Ermenegildo Venturini
di Federica Nardi
Lavori Anas a Castelsantangelo, la Fillea Cgil replica alla Siar e un ex operaio denuncia: «Piante sradicate, gabbioni con la terra e prese in giro». Ermenegildo Venturini, terremotato di Castelsantangelo, già a maggio aveva avuto la forza – insieme ad altri operai – di parlare degli stipendi non pagati da parte di una delle ditte che lavora per Anas agli appalti del post sisma riguardanti le strade. La ditta è la Siar, un “pezzo” del consorzio Vitruvio di Gioiosa Marea e l’appalto in questo caso è quello della strada tra Castelsantangelo e la frazione di Macchie. Venturini è uno di quegli operai a cui, il primo luglio, non è stato rinnovato il contratto e a cui lo stipendio di giugno è arrivato solo il 12 agosto.
Una delle piante sradicate vicino al cantiere di Macchie
Il motivo del mancato rinnovo? «Dovevo finire del lavoro ma mi hanno detto che in 10 giorni sarebbero andati via e non valeva la pena rinnovarlo – spiega Venturini -. Invece siamo a metà agosto e il cantiere ripartirà dopo le vacanze». Il problema segnalato da Venturini però va anche al di là del mancato rinnovo: «Il mio lavoro era da muratore ma il livello contrattuale è sempre stato da manovale con loro. È da settembre che mando la qualifica che ho e ogni mese mi promettevano che l’avrebbero adeguata, ma niente. Ho anche realizzato le talee e in questo caso sono state abbattute delle piante là vicino: un massacro. Saranno almeno una decina, forse di più, con l’escavatore. Le piante non si tagliano così, si potano. E tra l’altro non si fa quando hanno germogliato, come a giugno». Venturini spiega anche che «le talee nei gabbioni si sono seccate perché le hanno messe male e non hanno raggiunto la terra, per questo hanno aggiunto terra tra i sassi. Ma anche se avessero attecchito le radici avrebbero rischiato di spaccare tutto. I nonni nostri si sono ammazzati per la libertà – conclude Venturini -. Se non possiamo più parlare è finita. Io abito qua e cerco di difendere il posto dove abito».
Massimo De Luca
La Fillea Cgil, per voce del segretario Massimo De Luca, risponde inoltre alla missiva del rappresentante della Siar, che aveva replicato alle accuse del sindacato: «Gli operai della Siar sono stati pagati, per quanto riguarda il mese di giugno, il 12 agosto. È lo stesso film di maggio: appena abbiamo sollevato il caso guarda caso l’azienda dopo 25 giorni di prese in giro ha pagato. Ricordiamo che le maestranze devono essere pagate entro il 15 del mese successivo. Rispondiamo serenamente alla missiva del rappresentante del consorzio Vitruvio e Siar dicendo che purtroppo non ci siamo sbagliati. A oggi non possiamo controllare i versamenti in Cassa edile, lo faremo appena riapriranno gli sportelli. Tenendo presente che il 26 di agosto, quando riaprirà, bisognerà anche aver versato per intero il mese di luglio».
Il pagamento a Venturini datato il 12 agosto
De Luca puntualizza inoltre che «è molto strano che i contratti non rinnovati corrispondano esattamente agli operai che hanno avuto la forza di parlare a maggio. Lo afferma l’azienda stessa che alcune maestranze, a scadenza di contratto, sono state allontanate. Noi con gli operai ci parliamo e abbiamo verificato che le stesse lavorazioni sono andate oltre il 30 giugno e quindi i lavori di quegli operai non erano finiti. È vero inoltre che la Siar ha operai specializzati da oltre un decennio ma matematicamente parlando in quel cantiere l’80 percento di operai non sono specializzati, e sono certificati dall’azienda stessa. Ci nascono dubbi che riformuliamo: vorremmo sapere, chiedendolo anche ad Anas a cui ribadiamo la richiesta di incontro e anche al Parco, dato che siamo in pieno parco dei Sibillini, se le lavorazioni hanno rispettato sia le regole dettate dal progetto e l’impatto ambientale. Infine – conclude De Luca – la questione del codice Iban: ribadiamo che chiederlo nuovamente è stata una presa in giro e una perdita di tempo perché gli stessi operai lo avevano già comunicato dal settembre 2018 e mai cambiato. E infatti quelle poche volte che hanno accreditato gli stipendi in modo corretto non hanno mai chiesto il codice Iban».
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