Povera Macerata
ammalata di tifo

RUBRICHE - Pazienza per il calcio, ma un certo linguaggio sta contaminando la politica e minaccia il proverbiale civismo di un’intera città

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liuti-giancarlodi Giancarlo Liuti

Pur avendo fama di essere un preconcetto difensore, sempre e comunque, del sindaco in carica, dico subito che sull’Helvia Recina l’amministrazione comunale ha l’indifendibile torto di non avere ancora risolto due problemi: quello delle infiltrazioni d’acqua negli spogliatoi e quello della sistemazione di una gradinata, malgrado che, nel maggio scorso, avesse dato garanzie – tutto a posto entro 15 giorni! – di interventi solleciti e definitivi. Ma stavolta vorrei parlare di un’altra cosa, ossia del fenomeno per cui il tipico linguaggio dei più accesi tifosi del calcio, così animoso e aggressivo, si va estendendo non solo al modo di esprimersi  di chi detiene responsabilità dirigenziali ma addirittura, pericolosissimo virus, alla politica e alla società civile nel suo insieme, con la malaugurata tendenza a diventare costume e stile di vita.

 

Tardella

Il presidente della Maceratese Maria Francesca Tardella

 L’esplosivo annuncio di dimissioni e le infuriate esternazioni del presidente biancorosso Maria Francesca Tardella dopo la partita col San Nicolò non riguardavano la faccenda degli spogliatoi e della gradinata ma il divieto imposto dal questore di parcheggiare nelle adiacenze dello stadio, il che aveva impedito ai tifosi di assistere in massa a quel match. Stavolta, dunque, Romano Carancini non c’entrava, giacché quelle pur opinabili misure di sicurezza erano state prese da colui al quale spetta per legge il mantenimento dell’ordine pubblico. Ma lei se l’è presa col sindaco:“Sono esasperata da Carancini”, “i nostri tifosi sono suoi  cittadini e lui li considera barbari e somari”, “siamo trattati come bestie”, “ora sia lui a occuparsi della squadra, io mi tiro indietro”, eccetera. Come mai?

Maria Francesca Tardella, persona cui va pubblica gratitudine per ciò che sta facendo a favore dello sport maceratese ma anche pronta nel cogliere al balzo la palla (pardon, il pallone) dell’aria che tira e nel compattare – pare l’inno di Mameli: “Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte!” – le battagliere milizie dei tifosi, ha usato toni non molto diversi da quelli in voga nelle cosiddette “curve sud”. Frutto di una momentanea e giustificabile esasperazione? D’accordo. Ma nei confronti del questore, l’unico responsabile di quei divieti, ha adottato, da esperta di calcio, un modulo (9-1-0: nove difensori, un solo centrocampista e nessun attaccante) tutto impostato sulla prudenza – litigare col questore avrebbe procurato qualche imbarazzo – e ha messo in campo un modulo forsennatamente offensivo (0-1-9: nessun difensore, un solo centrocampista e nove attaccanti) contro Carancini, che nel caso specifico – ripeto: in quel caso specifico – non aveva nulla da rimproverarsi, ma che oggigiorno, essendo un politico, è di gran lunga il più facilmente esponibile alla gogna dell’universale disprezzo. Bene. Può darsi che organizzare la squadra su ben nove punte votate al viscerale linguaggio dell’antipolitica – è questa, adesso, la forza inarrestabile, la forza vincente, la forza che non teme rivali – aiuti la Maceratese a procedere verso il traguardo della promozione in serie C (intesa come “Colpi”: bassi, sotto la cintura).

 

Carancini-stadio

Il sindaco Carancini allo stadio Helvia Recina

Ciò ha indotto gli autori di molti commenti apparsi su Cm, anche non tifosi e perfino poeti, a un’irruente animosità nei confronti di sindaco e giunta (balordi, gente da manicomio, margutti, financo il neologismo “marciumaglia” invece di “mazzumaglia”) nella quale colgo un tasso d’inciviltà che a uno sprovveduto come me appare nocivo per  una comunità di cittadini un tempo ritenuta civile. Vero è, intendiamoci, che tutto questo ha l’attenuante di porsi in perfetta sintonia coi tempi attuali, caratterizzati da una dilagante smodatezza di linguaggio (si pensi al turpiloquio “paracomico” di Beppe Grillo – sondaggi: quasi il venti per cento dei consensi popolari! – e alle raffiche di insulti sparate da Vittorio Sgarbi) alla quale bisogna rassegnarsi. Ma attenzione: tracimando dal contesto calcistico, essa imbarbarisce il confronto politico, inselvatichisce le relazioni personali e rischia di ridurci a un giardino zoologico dove qualcuno ha dissennatamente spalancato tutte le gabbie.

Un parallelo, ora, fra la situazione in cui si trova il Milan, che un tempo faceva tremare il mondo e adesso naviga nella bassa classifica, e quella in cui si trova Macerata, che fino a vent’anni fa poteva cullarsi nel sogno dell’isola felice e adesso deve rassegnarsi  a tirare la cinghia, stringere i denti e temere per la sua sicurezza. Ebbene, tutto ciò dipende dalla crisi economica, che per un verso non ha risparmiato i bilanci delle aziende di Berlusconi e ha costretto il Milan a privarsi di Ibrahimovic, Thiago Motta e Seedorf, e per l’altro verso, coi tagli di risorse imposti dal governo, ha seriamente indebolito la capacità e la tempestività d’azione dell’amministrazione comunale.

 Come sono messi, allora, Allegri, allenatore-sindaco del Milan, e Carancini, sindaco-allenatore di Macerata, entrambi alle prese con difficoltà che solo in piccola parte possono essergli  addebitate? E qual è il comportamento che nei loro confronti viene tenuto da chi li ha assunti, vale a dire, per Allegri, dalla società rossonera e, per Carancini, dalla coalizione di centrosinistra?

Diciamo pure che Allegri ha commesso una serie di errori (perché non sostituire lo spompato Ambrosini  e perché non capire che Pato, oggi, è la controfigura di se stesso?), ma chi non li commetterebbe se fosse frastornato da una dirigenza che un giorno lascia intendere la volontà di esonerarlo e il giorno dopo lo riconferma, e così via di partita in partita? E diciamo pure che Carancini ha commesso pure lui una serie di errori (sempre nel caso specifico: perché non ha fermato lo sgocciolio negli spogliatoi dello stadio e perché non ha messo fine all’annosa questione della gradinata?), ma chi non li commetterebbe se fosse frastornato da una maggioranza che un giorno dichiara di sostenerlo e il giorno dopo sembra sul punto di sfiduciarlo, e così via di delibera in delibera?

  E torno al linguaggio. Mentre i tifosi del Milan inveiscono contro Allegri, quelli della Maceratese, una squadra che pure sta andando benissimo, sono pieni di rabbia per i chilometri da fare a piedi verso lo stadio e la scaraventano, loro e i loro dirigenti, addosso a quel capro espiatorio che è il sindaco, e dunque un politico, e dunque l’ovvio bersaglio di qualsiasi protesta. E non va dimenticato il linguaggio – un po’, lei mi perdoni,  da cavoli a merenda – di Deborah Pantana, punta di diamante del centrodestra, che prendendo le mosse da quei divieti di parcheggio stabiliti dal questore è partita lancia in resta non solo contro il sindaco ma anche contro gli assessori alla cultura, alle mense scolastiche e alla nettezza urbana!

  Poi esiste un altro tipo di linguaggio, quello silenzioso ,che non è meno tossico di quello chiassoso. E mi riferisco alla singolare ma eloquente circostanza che sul fatto specifico nessun esponente del Pd ha pronunciato una sola parola di solidarietà verso il sindaco. E Massimiliano Sport Bianchini, che fa parte della coalizione di centrosinistra, ha sì parlato, ma per schierarsi con appassionato fervore dalla parte della Tardella (però lui si chiama Sport e bisogna capire che deve tener fede al suo nome). Carancini, dunque, è un uomo solo. Al comando? No, a comando. Però fa ancora il sindaco. Domanda: come credere che tutto questo possa continuare? E ancora: se la precaria situazione di Allegri finisce per danneggiare non tanto lui ma il Milan, come negare che la ben più precaria situazione di Carancini finisca per danneggiare non tanto lui ma Macerata?

  Dunque sia chiaro: non difendo e non accuso nessuno, mi limito a prendere atto dello stato delle cose e paventare il rischio che la nostra comunità si arrenda ai modi, clamorosi o silenziosi, della villania e dell’insinuazione maligna. Qui, infatti, non è in gioco soltanto la qualità della politica, ma, più ampiamente, la convivenza civile di un’intera città, che se si lasciasse contaminare dagli umori addominali del tifo calcistico diverrebbe una sorta d’ingovernabile giungla.

  E a proposito dell’aria che tira (uccidiamo tutti i politici, istighiamoli a suicidarsi e finalmente sorgerà un fantomatico sole dell’avvenire!), mi si lasci chiudere con un sonetto di Giordano De Angelis intitolato “Gatta ce coa”. Eccolo: “Se sindi a quilli che, ogni jornu mbrèca, / sparènno condro a tutti li Partiti, / ddrizza le recchje: quissi llì te freca. / Vurìa li cittadì ringujuniti. / Pulitica? … sì mattu? … pussa via! / Secondo quissi llì, adè ‘na sdecenza. / Inzoma, per capicce, vulirìa / tutte capocce gògghje che non penza. / Meno ce penzi, e meno po’ capì. / ‘Ssa storia è vecchja, non è certo noa. / Ma, quando sindi a ‘ssa jendaccia llì: / – De pulitica no, non ce discoro – / statte sicuru che … gatta ce coa, / perché su a commannà, c’è sèmbre loro”. Bravo Giordano, così lucido sugli inganni dell’antipolitica. Solo una precisazione: lui questi versi li scrisse nel 1983, quando  Romano Carancini aveva solo diciott’anni e, guarda caso, giocava al calcio.

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Gli articoli precedenti con i commenti dei lettori:

Summit in Prefettura per la Maceratese, si potrà parcheggiare davanti allo stadio (leggi l’articolo);

– Lavori all’Helvia Recina, amministrazione sotto attacco (leggi l’articolo);

– Carancini: “La Tardella è ingiusta, Comune sempre vicino alla Maceratese” (leggi l’articolo);

– Sicurezza allo stadio, mano tesa dal Questore: “Disponibili a rivedere la viabilità” (leggi l’articolo);

– “Tifosi della Maceratese trattati come bestie”, la Tardella e il cda si dimettono (leggi l’articolo) 



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