di Gabriele Censi
“Regionali, il caso Marche imbarazza il Pd, rischio “derby” per la poltrona di governatore”. Con questo titolo la stampa nazionale, nello specifico l’ultimo numero de L’Espresso, si occupa della lontana ‘marca’ come raramente accade. La regione lontana dai palazzi romani era già stata un caso proprio alle scorse elezioni regionali con il cosiddetto “Laboratorio Marche” che aveva incoronato Spacca per il suo secondo mandato senza la sinistra radicale e con invece l’Udc. Un esperimento che il segretario regionale del partito di centro Antonio Pettinari ha più volte detto di voler confermare. Ma le cose si sono complicate fin dalla nascita di Marche 2020, un laboratorio di idee che è diventato anche un simbolo da inserire sulla prossima scheda: “Il partito delle Marche”. Il partito di Gian Mario Spacca che il Pd ha subito bocciato per il terzo mandato. “Non è la mia candidatura il tema” ha detto recentemente lo stesso governatore lasciando aperte diverse ipotesi, un altro fabrianese potrebbe svolgere la funzione secondo alcuni voci: si tratta di un ex senatore del Pdl, il presidente di Elica Francesco Casoli.
Il vincitore delle primarie Luca Ceriscioli vuole Area Popolare senza Spacca (con lui, oltre al Pd, Idv, Cd, Psi e Verdi). Forza Italia invece lo vorrebbe così come Fratelli d’Italia, ma Ncd non vuole la Lega. Un risiko intricato anche dalle recenti modifiche alla legge elettorale che ai cittadini elettori può risultare di difficile comprensione. Se non si superano le soglie minime di voti stabilite dalla legge non c’è garanzia di avere una maggioranza per il nuovo presidente eletto e quindi diventa obbligatorio cercare alleati dopo il voto. Un centro autonomo anche se non dovesse eleggere il candidato governatore tornerebbe in gioco. Questa una delle ipotesi su cui i leader politici si confrontano nelle serrate trattative di queste ore. Tutti in gioco dunque e i concorrenti non si esauriscono qui, nell’area liberale si stanno organizzando anche un gruppo di liste civiche: “Oltre 50 liste civiche presenti in altrettanti comuni della regione hanno deciso di aggregarsi – dicono in una nota i portavoce Roberto Gambelli e Alfredo Punzo – in vista delle elezioni regionali di maggio. La loro partecipazione alle imminenti consultazioni, con una lista unitaria, è certa. I nomi del candidato governatore e degli aspiranti consiglieri verranno resi noti nei prossimi giorni. Tra loro, ci saranno sindaci e consiglieri comunali, infatti tra le liste aderenti molte hanno partecipato alle precedenti elezioni amministrative. Ma ci saranno anche professionisti ed esponenti del mondo imprenditoriale”.
La sinistra radicale ha lanciato il “Cantiere Altre Marche” e dopo l’assemblea regionale dello scorso 22 febbraio che aveva indicato una rosa di nomi per la presidenza (Edoardo Mentrasti, Emanuele Rossi, Roberto Mancini, Antonio di Stasi e Riccardo Picciafuoco) non ha ancora ufficializzato una candidatura anche se Mentrasti sembra in vantaggio sugli altri e Mancini sarebbe orientato a fare un passo indietro.
Intanto sembra in salita nei sondaggi il M5Stelle che ha già il suo candidato, Gianni Maggi, ed ha avviato la sua campagna con la parola d’ordine “Spazzare via la casta”.
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Il PD dovrebbe imbarazzarsi per come Renzi esegue le direttive della Confindustria e degli USA, e invece ” si imbarazza” per le formalità!
Il PD si imbarazza? Ma qui c’è solamente da vergognarsi per la lotta all’ultimo osso in un caos totale, assolutamente inestricabile. Va a finire che nel ultimo manifestino pubblicitario, Ceriscioli si trova a dividere la sua causa con Fratelli d’Italia, Südtiroler Volkspartei, Movimento per la protezione del Lupo Marsicano e Lista Civica Manovia Marche.