Il giallo del biogas al Cosmari:
costi esagerati e troppi silenzi

AMBIENTE - Mentre il tema irrompe nello scontro politico regionale e tra Spacca e il segretario del Pd Comi volano gli stracci, restano molte le incertezze sul previsto impianto della nuova Srl che gestisce i rifiuti della provincia e che dovrebbe costare sui 15 milioni di euro

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nebbia su cosmari

di Giuseppe Bommarito

Si susseguono senza sosta gli sforzi dei falsi imprenditori del biogas speculativo in salsa marchigiana per trovare appoggi a livello ministeriale al fine di uscire dal vicolo cieco in cui, insieme ai vertici istituzionali e politici della Regione, si sono cacciati per effetto della loro insopportabile arroganza e della loro ingordigia. La speranza è che tanto sfrenato attivismo – come è accaduto sinora – resti infruttuoso ed i responsabili del malaffare venuto alla luce risarciscano i gravi danni inferti alla collettività marchigiana. Nel frattempo però, e precisamente nelle ultime settimane, le centrali a biogas realizzate nelle Marche – caso veramente da manuale del perverso rapporto tra politica e affari – sono incredibilmente divenute a livello regionale un reciproco capo di accusa tra il Pd regionale e il governatore Gian Mario Spacca, ormai divisi dalla decisione di quest’ultimo, sugli scranni regionali da ben venticinque anni, di essere candidato per la terza volta alla presidenza.

Il governatore delle Marche Gian Mario Spacca e Francesco Comi

Gian Mario Spacca e Francesco Comi

Come è noto, il Pd delle Marche e Spacca sono andati a braccetto su tutto, almeno sino a qualche mese addietro, e così è stato anche sulla brutta faccenda del biogas speculativo e truffaldino, ormai sostanzialmente affondato dalla ribellione popolare e da una serie impressionante di pronunzie della magistratura costituzionale, amministrativa e penale. Adesso, invece, sul biogas, con tutti i suoi annessi e connessi, volano gli stracci tra il segretario regionale del Pd Francesco Comi e Gian Mario Spacca, nel quadro dell’infuocato scontro politico che si è acceso a sinistra in vista delle prossime elezioni regionali. Ha iniziato Comi, di colpo immemore della precedente perfetta sintonia, commentando spregiativamente proprio con riferimento al biogas la recente presentazione pubblica di Marche 2020, la forza politica creata da Spacca e da Vittoriano Solazzi, presidente del Consiglio Regionale delle Marche (leggi l’articolo). La battuta, sinceramente infelice e veramente più adatta allo smemorato di Collegno che al segretario regionale del Pd, è stata secca e densa di significati inespressi ma facilmente intuibili: “E’ nato il partito del biogas”. Subito dopo, con eguale carica allusiva, gli ha risposto per le rime lo stesso Vittoriano Solazzi (leggi l’articolo), riferendosi, senza però nominarli, agli assessori regionali Paolo Petrini (da un paio di anni premiato, per i suoi alti meriti in materia, con un seggio in parlamento) e Sara Giannini: “Comi è un bugiardo matricolato…basta vedere chi, all’interno della Giunta, ha puntato sugli impianti a biogas”.

Insomma, una barzelletta, un ridicolo palleggiamento di responsabilità che sono palesemente comuni (anche se la regia della vicenda è sicuramente di Spacca e del gruppo di potere a lui vicino, con il Pd in Giunta ed in Consiglio però sempre prono e disponibile – almeno sino al recente cambio di rotta imposto dalla preoccupante piega giudiziaria presa dagli avvenimenti – a fare da sponda e a difendere anche l’indifendibile), con entrambe le parti in causa ancora una volta intente a sottovalutare l’intelligenza ed il buon senso dei cittadini marchigiani. Ma ora, nella speranza che Marche 2020 e il Pd marchigiano trovino altre vicende per differenziarsi realmente tra di loro e, uscendo dall’attuale fase di omertà e di allusioni, raccontino finalmente alla magistratura e all’opinione pubblica i retroscena penalmente rilevanti di questa storiaccia, da essi sicuramente ben conosciuti, un’altra battaglia su questo stesso tema si profila all’orizzonte per i cittadini ed i comitati che – sarà bene ribadirlo – non sono contrari al biogas a filiera corta utile all’agricoltura e positivo per l’energia pulita, ma solo alla sua versione spregiudicata, speculativa e dannosa per l’ambiente (nonché, ovviamente, per le casse pubbliche), quella cioè che i nostri beneamati governanti regionali, a beneficio dei soliti noti, hanno sinora cercato di imporre a tutta la collettività marchigiana.

Manifestazione dei comitati al Cosmari

Manifestazione dei comitati al Cosmari

Si tratta della ventilata grande centrale a biogas, pudicamente definita come “impianto per la digestione anaerobica finalizzata alla produzione di energia elettrica”, che dovrebbe essere realizzata dal Cosmari a Tolentino. La questione è venuta fuori grazie ai vari Movimenti 5 Stelle della provincia di Macerata e all’associazione Nuova Salvambiente di Sforzacosta, che di recente sono intervenuti denunziando il silenzio sul punto dei vari sindaci, impegnati quasi esclusivamente nella trasformazione del consorzio in società di capitali e nei nuovi assetti di vertice della struttura.

banconote-false Eppure non è una questione da poco, anzi, è una questione enorme, almeno a quanto risulta dal bilancio preventivo 2013 del Cosmari, e già in qualche modo impostata: un costo di investimento pari alla stratosferica cifra di quasi quindici milioni di euro; circa sessantacinquemila tonnellate annue di frazione organica da immettere nel digestore della centrale da realizzare; un progetto definitivo già redatto da una società specializzata non meglio identificata; la relativa domanda che sarebbe stata presentata in Regione all’epoca in cui l’affare del biogas tirava come un treno superveloce. Ma non basta, perché nel bilancio preventivo del 2014 c’è ancora di più: qui l’impianto a biogas del Cosmari viene infatti testualmente presentato come “obiettivo strategico per il futuro prossimo di questo ente”, da riferire presumibilmente al 2015.

Graziano Ciurlanti

Graziano Ciurlanti

Da allora, tuttavia, solo silenzio, per cui allo stato non vi è alcuna certezza, se non quella relativa al costo dell’ipotizzato impianto, che, come sempre accade quando a pagare è una pubblica amministrazione (tale nei fatti è il Cosmari, per quanto ormai trasformato in società di capitali), appare, almeno a detta di diversi tecnici del settore, già a prima vista del tutto esagerato, quasi raddoppiato rispetto ai prezzi di mercato per strutture di analoghe dimensioni. Un silenzio dei vertici del Cosmari che, allo stato delle cose, può essere interpretato in due modi: il tentativo di coltivare in maniera del tutto riservata il giocattolino del nuovo previsto impianto, per poi farlo riemergere a cose quasi fatte, già bello e preconfezionato; oppure l’accantonamento o, quanto meno, il congelamento di questo mega progetto, assolutamente ora improponibile per le crescenti difficoltà di cassa e di bilancio dell’ex Consorzio ed anche per i “paletti” posti e possibilmente da porre, quanto alla collocazione dell’ipotizzato digestore anaerobico, sia dalla delibera n. 62 del 15 gennaio 2013 del Consiglio Regionale (la quale, sia pure con i buoi ormai abbondantemente scappati dalle stalle, ha individuato i siti non idonei per gli impianti a biogas) che dal nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, attualmente a livello di proposta ed in fase di valutazione e di osservazioni da parte dei vari enti interessati.

Relativamente a tale ultima proposta, in giro ormai dal luglio 2014, c’è un’importante sottolineatura da effettuare, tenendo conto che il prodotto di scarto degli impianti a biogas, il cosiddetto digestato, costituisce tecnicamente un rifiuto in base ad una specifica direttiva dell’Unione europea, per cui anche gli impianti a biogas devono essere considerati nel progetto regionale quanto alle loro possibili collocazioni. Ebbene – incredibile a dirsi, ma vero – la  proposta in questione considera possibile impiantare un impianto a biogas di considerevoli dimensioni non solo in una riserva naturale qual è l’Abbadia di Fiastra, ma addirittura anche all’interno di altre aree pure più sensibili, quali parchi regionali, aree protette, monumenti naturali, oasi di protezione faunistica, zone umide protette, tutti siti nei quali sarebbero vietati solamente le discariche e gli inceneritori.

Veduta dell'Abbadia di Fiastra

Veduta dell’Abbadia di Fiastra

E ciò mentre la Provincia di Macerata, giocando sulla preesistenza della sede del Cosmari rispetto alla Riserva Naturale dell’Abbadia di Fiastra ed ignorando le osservazioni contrarie della Fondazione Giustiniani Bandini, pur senza nominarlo apertamente, assume però nei fatti una posizione possibilista e comunque largamente favorevole sul nuovo ipotizzato megaimpianto a biogas. Come a far capire a tutti i cittadini della media vallata del Chienti: avete voluto eliminare l’inceneritore, ci siete riusciti dopo anni e anni di lotta, adesso pigliatevi questo bell’impianto a biogas. Di certo, mentre tra ipotesi, indizi e realtà in fase di elaborazione, si naviga nell’incertezza, è indispensabile che i cittadini, nonché i comitati e le associazioni ambientaliste, facciano sentire la loro voce in relazione alla proposta di piano regionale dei rifiuti e che il nuovo presidente di Cosmari srl, il manager Graziano Ciurlanti, dica quanto prima una parola chiara sulle effettive intenzioni dell’ente in materia di biogas, magari rivelando anche all’opinione pubblica quale società specializzata si sia lasciata andare ad una previsione di spesa così sovradimensionata, quale potrebbe essere il reale rapporto costi-benefici (tenendo conto che ormai è finita l’epoca d’oro dei biospeculatori, per il rientro nella normalità degli incentivi sull’energia “pulita”) e quali le caratteristiche tecniche dell’ipotizzato impianto, la quantità e la qualità del digestato (che garanzie ci possono essere, infatti, sulla genuinità, all’esito della raccolta differenziata, della frazione organica dei rifiuti da immettere nel digestore?) che eventualmente si produrrà ed i costi per lo smaltimento dello stesso. Il tutto aggravato dalla possibilità prevista dal nuovo statuto del Cosmari Srl di operare non solo per i Comuni soci ma anche per i terzi, cioè per privati, i quali potrebbero portare presso l’ex impianto consortile, per essere “digerito” e smaltito nell’ipotizzata nuova centrale a biogas, materiale non selezionato in maniera accurata e assolutamente non verificabile.

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