Legge elettorale regionale e costi della politica sono stati i temi affrontati dal segretario regionale del Pd Francesco Comi ieri durante il dibattito per la Festa dell’Unità Democratica a Macerata, alla quale ha preso parte anche Luigi Zanda, capogruppo del Pd in Senato (leggi l’articolo). “La posizione del PD sulla legge elettorale è chiarissima – ha esordito Comi –. Non si modificano le regole del gioco a soli cinque mesi dal voto, se non in presenza di una larga condivisione tra tutti i giocatori. Altrimenti non siamo credibili. Sono previsti la prossima settimana – ha continuato il Segretario – incontri bilaterali del PD con tutti i partiti per verificare se esiste una larga condivisione per modificare la legge elettorale.”.
Altro tema affrontato, quello dei costi della politica. “Il PD ha presentato il 2 ottobre una proposta di legge sul taglio concreto ai costi della politica che approveremo entro l’anno – ha spiegato il segretario Comi –. Previsti tagli alle indennità, ai rimborsi, al personale politico. Ridotte le commissioni. Previsti, inoltre, il divieto di cumulo di indennità. Questi risparmi si aggiungono a quelli già approvati ad inizio legislatura per 1,5 milioni di euro, legati alla riduzione dei Consiglieri da 43 a 30”.
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Per affrontare il tema dei costi della politica c’è solo un modo: togliere 750 parlamentari, perché con i duecento che rimangono in proporzione alla popolazione, ne rimangono più di quanti ne hanno gli stati uniti d’America. Togliamo tutte le regioni, perché in quarantaquattro anni della loro esistenza sono state il cancro maligno del paese. Togliamo per davvero tutte le province, seimila comuni, i famigerati consorzi come quello del Chienti, Potenza, Asola e alto Nera, che ormai è il quarto anno che praticano opera di estorsione legalizzata da loro, ma non dalla costituzione Italiana, le comunità montane e qualche altro ente inutile perché non servono. In questo modo, non solo si risolvono i costi della politica, ma delle famigerate tangenti, delle estorsioni legalizzate ma incostituzionali, della burocrazia, della malasanità, delle scuole e del lavoro. Ma sopra a tutto si pagheranno meno tasse e il paese potrà ripartire.
Se a tutti questi Enti venissero semplicemente sottratte le funzioni di “stazioni appaltanti” si autoestinguerebbero ( per mancanza di “materia prima”) da soli nel giro di un paio di anni.
Si lasci agli Enti la sola capacità di programmazione nelle rispettive competenze ( che in ogni caso dovrebbero essere riviste e accorpate) e si costituisca una unica autorità regionale per gli appalti (piccoli e grandi) sul tipo di quella nazionale presieduta da Cantone, al fine di gestire la procedura di appalto, nonché esercitare una rigorosa vigilanza . A mio avviso i vari funzionari degli Enti e gli amministratori eletti e/o nominati dovrebbero essere totalmente esclusi dalla gestione di danaro pubblico.