di Francesco Cittadini *
La situazione creatasi a seguito del Coronavirus è di assoluta emergenza ma soprattutto inedita per dimensioni, impatto sanitario, impatto emotivo, impatto economico e sociale. Sul piano economico, è questo lo scopo di questo intervento, il Decreto “Cura Italia” rappresenta – ci si augura ma non può essere altrimenti – solo un primo passo per affrontare l’emergenza. Dispiace leggere di toni aspri e polemiche tra mondo politico, imprenditori e parti sociali. Purtroppo non ci sono ricette o bacchette magiche. Dobbiamo ragionare per proposte concrete tenendo conto del peso del debito che grava sul bilancio pubblico italiano e delle conseguenti risorse disponibili, salvo interventi europei di natura solidaristica.
Per molto tempo è andato di moda rifarsi al numero dieci: 10 domande, 10 punti, 10 proposte. Ecco, non credo sia necessario arrivare a tanto. Mi limiterei alla metà, a cinque proposte, come le dita di una mano, quella mano che ora non si può stringere ma che domani dovrà unire tutte le forze economiche in campo.
Numero 1 – Liquidità. Parlando in termini molto pratici, il primo sintomo di una crisi economica, o meglio, di una contrazione nel reddito e nella capacità di spesa di imprese e famiglie è la carenza di liquidità. La prima vera manifestazione finanziaria di questo contagio l’avremo il prossimo fine mese, al 31 marzo, quando molte scadenze commerciali arriveranno al dunque. Non si può più intervenire per tale scadenza, ormai questa è rimessa alla capacità delle aziende di “parare il colpo”. Per le prossime invece lo strumento può essere quello di un fido bancario concesso ad hoc per gestire questa situazione, garantito dallo Stato, circoscritto e limitato nel tempo. Questo fido potrebbe estinguersi con un rimborso rateale in 6/7 anni, con uno di pre-ammortamento, anche con cessione dei crediti commerciali insoluti ad una società partecipata dallo stato e dal sistema bancario.
Numero 2 – Attività franche. I settori del turismo, della ristorazione, della somministrazione alimenti/bevande, dei servizi alla persona, dello spettacolo/sport e intrattenimento usciranno malconci – per utilizzare un eufemismo – da questa crisi. Trattasi di settori importanti, meritevoli di tutela, che creano ricchezza in Italia. In occasione di calamità naturali si è utilizzato lo strumento della Zona Franca Urbana (ZFU), ovvero l’esenzione dalle imposte sui redditi per le imprese che ripartono e mantengono la loro localizzazione nei territori colpiti da sisma, alluvioni, ecc.. Ora tale strumento dovrebbe essere adottato sul territorio nazionale per gli operatori di questi settori, ma solamente per quelli già attivi nel momento di dichiarazione dello stato di emergenza. Una forte riduzione delle imposte sul reddito per 12/24 mesi – in taluni casi un’esenzione – rappresenta un incentivo concreto per rimettere in moto queste imprese e recuperare un gettito fiscale per il futuro, il quale altrimenti potrebbe ridursi per molto tempo o venire eroso dal mercato conquistato da gruppi e catene internazionali in grado di attuare pianificazioni fiscali aggressive.
Numero 3 – Abolizione dell’Irap. Trattasi di un’imposta che male ha fatto alle imprese manifatturiere – penalizzandole per anni nell’utilizzo della forza lavoro – e male continua a fare alle imprese italiane, con particolare riferimento a quelle più indebitate per l’indeducibilità dalla base imponibile degli oneri finanziari, cosa che potrebbe acuirsi in questo momento. Il gettito di questa imposta si è ridotto progressivamente negli anni ma farne a meno definitivamente significa più chiarezza, meno burocrazia, meno contenziosi, meno ricorsi, meno tempo utilizzato nella sua gestione e verifica. Significa anche dare un segnale forte al mondo delle imprese. E qualora si volesse recuperare parzialmente il gettito si può prevedere una semplice addizionale sul reddito delle società di capitali.
Numero 4 – Investimenti pubblici e sblocco cantieri. Molti, moltissimi cantieri sono bloccati per pastoie burocratiche, cavilli, ricorsi, ecc. nonostante le risorse finanziarie siano già impegnate o addirittura spendibili. E’ fondamentale rimettere in marcia con procedure straordinarie tutti gli investimenti e le opere pubbliche di che trattasi.
Numero 5 – TUE – Testo Unico Emergenze. Al di là di questioni come la sanità e la sicurezza che necessitano di interventi calati su ogni specifica emergenza o calamità, l’elaborazione di questo testo unico consentirebbe di prevedere e disciplinare in anticipo le misure adottabili nei confronti delle imprese e di ogni attività economica. Un corpo di norme razionale e organizzato che determini con certezza prescrizioni, possibilità di apertura e di circolazione, oltre a stabilire meccanismi per ammortizzatori sociali, contributi, sospensione pagamenti tributi, sospensione pagamenti finanziari, incentivi fiscali per la ripresa. Un quadro di riferimento conosciuto e condiviso, che possa dare certezze nei momenti difficili.
* Francesco Cittadini, Dottore Commercialista – Tartuferi & Associati
Guzzini dalla parte di Giulianelli: «La politica sappia ascoltare, dallo Stato solo un’aspirina»
Con riferimento al punto n. 4, credo che un'emergenza come quella attuale debba essere l'occasione per ripensare il tema delle opere pubbliche in una logica di massimo rispetto verso l'ambiente e di effettiva utilità pubblica. Diversamente, se la ripartenza verrà affidata al partito del cemento e delle clientele politiche, alla prossima crisi non avremo scampo.
Finalmente parole di buon senso, condivisn ibili o meno, sicuramente proposte concrete per la discussione. Non la mera sterile polemica politica, condotta dagli industriali locali, priva di qualsiasi prospettiva, in un momento in cui l'epidemia esplode, non si riesce a curare i malati e nemmeno a seppellire degnamente i morti.
Complimenti al dott. Cittadini
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Premesso che non sono assolutamente un esperto, anzi, ho idea che sia un’ottima base di partenza, su cui Politica e Finanza, potrebbero confrontarsi. Fare ripartire i cantieri è il volano, soprattutto sociale, per ricreare la fiducia nel futuro. Il solo grande problema, sono le norme di controllo, che si inseguono e si intrecciano per tentare di creare uno filtro di controllo al “malaffare” che, nel brodo primordiale del denaro, trova sempre l’ambiente per sviluppare. L’ultima delle conferme, i problemi legati alle norme sulla ricostruzione post sisma.
Del tutto condivisibili le osservazioni del dott. Cittadini. La prima cosa da fare è tutelare e far ripartire le imprese: sono loro a dare e creare lavoro. Invito a leggere le considerazioni di Mario Draghi sul Financial Times. https://tg24.sky.it/economia/2020/03/25/coronavirus-draghi.html
Sarà anche il caso di rendere operativo il SUAP.
Concordo in pieno con le indicazioni di Francesco Cittadini.
E’ rimasto Giovanni lo cavallaro e poi tutti hanno detto la loro!