La decisione della Provincia di Macerata di riesaminare il provvedimento di Via sull’impianto a biogas di Sarrocciano (leggi l’articolo) non è piaciuta alla VBIO1.
«Nelle stesse ore in cui appariva sulle colonne della stampa nazionale “la buona notizia” di un settore nazionale d’avanguardia, in forte crescita e che ha saputo creare migliaia di posti di lavoro – si legge in un comunicato stampa dell’azienda – la Provincia di Macerata ha ben visto di riaprire il procedimento di V della VBIO 1 (già positivamente concluso lo scorso luglio) con tanto di comunicato stampa dell’Ente e dichiarazioni di circostanza del suo presidente.
Una storia, quella delle bioenergie nelle Marche, sempre più paradossale, una vera e propria “barzelletta nazionale” richiamata nei convegni di settore come caso di scuola del “non fare”, esempio eclatante di come la Pubblica Amministrazione locale sia in grado di uccidere sul nascere iniziative imprenditoriali virtuose ed ispirate alle migliori pratiche internazionali. Alla luce delle recenti evoluzioni la provincia di Macerata sta assumendo senz’altro un ruolo da “protagonista” in quella che è diventata, evidentemente, una vera e propria “battaglia politica” contro le bioenergie.
La provincia di Macerata, facendo proprie interpretazioni normative tanto restrittive quanto discutibili in tema di emissioni in atmosfera, disconoscendo nella sostanza il parere tecnico di Asur e Arpam che hanno certificato la non significatività delle emissioni in atmosfera dell’impianto ovvero la non pericolosità delle stesse, ha riaperto un procedimento originato oltre 15 mesi con l’istanza di screening. Insomma, la Provincia ci ripensa e blocca di fatto la procedura di rinnovamento dell’Autorizzazione Unica alla Regione Marche. La provincia di Macerata, secondo la “migliore” tradizione burocratico-borbonica di cui le aziende italiane sono notoriamente vittime, dopo oltre un anno di procedimenti, migliaia di ore di lavoro di tecnici altamente specializzati e diversi metri cubo di carta in documenti vari, riapre un nuovo procedimento azzerando di fatto i tempi dello stesso. In altre parole, quando stavamo ad un metro dal traguardo si è deciso di farci tornare alla partenza. Tutto ciò senza curarsi degli importanti investimenti fatti e dei posti di lavoro conseguentemente posti a rischio.
“Abbiamo già dato mandato ai nostri legali – ha detto Paolo Pesaresi di Viridis Energia – di agire in tutte le competenti sedi non solo avverso un’attività amministrativa che risulta, a nostro parere, contraria a diligenza, proporzionalità e buona fede, ma anche per ottenere il risarcimento danni legato al grave e perdurante ritardo nella conclusione del procedimento di VIA: vale la pena ricordare che ogni giorno di ritardo per noi equivale a circa 7 mila euro di mancati ricavi”.
“Ricordiamo – ha concluso Pesaresi – che praticamente tutti gli oltre 1.200 impianti biogas installati in Italia hanno soluzioni impiantistiche ed emissioni in atmosfera analoghe alle nostre: in nessun caso sono stati riaperti procedimenti di VIA, in nessun caso sono stati fatti comunicati stampa da parte degli Enti. Nella peggiore delle ipotesi sono state impartite delle prescrizioni assegnando dei congrui tempi di implementazione. In tutto il resto d’Italia non abbiamo notizia di un altro impianto biogas cui sia stato “riservato” un trattamento così palesemente vessatorio e punitivo, insomma “una storia che urla vendetta”, per la quale chiameremo a risponderne tutti i soggetti che saranno ritenuti responsabili, se possibile, anche personalmente”.
La Viridis fa anche riferimento al convegno organizzato la settimana scorsa dal Consorzio Italiano Biogas dal Museo della Scienza di Milano ha presentato i dati sulla diffusione degli impianti biogas in Italia. «Si è detto – si legge nel resoconto della Viridis – che è un settore d’eccellenza, quello delle bioenergie agricole italiane, in decisa controtendenza che ha visto negli ultimi 5 anni crescere il numero di impianti del 490% con un aumento di potenza del 267%. Nel 2013 gli oltre 1.200 impianti biogas italiani hanno prodotto circa 8 mila GWh di sola energia elettrica, l’equivalente di una centrale nucleare, pari al fabbisogno elettrico annuo di oltre 6 milioni di italiani, un vero e proprio miracolo verde ottenuto dalla valorizzazione energetica di prodotti e sottoprodotti agricoli e zootecnici provenienti dal territorio nazionale. Stando ai dati presentati il biogas è la fonte di energia rinnovabile con le maggiori ricadute economiche e occupazionali per il Paese: il valore aggiunto nel solo 2013 ammonta a 347,5 milioni di euro con 2.695 occupati diretti ed un indotto stimabile di oltre 30.000 unità. A livello nazionale le prospettive di crescita al 2030 secondo Althesys, società di consulenza specializzata nelle energie rinnovabili, corrispondono a 7,3 miliardi di euro per una potenza installata di 2.300 MWh, il doppio di quella attuale».
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Certo, tanto paghiamo noi cittadini! capisco l’ammontare del mancato guadagno, ma non comprendo perchè in questo contesto, pochi signori debbano guadagnarci (€ 7.000,00 al giorno per ogni centrale…) e tanti altri ci debbano rimettere, soprattutto se si mettesse in gioco la salute….
Ahahahah… Un tempo, quando avevo voglia di farmi due risate, andavo in edicola e compravo uno di quei giornaletti che contengono le barzellette. Oggi quando voglio ridere, vado sul sito di questa testata a cercare articoli come questi….