Dopo il brutto colpo in consiglio comunale sull’aumento dell’Imu per le seconde case, il sindaco Carancini ha dichiarato di non essere disposto a tirare a campare fra le continue insidie della sua ipotetica maggioranza e ha chiesto una “verifica” che stabilisca se questa maggioranza è reale e non, come si nota da oltre due anni, meramente virtuale. La risposta gli è venuta dalle componenti più critiche nei suoi confronti, ossia dall’Italia dei valori e dai Comunisti italiani, che hanno confermato la loro intenzione di rimanere nello schieramento di centrosinistra, ma, hanno precisato, “ciò non significa dire sempre sì a prescindere” (in verità, e da parecchio tempo, il loro “sì a prescindere” non viene quasi mai). Oltreché da Pensare Macerata, Federazione della sinistra e Verdi, il ritocco dell’Imu è stato inutilmente approvato dal gruppo del Pd, ma con l’eccezione di Luigi Carelli che si è assentato dall’aula prima di votare e chissà se soltanto per un suo tormento di coscienza oppure , visto che la sorte di quella delibera poteva dipendere da un voto in più o in meno, per qualcosa di più strategico. Su un fatto, comunque, non possono esservi dubbi: fin dal suo nascere, la maggioranza che dovrebbe sostenere la giunta Carancini è solo virtuale – anzi, spesso non è neanche virtuale – e questa perdurante situazione di “quasi crisi” ostacola (impedisce?) il buon governo della città.
Ragioni? Torti? Ce ne sono e su ogni versante: sindaco, giunta, consiglio, forze politiche. E vengono da lontano: anzitutto dalla circostanza che il Pd non è ancora riuscito a diventare un vero “partito nuovo” ma rimane il frutto di problematiche nozze fra l’ex Margherita e gli ex Ds, poi dalla mal tollerata discontinuità fra la “nuova storia” di Carancini e la “vecchia storia” delle precedenti amministrazioni Meschini, poi da duri contrasti sull’urbanistica, poi dalla delusione di chi ambiva a certi incarichi e non li ha avuti, poi dal comportarsi – sindaco, giunta, consiglio, forze politiche – come un frammentato arcipelago nel quale ogni isolotto diffida dell’altro e approfitta di qualsiasi occasione per proclamare una sorta di sua propria e aggressiva identità ( però attenzione: i sindaci sono nominati direttamente dal popolo e non, come accadeva una volta, dal consiglio comunale, e questo avrà pure un po’ d’importanza).
Eccolo, diranno i soliti propugnatori del “tutti a casa”: difende Carancini. So bene che con loro è pressoché impossibile ragionare, ma la stessa posizione di oggi la terrei anche se il sindaco fosse Fabio Pistarelli e lo schieramento di centrodestra gli creasse problemi pressoché quotidiani. E la tenni pure negli anni novanta, quando Anna Menghi, eletta sindaco del centrodestra, fu dissennatamente sfiduciata dai suoi. Stavolta, poi, c’è qualcosa di più. E sta nel fatto che Romano Carancini è diventato sindaco in virtù di un lungo percorso di consacrazione democratica: dapprima con due “primarie” di coalizione, entrambe vinte su Massimiliano Bianchini, e infine con due voti popolari (primo turno e ballottaggio) che lo videro superare Pistarelli. E, visto che piaccia o non piaccia siamo ancora in democrazia, non capisco da cos’altro possa venire una piena e forte legittimazione a governare se non da un così ripetuto responso delle urne. Un responso che, certo, passerebbe in secondo piano se una giunta in carica incappasse in scandali, inchieste della magistratura, arresti, dimissioni a catena o addirittura nel ricovero del sindaco in clinica psichiatrica per un improvviso accesso di pazzia. Ma di tali evenienze non vedo neanche la più pallida ombra. E allora il voto popolare continua ad essere una sentenza da cui non è dato prescindere. Accade, purtroppo, che per una considerevole porzione del centrosinistra tutto questo, ora, non conti nulla, la qual cosa sarebbe sorprendente. Ma di che sorprendersi, oggigiorno, in tema di politica e di chi la fa?
Veniamo al dunque. Le ipotesi sono due: si stacchi la spina e si torni al voto, oppure si faccia una verifica seria – non la commediola tragicomica di due estati fa – e si giunga a un’intesa fattiva, duratura, tempestiva nello spiegare alla pubblica opinione le difficoltà di bilancio e consapevole delle responsabilità che derivano da quel quadruplice voto. Continuare invece con un tira e molla che logora gli uni e gli altri, si nutre di reciproche diffidenze e genera lentezze, sospetti, ambiguità ed errori significa soltanto una cosa: perdere di vista il “bene comune” e tradire i veri interessi della città che oggi, sotto i colpi di una drammatica congiuntura economica, dovrebbero figurare al primissimo posto per coloro ai quali è stato affidato l’alto compito di interpretarli, quegli interessi, rappresentarli e gestirli. Il che, se non avviene, giustifica la disaffezione e perfino la nausea di larghi strati dell’opinione pubblica. Tutto qui. Difendo dunque Carancini? Via, siate onesti. Nel mio piccolo cerco di difendere un’altra persona: Macerata.
Questa ulteriore verifica è già iniziata con un confronto tra il sindaco e i ben sette gruppi che dovrebbero sostenerlo e dei quali – aggiungo – lui dovrebbe comportarsi in modo da meritare il sostegno. Che cosa la gente ha il diritto di aspettarsi da un simile chiarimento sul presente e sul futuro di Macerata? In primo luogo, immagino, una presa d’atto dei colpi della crisi economica e delle effettive disponibilità finanziarie del Comune dopo i severi tagli della “spending review”, compreso il prezzo da pagare anche in termini occupazionali all’eventuale ma probabilissima abolizione degli uffici provinciali. Poi un riesame delle priorità d’intervento che la straordinaria crudezza della realtà impone all’azione amministrativa. Inoltre la strenua ricerca di un’intesa – una sintesi politica e programmatica – fra le forze di maggioranza, un’intesa che sarebbe logica anche in tempi di vacche grasse ma che oggi, con vacche magrissime se non addirittura scheletriche, diviene ancor più doverosa. E non, si badi bene, per salvare la faccia del centrosinistra, la qual cosa non sta al vertice delle mie preoccupazioni, ma per delineare un percorso civico che tenga conto delle impietose durezze della crisi e, prospettandole con franchezza alla cittadinanza, eviti la demagogia dei sogni impossibili e tracci le vie per affrontarle e contenerne – faticosamente, con sacrifici – gli effetti.
Tutto ciò si sarebbe dovuto fare, con lungimiranza, anche nella verifica dell’anno scorso. Ma non fu fatto (ricordate quell’astioso documento in cui si parlava soltanto di un rimpasto di giunta?). A maggior ragione bisogna farlo adesso, quando la stretta dei tempi è divenuta molto più pressante. Il nuovo segretario del Pd, Paolo Micozzi, ha detto che intende operare affinché nel partito si realizzi una leale comunanza d’intenti nel sostenere la giunta Carancini e quest’ultima non si chiuda in se stessa evitando un costante e necessario rapporto di collaborazione col partito. Impresa non facile, se si considera che proprio su questo l’ex segretario Bruno Mandrelli ha dovuto issare la bandiera bianca della resa. Auguri, dunque, a Micozzi. Ma la nuova verifica, apertasi l’altro giorno, non ha lasciato emergere segnali confortanti, se è vero che dalla solita nebulosità di lamentele assai generiche è filtrata una sola proposta concreta: sostituire qualche assessore e rimettere in gioco gli organigrammi delle aziende partecipate. Siamo insomma alle solite: posti, incarichi, poltrone. Ma se questo ha da essere ciò che passa il convento, la città deve rassegnarsi ad altri mesi – o anni – di stucchevoli e paralizzanti baruffe tra giunta, gruppi consiliari, partiti e liste civiche che compongono – o scompongono – una così slabbrata maggioranza virtuale. Inutile prendersela, poi, con l’antipolitica. Una brutta bestia, d’accordo. Ma è l’altra faccia della politica.
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Credo che l’articolo di Liuti si possa, sostanzialmente, condividere anche se sul doppio/quadruplo turno elettorale che ha consacrato Carancini un paio di passaggi dovrebbero essere meglio spiegati.
Inanzitutto alla primarie del centrosinistra Carancini ha superato agevolmente il I turno (sebbene i candidati in casa Pd fossero 3) ma poco si è capito di come siano arrivati i voti.
Di certo avere avuto come main-sponsor l’ex Sindaco Meschini non credo abbia portato a carancini vagonate di voti per cui sarebbe interessante chiedersi e comprendere i pacchi di voti come sono arrivati e soprattutto sapere se qualcuno (o molti) hanno giocato su 2 o 3 tavoli.
Al II turno delle primarie non doveva esserci confronto e finire con un quasi un plebiscito, visto che c’era da una parte c’era un carrarmato (Carancini con, ufficialmente tutto, il Pd dietro) contro una cinquecento (Bianchini e quella che sembrava un’armata brancaleone)…
….Certo Carancini ha vinto, ma non ha stravinto come doveva logicamente essere (ed anche qui sarebbe interessante sapere chi erano i franchi tiratori)
Alle amministrative (visti i tanti candidati delle varie liste, sia nel centrodestrea che nel centrosinistra) al 99,99% già prima di votare si sapeva chi sarebbe andato al ballottaggio: Carancini & Pistarelli (non credo che nessuno scommettitore sul pianeta avrebbe puntato sugli altri candidati a Sindaco, nemmeno se fossero stati dati 900.000 a 1)
Il problema nasce per lo scarto minimo al ballottaggio dove, sembrerebbe, siano mancati molti voti a Pistarelli e dove i poco più di 100 votanti, che lo hanno fatto vincere, votassero oggi probabilmente, in maggioranza, non andrebbero a votare.
Al ballottaggio il Sindaco ha vinto per il rotto della cuffia, quindi già in partenza il suo peso e spazio di manovra era molto limitato, spazio che si è andato via-via riducendo sia per errori suoi che per inadeguatezza di parte della Giunta.
Certo che tutti vogliono il bene di Macerata, ma anche se la verifica finissse con una rimodulazione delle poltrone (cambio assessorati e partecipate) non credo che il Sindaco ne uscirebbe più forte ne che l’azione di governo possa continuare spedita…
… Per fortuna (dell’amministrazione) che quando Atene piange Sparta non ride in quanto con questa pesudo-opposizione chiunque resterebbe Sindaco fino alla pensione…
Giustamente il sindaco è stato sicuramente legittimato da una storica volontà popolare, ma come lui anche la Giunta?
La presentazione di una delibera di bassa lega come quella per le piscine senza prima avere avvertito il consiglio comunale del disavanzo, con la chiara intenzione di non avere discussioni sull’ovvia difficoltà di giustificare un ulteriore danno erariale che si stava approvando, risponde al sacro mandato popolare? Il classico “buon padre di famiglia” sarebbe stato almeno fortemente disapprovato e sarebbero sorte forti liti in una famiglia, magari già provata dalle difficoltà finanziarie.
l’ovvia riscossione delle fideiussioni più volte sollecitate non avrebbero evitato l’ improvvido allarme e sanato intelligentemente, almeno nell’emergenza, lo scoperto di bilancio in attesa di tempi migliori? E’ sintomo d’intelligenza politica? Il popolo sovrano non può accorgersi dell’errore commesso? Perchè allora Berlusconi è stato sfiduciato pur essendo l’unto del Signore? Si dirà che la Costituzione non prevede l’ elezione diretta del Presidente del Consiglio, ma c’ è qualcuno che non sapesse il nome del Presidente designato quando votava?
Mi sono limitato a citare soltanto due ultimi casi eclatanti, ma non sembra a tutti evidente l’insufficienza politica e amministrativa di codesta Amministrazione e questo non può convincere i cittadini che sia necessario un ricambio?
La politica è pietosa nella generalità e questa è una vecchia storia italiana, ma non troverei scandaloso un breve lasso di tempo di commissariamento, almeno si risparmierebbero tanti consigli comunali giustificati da miriadi di mozioni, che fino ad oggi hanno sostenuto questo governo, come è stato ricordato recentemente da questa testata il sedici ottobre scorso, ben ventotto mozioni avallano l’esistenza in vita di questo governo cittadino, contenti voi!!!
Cercare di parlare con questi politici è come fare a cappellate con i passeri.
Non riesco a capire se costoro vivono in un “nirvana” o in un “limbo”, luoghi ove gli echi di un mondo incazzato e disperato non giungono. Ormai sono frutti marci che dovranno cadere alla prima scrollata… Ma non subito, per carità. Facciano tutte le verifiche e tirinio a campare fino a che il Movimento 5 Stelle di Macerata non si sarà organizzato a puntino per dare la scrollata all’albero della Casta politica.
Dopo che il Movimento 5 Stelle nazionale avrà mandato a casa un bel po’ di fruttti marci della Casta e ridimensionato i diversi botoli ricattanti, tipo l’UDC, e quella fritturetta mista dei “rutelliani”, dei “finiani”, dei “verdi”, eccetera, il resto della Casta avrà un sussulto di sano orgoglio e rimetterà le cose all’interno dei Partiti secondo un’etica che da tempo l’elettorato chiede. Ossia, facendo fuori corrotti e incapaci e lasciandoci gli onesti e i capaci.
Che siano marci lo si vede dal fatto che il pifferaio magico Monti si ripropone, proprio perchè egli e il suo mentore Napolitano sanno che questa accozzaglia di avventurieri politici sanno egregiamente fare interssi di portafoglio, ma non quelli degli Italiani.
Caro Liuti, ringraziamo lo Spirito Santo che sta consolando gli Italiani con il Movimento 5 Stelle, altrimenti senza questo sfogo politico, il Popolo avrebbe l’unica chance di mettersi a sparare a quel mucchio selvatico della Casta politica.
Io mi sono permesso di dire, fin dall’inizio dell’Amministrazione Carancini, che la Giunta Comunale è molto fiacca, a cominciare dal Sindaco. Questo è sotto gli occhi di tutti ed anche sulla questione dell’aumento dell’IMU si è puntualmente manifestato. C’è da rilevare che l’aumento dell’IMU non lo voleva solo il Sindaco, ma lo voleva il PD, lo voleva Pensare Macerata ed altri, perchè l’hanno votato. Se quei cattivacci dell’IDV e dei Comunisti Italiani non si fossero messi di traverso avremmo l’IMU al massimo. E’ questo che vogliono i Maceratesi? Non si può trovare un’altra soluzione condivisa in maggioranza? Io non credo che si debba per forza ingoiare la minestra o saltare la finestra! Credo che se ne poteva parlare con calma come si è fatto per le piscine, senza arrivare all’ultimo momento con una proposta secca, sulla quale, nelle commissioni congiunte, anche i rappresentanti del PD si erano astenuti. In questi quasi tre anni di legislatura non ricordo tanti voti contro Carancini dei gruppi o dei consiglieri che non hanno votato l’aumento dell’IMU (a meno che non consideriamo gli emendamenti migliorativi sul bilancio che sono una precisa prerogativa dei consiglieri). Non credo che cambiare qualche assessore o alcune poltrone nelle partecipate possa risolvere il problema di fondo. E’ il PD, partito di maggioranza relativa che ha fatto proprie le maggiori cariche comunali (Sindaco, Presidente del Consiglio, Vice Sindaco + altri 2 assessori di peso), che deve prendere l’iniziativa necessaria per far funzionare al meglio la politica in Comune.
Chiedo scusa, Giancarlo: il buon governo della città sarebbe la regalia (non dovuta) alla ditta delle piscine? Il buon governo della città sarebbe quello di non richiedere alla Simonetti il milione di euro che ci deve (preferendo molto più agevolmente svuotare ulteriormente le tasche della gente con l’aumento dell’IMU per fortuna bocciato)? Il buon governo della città consisterebbe nel continuare a costruire supermercati su supermercati? Il buon governo della città sarebbe quello di organizzare pedissequamente notti bianche verdi e blu?
Carancini, che ha vinto le elezioni per il rotto della cuffia, ha sistematicamente – sembrerebbe quasi autolesivamente – sbriciolato il consenso attorno alla propria giunta, chiudendosi a riccio nella sua turris ed evitando qualunque strategia collaborativa non dico con tutto il Consiglio (pur essendosi dichiarato sin da subito sindaco di tutti i cittadini…), ma addirittura con la sua maggioranza e finanche col suo partito! Oibò, l’elezione diretta del primo cittadino non significa elezione del monarca assoluto! La grande democrazia delle primarie che tu evochi, caro Giancarlo, è stata esautorata sin dai primi movimenti dell’amministrazione. Non possiamo non tenerne conto.
Poi, ovviamente, te l’appoggio tutta intera quando lamenti le proposte di alcuni per dare corpo e senso alla verifica odierna: poltrone, incarichi, etc. Riappaiono i rimpasti di giunta, rimontano la china le nomine alle partecipate, qualcuno comincia a mettere il cappello su Macerata Cultura. Paradossalmente, potremmo finire dalla padella nella brace (considerate alcune voci di corridoio…) e forse è meglio tenerci questi che abbiamo. Ma meglio ancora – e anche in questo concordo con te – bisognerebbe staccare la spina. Goderci un po’ di assennato e serenatore commissariamento e quindi tornare alle urne.
Probabilità che cambi qualcosa? Scarse. Loro, i politici, la casta, lo sanno e quindi continueranno a fare quello che vogliono. E con il Movimento 5 Stelle sarà la stessa cosa se non cambia la cultura politica e sociale dei cittadini.
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