di Giancarlo Liuti
C’era conflitto d’interesse nel fatto che il cda dell’Azienda Pluriservizi di Macerata presieduto da Rolando Angeletti avesse affidato un incarico di consulenza alla società Focus Gestioni della quale lo stesso Rolando Angeletti è vicepresidente? C’era. Più nella forma che nella sostanza, ma c’era. E sappiamo com’è finita: dimissioni di Angeletti e dell’intero cda dell’Apm. Ma questa vicenda ha avuto una sua singolarità, stavolta nella sostanza più che nella forma. Anzitutto perché il problema è stato sollevato da un’interrogazione di Michele Lattanzi dei Comunisti Italiani, un gruppo che figura nella maggioranza consiliare della quale è espressione il sindaco Romano Carancini. In secondo luogo perché nessuna voce di questa maggioranza – composta da ben sei gruppi – si è alzata a difendere l’operato diretto o indiretto del sindaco e della giunta (l’unica voce, paradossalmente, è venuta dall’opposizione, cioè da Ivano Tacconi dell’Udc, che, commentando l’uscita di scena di Angeletti, ha detto: “Macerata non sa volare alto”). In terzo luogo perché, soprattutto, non l’ha fatto il Pd, il partito di Carancini, benché qualche buon argomento poteva pur esserci, magari ponendo in evidenza i vantaggi che la città avrebbe ricavato dall’accorpamento in una sola azienda di Apm, Atac, Assm e Assem previa valutazione tecnica di fattibilità della Focus Gestioni. Comunque, ripeto, il conflitto c’era. E sarebbe stato meglio evitarlo. Le bucce di banana non sono roba da procure, però c’è il rischio di rompersi una gamba.
In ogni caso, considerando l’ormai vecchia storia della “nuova storia” di Carancini, non è da trascurare come la pensa Daniela Meschini, esponente di “Pensare Macerata” (uno dei gruppi dello schieramento che – in teoria – dovrebbe sostenere il sindaco in carica) e ora dimessasi dal cda dell’Apm in polemica anche coi suoi. La pensa così: “E’ evidente la volontà della maggioranza di incrinare il rapporto di fiducia col sindaco. Insomma, si è colpita l’Apm per colpire il sindaco”. E del sindaco che ne pensa? Ecco: “Il suo unico torto è di non avere alcuna capacità comunicativa-relazionale”. Naturalmente è stata smentita, ma se ripercorro le vicende degli ultimi dodici mesi sono portato a credere che, in fondo in fondo, non abbia pensato male. Del resto lei appartiene a “Pensare Macerata” e non la si può rimproverare di mettere a frutto il proprio pensiero, cosa che da molto tempo troppi pensatori non fanno. O, meglio, la fanno, ma non hanno il coraggio di dire quel che hanno pensato. Ivi compreso – non ultimo – il gruppo che si chiama “Pensare”, il cui leader è Massimiliano Bianchini, ora divenuto assessore provinciale (chissà se ci aveva pensato).
Inutile negarlo: le cronache di un anno insegnano che sono vere – o assai verosimili – entrambe le cose. Sia che questa maggioranza non perde l’occasione di mettere in difficoltà Carancini, sia che Carancini dimostra di non avere “alcuna capacità comunicativa”. Ora sta a vedere se la maggioranza si comporta in questo modo perché Carancini fa quel che gli pare, si chiude in se stesso e non si confronta né col proprio partito né coi gruppi consiliari della propria area, oppure se il comportamento di Carancini è motivato dal sentirsi continuamente assediato, braccato e insidiato dalla sua maggioranza. Sta di fatto che, dai e dai, a pagarne le conseguenze è solo Macerata. Ma allora il vero conflitto d’interesse è quello con l’interesse della città, costretta, in questo continuo tira e molla, a subire il disinteresse di tutte e due le parti verso le sue pressanti esigenze di buon governo.
La situazione è grave? Sì, ma come diceva Flaiano non è seria. Dunque mettiamola in burla fantasticando sulle possibili interrogazioni di maggioranza che saranno discusse da lunedì prossimo, quando il consiglio comunale terrà la sua ultima seduta prima di andare in ferie.
Gruppo Comunisti Italiani: “Riservandoci di proporre una commissione d’inchiesta, vorremmo che il sindaco si esprimesse sulla fondatezza o meno delle insistenti illazioni circa la sua presenza accanto a Salvatore Parolisi nel Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, dove fu uccisa Melania Rea”.
Gruppo Italia dei Valori: “Dalle agenzie internazionali di rating giunge notizia che l’assessore al bilancio Marco Blunno avrebbe massicciamente operato in borsa al fine di determinare il tracollo dell’euro, per la qual cosa riteniamo indispensabile che il sindaco faccia la dovuta chiarezza su questo punto assai imbarazzante per l’onorabilità della giunta comunale”.
Gruppo Partito Democratico, la cui autorevolezza anche sul piano ideale è molto cresciuta in seguito alla nomina a presidente del Rotary del segretario politico cittadino Bruno Mandrelli: “Esprimendo, come sempre, il nostro incondizionato sostegno nei confronti del sindaco, chiediamo che lui riferisca sulle purtroppo fondate indiscrezioni circa finanziamenti occulti a favore dell’Osservatorio geofisico di ecologia e climatologia per far sì che le previsioni del tempo in città siano sempre orientate al bello stabile”.
Gruppo Pensare Macerata: “Escludendo a priori l’eventualità di dimissioni da parte del sindaco, pensiamo che lui stesso debba presentarsi in Consiglio a far luce sulle voci, da noi pensate come plausibili, di un indebito ricovero nelle strutture Ircer per anziani di un parente appena ventenne e in buona salute, il che presupporrebbe – ipotesi da noi nemmeno pensata – la necessità di un suo passo indietro”.
Scherzo, ovviamente. Ma l’aria che tira impone di chiedersi cosa accadrà dopo l’estate. Qualcuno osa perfino alludere al significato profetico della celebre poesia di Gabriele D’Annunzio che dice “Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare”.
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Ho letto con interesse il suo articolo dott. Liuti e vorrei contribuire con ulteriori riflessioni e qualche sottolineatura. Conflitto d’interessi c’è quando “si persegue interessi propri o estranei a chi si rappresenta” (Devoto-Oli). Ora se questo è, allora non ci siamo perché qual è l’interesse proprio del Presidente mentre ha perseguito interessi di chi rappresentava cioè l’APM? Ma vorrei andare più a fondo nella questione. Secondo lei c’è conflitto d’interessi se un insegnante ha il figlio nella scuola in cui insegna? Secondo lei c’è conflitto se io ho avuto un incarico per delle manifestazioni e faccio partecipare mia figlia? Secondo lei c’è conflitto se sono architetto e faccio l’Assessore all’Urbanistica, c’è conflitto se contemporaneamente svolgo più incarichi istituzionali? E altri mille esempi. Ci sarebbe bisogno di chiarezza.
Intanto vorrei spiegarle alcune cose e indirettamente rispondo ad alcune osservazioni che mi sono state fatte.
1.Il gettone di presenza dell’APM è andato ad accumularsi con il mio stipendio fisso, mi è scattata l’aliquota più alta così per la prima volta ho dovuto versare anticipatamente allo Stato 360 euro, io che sono sempre andata a rimborso. Ho partecipato alla preparazione e allo svolgimento oltre che alla correzione delle prove dei Concorsi che si sono svolti per circa 30 ore senza percepire niente.
2.Per 6 anni ho fatto parte del Consiglio di amministrazione del Convitto su nomina del Ministero della Pubblica Istruzione e ero Consigliere delegato alla firma senza nessun tipo di gettone di presenza o di rimborso quindi come servizio e stop. Informarsi prima di parlare è sempre buona cosa.
3.Questa era la prima volta di un incarico politico mentre dal 2000/2005 sono stata Consigliere Comunale quindi votata dalla gente. Che mi interesso e gratuitamente ho “pensato” nel campo politico è dai tempi di Città dell’Uomo.
4.Non ho terreni né proprietà da lottizzare, l’unica terra che possiedo è quella dei miei vasi nel mio bel terrazzo.
5.Mia figlia e non solo, avrebbe potuto partecipare a due dei Concorsi banditi dall’APM(ne aveva tutti i requisiti) e dott. Liuti le garantisco, che tutto sarebbe stato regolare purché io non fossi stata in commissione, io però mi ostino a credere che, se sei una persona competente,seria e preparata puoi arrivare alla meta senza bisogno di “padroni e padrini” e con queste idee ho cresciuto i miei figli. Vede quante pieghe strane ci sono tra il lecito, il quasi lecito e l’illecito, opportuno, interessi ecc.
E ora mi dica, ma a lei, attento e ironico osservatore della città provinciale, non suona strano quello che sta succedendo? Questa trasmigrazione di anime tra vari partiti anche se i personaggi mischiando le carte sono sempre quelli, ex di tutto, pseudo comunisti, ex repubblicani che si spalmano nell’arco costituzionale, alcuni fanno il gioco dell’oca per ritornare più o meno da dove erano partiti. Guardi questo Congresso Comunale dell’IDV, dentro c’è un battitore libero come Garufi (lo apprezzo di più come critico e come poeta) che mandò a casa la Menghi, un comunista come Savi e un Luigino Craia che dopo la lunga militanza repubblicana alla corte dell’Avv. Pambianchi passa a Forza Italia e ora approda all’IDV, queste scelte, secondo lei, sono fatte per ideale, spirito di servizio, bene comune? A Macerata tutto cambia perché niente cambi così ieri è come oggi o peggio. Leggendo le dichiarazioni di Lattanzi(vecchio soviet, Putin è più avanti) ma anche quelle di Ricotta tutto è del partito, tutto nasce e muore nel partito mentre ancora escono fuori tutte le debolezze dei partiti(i casi nazionali di questi giorni Penati ecc.), la società civile serve solo “come utile idiota” di facciata per prendere i voti ed avere un Assessorato……La politica invece dovrebbe essere l’arte di occuparsi della “città” ovvero del ben essere delle persone che nella polis vivono e lavorano o ancora di più per dirla con Don Milani “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia.”
Tristemente credo che a Macerata l’avarizia sia immensa.
Messe da parte le “miserie” dei partiti locali, il problema di Macerata così come quello di Ancona e di molte altre città italiane è il perenne conflitto del Sindaco con i partiti della propria coalizione.
Una consolidata teoria sostiene che il sistema politico si articola sui due sottosistemi principali dell’amministrazione e dei partiti. La funzione del primo è produrre decisioni, mentre al secondo viene richiesto di creare il consenso necessario al funzionamento dell’amministrazione. Detto in altre parole e con riferimento al livello locale, il sindaco deve prendere le decisioni mentre i partiti dovrebbero assolvere la funzione di creare il consenso senza il quale il governo della città è impossibile. La svolta legislativa che sganciava gli assessori dalla competizione elettorale dichiarando incompatibile la loro presenza in Consiglio comunale mirava appunto a distinguere la sfera delle decisioni da quella del consenso. In Italia – o in gran parte delle sue regioni – la crisi dei tradizionali partiti di massa ha creato un corto circuito per cui il sindaco – in assenza di partiti efficienti – deve prendere le decisioni e contemporaneamente creare il consenso di cui ha bisogno per governare. Inoltre, la domanda sociale sempre più segmentata e allargata a temi nuovi e spesso inesplorati si rovescia sull’Amministrazione cittadina senza più alcun valido filtro. Mentre una volta le aspettative configgenti o allocabili su piani temporali diversi erano in qualche modo istruite e mediate dai partiti, oggi esse vengono rovesciate, spesso potenzialmente esplosive, sulla scrivania del primo cittadino. Il risultato è che molte volte la nuova generazione di sindaci, alcuni provenienti anche dall’area del centrosinistra, sembra molto più preoccupata di crearsi le basi di consenso che di decidere. Prende così forma una sorta di bonapartismo municipale che, facendo aggio sugli strumenti mediatici, ha come principale riferimento il consenso immediato. Con rischi non secondari per il governo della città e per la stessa democrazia locale, perché è nella città che si impara a diventare cittadini. Come, del resto, scrivevano già – qualche secolo fa – i filosofi greci. (Giandomenico Amendola su Italianieuropei)
voglio Liuti Sindaco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La prof scrive:
“Il gettone di presenza dell’APM è andato ad accumularsi con il mio stipendio fisso, mi è scattata l’aliquota più alta così per la prima volta ho dovuto versare anticipatamente allo Stato 360 euro”
Per fortuna che è professoressa, ex consigliere comunale e ex membro di un CdA: qualcuno le spieghi che se ha dovuto versare 360 euro, presumibilmente detratti dalla busta paga di luglio se ha fatto il 730, significa che nell’anno 2010 ne ha percepiti, (come minimo, non conoscendo le sue aliquote) almeno 5 volte tanti come compensi dall’APM.
Possibile che non se ne sia mai accorta che la stavano pagando?
Se lei avesse 30 anni di servizio e avesse svolto ore aggiuntive al suo normale orario di insegnamento, come ho fatto io e avesse un orario superiore di servizio da quello previsto dal CNL della scuola, saprebbe che queste vengono retribuite in busta paga e quindi non è il gettone di 225 euro lorde che ho percepito, spiegavo solo che se non l’avessi avuto non avrei pagato niente. Proprio perchè faccio il modello 730 non ho nulla da nascondere e, guardi nella mia vita se c’è una cosa chiara, e i tanti che mi conoscono possono testimoniarlo, è che dove ci sono guadagni senza fatica, io sono sempre da un’altra parte quindi non mi deve spiegare niente. E come le ripeto sono stata nel CdA del Convitto senza percepire niente quindi…..i problemi che ponevo erano ben altri, ho sottolineato anche questo.
Non si comprende la sua cervellotica spiegazione: cosa c’entrano le ore in più di insegnamento? Su quelle le dovrebbero venire applicate le corrette ritenute fiscali da parte della sua scuola.
Lei stessa afferma invece che a causa del gettone dell’APM (mensile si deve presumere) di 225 euro ha dovuto pagare 360 euro annue di tassa aggiuntiva: penso le sia comunque convenuto, o no? Poteva rinunciarci, e non avrebbe avuto la trattenuta di cui si lamenta, cara professoressa.
A proposito, anch’io ho circa trent’anni di anzianità come lei (anche se non ho capito cosa c’entra), addirittura presso un’Università, eppure nessuno mi ha mai proposto per un qualunque CdA: forse dovevo darmi come lei alla politica.
Lasci perdere le qiuestioni di fisco e contabilità, è meglio. Non si capisce però a questo punto per quali competenze l’avevano invece nominata in un CdA quale quello dell’APM, che dovrebbe amministrare, ritengo, bilanci dell’ordine di milioni di euro. Almeno Angeletti ne aveva la specifica competenza professionale.
Una volta si diceva “in cauda venenum”: nel simpatico articolo di Giancarlo Liuti ne intravedo invece una traccia in medias res, presumo per incolpevole disinformazione. Per quale motivo si sarebbero dovuti evidenziare i vantaggi di un accorpamento tra APM, ATAC, ASSM ed ASSEM previa valutazione tecnica di fattibilità a cura di Focus Gestioni allorquando da un lato è emerso che l’impostazione originaria per detta operazione aveva fatto leva (anche) su di una norma poi abrogata dal referendum e dall’altro è altrettanto pacifico che si era avviata una procedura di competenza (anche) del consiglio comunale senza che il consiglio comunale ne ragionasse in via preventiva? Una qualche perplessità al riguardo l’ha probabilmente avuta anche il consiglio di amministrazione dell’APM se è vero che, successivamente alla delibera che ha poi dato vita a polemiche, non risultano esser stati posti in essere (dall’APM) atti conseguenti in punto di svolgimento dell’incarico affidato.
E questo è il profilo politico sul quale il PD non ha fatto piazzate, convinto come è convinto che ogni atto dell’amministrazione sia improntato ad assoluti criteri di buona fede e che pur tuttavia sia possibile che, a volte, le metodologie poste in essere non coincidano con quelle che dovrebbero essere praticate, come nel caso di specie. Su ciò è opportuno che si rifletta insieme, senza necessità di difese aprioristiche di questo o di quello e senza reconditi intendimenti di attacco per interposta persona al sindaco, del quale ultimo (l’attacco) non abbiamo affatto bisogno.
Sul profilo, diciamo così, etico si è parlato (e straparlato) anche troppo: credo che gli amministratori dell’APM abbiano opportunamente fatto un passo indietro confermando la tradizione cittadina in punto di trasparenza nell’amministrazione. Di ciò li si deve ringraziare e da ciò si deve ripartire per il futuro: abbiamo già troppa antipolitica in circolazione, non è proprio il caso di prestare il fianco a critiche con azioni che, pur mosse da ottime intenzioni nella sostanza, quantomeno nella forma non siano sufficientemente difendibili.
Sul versante dei rapporti tra amministrazione e maggioranza la mia opinione è che la questione APM sia stata una buona occasione per ricalibrare comportamenti e competenze: bene ha fatto il Sindaco (e personalmente non avevo dubbi) ad accettare le dimissioni del Consiglio di Amministrazione, bene ha fatto la maggioranza (lasciamo stare le solitarie prese di posizione un po’ distoniche, fanno parte del naturale svolgimento delle cose) a segnalare meri profili di opportunità senza avventurarsi in analisi dietrologiche che, comunque, avrebbero lasciato il tempo che trovavano e magari inconsapevolmente contribuito ad alimentare quella macchina del fango del cui prodotto nessuno degli attori di questa vicenda merita di essere sfiorato.
Ci si può poi forse lamentare del fatto che ci è voluto un po’ troppo tempo per arrivare alla definizione del caso? Forse si ma, come si dice, meglio tardi che mai.
Ultimo ma non ultimo: graziosa l’ironia sugli intenti reconditi della maggioranza, cerchiamo quindi di fare in modo che resti tale (l’ironia) e che dalla verifica in corso emerga, a settembre, una rinnovata coesione ed una miglior capacità – in tutti – di operare nell’interesse della città. Forse non è ancora del tutto chiaro che, negli enti locali, stiamo vivendo una situazione difficile sotto il profilo finanziario e che i problemi non nascono dal nulla, al di là delle letture a volte maliziose che ne possono dare i commentatori (ah, la notizia costi che quel costi, quanti delitti si commettono in tuo nome …). Lavoriamo quindi per le possibili soluzioni, penso che sia questo ciò che, alla fin fine, può davvero interessare ai cittadini.
un articolo bellissimo. comunque questa cosa su blunno in certi ambienti circolava da un po’… 🙂