Fino a una settimana fa nella giunta comunale di Civitanova c’era un assessore ai servizi sociali che si chiama Antonella Sglavo, 36 anni, napoletana di origine, laureata, esponente del Pd. Ma verso le dieci della sera di giovedì 17 – un numero che non porta fortuna – è rientrata in casa, si è messa al computer, si è collegata a Facebook e ha intrapreso un dialogo di dieci minuti con un certo amico Valerio. Antonella: “Se proprio ve la devo dire tutta credo che la peggiore umanità sia al centro Italia. Vivo nelle Marche e qui hanno i difetti sia del sud che del nord, non si salvano in niente. Di voi conservo buoni ricordi. Certo se non aveste Bossi … Il regno dei Borboni è stato un grande regno”. Valerio, forse settentrionale e forse di destra: “Bossi ormai è decaduto, ora ci vuole un nuovo Benito …”. Antonella: “Hai ragione, non voterò mai più a sinistra nella mia vita. Benito lo diceva, molti nemici molto onore … sì, ci vorrebbe”.
Apriti cielo! Captate e divulgate da altri e meno amichevoli frequentatori di Facebook, le sue frasi son diventate di pubblico dominio, sono finite sulle cronache nazionali e hanno dato la stura a roventi polemiche, sia per gli impietosi giudizi sui marchigiani sia, soprattutto, per l’uscita nostalgica su Mussolini. E lei? Venuta allo scoperto, si è difesa così: “Quelle parole le ho pronunciate con leggerezza, sono mortificata. Esse non rappresentano in alcun modo la mia storia democratica, non modificano i miei rapporti con la terra marchigiana alla quale sono profondamente legata e con i valori della sinistra nei quali da sempre mi riconosco”. Aggiungendo però che “al di là del ruolo pubblico che ricopre, una persona rimane pur sempre una persona coi suoi sentimenti”. Quali sentimenti? Meglio definirli risentimenti, giacché la Sglavo ha alluso “ad alcune determinate persone che mi hanno sempre osteggiato con critiche non costruttive ma ingenerose e con ingiurie anche quotidiane alle mie origini”.
Rapida, a questo punto, la successione degli avvenimenti: il sindaco Tommaso Claudio Corvatta ha cercato di difenderla apprezzando l’impegno e la qualità del suo lavoro in giunta, il segretario del Pd Giulio Silenzi si è preoccupato dei contraccolpi d’immagine sul partito, la Sglavo ha rimesso la delega, Corvatta l’ha “congelata” ma lei, alla fine, si è irrevocabilmente dimessa da assessore. Dopidiché ha preso il via la gara fra coloro che si candidano a sostituirla.
Ma torniamo al punto, ossia a ciò che lei ha detto su Facebook. Insomma: Antonella Sglavo la pensa così o non la pensa così? E, parafrasando Amleto: essere o non essere? Bene. Non la conosco, ma considerando la sua militanza politica e il fatto che lei quelle parole le ha subito rinnegate scusandosene coram populo, mi azzardo a ritenere che lei non la pensi – e non sia – affatto così. Né sui marchigiani, né sul fascismo. E allora perché quella sgangherata disistima di un’intera regione, quello sgangherato elogio del re borbonico Franceschiello e quell’altrettanto sgangherato auspicio dell’avvento di un nuovo Benito? Una risposta ce l’avrei, e riguarda tutti noi. Non ci è mai capitato di esprimere – fra amici, in strada, per telefono – giudizi feroci su persone dalle quali ritenevamo di aver ricevuto uno sgarbo, giudizi dettati dall’ira, giudizi dei quali ci siamo immediatamente pentiti perché frutto di un istintivo e inconsulto risentimento personale? E ancora: non ci è mai capitato, soprattutto in politica e soprattutto nella confusissima politica attuale, di esplodere in un infuriato e viscerale “si stava meglio quando si stava peggio, qua ci vorrebbe una dittatura”? Io non so quali malignità abbiano fatto arrabbiare la Sglavo in quel giovedì 17. Ma immagino che ci siano state. E, la sera, nel chiuso di una stanza, davanti al computer, nell’illusione di esser protetta da chissà quale privacy, ha dato sfogo, da “fumantina” qual è per carattere, a una collera che forse covava da tempo.
E qui salta fuori un problema di ordine generale che va ben oltre il caso specifico e concerne l’uso impulsivo dei social network. Una nuova frontiera per la libera comunicazione fra le persone? D’accordo. Una conquista della tecnologia che può addirittura favorire la diffusione della democrazia? D’accordo. Ma in un così immediato e quasi inconsapevole mettersi a nudo – pensieri, emozioni, passioni – c’è un rischio e lo dimostrano i casi sempre più numerosi di stravolgimento delle coscienze individuali, con dipendenze psicologiche, stati depressivi, incontri pericolosi, perfino violenze, perfino suicidi. E nel mondo si moltiplicano gli appelli a porvi rimedio. In questo, sia chiaro, la vicenda di Antonella Sglavo c’entra poco o pochissimo. Ma mi chiedo per quale misteriosa ragione lei non si sia resa conto che parlare su Facebook è come parlare dal palco di una pubblica e affollatissima piazza. Una imperdonabile ingenuità, certo, e non solo per un politico ma anche, come dice lei, per “una persona coi suoi sentimenti”. E ne ha pagato il prezzo.
Concludo con una riflessione che vuol essere una semplice presa d’atto della realtà. Se (e ripeto: se) i positivi giudizi del sindaco sull’operato della Sglavo in giunta corrispondono al vero, il prezzo potrebbe pagarlo pure Civitanova, che ha perso un buon assessore in un campo importante come quello dei servizi sociali.
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passi la frase su Benito ma dire male della terra che ti ospita e del suo popolo merita propio un vaff…..
Dal libro del profeta Isaia
il passaggio su “Benito” non e’ nulla di drammatico, a molti e’ capitato di dirlo . il problema serio sta tutto nella frase sui marchigiani.
Facebook sono come le chiacchiere dei bar, non servono a nulla, bla bla bla….. molti hanno paura di dire cosa pensano e si nascondono dietro ad un falso nome quindi: Credo che non si possa prendere molto per certo quello che si scrive su fb avvolte le parole scritte non hanno lo stesso senso, come si dice la stessa parola usata con tonalità diverse e in contesti diversi a forme e significati diversi, poi se ha detto cosa pensava cosa c’è di male? Ha detto semplicemente la verità se Garibaldi o bossi fosse stato a posto suo i Borboni avevano fatto un grande regno, Garibaldi che avrebbe dovuto unire l’Italia ma che di fatto ha diviso gli Italiani stessi.
Posto che – per dirla con Ennio Flaiano – “gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura”, la nostalgia del bravo assessore per quel nostro ridicolo Benito passa come acqua fresca.
Per quanto riguarda l’offesa all’umanità marchigiana, posto che a tutto c’è rimedio tranne che alla morte, il bravo assessore potrà agevolmente sglavarsene la coscienza leggendo a voce alta, in occasione dell’imminente Giornata delle Marche, un proprio componimento poetico che esalti le virtù ariane della razza imperiale adriatica.
Ma non è forse vero che quando ci si impalca nel “politichese” ci si nasconde dietro una non più che maldestra foglia glia di fico che anziché nasconderla, enfatizza la cattiva realtà, quella del sopravvivere e perpetuare l’eterna finzione dialettica “Fascismo-Antifascismo”: il secondo la puntuale continuità del primo.
Esprimere una valutazione sull’assessore e i suoi meriti non si può fare certo di fare come in un dare ed avere contabile. I suoi meriti si annullano per la gravità complessiva delle sue affermazioni, così come le ha fatte , senza decontestualizzarle, e senza pensare ad una sua ingenuità , le ha fatte punto e basta. Chi lo conosce sa che non è la prima volta che si lascia andare a simili esternazioni. Solo che le ha sempre fatte In camera caritatis, sfortuna sua questa volta si è imbattuta su squali famelici che nuotano nella città virtuale. Molti chiedono chi sono quelli che si sono dati la pena di pedinarla in rete, ma i nomi poco contano benché abbiano scelto l’anonimato, alcune tracce le hanno lasciate. Hanno mirato allo più che allo scoop, miravano alle reazioni o sia nell’ambito istituzionale, che in sede politica, Una cosa mi preme di dire non sono i Grillini, essi operano allo scoperto e in maniera esclusiva, non ne condividono il merito con nessuno. Il fatto doveva avere l’effetto di una bomba cluster per colpire a 360 gradi, e lo hanno avuto. Crisi palazzo Sforza, e forze avvitamento su se stesse delle politiche cittadine. Nel frattempo si levano manifestazione di sdegno, unitamente a manifestazioni di simpatia, e di sostegno al suo ruolo istituzionale. Ma qui casca l’asino in quanto le attestazioni di ottimi servizi resi alla città sono atti dovuti dalla dirigenza del PD e del Sindaco, ma non li capisco fatti da terze persone, che non hanno ne ruolo di dirigenza ne politica o istituzionale, costoro eludendo la portata offensiva verso al città del contenuto della conversazione in Facebok, hanno voluto non apparire tra i nemici “politici o no” della Sglavo, palesando e il loro desiderio di entrare nel gioco delle redistribuzioni assessorili e altre prebende in seno alla maggioranza di centrosinistra. Altre motivazioni possono essere una vendetta personale da parte chi si è sentito escluso dal primo “inizio”. Ma alcuni frammenti del cluster dovevano arrivare in via Mameli, dove si annidava una guerra tra donne e la Sglavo “la guerra delle donne del PD trova traccia anche nelle conversazioni con l’amico Valerio”. Era anche una convinzione personale dell’assessore, cosa infondata, nessuno mirava a farle le scarpe, cosa di cui lei ancora oggi sostiene, e semmai ci fosse un disagio nei suoi confronti in via Mameli 11 il disagio è trasversali sia nei generi che tra le generazioni. I dirigenti di Via Mameli 11 si sono riuniti, ma nel frattempo la Sglavo si era dimessa, questa sua scelta è stata apprezzata e ha contribuito a far infrangere i pii desideri di quanti volevano usarlo per scopi congressuali, addossando alla vecchi dirigenza il male di tutti mali! L’avvitamento resta solo all’interno di altre forze, Il sindaco è fermo nella sua linea di gestione delle risorse politiche a sua disposizione senza cedere a ricatti, Non c’è una dama nell’ombra che abbia cospirato alle sue spalle per usocapionare il suo scranno di Assessore, avrebbe da perdere molto sul piano della vita professionale. Quindi l’operazione autunno caldo si è raffreddata, la sola perdente in questa storia è la Sglavo vittima delle sue paure, una triste pagina della storia, cittadina , da archiviare.
Questa farsa si è ritorta su chi ci ha messo sopra il cappello, chi sono? non ci interessa saperlo ma a chi volesse sapere di più diciamo che queste sono storie da dorotei, e noi che non abbiamo mai frequentato Il convento di Santa Dorotea, ma i monasteri dove vige la regola di San Benedetto non ci appassiona.
se si trova tanto male, a rapportarsi con voi marchigiani, nessuno la costringe a soffrire.
la porta è aperta: se ne vada, nessuno sentirà la mancanza
Secondo me è giusto si e no portare il discorso sulla questione del rapporto tra democrazia, libera comunicazione e social network , quasi si intendesse addossare la responsabilità di quanto accaduto – mica solo alla Sglavro, penso ad alcune recenti scivolate della Boldrini, ben più esposta…- alle ambivalenze della tecnologia; forse sarebbe il caso di far ri- sorgere un’altra questione, specie dopo un ventennio ispirato al tracollo della dialettica tra pubblico e privato, tra vizi privati e pubbliche virtù : e cioè la questione del limite che s’impone alla espressività spontanea e istintiva della persona laddove ricopra cariche istituzionali. Una volta si diceva “oneri e onori” a proposito di chi faceva parte di un sistema di potere e non era certo pour parler : saper misurare e riconoscere il punto in cui il ruolo pubblico o il dovere di rappresentanza viene oscurato da esternazioni del tutto personali non è diplomazia, tanto meno ipocrisia, credo sia una forma di saggezza, che la politica da tempo ha smesso di praticare.
La Sglavo offendendo tutti i Marchigiani ha sbagliato . Ha fatto bene a dimettersi irrevocabilmente,quindi vicenda chiusa e se volesse andarsene dalle Marche non piangera’ nessono.
No, non ha fatto bene a dimettersi la Sglavo. Civitanova ha perso un bravo assessore, uno dei pochi che ha lavorato seriamente e per il bene della comunità e proprio per questo è stato osteggiato e “ingiuriato” durante tutto il suo assessorato, perché a qualcuno non è mai piaciuta quella ragazza che si è data tanto da fare per realizzare qualcosa per gli altri, per chi ne avesse veramente bisogno. Ma tanto si sa, così è la nostra Italia; i nostri politici vogliono occupare le poltrone per fare i loro interessi e non quelli dei cittadini, di chi li ha votati e appoggiati. Antonella è stata chiara, trasparente, ha brillato di luce propria e pensava, forse ingenuamente, come tanti giovani, di poter cambiare il corrotto mondo politico di cui è entrata a far parte, anche se per poco. E’ stata lasciata sola Antonella, indifesa, a lottare contro quelli che hanno cercato di farla apparire per quello che non è costringendola ad uscire di scena. Certo cosi’ non darà piu’ fastidio a nessuno! Chi parla di offese alla terra marchigiana non la conosce, non sa quali sono i suoi veri sentimenti e cosa e chi l’ha portata a quello sfogo su “facebook”, non sa delle minaccie che ha ricevuto mentre cercava solo di svolgere il suo lavoro in modo dignitoso e umano. Forse doveva rivolgersi direttamente ai suoi “avvoltoi” quando ha scritto quelle frasi, ma quanti di noi in attimi di ira non commettono con la stessa leggerezza lo sbaglio di generalizzare un pensiero? Tra qualche giorno o forse tra qualche mese chi andrà a bussare a quella porta su in Comune e non troverà più il generoso sorriso di Antonella ad accoglierlo e ad ascoltare le sue esigenze, allora sì che si sentirà un cittadino offeso.
La colpa è dei giornalisti che prendono le notizie da FB…
a che punto è arrivato il gironalismo italiano!!!
E i post di CM??? Perchè non fate qualche articolo su quanto dico ogni tanto io sui post allora????
COSA CAMBIA? ZERO…