La trivella in azione lungo la strada Pian Perduto
di Federica Nardi
Aperta indagine della Corte dei conti di Ancona sui lavori Anas in riguardo alle strade danneggiate dal sisma. Nel frattempo Anas replica anche alle obiezioni sollevate, tra gli altri, dal geologo Unicam Emanuele Tondi, coautore di uno studio che riporta danni molto più lievi rispetto a quelli indicati da Anas a base degli interventi sulle strade. In particolare quelli di alcune strade nella zona di Castelsantangelo: la provinciale Pian Perduto, che collega Castelsantangelo a Castelluccio di Norcia e che, tranne sporadiche riaperture estive, è chiusa da tre anni per lavori. E poi anche le comunali di Macchie del Poggio. «Lo studio non è in nessuna parte in conflitto con il piano Anas. Lo studio ha finalità diverse per questo non coincidono». Replica così Raffaele Celia, responsabile Anas del coordinamento territoriale Toscana, Marche e Umbria. Anas, che si è detta non a conoscenza delle indagini in corso, ha voluto chiarire sul campo la propria posizione, aprendo in via eccezionale il cantiere della strada provinciale Pian Perduto. Presente durante il sopralluogo anche il Responsabile unico del procedimento, l’ingegnere Massimiliano Fidenzi.
Raffaele Celia
STUDIO VS STUDIO – Nello studio degli scienziati, pubblicato anche su Nature, i danni evidenziati non avrebbero giustificato una chiusura così prolungata né interventi così consistenti, tuttavia Celia spiega che «lo studio ha finalità diverse. I danneggiamenti stradali hanno una sintomatica diversa. Ci possono essere danni anche senza segno evidente. Posso avere un fenomeno di caduta massi senza avere segni di frana e lesioni ma un semplice fenomeno di rilascio. Possiamo avere una frattura della parte laterale della strada per cui non basta riposizionare la barriera perché la fondazione non ha più le condizioni di resistenza». Caso, quest’ultimo, che a detta dell’Anas ha riguardato diversi tratti stradali della zona. Una volta danneggiata la barriera inoltre, spiega Celia, subentra la nuova normativa che impone una struttura aggiornata alle norme.
Gli operai preparano i materiali per l’installazione dei pali
LA PIAN PERDUTO – La Pian Perduto è oggetto al momento di lavori per circa 14 milioni di euro. Nel tratto che confina con l’Umbria la ditta che ha vinto l’appalto sta installando 800 pali. Se fossero o meno necessari, lo spiega sempre Anas: «Lo erano – dice Celia -, perché la strada è a mezza costa. Per metà larghezza scavata nella montagna e per l’altra metà su terra di riporto. Queste due porzioni di strada quindi sono diverse. Le lesioni evidenziano come parte della carreggiata sia scivolata. Non è semplicemente un ripristino ma una messa in sicurezza. Se mi ricapita il terremoto non ho i danni che ho subito questa volta. E mettere in sicurezza significa “fermare” la strada. Gli ingegneri sanno che devono ricucire questa frattura con i pali realizzati in cemento armato». Subito dopo il terremoto, sbrigate le procedure che sono durate fino a quasi tutto il 2017, è stato realizzato un primo intervento. Il cosiddetto lotto zero, per riaprire almeno in parte in modo sicuro la strada. Dal lato Umbro la Provincia di Perugia ha deciso di occuparsi direttamente dei lavori, che sono già finiti. «L’entità dei danni qui e stata del tutto diversa per caratteristiche del tracciato e dissesto dei versanti – spiega Celia -. Noi non ci siamo occupati solo del ripristino ma anche della messa in sicurezza. In modo che ulteriori eventi non mettano a repentaglio la sicurezza stradale. Secondo voi l’assessorato all’Ambiente e l’Ente parco ci fanno fare un taglio del genere senza autorizzazione?».
Muretti di contenimento lungo la strada Pian Perduto
COSTI PRIMA E DOPO – Una delle obiezioni, sollevata anche in Conferenza dei servizi dal delegato del Genio civile della Regione, era sul costo dell’intervento e anche sulla “non valutabilità” dello stesso, per mancanza di dati a supporto della progettazione. All’inizio il costo totale si stimava in 45 milioni, ridotti poi a poco più di 14. «Nella prima fase – replica Celia -, non si hanno dati per fare immediatamente una progettazione nei dettagli. Ci sono state sicuramente delle migliorie progettuali. Le prime segnalazioni sono state quelle dettate nella fase emergenziale dagli enti proprietari della strada, che Anas ha valutato e ha recepito nelle proposte. Dopo tutti i dati geomeccanici si è potuta fare una progettazione esecutiva di dettaglio. Avevamo immaginato uno scenario diverso, non avevamo esagerato. Ci sono poi competenze di altri enti che intervengono in Conferenza dei servizi, proprio per dare indicazioni di cui si fanno promotori assumendo ovviamente le conseguenti responsabilità. I lavori – aggiunge Celia -, non possono essere sovrastimati, perché il progetto risponde ai requisiti di norma che fornisce i coefficienti di sicurezza che devono essere rispettati». Ora l’obiettivo è «completare i lavori per la viabilità entro l’anno in corso. Non siamo in ritardo. L’esigenza che abbiamo fatto nostra di aprire nel periodo estivo determina rallentamenti. I lavori della fase autunnale saranno di completamento. Eventuali nevicate straordinarie potrebbero determinare il blocco dei lavori». Però «ce la facciamo. Abbiamo avuto conferma del raddoppio delle macchine per la trivellazioni dei pali».Tuttavia oggi il commissario alla Ricostruzione, Piero Farabollini, che da geologo ha anche collaborato allo studio di Nature sugli effetti del sisma nella zona, ha commentato la vicenda in televisione, parlando di «molti interventi per risanare che sono stati sovradimensionati» e, proprio sulla Pian Perduto, di lavori «andati molto lunghi».
Massimiliano Fidenzi
IL POGGIO – Anas spiega anche interventi su strade minori, come quella comunale del Poggio, sempre a Castelsantangelo, che era spesso chiusa anche prima del terremoto. Intervento inizialmente stimato in circa 6,5 milioni di euro (per poco meno di un chilometro di strada), poi ridotti a circa uno e 300mila. «Non c’era nessuna ordinanza di chiusura. Noi siamo intervenuti su richiesta degli enti gestori – dicono Celia e Fidenzi -. Noi siamo intervenuti su richiesta del Comune e perché c’erano danni conseguenti al terremoto». E aggiungono: «Il numero di interventi è talmente cospicuo che se potevamo evitare di farli non li avremmo fatti. Ma sono tutti interventi richiesti dal territorio e vagliati». Fidenzi aggiunge che «se dobbiamo fare il “processo” al Poggio, come facciamo il Poggio ce ne sono 251 di “Poggi”, tutte comunali. Ognuno di quelli, ogni criticità, ogni comune, ha una valutazione da a a c che poi si incrocia con la tabellina (la matrice di criticità, ndr). Però se dobbiamo fare il processo al Poggio diciamo che fa parte di un’analisi critica terza. Noi non abbiamo interesse per gestire un Comune rispetto a un altro, noi interveniamo come Stato. Il buon padre di famiglia che se la cosa è riconosciuta da un’analisi critica tecnica e funzionale, come una cosa su cui si interviene, si fa. Sennò non si fa. Abbiamo detto di no a tanti Comuni. Magari questa valutazione sarà una criticità con un livello che è considerata intervento su cui attivarsi».
I pali nel lotto dopo la Fiorita
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La verità è che non siamo seri e appena possiamo ci approfittiamo, specialmente quando ci sono in ballo soldi pubblici. Che tristezza!!