Fabio Giulianelli
di Luca Patrassi
Fabio Giulianelli, amministratore delegato del Gruppo Lube, è sicuramente un imprenditore di riferimento se si vuole dar conto della situazione nel Maceratese e nel Paese, dal punto di vista economico ed anche sociale. Dopo l’annuncio del decreto del premier Conte, appunto Giulianelli è disponibile a dire cosa pensa delle azioni per sostenere il sistema Italia alle prese con la pandemia da Covid 19. Positivo il giudizio sull’azione immediata, negativo il giudizio sul fatto che possa apparire una soluzione rispetto all’emergenza economica.
«Intanto – esordisce Fabio Giulianelli – il testo non è ancora stato pubblicato per stare all’attualità e dunque parliamo degli annunci dell’altra sera. Si erogano prestiti garantiti al 90% dallo Stato, con la parte rimanente a discrezione della banca. C’è però un elemento molto positivo. Con il sostegno economico garantito dallo Stato al piccolo e al grande imprenditore, in realtà arrivano fondi che possono essere impegnati anche per chiudere le pendenze con gli istituti di credito. Insomma l’imprenditore torna a respirare e le banche vengono ripulite da crediti che possono andare in sofferenza e diventare inesigibili. Per stare alle Marche, in sostanza è come rivivere la vicenda ex Banca Marche ma con esito opposto. Allora la si lasciò fallire perché gli aiuti erano considerati aiuti di Stato, concorrenza sleale. I riflessi negativi della scomparsa della ex Banca Marche sul territorio li abbiamo visti tutti, dall’occupazione al mancato sostegno alle aziende. Oggi invece lo Stato, come fatto in altri Paesi, entra nelle banche cogliendo il doppio risultato di sostenere gli imprenditori e il sistema bancario che sarà vitale per sostenere l’economia del Paese nei prossimi anni».
Lo stabilimento Lube a Passo di Treia
Da imprenditore, si sente più sollevato dopo le misure annunciate dal premier Conte? «Sono state prese le decisioni più naturali, come sta avvenendo in tanti paesi del mondo. Il problema da porsi è invece legato alla ripartenza. Sarà quello il momento difficile, siamo in una economia globalizzata dove la concorrenza è fortissima. Se mi avessero chiesto cosa avrei preferito tra le misure annunciate lunedì sera e la riapertura immediata, avrei scelto la riapertura. I finanziamenti annunciati dal governo sono in realtà prestiti che, prima o poi, dovrai restituire. Se non produci reddito, il dramma rimane. Vedo tanti elementi di criticità se non si riapre, pur garantendo sicurezza ai lavoratori. Riapri le fabbriche, ma non i negozi? Non servirebbe a nulla, se non si vende non si ricrea quel meccanismo produttivo e contributivo che porta linfa allo Stato, linfa necessaria per pagare stipendi e servizi. Benissimo i fondi per i buoni spesa ma non si va lontani se non si va alla fonte, se le imprese non producono reddito e ricchezza sociale. C’è chi ancora pensa che le imprese siano un fatto legato a singole persone, agli imprenditori e non invece un generatore di risorse da investire nel pubblico».
Dunque, l’unica parola guida che attende di trovare nelle dichiarazioni del premier è riapertura. Delle aziende. «Siamo chiusi da un mese, ogni settimana di stop in più è un macigno. E’ per questo che ci siamo già mossi da settimane per prepararci in vista della riapertura, con una serie di azioni e dotazioni, anche strutturali, volte a garantire la sicurezza dei nostri collaboratori».
I tempi della ripartenza. «Come imprenditore sento la necessità di prepararmi, di programmare la ripresa. Mi auguro che finalmente si parli dell’auspicata fase 2 indicandone tempi e modi. Ovvio che la salute viene prima di tutto, ma in economia ci vogliono invece certezze, tempi definiti. Ribadisco, bisogna saper coniugare la salute e il lavoro adottando tutte le misure possibili. Bisognerà saper convivere con il virus, l’operaio che viene a lavorare, dovrà poi restare a casa come accade ora. Bisogna dare futuro all’impresa Italia, non solo all’impresa Lube».
Fabio Giulianelli e Luciano Sileoni
Prestiti, cassa integrazione sono alcune ricette a breve termine, sicuramente non la risposta definitiva all’emergenza economica. «Per la prima volta, in 53 anni di storia, vi faremo ricorso anche noi in questa emergenza epocale. Ma con Luciano Sileoni è bastato un attimo, uno sguardo per capirsi. Abbiamo deciso di integrare la cassa integrazione per lasciare inalterato lo stipendio ai nostri collaboratori, vogliamo dar loro certezze e serenità nella gestione dei problemi quotidiani ad iniziare dai mutui. Per capirsi, è una cosa che ci costa centinaia di migliaia di Euro per 2-3 mesi, ma è una cosa che facciamo volentieri per chi è sempre stato al nostro fianco. Quello che non capisco è che lo Stato, anche in questa situazione, pretenda il pagamento degli oneri anche sulla maggiorazione che non è dovuta, alla fine insomma la cifra aumenterà circa di un’altra metà. Burocrazia lontana anni luce dalla realtà e queste sono le cose che ti demoralizzano».
Probabilmente non basterà nemmeno riaprire le aziende per ripartire. «Credo che tutti dovremo reinventarci il lavoro, i negozi stessi dovranno ancor di più essere in grado di fornire al cliente garanzia, sicurezza e fiducia nei propri confronti. Questi elementi, uniti ad una professionalità che dovrà gratificare ogni acquisto, saranno indispensabili per richiamare l’attenzione del consumatore. Non sarà più determinante il richiamo legato esclusivamente al prezzo. Sarà fondamentale la qualità del prodotto e quello che è il suo valore reale».
Quando si chiude una conversazione impegnativa, magari ci si lascia con un bipolare e variamente interpretabile “speriamo bene”, ma anche qui Giulianelli non media: «La prima cosa che faranno gli italiani, una volta in salvo, sarà respirare, poi si tratterà di capire quale sarà la realtà che troveranno. Non credo che tutto possa tornare come prima, ci vorrà un piano Marshall che avrà effetti nei successivi 5/10 anni. Bisogna essere realisti, certo è importante non scoraggiare, ma parlare di “nuova primavera” è fuori luogo».
Cos’è che preoccupa maggiormente Giulianelli in questo periodo? «Il fatto che nei prossimi mesi la disoccupazione possa raggiungere dei livelli difficilmente gestibili».
Controllo della temperatura, mascherine e gel disinfettanti: Cucine Lube pronta per la riapertura
Conte: «Via libera al dl imprese, è una potenza di fuoco 400 miliardi di liquidità»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Molto probabilmente abdremo verso cambiamenti molto consistenti ed in questo fenomeno si può annidare un pericolo da scongiurare,tenuto conto di esperienze passate.Cioè quello che dal nuovo equilibrio scaturiscano nuove aberranti ingiustizie con quelli che pagano e quelli che lucrano.Il ruolo della politica,che deve riappropriarsi della maiuscola, sarà determinante.
Governo e scienziati che lottano contro la diffusione del Covid-19, stanno studiando con il governo come e quando allentare le misure restrittive ad alcuneimprese.
Pare che il governo abbia la fiducia del 70% della popolazione, per cui lasciamolo lavorare evitando le solite pressioni lobbistiche.
Stavo facendo alcuni pensieri a ruota libera… immedesimandomi nel tedesco.
L’italia ha un debito pubblico di circa 2.400 miliardi, pari al 135% del Pil. Di contro, ha una ricchezza privata pari a circa 10.000 miliardi (circa 55% immobiliare e 45% finanziaria). Non ha uguali in ambito Ue. Significa, grossomodo, stato spendaccione e cittadino formichina. Il tedesco quindi si domanda: ma perchè lo stato italiano viene a chiedere i soldi a noi e non ai suoi cittadini ? Immaginiamo una famiglia. Il padre lavora e risparmia, i figli fanno i debiti. A un certo punto la situazione degenera e il padre deve coprire i debiti dei figli. Si rivolge a un amico chiedendogli un prestito senza garanzie per coprire quei debiti. Da amico che gli rispondereste ?
Io gli direi: ma se non ci pensi tu, che ne hai le possibilità, a salvare tuo figlio, perchè ci devo pensare io ? Il padre siamo noi, il figlio è l’Italia e l’amico è il tedesco.
Per il signor Concetti. Si dovrebbe anche chiedere perché il Parlamento Europeo non esercita – a dispetto del nome – il potere legislativo, che invece spetta alla Commissione.
Proporrei un uso spropositato di cambiali da parte dei negozianti. In commercio vale sempre il detto: ” Nello smercio c’è il guadagno”.
https://www.startmag.it/mondo/tutti-i-debiti-di-deutsche-bank-e-commerzbank/
D’accordo sul fatto che il parlamento Ue conta come il due di bastoni con briscola a denari, ma resta il commento del mangiakartoffeln… che poi, guarda la coincidenza, viene rafforzato dal Die Welt https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/09/coronavirus-die-welt-merkel-non-ascolti-litalia-la-mafia-aspetta-i-soldi-da-bruxelles-di-maio-vergognoso-berlino-si-dissoci/5765002/
E quindi, come si fa per riacquistare credibilità, ammesso che qualche decennio addietro l’avessimo avuta ?
Adesso si spiegano tutti gli strepiti a proposito dell’attacco del giornale tedesco, per rafforzare le loro tesi hanno preso in prestito nostre dichiarazioni:
https://www.welt.de/politik/ausland/article207029077/Corona-Nostra-Die-Pandemie-ist-der-ideale-Naehrboden-fuer-die-Mafia.html?wtrid=onsite.onsitesearch
Anche non conoscendo il tedesco, si notano tra le righe autorevoli esponenti nostrani. Ve le suonate e ve le cantate da soli.
ROBA GROSSA.PIANO MARSHALL. CHI GLI HA SUGGERITO LO SLOGAN GLI AVRA’ SPIEGATO CHE COS’E’!?!?!?
Venite a lavorare,ma poi rinchiudetemi in casa!Ma allora perchè non fargli dei soppalchi che poi mangiano e dormono lì visto che in azienda non si ammalano ma fuori si.Ma Treia fa parte del distretto di Pechino?PS ma se dopo il lavoro gli operai e più in generale i cittadini se ne devono tornare all’isolamento a che servono i negozi aperti e produrre merci?
Quando si citano i collaboratori sono compresi anche quelli interinali con contratti a termine?