho letto sempre con l’attenzione che ti è dovuta, quindi pensavo che la situazione ti fosse chiara per i tanti ragionamenti che ti ho visto fare, anche se spesso non ho condiviso. Credo che almeno l’ottanta per cento degli italiani sapessero che la situazione italiana sarebbe stata ingovernabile dopo il turno elettorale, che Bersani non convinceva e che il cavaliere stava recuperando. Veniamo a Macerata: l’amministrazione è disastrosa e paralizzata, il PD penoso, si dibattono le medesime cose da decenni, ma ti ho sentito difendere e giustificare la pura inettitudine ed è allora che forse ti sei distratto, è umano che possa succedere, ma ti pregherei di spiegare a questi buontemponi che è almeno inpportuno dare ancora prova di non aver capito che comunque tutto sta cambiando e che sarebbe meglio spendere tempo per la città e non per le poltrone dopo mesi e mesi di dichiarazioni cretine senza decisioni che non fossero a carattere personale. Spiega loro che non ci sarà una nuova occasione per il PD e che la politica non è l’Ufficio di Collocamento come ancora viene inteso in questa disgraziata Italia. Se gli sei vicino, come credo, spiega loro questo arcano. Il M5S non è che il portato di tanta disattenzione, ma bada bene che al peggio non c’è mai fine e l’invettiva potrebbe diventare qualcosa di più pericoloso. Fai bene attenzione il popolo si sta esasperando e sento sempre più spesso parlare di Weimar e del 1929.
Il giorno prima delle elezioni andammo a cena, per una pizza, io, il consigliere Meschini e l’Assessore Urbani, in un posto dove si fuma, poichè mantengo il vizio. La cena era diretta alle profezie. Meschini è più cattolico di me ( a volte, sorridendo, lo chiamo “mistico” o “pitagorico”), Urbani da professionista dei numeri e ancora più ossessivo del sottoscritto aveva carta e penna ed una busta sigillato da aprire “dopo”. La scommessa, una cena a chi si avvicinava di più. Su Grillo ci ho preso io: 25% netto scrissi e dissi. Applicai il metodo deduttivo. Prima considerai quanto poteva prendere il Centro sinistra, poi il PDL, quindi Monti ( di Monti ho sbagliato di un punto, uno solo). Avevo solo valutato 1,5 Ingroia di più. Tutto il resto mi “portava” ( e porta). Ha ragione l’amico di sempre Vittorio Zazzaretta, ma anche Leopardi egregiamente citato da Giancarlo a proposito dell’ aria “fina” delle Marche, aria che vorrei aggiungere dovrebbe “servire” di più al Comune e durante questa “crisi”. Cessi questa Batracomiomachìa. A Roma, nel frattempo , faranno tutti marcia indietro e, probabilmente, un Governo di transizione ( Visco?). Il Mago Otelma
Non basta oggi fermarsi a prendere atto del successo di Grillo, bisogna analizzare le componenti di quel successo:
1) l’indignazione. Nel novembre 2011 sono bastati 5 giorni per cambiare la vita di milioni di persone rivedendo la previdenza (decisioni dolorose ma necessarie). Non è bastato un anno e mezzo per mettere a dieta l’apparato rappresentativo e dello stato.
2) la richiesta di democrazia partecipata e sempre meno delegata. In questo senso l’espressione piu’ autentica è stata l’esperienza delle primarie del PD, senza però capire che l’affluenza al voto non era adesione ad un apparato ma voglia di partecipare direttamente alle decisioni. Il PD ha pagato per non esserne stato interprete autentico.
Ci troviamo di fronte a scenari nuovi determinati in gran parte dall’esplosione delle nuove tecnologie e rischiamo di fare come la nobiltà nell’ottocento di fronte alla rivoluzione industriale: travolta per non averla compresa.
E’ evidente che l’aut-aut ricattatorio che i marpioni stanno preparando in Parlamento per gli eletti del moVimento è il seguente: o accettate di ‘governare’ con noi (che, tradotto, significa: o accettate di condividere con noi le briciole dell’ultimo ‘fiero pasto’) oppure noi faremo di voi il capro espiatorio dello sfascio finale.
Vedremo.
Aut-aut ricattatorio?
L’esito elettorale ha determinato una situazione tale per cui un governo è possibile soltanto se si trova un accordo di coalizione tra le forze maggiori, se no si deve tornare subito a votare.
Tra le forze politiche maggiori vi è il M5S.
Dov’è il ricatto?
La situazione del Movimento 5 Stelle è la seguente: diverranno Movimento, o rimarranno “grillini”?
Sbaglia chi pensa che il dato quantitativo raggiunto resti fermo dov’è: o va avanti, o torna indietro. Nulla, in questo universo fisico ed emozionale, rimane “statico”. E si va avanti, o indietro, in base al tono emozionale: si va avanti se il tono è alto, si va indietro se il tono è basso. M5S ha avuto successo, in quanto la gente, partendo dal tono basso della paura e dell’afflizione, si è incazzata contro la Casta, l’ha abbandonata ed ha premiato l’unico che mazzolava la Casta.
Ce la farà M5S a mantenere la posizione raggiunta, o si scioglierà come neve al sole?
Ha solo una strada: come primo passo, quello di abbassarsi autonomamente lo stipendio parlamentare e rinunciare al rimborso spese elettorali, accreditando il risparmio in un Conto a disposizione di iniziative socioeconomiche. Pure Renzi dice cose simili. Il PD lo farà? L’onorevole Manzi, che dice le stesse cose lo farà autonomamente, o aspetterà la legge riduttrice del “campa cavallo che l’erba cresce”…,?
M5S dovrà pure dare seguito ad altre promesse. Ma, uscire dall’Euro e farlo decidere dal popolo della Rete – in cui regna all’80 per cento l’ignorananza più completa su argomenti tecnici di tale rilevanza (ed io sono in questo 80 per cento) – significa solo ciurlare nel manico. Nel fare il consigliere comunale è già una difficoltà essere addentro. Figuriamoci essere nel Consiglio Provinciale e Regionale. Ma, se c’è riuscita la Giannini, qualsiasi “grillino” in vena di tirare il “grilletto” potrà essere consigliere e assessore. Basta stare lontano dal Biogas.
In Parlamento non si può, però, andare avanti per slogan, perchè quando ti confronti con esperti veramente esperti sbatti male e fai la figura del “grillino parlante”.
M5S è una scatola di parlamentari coriandoli e stelle filanti. Hanno ancora bisogno del badante Grillo. Ma, se non vogliono fare la fine del PdL col badante Berlusconi, si conoscano tra di loro, discutano onestamente e diventino una unità dialettica che riesca alla fine a fare una sintesi.
Riporto la lettera inviatami da un giovane economista mio corrispondente e-mail.
Egli scrive:
Io penso che l’unico dato che vale sottolineare dalle urne, a bocce ferme è quello della prevalsa del sentimento italiano anti-austerity, e secondo me a meno di eventuali correzioni, saremo i primi ad aver innescato un processo di “ribellione” che nel medio periodo coinvolgerà tutto il sud Europa.
Da notare la grande reazione dello spettatore tedesco, che incomincia ad avere paura, qualcosa nei suoi piani coloniali ha mal funzionato, qualcuno comincia a svegliarsi!!!!
Ebbene sì, qualcuno ha capito che abbiamo forse non più di sei mesi di tempo per salvare l’Italia, e se questo comporta meno Europa…Amen!!! Perché?
Perché un conto avere un sentimento europeo, un conto pendere dalle labbra dell’oratore tedesco Merkel… che fino ad ora è riuscita ad abbindolare tutti con la sua politica del rigore facendo sprofondare le economie del sud d’Europa in un baratro!!!
Penso che dai dati congiunturali si possa constatare che la favola sposata dai tedeschi e dai nostri bocconiani Alesina e Giavazzi dell’austerità espansiva sia una bufala!!!!
Bisogna riallinearsi all’idea che politiche di austerità e quindi NON ANTI CICLICHE portano SOLTANTO una diminuzione o meglio caduta del PIL, e un’esplosione della disoccupazione!!!
Se proseguiamo su questa strada ci sarà anche un terzo fattore: una guerra sociale!!
Prendiamo la palla a sbalzo tirata da Grillo (forse involontariamente) e scongiuriamola!!! Forse siamo ancora in tempo….
Una soluzione di breve periodo per stimolare la domanda aggregata da attuare senza tentennamenti è una politica monetaria espansiva accompagnata da una politica fiscale espansiva, se questo vuol dire avere un’inflazione del 5%, e un aumento di debito pubblico di qualche punto percentuale (che non penso siano cosi scontati dato la caduta del reddito reale sotto il trend di reddito potenziale) dobbiamo accettarla… Perché non abbiamo alternative: l’austerità ci porterà a piano terra!!!!
Senza un governo in carica, che sia in grado di assumersi la responsabilità di scelte di politica economica in un senso o nell’altro, le chiacchiere e le lettere e-mail degli economisti stanno a zero.
Non sono un politico, e quindi posso permettermi di dirlo: io nella “gente” non ci credo. Non ci credevo quando votava per Bossi o per Berlusconi, non ci credo quando vota per Grillo, anche quando posso comprenderne le ragioni.
Non credo neanche nei leader carismatici che promettono palingenesi, ma sempre a condizione che ci si fidi ciecamente delle loro capacità taumaturgiche; negli imprenditori politici della paura, della rabbia e del risentimento, stati d’animo che cavalcano per costruire le loro fortune, politiche e spesso anche personali. Da trent’anni a questa parte una quota crescente di italiani ha deciso di affidarsi a pifferai magici: negli anni Ottanta Craxi, poi Bossi, Berlusconi, in parte Di Pietro e ora Grillo. Ogni volta è andata sempre peggio.
Grillo è un demagogo con venature autoritarie, un apprendista stregone, e molti suoi sostenitori, pur animati dalle migliori intenzioni, sono incapaci di considerare il loro leader in maniera critica, limitandosi spesso a ripeterne ossessivamente le parole d’ordine.
Essendo un elettore di sinistra credo che l’unica via d’uscita sia un governo guidato dal centrosinistra che cerchi l’appoggio dei grillini su alcuni punti fondamentali: conflitto d’interessi, legge anticorruzione, abrogazione delle leggi ad personam in materia di giustizia fatte approvare dai sodali di Berlusconi in questi anni, cambiamento della legge elettorale (anche se non condivido la proposta del PD e non ho capito quale sia quella dei grillini). Dopo di che, un anno al massimo, nuove elezioni.
Comunque non prevedo niente di buono per la nostra Italia. Ci renderemo conto degli errori che, collettivamente, abbiamo fatto, quando sarà troppo tardi; e, per questi errori, pagheremo caro e pagheremo tutti.
A qualche commentatore, che mi pare allarmista e catastrofista in un senso un po’ peloso, ricorderei, sommessamente, che un governo in carica attualmente l’Italia ce l’ha.
Cito, da un articolo de Il Secolo XIX di ieri (http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013/03/03/AP4S8qtE-prorogatio_analisi_governo.shtml ):
“La nostra Costituzione prevede, sulla base del principio di continuità delle istituzioni, che il Governo dimissionario (quale è, allo stato, quello di Monti), a partire dall’accettazione delle dimissioni da parte del Presidente della Repubblica, entri in regime di prorogatio, sino alla formazione del nuovo governo. Per tutto questo periodo, il governo ha poteri limitati agli “affari correnti”, nel senso che la sua attività sarebbe limitata all’ordinaria amministrazione mentre gli sarebbe preclusa la sfera del cosiddetto «indirizzo politico». In particolare, nel nostro sistema politico si sono sempre emanate circolari amministrative dirette a precisare e specificare i compiti ed i poteri del governo in prorogatio (le più recenti e rilevanti: la circolare Ciampi, quella Amato e la circolare Prodi).”
Allarme pienamente confernato: pensare che una situazione economica e sociale che sia avvia ad essere drammatica possa essere gestita da un governo con poteri ridotti è da irresponsabili.
O da chi cinicamente pensa che dal gioco al massacro possa ricavare vantaggi politici per sé o per la propria parte.
Questo allarme, così pienamente e prontamente confermato, ha un inconfondibile sapore golpista.
Ma solo un popolo che fosse stato completamente allocchito dalla propaganda della seconda repubblica – e non è ancora chiaro se il popolo italiano lo sia stato – potrebbe a questo punto continuare a credere alla pericolosissima favoletta che dice che è il governo a fare le leggi, e quindi a gestire la situazione del paese.
Le leggi, cari signori, le fa il popolo italiano attraverso i propri rappresentanti che elegge in parlamento, ed il parlamento che abbiamo appena eletto ha tutte le carte in regola per legiferare, tutte quelle che sono richieste dalla nostra costituzione.
E facendo le leggi il parlamento gestisce la situazione del paese, qualunque essa sia (tranne lo stato di guerra dichiarato)
Nel caso, poi, che il presidente della repubblica decida di affidare a qualcuno l’incarico per tentare di formare un nuovo governo, e nel caso che questo qualcuno decida poi di chiedere il voto di fiducia al parlamento, quest’ultimo è perfettamente in grado di esprimersi anche su questa questione, così come è perfettamente in grado di eleggere i presidenti delle due camere per poi cominciare a lavorare.
Chiaro sapore eversivo della legalità costituzionale avrebbe la pretesa di affidare l’esecutivo ad un governo privo della fiducia parlamentare e, in quanto tale, privo dei pieni poteri.
Art. 94 cost.: “Il governo DEVE avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenere la fiducia (ecc. ecc.)”.
Ma a chi punta al caos, senza nemmeno avere il coraggio di dirlo apertamente e dichiarandosi portavoce non si sa di chi, la Costituzione interessa, evidentemente, poco o niente.
Mi pare che sia opportuno far notare, specialmente a Moby Dick, che:
1) l’attuale governo in carica ha ottenuto il suo primo voto di fiducia delle camere al senato il 17 novembre 2011 con 281 sì, 25 no e nessun astenuto, ed alla camera il 18 novembre 2011 con 556 sì, 61 no e nessun astenuto)
2) l’attuale governo in carica non è mai stato sfiduciato da nessuno dei due rami del parlamento, tant’è che Mario Monti si è dimesso da Presidente del Consiglio dei Ministri il 21 dicembre 2012 subito dopo aver incassato l’ennesimo voto di fiducia, sul ddl stabilità (qui il comunicato ufficiale del Quirinale sulle dimissioni di Monti: http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=14444 )
Come la mettiamo?
Le Camere sono state rinnovare.
Il governo DEVE avere la fiducia dal nuovo Parlamento.
E’ l’a,b,c della democrazia parlamentare.
Di cui è del tutto digiuno l’uomo mascherato portavoce dell’uomo ombra (Casaleggio).
OK Moby Dick basta così, Lei ci ha convinto,
vedremo di informare Grillo, Casaleggio, i parlamentari del M5S, e gli otto milioni di italiani che li hanno eletti, che – come abbiamo scoperto grazie a Lei – le camere sono state rinnovate, e che – sempre come abbiamo scoperto grazie a Lei – nelle democrazie parlamentari il governo deve avere la fiducia del parlamento.
Speriamo che lo capiscano – sono tutti così scemi! – e che Dio La conservi nell’alta opinione che ha del suo prossimo.
Non si tratta di opinioni: la Costituzione è chiara.
Del resto, in tutte le democrazie parlamentari al parlamento non compete soltanto la funzione legislativa, ma anche il compito di esprimere il Governo e di controllarne l’operato. Quindi, ogni nuova assemblea parlamentare deve esprimere il proprio governo e non può ereditarlo dalla precedente legislatura. Meglio, non può farlo senza che esso si presenti alle nuove camere per ottenere una nuova fiducia.
Grillo e Casaleggio non lo sanno o fanno finta di non saperlo? Poco importa: imparerranno.
Del mio prossimo sono abituato ad avere l’opinione che caso per caso a mio giudizio esso merita.
Dio non dovrebbe essere scomodato per questioni tanto banali.
L’apparizione di Prodi e altri al comizio di chiusura del PD è stata devastante.
Se Bersani continua ancora a mostrare preoccupazione più per le sorti del PD che del paese e ci spinge a rivotare fra 8-10 mesi, almeno un milione di voti si sposterà da Grillo al PDL.
La opinioni di Massimo Giorgi in materia di diritto costituzionale sono tanto fondate quanto era efficace la cura Di Bella per i malati di tumore.
Sarà un caso che Grillo sosteneva Di Bella?
@Valeri
Credo che nessuno abbia votato sulla base dell’apparizione di Prodi che, peraltro, è stato un ottimo presidente del consiglio.
Non capisco, inoltre, per quale motivo se Bersani dice di non voler fare un governo con Berlusconi antepone l’interesse del PD a quello del paese e quindi spinge molti elettori grillini a votare per Berlusconi, mentre se Grillo dice di non voler dare la fiducia ad alcun governo non ha alcuna responsabilità.
Se fossi un elettore di Berlusconi e votassi per Grillo dovrei volere una legge sul conflitto di interessi, che di Grillo è sempre stata un cavallo di battaglia. Oppure le cose stanno diversamente, considerando che, ultimamente, Grillo di queste cose ha parlato poco, forse proprio per strizzare l’occhio agli elettori berlusconiani e leghisti in uscita dai rispettivi partiti?
Vedo che il nostro costituzionalista Moby Dick ha già capito anche che, se per esempio Napolitano dovesse decidere di lasciare in carica il governo Monti, quest’ultimo dovrebbe ottenere la fiducia del nuovo parlamento, perché così vuole la costituzione.
Ma non si sa mica se Napolitano è capace di arrivarci da solo, corriamo ad avvertirlo!
Vedo che anche tu cominci ad imparare.
Con l’aiuto di Napolitano ci riuscirà anche Grillo, il portavoce di Casaleggio.
Ne sono sicuro: con la neocasta ci vuole soltanto un po’ di pazienza.
Eh già, infatti sono io – mica il nostro Moby Dick terribile rovesciatore di frittate – quello che è partito scrivendo che siamo senza un governo in carica (vedi commento n. 8), e che poi è arrivato ad ammettere che un governo in carica per dire il vero ce l’abbiamo, e che anzi il governo attualmente in carica in teoria potrebbe anche ricevere la fiducia del nuovo parlamento (vedi commento n. 17).
Eh già:
1. Quando al commento n. 8 ho detto “fino a quando non ci sarà un governo in carica …” mi riferivo al governo espresso dal nuovo Parlamento, dando per scontato quello che tutti sanno, che, cioè, fino alla nomina del nuovo governo il governo dimissionario resta in carica per lo svolgimento dell’ordinaria amministrazione . Ma, evidentemente, con i neofiti della politica niente si può dare per scontato.
2. Il nuovo Parlamento dovrà (ripeto: dovrà, checché ne dica qualche stralunato filosofo del diritto) esprimere il proprio governo. In teoria potrebbe rieleggere lo stesso governo Monti, certo. Non ho mai detto il contrario: il Parlamento è sovrano. Ma, questo è il punto, per farlo occorre che gli rinnovi la fiducia. Dovrebbero, pertanto, essere d’accordo il PD, che ha la maggioranza alla Camera dei deputati, e almeno una tra le due forze politiche maggiori (PDL e M5S) necessaria a formare la maggioranza al Senato.
3. Ne deriva che, avendo allo stato il PD escluso di voler governare assieme al PDL, o il M5S decide di votare la fiducia al Senato al governo sostenuto dal PD (fosse anche l’attuale governo dimissionario o altro governo c.d. tecnico) o si torna a votare. L’impossibilità di formare un governo che abbia la fiducia delle Camere è, infatti, una delle cause più classiche e meno discusse di scioglimento anticipato del Parlamento da parte del Presidente della Repubblica.
…eh sì, perché il nostro Moby Dick è fedele al suo pseudonimo. Spunta dall’acqua, butta lì uno zampillo che vuol dire una cosa, poi si rituffa, ti segue sott’acqua, e quindi riemerge per produrre un altro zampillo che vuol dire tutto il contrario del primo.
E complimenti a quello Stefano Valenti che gli regge il moccolo, ma noi della ‘neocasta’ ci siamo abituati (a questi giochetti di sponda) e abbiamo tutti gli anticorpi pronti a combatterli.
Quella qui illustrata fu anche la tecnica democristiana (non a caso la DC fu chiamata, ai tempi, la grande ‘balena bianca’, perché, nella sua ‘bianchezza’, come spiegò il Melville, Moby Dick contiene tutto ed il contrario di tutto.
Adesso è la tecnica del PD (una piccola balena bianca), ma anche per il PD sta suonando la campana dell’ultimo giro; ma, se si arrende, quelli della ‘neocasta’ (cioè il popolo italiano) non gli faranno alcun male.
Perciò tranquilli, non siamo mica il Capitano Achab!
Firmato sig. Massimo Giorgi, di professione casalingo (che le frittate le rovescia solo in cucina).
Noi stralunati filosofi del diritto e neofiti della politica pensiamo, tanto per dirne una grossa, che secondo la costituzione, il parlamento né elegge né rielegge (né, tantomeno, ‘esprime’) il governo.
Noi pensiamo invece che, sempre secondo la costituzione, il parlamento, esso sì eletto, debba, sempre che il presidente della repubblica decida di dare mandato a qualcuno di formare il governo e di presentarsi quindi alle camere, dare (o non dare) la fiducia al governo, sulla base del programma che il governo presenta.
Sì, noi pensiamo proprio che l’eleggere e l’essere eletti ed il dare (o non dare) la fiducia siano due attività diverse – e qui c’entra qualcosa il buon vecchio Montesquieu della separazione dei poteri – e da non confondere tra di loro, a meno che non si voglia pescare nel torbido, come si è fatto in Italia per tanto tempo e come si vorrebbe ancora continuare a fare.
Sì, siamo proprio pazzi noi stralunati filosofi del diritto e neofiti della politica, pazzi come quelli che scrissero la Costituzione Italiana, e forse ancora più pazzi di loro.
Massimo Giorgi
“E complimenti a quello Stefano Valenti che gli regge il moccolo, ma noi della ‘neocasta’ ci siamo abituati (a questi giochetti di sponda) e abbiamo tutti gli anticorpi pronti a combatterli.”
“Noi stralunati filosofi del diritto e neofiti della politica pensiamo, tanto per dirne una grossa, che secondo la costituzione, il parlamento né elegge né rielegge (né, tantomeno, ‘esprime’) il governo.”
Sono abituato ad avere a che fare con ignoranti presuntuosi che pretendono di pontificare su cose che non capiscono e non conoscono; niente dà loro più fastidio che essere riconosciuti per quel che sono.
Come vogliamo chiamare la sua teoria secondo la quale il governo Monti è perfettamente in carica in quanto “non sfiduciato”? Una bizzarria? Una grossolana manifestazione di ignoranza? O una semplice stupidaggine?
Quando si dice “braccia rubate all’agricoltura”.
Caro Valenti,
rispetto le Sue opinioni su di me, ma, riguardando quello che ho scritto, non trovo di aver mai affermato che il governo Monti sia adesso “perfettamente” in carica, ma di aver semplicemente fatto notare, caso mai – poiché mi pareva opportuno ricordarlo di fronte ad un certo allarmismo e ad un certo catastrofismo che ritenevo e sempre di più ritengo “pelosi” – che un governo in carica (per quanto dimissionario) in questo momento ce l’abbiamo.
L’avverbio “perfettamente” mi pare di averlo usato (due volte) solo nella seguente frase del commento n.12:
“Nel caso, poi, che il presidente della repubblica decida di affidare a qualcuno l’incarico per tentare di formare un nuovo governo, e nel caso che questo qualcuno decida poi di chiedere il voto di fiducia al parlamento, quest’ultimo è perfettamente in grado di esprimersi anche su questa questione, così come è perfettamente in grado di eleggere i presidenti delle due camere per poi cominciare a lavorare.”
Ora io sono abbastanza sicuro che chiunque abbia una qualche dimestichezza con la sintassi della lingua italiana abbia già compreso che il “quest’ultimo” che ho scritto in quella frase (e che adesso Le vorrei sottolineare per riportarglieLo bene alla memoria) è riferito al parlamento e non al governo.
Comunque, se Lei vuole continuare a giocare alla confusione tra i poteri dello stato ed alla relativa tradizionale pesca in acqua torbida, faccia pure, noi, per quanto ce ne dispiaccia per Lei, ci scomponiamo assai poco per questo.
Se poi Lei fosse anche curioso di sapere che cos’è la sintassi può informarsi qui:http://www.treccani.it/enciclopedia/sintassi_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
Ma poi, Giorgi, perfettamente o non perfettamente, che importa?
Certo, il Governo Monti non è nella pienezza dei suoi poteri, ma anche questa non è che un’inutile questione di lana caprina.
Quello che conta è che il Governo Monti è in carica e che ci rimarrà alla faccia del rinnovo delle Camere e dell’esito elettorale, no?
Non vige, infatti, la separazione dei poteri di montesquiana memoria? E se questi poteri sono divisi, chi mai può pretendere di “scaricare” un governo in carica seppur dimissionario?
Del resto, da senatore a vita a Presidente del Consiglio a vita il passo è breve. Anzi, quasi impercettibile.
La democrazia non è soltanto partecipazione, come diceva Gaber, ma partecipazione nel rispetto delle regole costituzionali che la connotano. E, possibilmente, senza patetiche sceneggiate, perché, in democrazia, tutti gli elettori meritano rispetto, non soltanto quelli della propria parte.
Quanto ai timori catastrofistici, basta aspettare ancora un po’ e si saprà se sono “pelosi” o giustificati.
Caro Moby Dick,
se quando Lei scrive
“La democrazia non è soltanto partecipazione, come diceva Gaber, ma partecipazione nel rispetto delle regole costituzionali che la connotano”
intende riferirsi, come presumo, al Giorgio Gaber autore della canzone “La libertà” (1972)
Le segnalo che la parte divenuta più famosa del testo di quella canzone non dice “democrazia è partecipazione”, bensì “libertà è partecipazione”.
Il ritornello dice:
“La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.”
(il testo integrale, se Lei se lo vuole ripassare, lo trova qui http://www.italianissima.net/testi/laliberta.htm )
Ora a me pare che libertà e democrazia siano due concetti diversi tra loro, anche se possono e debbono essere collegati tra loro, e mi pare che confonderli sia anche questo un po’ peloso e sintomatico di una certa pericolosa confusione mentale.
Ma forse Lei considererà anche questa mia puntualizzazione canora una questione di lana caprina (magari per gente che non ha niente da fare) di cui sbarazzarsi con un gesto di sufficienza ed una sbuffata.
Però io Le consiglierei un po’ più di rispetto quando si accosta a cose grandi come la Costituzione Italiana o l’opera di Giorgio Gaber, perché si tratta di cose che, per l’appunto in quanto grandi, hanno una rigorosità di linguaggio un po’ più grande di quella del Suo politichese.
Caro Giorgi, questa volta ha pienamente ragione. La canzone di Gaber la ricordavo male.
Ma non è che confondo libertà con democrazia, mi creda. E’, semplicemente, che la democrazia è una forma di esercizio della libertà (politica). Questo spiega perché sono caduto nell’equivoco.
Penso, comunque, riappacificandomi con Gaber, che per entrambe si possa dire che non sono “come uno spazio libero”.
La Costituzione la rispetto in quanto la conosco.
Lei, forse, la rispetta, ma non mostra di conoscerla. Almeno non quanto le canzoni di Gaber.
Riguardo al linguaggio, non si preoccupi: sarà mia premura semplificarlo per adattarlo alle sue capacità di comprensione.
Troppo buono Moby Dick, a voler adattare il Suo linguaggio alle mie capacità di comprensione.
Ma non vorrei che, nell’occuparsi di me, Lei si distraesse troppo dal seguire l’evoluzione della situazione politica, sarebbe un vero peccato perché in questo momento il Paese ha veramente bisogno di gente come Lei, così brava ad arrampicarsi sugli specchi.