I sondaggi nazionali?
Meglio i 2.639 di CM

Loro avevano previsto lo “tsunami” di Grillo, sottovalutato da quasi tutti, me compreso. Ma adesso sorge un altro problema: la responsabilità e la capacità di governare

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Giancarlo Liuti

di Giancarlo Liuti

Il 25 gennaio scorso, esattamente un mese prima delle elezioni, Cm pubblicò un sondaggio on line fra i propri lettori su quale sarebbe stato il responso delle urne. Per partecipare bastava cliccare anonimamente e una sola volta – ne avrebbe fatto fede il computer usato – su uno dei partiti in lizza. I votanti furono 2.639. Ed ecco i risultati, che per comodità limito ai primi in classifica: 25,7 % al Movimento Cinque stelle, 21,4 % alla coalizione di centrosinistra (Pd 16 %), 19,2 % a quella di centrodestra (Pdl 10 %), 6,7 % al centro montiano. Grillo, dunque, vincitore assoluto, seguito dal centrosinistra, poi dal centrodestra, poi da Monti. Ma cosa dicevano, proprio in quei giorni, le decine di agenzie e istituti demoscopici che “sondano” con metodi scientifici gli orientamenti di milioni di persone? Ponevano il centrosinistra al primo posto con quasi sette punti di vantaggio sul centrodestra. E Grillo? Terzo, intorno al 15-17 %. E i montiani? Quarti, intorno al 10 %. Cifre, queste, che i sondaggisti di professione continuarono a fornire (con qualche ritocco: Grillo verso il 20 %, Berlusconi in recupero di 2-3 punti) fino al momento in cui scattò il divieto di pubblicare quei dati.
Appena lessi i risultati dell’iniziativa di Cm mi chiesi quanto di serio e di attendibile potesse esserci in quel tipo di rilevamento. Niente, conclusi. Figuriamoci, Grillo primo partito! E mi ripromisi di parlarne col direttore Matteo Zallocco per farlo riflettere sull’imprudenza di dare spazio a previsioni un po’ sbarazzine che poi sarebbero state clamorosamente smentite dalla realtà. Ma ci rinunciai, in attesa di poterlo mettere amichevolmente alle strette con prove sicure. Saggia scelta, la mia. Perché a venire clamorosamente smentito dalla realtà sono stato io e, soprattutto, i professionisti della scienza demoscopica (oggi Nicola Piepoli, uno di quei maghi, fa autocritica: “Basta coi sondaggi elettorali, sono troppo ingannevoli”). La realtà, insomma, ha dato piena ragione alla lungimiranza di quei 2.639 o comunque alla loro maggioranza che ha usando la “scienza” dell’aria che tira hanno anticipato di un buon mese l’arrivo dello “tsunami” di Grillo.
Torno al 25 gennaio e ripeto i numeri di Cm: 25,7 % per Grillo, 21,4 % per la coalizione di Bersani (ma 16 % per il Pd), 19,2 % per quella di Berlusconi (ma 10 %, per il Pdl), 6,7 % per quella di Monti. Ed ecco i risultati definitivi nazionali relativi ai singoli partiti: Grillo 25,5 %, centrosinistra 29,6 % (col Pd al 25,5 %, ma con 35mila voti meno di Grillo), centrodestra 29,1 %, montiani 10,6%. Magari per soli 35mila voti, dunque, le Cinque Stelle sono il più forte partito italiano. Chi l’aveva previsto? Non io, nel mio piccolo, ma nemmeno le decine di agenzie e istituti demoscopici che documentano con raffinatissimi metodi d’indagine gli orientamenti del popolo sovrano. No, l’avevano previsto solo i 2.639 partecipanti al sondaggio di Cm utilizzando quel pur istintivo sistema di fiutare l’aria che tira. E non a caso Leopardi diceva che “l’aria sottile delle Marche” fa sì che “gli ingegni sogliono essere maggiori e più svegliati e capaci, e particolarmente più acuti”. Chissà.
Sta di fatto che i risultati definitivi per la Camera non ammettono dubbi: Grillo primo partito in regione col 32,6%, primo partito nella nostra provincia col 31,1%, primo partito a Civitanova col 32,4% e primo partito a Macerata col 27,7%, alla pari col Pd ma con 306 voti in più, e nettamente primo partito, attenzione, nei Comuni che alle primarie del Pd avevano visto un’affermazione di Renzi. Considerate nel loro insieme, quindi, le Marche,da “rosse” che erano, son diventate, dopo la Liguria, la regione più grillina fra tutte.
“Mettendo il piede nella Marca – diceva ancora Leopardi – si riconosce visibilmente una fisionomia, più viva, più animata, uno sguardo più penetrante e più arguto che non quello dei vicini”. E di sicuro lo sguardo penetrante ce l’hanno avuto i nostri 2.639 profeti. Molto più penetrante del mio, che in questa rubrica ho più volte sostenuto che la rabbiosa antipolitica delle Cinque Stelle si sarebbe logorata da sola. Logorata? Figuriamoci! In quanto primo partito, il presidente Napolitano potrebbe addirittura affidare a Beppe Grillo il compito di formare il nuovo governo. Una grossa cantonata, la mia. Anche se presa in buona – o cattiva –compagnia, visto che allo stesso modo la pensavano i santoni dei sondaggi e quasi tutti i leader politici. Intendiamoci, non è che io abbia cambiato parere circa la capacità dell’antipolitica viscerale di governare l’Italia e indirettamente l’Europa e, in contatto con Obama, l’Occidente. La protesta di un generalizzato e pittoresco “vaffanculo” ha mille ragioni ed è stata colpevolmente sottovalutata da troppi, me compreso. Ma un conto è protestare e un altro conto è governare. Per questo sono convinto che adesso il movimento delle Cinque Stelle non dovrebbe augurarsi nuove elezioni, dalle quali potrebbe uscire una sua ulteriore crescita, tale cioè da imporgli la responsabilità di dire, finalmente con chiarezza, qual è il suo programma e quali sono i suoi “punti fermi” rispetto all’euro, all’Unione europea, alla globalizzazione, al nostro debito pubblico e a tante cose per le quali il “vaffanculo” non solo non basta ma è una pericolossima fuga dalla realtà. Staremo a vedere. Resta, in ogni caso, che per le Marche, la nostra provincia e Macerata mi sono sbagliato. E mi dico: attento, Giancarlo, la prossima volta cerca di cogliere l’aria che tira.



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