Pur non essendo mai stata artefice della propria storia, Macerata non ha subìto in modo del tutto passivo la storia venutale da fuori ma l’ha saputa metabolizzare secondo una sua naturale vocazione ad accettarla e però a mitigarne le asprezze facendola scendere a compromessi con una visione della vita dove forze e debolezze si mescolano in parti uguali e determinano grigi equilibri tra le virtù civili e il calcolo delle convenienze. Sarà per l’umido tepore dei due fiumi che la stringono da vicino e di frequente la avvolgono in morbide nebbie, ma per antica tradizione questa città usa praticare una sorta di fatalistico disincanto che la porta a moderare gli slanci, a spegnere i clamori e, come s’usa dire, a tirare a campare.
Da qualche settimana, però, molto è cambiato. Quella che definirei una “storia venuta da fuori” porta il nome del pugliese Giovanni Giorgio, il nuovo procuratore della Repubblica che, proveniente dalla corte d’appello di Potenza e forte di esperienze maturate nel distretto antimafia di Bari, si è insediato ad aprile e ha subito impresso al suo ufficio uno stile ispirato non già al quieto vivere ma a un esercizio rigoroso della propria funzione. E qual è stata la reazione? Non, come sempre, smussare gli spigoli, evitare gli scontri, ovattare, ammorbidire. All’opposto: una parte non secondaria della città – l’associazione degli avvocati penalisti – è scesa in campo aperto nei giornali definendo “grave violazione del diritto di difesa garantito dalla Costituzione” l’avvenuto sequestro di un memoriale scritto privatamente da un indagato per predisporre la propria linea difensiva. E qual è stata la risposta di Giovanni Giorgio? Anch’essa dura e anch’essa pubblica, ossia nei giornali, con l’annuncio di eventuali querele contro chi offende la sua onorabilità di magistrato.
Specie se riguarda fondamentali questioni di principio, il contrasto anche aspro tra le ragioni della difesa e quelle dell’accusa è non solo fisiologico ma direi necessario per l’accertamento della verità e quindi per l’affermazione della giustizia. Stavolta, però, tale contrasto è esploso in pubblico, negli organi d’informazione, il che, soprattutto in una città incline a sfuggire i clamori, non può non suscitare scalpore e perfino scandalo. Successivamente, dopo i tuoni e i fulmini del primo temporale, ha lasciato credere che potesse tornare il sereno un intervento dell’ordine professionale degli avvocati, che si è rivolto ai “soggetti interessati” invitandoli a “moderare i toni” e ad evitare – appello oltremodo condivisibile – l’esposizione mediatica (va comunque detto che a sparare il primo colpo erano stati i penalisti e che il tribunale del riesame ha poi dato ragione al procuratore).
Un ritorno al sereno? Neanche per sogno. Infatti, trascorsi un paio di giorni, ecco una nuova tempesta, con l’associazione nazionale dei penalisti che facendo propria la tesi dei colleghi maceratesi ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura di “verificare la persistenza della possibilità per il procuratore di svolgere le proprie funzioni con piena imparzialità”. La qual cosa, tradotta in parole più schiette, esprime l’auspicio che Giovanni Giorgio venga trasferito. Povera Macerata, che per sua natura non ama il fragore delle armi e invece rischia di entrare da bellicoso soldato nella guerra tutta italiana – più politica che giuridica – fra gli estremismi garantisti dell’avvocato Niccolò Ghedini, il numero uno dei “falchi” berlusconiani, e gli estremismi giustizialisti dell’ex magistrato Antonio Ingroia, il numero uno dei “falchi” della procura di Palermo.
Ma veniamo ai fatti di casa nostra. Da quale vicenda ha avuto origine questo scontro fra difesa e accusa? Da un episodio tragico e doloroso: il suicidio, lo scorso ottobre, dell’ex dipendente comunale Giuseppe Garufi, indagato per l’incendio forse doloso dell’agosto di un anno fa nell’archivio di urbanistica in viale Trieste. Un episodio sul quale carità umana imporrebbe di far calare un assorto silenzio se non fosse che in quelle indagini è rimasto coinvolto il fratello Guido, consigliere comunale e membro, ora dimessosi, della commissione consiliare che si occupa, per l’appunto, di urbanistica, a carico del quale sono emerse intercettazioni non edificanti anche in materia, ripeto, di urbanistica, e in casa del quale è stato per l’appunto trovato – e sequestrato – quel memoriale. E allora, a prescindere dalla piena legittimità delle superiori questioni in punta di diritto che vanno considerate estranee alla sostanza fattuale della vicenda, la straordinaria durezza e la straordinaria visibilità di questo scontro rafforzano in me la sensazione, forse sbagliata, che qui non si sia trattato di un contrasto limitato a un singolo e specifico caso ma ne sia emersa una vera e propria frattura fra due modi di considerare e affrontare la realtà cittadina. E non è da ignorare che nelle indagini in corso è ripetutamente e insistentemente comparsa la parola “urbanistica”, quasi nelle vesti del “convitato di pietra” del Don Giovanni di Mozart.
E il discorso si fa più ampio, ben al di là dei luoghi deputati all’amministrazione della giustizia penale. Da un lato l’esigenza civile che sia fatta luce sulla gestione politica – ultradecennale e precedente all’amministrazione Carancini – di un così importante settore della vita cittadina. Dall’altro lato il persistere delle ombre, delle reticenze, dei silenzi. E, sullo sfondo, coloro che impropriamente e arbitrariamente confidano nel buon esito di legittime iniziative forensi e auspicano il mantenimento di un andazzo consistente nel sopire, nel soprassedere, nel coprire, nel tacere. Si pensi alla commissione consiliare dell’ambiente e del territorio presieduta da Luigi Carelli (Pd!), la quale è da tempo la “spina nel fianco” della giunta di Romano Carancini (Pd!) con iniziative che da maggioranza quale dovrebbe essere l’hanno trasformata in un’opposizione ben più insidiosa di quanto faccia o non faccia la vera opposizione. E su che cosa? Per l’ennesima volta mi tocca ripeterlo: sull’urbanistica, ostacolando ogni tentativo di frenare l’affarismo edilizio e di far chiarezza sull’opacità dei trascorsi rapporti fra politici, proprietari di aree e imprese costruttrici.
Da circa due anni Giuseppe Bommarito – avvocato di professione, ma rivelatosi bravo giornalista – si cimenta su Cronache Maceratesi in una serie di inchieste a proposito dell’urbanistica locale firmando articoli ricchi di dati su certe scelte, certi traffici e certe intese da segrete stanze. Basti considerare le storie della Cittadella dello Sport a Fontescodella (il Comune era disposto a pagare il terreno di un privato a un prezzo pari al doppio di quello stimato dall’Agenzia del territorio, faccenda poi bloccata in extremis da Carancini) e del trasferimento a privati dei terreni appartenenti alle Ircer (qui è accaduto il contrario: l’ente pubblico che dalla vendita avrebbe ricavato un prezzo irrisorio, “il più gigantesco scandalo – secondo Bommarito – mai verificatosi a Macerata”). Inchieste basate su circostanziati elementi di critica – anzi, di accusa – ai quali i supposti componenti di supposti “comitati d’affari” avrebbero avuto il diritto – anzi, il dovere – di replicare con argomenti che, se espressi in una corretta linea dialettica, si sarebbero potuti rivelare perfino convincenti. Invece niente: silenzio assoluto. Inchieste che al limite potevano essere “notizie di reato” sulle quali indagare e magari concluderle con archiviazioni. Invece niente: silenzio pure su questo fronte.
Quel silenzio che, come ho detto prima, appartiene al tradizionale costume della città, incline a spegnere ogni clamore all’insegna del tirare a campare. Ma attenzione: a tutto, anche alla tradizione, c’è un limite. E oltre questo limite il silenzio diventa a tal punto assordante da rivelarsi benzina sul fuoco di una sempre più diffusa, rabbiosa, mugugnante e indiscriminata sfiducia dell’opinione pubblica nei confronti della classe dirigente non soltanto politica. Ecco perché fra la cosiddetta gente comune, alla quale appartengo, è stato accolto con favore l’arrivo in procura di quella “storia giunta da fuori” che si chiama Giovanni Giorgio. Ed ecco perché un eventuale ritorno al “quieto vivere” sarebbe la sconfitta del “vivere civile”.
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I greci antichi la chiamavano Nemesi.
Non desidero entrare negli argomenti che hanno scatenato la polemica col procuratore Giorgio. Voglio solo dire che, fallita l’intera Casta politica nell’opera di risanamento di se stessa (nessun nuovo attore che sta apparendo sulla scena politica potrà fare qualcosa contro il proprio schieramento, vedi la vicenda della Cancellieri), l’unica garanzia di salvezza della Nazione, a Roma e nell’intero territorio nazionale, può darla la Magistratura, coadiuvata dalle Forze dell’Ordine e, se del caso, pure dalle Forze Armate.
La Magistratura dovrebbe indagare ogni politico, da Roma in giù, nel tempo presente e almeno negli ultimi venti anni, per vedere se in denaro e in proprietà egli non ha nulla di “oscuro” nascosto.
La Magistratura deve ripulire completamente l’area politica, senza guardare in faccia ad alcuno, che sia un amministratore locale, o se sia qualcuno che ha il sostegno di qualche milione di elettori.
I cittadini non hanno più voglia di scherzare e si dovrebbe evitare di provocarli a tal punto di doverli costringere a farsi giustizia con le proprie mani. La fiducia nella Casta politica è persa, insieme alla speranza.
Quindi, esprimo il massimo sostegno al Procuratore Giorgi e a tutti quei servitori dello Stato che realmente sono al servizio dello Stato e della cittadinanza onesta. I ladroni di Stato e i politici corrotti devono essere messi in galera. Meglio ancora in campi di riabilitazione a mantenersi con il lavoro e a meditare sulle malefatte.
Il processo, purtroppo, e’ diventato un fenomeno televisivo.
Saccenti avvocati hanno scoperto il fascino del cerone ed abbandonato la sobrietà della toga. Alcune Procure trovano autoreferenziale far pubblicare i risultati delle indagini in corso. Dopo le 20,30 vanno in onda schizofreniche condanne e assoluzioni anche se, nei luoghi deputati, si e’ appena iscritto il nome dell’indagato. Poi, dopo anni, arriva la sentenza di primo grado che qualche interesse lo suscita; quella di secondo grado e’ troppo noiosa da raccontare e quella definitiva chi la ricorda più…
Nei momenti di grandi difficoltà economico-sociali, vi e’ un disperato bisogno di credere nella Giustizia e la necessità che la Giustizia sia credibile. Il codice e’ lo strumento, la deontologia il metodo e l’incolpato e’ il protagonista, suo malgrado, del processo, ma di quello vero.
Carissimo Giancarlo,
anche stavolta i miei complimenti per il tuo bellissimo corsivo. Che tuttavia tralascia di ricordare altri interessanti vicende, tipo quella del Polo Natatorio di cui tutti qui abbiamo discettato per mesi e mesi e che alla fine si è (non)risolta come sappiamo. Ma non serve la mia memoria: bastano le circostanziatissime inchieste dell’amico Bommarito, pubblicate coraggiosamente su queste colonne. A leggerle (ma anche a ripensarle) vengono i brividi e un fastidioso senso di impotenza, di avvilimento. Adesso, poi, mentre impazza il “Toto Statua”, per ciliegina sulla torta ci si mette anche la vicenda della Banca delle Marche, il cui scandalo (e la cui voragine) non smette di allargarsi…
Trovo che tutto ciò sia pazzesco: specie considerando che non siamo una metropoli, bensì un piccolo centro; con le carte in regola per dare grandi risultati sia turistici che accademici, culturali e finanche commerciali; e invece viene sistematicamente tradito e peggiorato, tanto che faccio fatica a immaginare uno scatto di sano orgoglio che inverta la rotta e fermi il declino. Certo, confesso che se accadesse sarebbe bellissimo.
“Bellissimo corsivo” citando Filippo, … certo è che si poteva anche scrivere, ad esempio, 10 anni fà … e non lo si è fatto!!!!
@ Munafò
Caro Placido,
è vero che ormai CM fa tanto parte di noi che ci sembra esista da sempre. Fatto sta, però, che dieci anni fa non esisteva. E non credo che le tre testate cartacee avrebbero accolto di buon grado corsivi così. Non lo fanno nemmeno ora…
Così come ha fatto il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Macerata, mi dissocio energicamente dalle polemica e dalle accuse poste in essere da alcuni colleghi avvocati della Camera Penale di Macerata nei confronti del Procuratore della Repubblica il Dott. Giovanni Giorgio per aver questi autorizzato il sequestro di un carteggio o dei documenti rinvenuti nella abitazione di un indagato . Non si conoscono perfettamente i passaggi dell’azione investigativa ma sembrano essi del tutto legittimi e necessari per arrivare a formulare una ipotesi accusatoria . I fatti sopravvenuti , anche se incresciosi, nulla hanno a che vedere con il naturale sviluppo delle indagini e dell’azione penale che è perfettamente legittima ,dovuta ed è soprattutto necessaria, non solamente per il caso specifico e per le ipotesi accusatorie conseguenti ad essa stessa indagine, ma è necessaria soprattutto per fare luce su delle opacità sul piano edilizio ed urbanistico che da tanti anni dei cittadini e dei professionisti hanno evidenziato in ambienti politici ed istituzionali e che leggiamo anche , seppur nella loro genericità e nella loro libertà espressiva , nei commenti agli articoli apparsi nelle pubblicazioni on-line di tipo giornalistico .
Da lungo tempo è capitato di assistere supinamente a delle vicende urbanistiche( e non ..) sulle quali qualunque persona ,di buon senso e leggermente capace dall’esterno di leggervi dentro, ha trovato materia per stimolare il proprio intelletto; anche l’esito di alcune azioni giudiziarie del passato, le cui carte mi sono capitate tra le mani, mi ha lasciato con qualche sconcerto.
Quando si arriva a delle opacità che non voglio ulteriormente definire , è giocoforza dedurre ,senza andare a scomodare un sociologo, che esse non possono non essere la conseguenza di intrallazzi o di cerchi magici come è conseguenziale che alcuni fatti umani determinino ; per non parlare poi del danno per l’ammaloramento del tessuto sociale, istituzionale e democratico come da più parti politiche da molti anni ho visto sottolineato .
Quindi da quella indagine c’è ben altro e ci sono degli elementi per andare oltre: sono utilissimi per riportare in città e provincia una legalità superiore che sarebbe poi la garanzia per tutti ,imprenditori compresi ,di una maggiore libertà e di un corretto e superiore sviluppo economico , sociale e dei rapporti umani . Appare evidente – a mio modesto e forse neppure tanto erroneo modo di vedere – che quando il pentolone di fagioli inizia a borbottare trotto è meglio fermare , prima che sia troppo tardi, colui che da alimento alla fiamma . E guarda caso – mi domando- chissà perchè così avviene .
Chiedere ,infatti, addirittura il trasferimento del Procuratore della Repubblica il Dott. Giovanni Giorgio del quale ho solo sentito parlare bene negli ambienti delle Forze dell’Ordine, significa solamente – sempre a mio modesto avviso – che a Macerata le persone che dimostrano di avere la forza di andare dove la legge impone che si vada , debbono essere rimosse . E questo non va bene che avvenga proprio sotto la spinta addirittura dell’azione , tutta fuori programma ed estemporanea, di alcuni colleghi avvocati . E vorrei fermarmi qui perchè capite che si può andare ben oltre nel ragionamento .
Esprimo la mia solidarietà al Procuratore della Repubblica e se i colleghi permettono, io sono invece in fiduciosa attesa degli eventi giudiziari come è giusto che sia .
Avv. Giuseppe Pigliapoco
Si Filippo, quello che scrivi può essere anche logico, … ma, come si dice “c’est la vie”, …o forse sarebbe meglio dire “… questa è Macerata”.
La tradizionale inclinazione ai compromessi, questa è Macerata, sono d’accordo con lei Dott. Liuti. Mi ricordo quando 33 consiglieri comunali di maggioranza e minoranza (meno l’UDC) si misero d’accordo per far cadere il sindaco Anna Menghi che voleva in questa città spazzare via quella confusione amministrativa di cui stiamo parlando. Dopo quei pochi mesi di tentato cambiamento, ci troviamo in una situazione enormemente peggiorata: Strada Nord Piani di ricostruzione incompiute incancellabili, cavalcavia inutilizzabili rimarranno per sempre in Contrada Santo Stefano ad ornamento nel ricordo di questo tipo di Centro Sinistra maceratese, a posto di una tangenziale, ci sono: Parcheggio Garibaldi e Severini. Speriamo che questa storia finisca presto, mi riferisco agli ultimi avvenimenti in Comune di Macerata. Il quartiere Collevario doveva essere costruito alla Pieve (storia Passata), nella zona Fontescodella doveva esserci solo una base della protezione civile. In Via Velini Due Fonti (nome storico Due Fonti) in antico solo casette basse, ora grandi palazzi con parcheggi sotteranei, pochi giorni fa nell’ex Cinema Tiffany, l’acqua è arrivata a coprire le prime poltrone della platea, problemi di falde acquifere. Lei li chiama “compromessi del quieto vivere” Siamo un capoluogo ancora con la “corta e la Lunga” l’intervalliva verrà? qualcuno disse alla Quadrilatero che voleva realizzarla subito:” Mela faccio da solo”. Oggi il Sindaco Romano Carancini fa fatica ad amministrare la città con opposizioni al suo interno, e come scrive lei compresa spesso anche la Commissione Urbanistica. Ricordo con nostalgia politica il periodo in urbanistica dell’Ing. Giancarlo Urbani amministratore di grande spessore. Speriamo che la nostra Città ritrovi la politica saggia che tutti auspichiamo consegnando alla nuova generazione una politica migliore di quella che hanno trovato. Tutto, non solo la politica deve ritornare ad essere più credibile, altrimenti sarà lotta dura dove desidero tanto esserci anch’io.
ì
Filippo Davoli, C.M. oggi è una moderna indispensabile vai di comunicazione per tutti. ma non mi sento proprio di fare a meno del: Il Resto del Carlino, Il Messaggero, Corriere Adriatico, La Rucola, Emmaus, ETV che continuano come è avvenuto in passato in modo particolare per le tre testate tradizionali a battersi per la Città.
Caro consigliere Tacconi, io prima di Cm tutto questo “battersi per la città” non me lo ricordo….. eppure qualche annetto ce l’ho!!!!!
Chiara, pacata,elegante, come sempre, la descrizione dei fatti da parte del dr.Liuti che sembra appartenere ad un mondo diverso da quello dei fatti strillati e volgari. Grazie per tutto questo e grazie per il coraggio di esprimere pubblica solidarietà al Sig. Procuratore, solidarietà a cui mi associo pur cosciente che non ha la stessa valenza in quanto io sono una cittadina qualunque e non un giornalista di spessore.
Mi ha particolarmente colpito quel suo riferimento al “silenzio” tipico di chi sbaglia e intrallazza ma non vuole che se ne parli e di una politica arrogante tesa a consolidare il suo potere e la sua forza contro ogni evidenza.
Ma può essere forza quella di chi sfrutta il disagio di uno straniero per spillargli 10/15 euro a proprio vantaggio? Può essere forza quella che ricorre a qualche migliaia di euro di “mazzetta” per aumentare cubature e volumetrie? Credo proprio di no. E quando tutto questo viene alla luce, o per sfortuna o per stupidità, si ricorre a gesti estremi e la colpa è del Procuratore che indaga? Come vede mi pongo e pongo solo domande esimendomi da un giudizio che di fronte alla morte non mi compete, ma non mi compete neanche il silenzio e l’ipocrisia per cui, accertati i fatti, giusto che chi ha sbagliato paghi così come è giusto che al Procuratore si lasci tutta la serenità necessaria per indagare secondo legge senza aggressioni mediatiche da parte di chicchessia, tanto meno da parte di chi la legge dovrebbe conoscerla bene quanto il Procuratore.
… Questa recente e improvvisa, anche se a mio avviso tardiva, presa di coscenza della situazione urbanistica di Macerata che fa sentire un pò tutti paladini del “buon costume”, da un lato, mi fa piacere, come per dire “non è mai troppo tardi”, dall’altro lato, mi porta a notare che vengono sposate (ovvero appoggiate) le cause (o le proposte) solo in relazione a CHI le porta avanti. Il senso è che la stessa cosa detta da persone diverse lascia indifferenti, anzi da luogo (e ha dato luogo) anche a prese di posizione opposte. Il che sta a significare che NON si crede in quello che si scrive o si dice. Questo spiega anche la situazione di Macerata è perché e come si è arrivati allo stato attuale.
Per quanto attine a quanto scritto dal consigliere Tacconi (condivisibile) ricordo che Lui è il suo gruppo ha votato tutte (o quasi) le delibere urbanistiche e spesso (se non sempre) hanno permesso il matenimento in Consiglio del numero legale e quindi hanno volutamente consentito l’approvazione anche di questo tipo di delibere.
Come si dice: “le chiacchiere stanno a Zero!!! … I fatti sono e rimangono fatti!!!!!!
Eh già, caro Placido. Metti il dito in una piaga interessante: a Macerata (ma vorrei dire in Italia) contano di più i mittenti (e gli emittenti) che i contenuti. Questo è riscontrabile in tutti gli ambiti, non solo in quello urbanistico. Da un lato, la cosa è di (seppur molto gramo) conforto, dall’altro la dice lunga sul progressivo e oserei dire inarrestabile guasto dell’autocoscienza critica (o della forza di indottrinamento dei media o di chi per loro). Quante volte, anche su queste colonne, abbiamo registrato le collaborazioni di bandiera o di cordata, indipendentemente dalla qualità delle proposte? Sono situazioni che rientrano tout court nella fattispecie che notavi. Che, ovviamente, in taluni ambiti assumono pericoli più ampi per la collettività (penso ad esempio a quando, nella prima repubblica, i partiti – manuale cencelli alla mano – si spartivano pure i primariati medici, non sempre secondo criteri di servizio della collettività; o penso all’ambito urbanistico, di cui si discetta attualmente, e che in città lamentiamo un po’ tutti da decenni).
La Giunta Menghi a cui fai sempre riferimento (a volte anche stanchevolmente, confesso; ma ammetto che hai ragione) va da sé che è stata l’unica, negli ultimi decenni, ad aver tenuto dritta la barra, a costo del dimissionamento forzato. E’ una storia che fa onore a quanti l’hanno vissuta da protagonisti. Temo anzi che il tuo continuo farci riferimento l’appesantisca, mentre invece vola, sa volare ancora con tutta la sua felicissima interezza e pulizia.
Mi fa piacere che condividi le mie ragioni, anche perchè quello che ho argomentato mi sembra oggettivo, volevo far presente che il mio o miei precedenti interventi non richiamano un passato, ma fanno riferimento al presente .. capisco, e non può essere diversamente, che chi richiama il periodo dell’Amministrazione Menghi fa dare dello “stucchevole” a chi lo fa .. un modo per placare la propria coscenza direi … vero Filippo? … Anche perché è in atto da sempre il tentativo di cancellare quel periodo, se non altro per non dover giustificare i propri comportamenti e non far venire allo scoperto le proprie contraddizioni (il riferimento è generale non personale). Comque non si può liquidare ciò che asserisco semplicemente affermando che mi rifaccio al passato, perché quello che dico e scrivo si riferisce ai giorni d’oggi … e capisco che può in taluni creare qualche problema di coerenza o il doversi giustificare. … Ma pazienza … c’est la vie … o meglio (mi ripeto) … questa è Macerata
L’Ing. Placido Munafo, confonde il mio senzo delle Istituzioni e delle Delibere utili a Macerata con la continua assenza dei consiglieri comunali di maggioranza e minoranza. Per il Sottoscritto e l’UDC quando si riunisce un consiglio comunale si deve svolgere regolarmente, l’Assemblea è stata eletta dai cittadini, Il numero legale è un dovere di tutti all’ora stabilita della convocazione. Giocare a rimpiattino come spesso accade dopo aver firmato la presenza, non fa altro che far perdere tempo senza deliberare nulla per la città. E’ giusto che i cittadini sappiano che il consiglio comunale è convocato alle ore 16,30, appello alle ore 17 se va bene, poi verso le ore 20 circa, c’è sempre qualcuno che chiede di andare a casa. Ing. Munafo per quelli della mia generazione non fa tanto piacere questo modo di svolgere i compiti istituzionali. Pochi anni fa, si iniziava alle ore 16,30 tutti presenti, poi panino a cena o piccola pausa e via fino alle ore 24. Non voglio dire “hai miei tempi” anche a me dava fastidio, ma oggi stiamo proprio esagerando.
Caro Placido, il problema e’ che questo Paese, quindi anche la nostra città non hanno memoria e così non si costruisce!
Sono fiera che nonostante tutto abbiamo avuto la forza di costituire una associazione culturale con la quale istituire un premio ai maceratesi che abbiano dato lustro alla nostra città e che molto spesso non si conoscono è proprio grazie al primo premio il Glomere il dott. Mario Fabbri abbiamo fatto conoscere a dei ragazzi di Macerata la strage del Vajont!
Ammiro l’intervento dell’avvocato Giuseppe Pigliapoco e rinnovo l’interesse dei maceratesi per il lavoro di Giovanni Giorgio, su cui la stampa sta gettando fango. Buon lavoro ai magistrati e che svolgano il lavoro in piena autonomia e senza pressioni mediatiche o di altro genere, grazie!
“La funzione di investigazione del P.M. non sta nel vuoto e non si alimenta d’aria; si alimenta di.. . contributi di denuncia… che provengono dall’ambiente circostante, dalla popolazione, dalla volontà di collaborazione, dalla solidarietà che la cittadinanza mostra nei confronti della magistratura.”
Francesco Saverio Borrelli
Nulla da dire sull’articolo. Solo un appunto (benevolo al sig. Rapanelli, capito il modo di dire, ma incalzo)…la Magistratura deve indagare sui politici da Roma in giù. NO, DA LAMPEDUSA A VIPITENO!