Cosmari, una caldaia da buttare
Futuro in mano all’assemblea dei soci

Ruggine e inconvenienti tecnici mettono ko il "motore" dell'impianto. Domani (mercoledì 4) saranno illustrati ai sindaci i riscontri tecnici disposti dopo gli sforamenti registrati a luglio

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Il Cosmari

Il Cosmari

 

di Filippo Ciccarelli

Ci sono diversi problemi tecnici che affliggono il datato impianto del Cosmari, la cui linea di incenerimento è ferma dal luglio scorso dopo lo sforamento fatto registrare dal camino, primo nel 2013. Ma dalle analisi e dagli approfondimenti effettuati e discussi oggi in una riunione alla quale hanno partecipato tecnici del Cosmari, i progettisti dell’impianto, un tecnico del Cnr e personale della Gore (la ditta che distribuisce le maniche filtranti recentemente installate nello stabilimento di contrada Piane Chienti a Tolentino) oltre al presidente del Consorzio Daniele Sparvoli e al direttore Giuseppe Giampaoli, sarebbe emersa una questione più grave di altre. La diagnosi è che il “cuore” dell’impianto è malato. La caldaia in ferro è arrugginita, e i circuiti della stessa non sono in condizioni migliori. Il veloce ed imprevisto deterioramento della caldaia potrebbe essere stato influenzato in maniera significativa dallo stop di 15 mesi a cui è stato sottoposto l’inceneritore. Sulla terapia da seguire dovranno decidere i soci del Consorzio, e cioè i comuni, che domani alle 15.30 si riuniranno in assemblea. Riparare i guasti e rimettere in sesto l’inceneritore appare la soluzione meno praticabile: sia per i costi che comporterebbe l’ammodernamento dell’impianto, sia perché in provincia la percentuale di raccolta differenziata è vicina ad un livello per cui, secondo lo stesso management del Cosmari, sarebbe stato opportuno spegnere l’inceneritore, una volta attivata la discarica di Cingoli.
Nel futuro del Cosmari potrebbe esserci così un digestore anaerobico, dove a bruciare, per produrre energia elettrica e ridurre il livello del compost, sarebbero rifiuti organici. Il progetto, con tanto di analisi sulla sostenibilità economica e finanziaria, è pronto da oltre un anno. La digestione anaerobica, che avviene in una cella ermetica, consentirebbe anche una diminuzione dei cattivi odori che spesso disturbano le persone che vivono nei pressi dell’impianto. Rimarrebbe però in piedi il problema della quota di rifiuti indifferenziati: senza una discarica provinciale attiva e con l’impossibilità di bruciare quello che non è possibile differenziare, la soluzione rimane quella di dirottare la spazzatura altrove. Al momento la destinazione è la discarica di Fermo: ma abbancare i rifiuti altrove è una soluzione che comporta maggiori costi per i Comuni, e quindi per i cittadini. Domani, mercoledì 4, alle 15.30 ci sarà l’assemblea dei soci. La direzione del Cosmari, che non ha rilasciato alcun commento sul tavolo tecnico di oggi, esporrà la situazione ai sindaci. A quel punto la politica, che in agosto si è interessata anche con toni molto accesi dell’impianto del Cosmari e della gestione dei rifiuti in provincia di Macerata, dovrà prendere una decisione.

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