Visso
Una zona franca per l’Alto Nera della durata di venti anni, riunire come era prima del 1911 Visso, Ussita e Castelsantangelo, la piena applicazione della legge sulla montagna ed una serie di iniziative per il sostegno economico di queste zone gravemente devastate dal sisma, unite ad un progetto pilota sulla ricostruzione: è questa la “ricetta” per la rinascita delle comunità colpite, contenuta in un documento che sarà consegnato entro fine agosto ai sindaci dei tre Comuni, per chiedere loro di aderire al «Patto per l’Alto Nera, per il ripristino e la conservazione del patrimonio e delle attività nei territori di Visso, Ussita e Castelsantangelo». L’iniziativa è nata da tre associazioni di cittadini dei tre Comuni, che hanno dato vita ad una petizione on line, già firmata da alcune centinaia di persone. «Una proposta di tre associazioni, per salvare il territorio dell’Alto Nera dalla desertificazione umana e economica, da portare ai sindaci che sostenuti da una proposta che viene dal basso, potranno presentarla alla politica. Se anche tu che leggi sei d’accordo, firma la nostra petizione e aiuta i nostri paesi a rinascere dopo il sisma del 2016», si legge nell’appello a firmare la petizione, lanciato da Visso Futura, Viviamo Castelsantangelo e l’Alto Nera e dal Comitato per la salvaguardia socio-economica di Ussita e dintorni. La volontà dei cittadini è quella di evitare che questi tre piccoli gioielli dei Sibillini, che in mezzo secolo hanno perso il 67 percento dei residenti, siano definitivamente abbandonati, offrendo a chi vuole restare la possibilità di farlo. Gli obiettivi della petizione e del documento sono ben spiegati dai promotori: «Esso vuole essere una traccia, proposta dal basso dai cittadini e dagli operatori economici dei tre comuni, di un progetto generale, strategico ed organico di lungo periodo riguardante il territorio dell’Alto Nera, per interrompere l’ineluttabile inerzia, e quindi l’ulteriore distruzione e desertificazione dell’ormai isolato comprensorio, dovuta all’attuale assenza di progettualità e programmazione. Dovrebbe essere comune a tutti i livelli istituzionali la consapevolezza che la ricostruzione materiale non può essere slegata da quella socio-economica e culturale in questioni intimamente legate ad un comune percorso di rinascita».
Facciamo una nuova Livigno, e poi veniamo a comprarci i telefoni e le macchine fotografiche come si faceva una volta, per non pagarci l'Iva. La dogana la mettiamo ad Appennino? Che la Politica inizi a dare l'esempio, un solo Comune per Visso, Ussita e Castelsantangelo iniziamo a risparmiare.
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Ottima idea, se non facciamo presto queste zone care a tutti i marchigiani e umbri si spopoleranno definitivamente, Provincia e Macerata città capoluogo sono in ritardo nel prendere iniziative risolute per la ricostruzione. Disubbidire a inutili cavilli burocratici a questo punto è un dovere, dobbiamo insieme salvare questo entroterra stupendo, le future generazioni non ci perdonerebbe mai questa nostra titubanza e negligenza. Qualche sindaco è diventato Senatore delle Repubblica riunisca tutti i sindaci interessati e colleghi e dare il via a questa necessaria disobbedienza sfiduciando gli organi fermi della ricostruzione. Inoltre per le regioni Umbria, Marche e Abruzzo chiedere l’indipendenza per farci tutto da soli (ricordate la Padania ?) Prendiamo questa mia proposta per buona altrimenti non siamo più credibili verso queste popolazioni, dobbiamo provarci tutti ci dicevano “Non vi lasceremo soli” Ivano Tacconi capo gruppo Udc Comune di Macerata
Ad agosto 2020, se resiste la Legge, andrò in pensione.
Altrove, altri Sindaci lo hanno fatto: incentivi economici per le persone che vogliono venire a vivere nell’entroterra montano.