di Marco Ricci
(Foto-servizio di Lucrezia Benfatto)
L’Assemblea dei Comuni soci del Cosmari si è chiusa malissimo per l’amministrazione di Macerata, con il Sindaco Carancini messo in un angolo praticamente dal resto delle amministrazioni comunali su entrambi i punti all’ordine del giorno. La richiesta da parte del Consorzio all’Ata per la gestione in-house del ciclo integrato dei rifiuti e il un nuovo assetto societario a seguito – dell’eventuale, a questo punto mi si permetta di aggiungere – acquisizione di Smea. Nell’assemblea di oggi dunque si è tornato a parlare di acquisto, relegando così nel limbo la proposta di affidamento condiviso del servizio avanzata da Smea in una recente assemblea dei lavoratori e apparentemente avvallata anche dallo stesso assessore Blunno. Anche il Comune di Macerata è infatti arrivato in Assemblea con una sua proposta di acquisizione di Smea da parte del Cosmari, trovando però sul tavolo un’altra offerta – quella avanzata dal Sindaco di Corridonia Nelia Calvigioni – su cui si avrà sostanzialmente il voto favorevole di quasi tutti i presenti. Ad eccezione appunto del Sindaco Carancini a cui non sarà permesso di votare e con l’uscita dalla sala del delegato di Pollenza.
Che ci fossero ancora dei problemi aperti è risultato evidente fin dl primo pomeriggio. L’assemblea pubblica che doveva aprirsi alle ore 16 è stata di fatto preceduta da un’assemblea a porte chiuse in cui le parti hanno cercato invano di trovare una convergenza, così che l’assise vera e propria comincerà dopo le 19. Un ritardo che ha molto indispettito i cittadini intervenuti ad ascoltare il dibattito, tra cui alcuni lavoratori Smea e dei militanti del Movimento 5 Stelle. Nella sala assembleare ci si è più volte domandato a cosa serva in effetti una pubblica assemblea se le discussioni vere e proprie avvengono a porte a chiuse. E se fosse un segno di rispetto per chi era interessato ritardare di tre ore l’inizio dei lavori. E’ difficile in effetti dare torto ai presenti. Come è difficile capire perché una discussione tra amministratori pubblici di un consorzio pubblico su temi di interesse pubblico solo parzialmente possa essere ascoltata e – come bene o male tentiamo di fare – essere riportata nel tentativo di spiegare ai lettori le posizioni dei loro rappresentanti. Una mancanza di rispetto che ha molto poco a che fare con la chiarezza e la trasparenza.
Il dibattito pubblico ha comunque subito messo in luce le evidenti frizioni tra Macerata e il resto dei soci del Consorzio, ad eccezione di Pollenza e Urbisaglia. Nel suo intervento Carancini è stato durissimo. In primo luogo per la lettura del Presidente Sparvoli di un parere legale che ha estromesso il Sindaco – per presunti conflitti di interesse – dal votare l’ordine del giorno relativo proprio all’acquisizione di Smea. Un parere legale già annunciato al termine della precedente assemblea ma non inviato al Comune di Macerata per uno studio approfondito. Un gesto non certo cortese verso uno dei Comuni soci anche se – va detto – il Sindaco Carancini da questo punto di vista si è presentato in assemblea a mani vuote. In ogni caso il primo cittadino maceratese parlerà di “umiliazione verso la città affermando che Macerata non può né votare né partecipare al dibattito”, sottolineando come la legge – al di là delle sentenze riportate nel parere – parli di incompatibilità per interessi propri e per i loro parenti fino al quarto grado. “Io sono il Sindaco di Macerata, non il proprietario di Smea. E se io sono incompatibile non solo allora incompatibili anche i Sindaci degli altri Comuni? Non hanno anch’essi interesse sul prezzo di acquisizione?”.
Venendo nel merito, Carancini parlerà di un voto “spartiacque” che sancirà una sostanziale frattura tra Macerata e il Cosmari, “uno strappo forte che non auspicavamo”, atti che “mortificano e azzerano” il Comune di Macerata. A questo punto Carancini ha attaccato sia la legittimità dell’assemblea nel prendere decisioni di tale portata – il Consorzio dovrebbe già essere in liquidazione per trasformarsi in un altro soggetto – sia a questo punto la correttezza dello stesso in-house, ovvero la concessione del servizio senza gara ad una società pubblica. Due dure precisazioni che lasciano intendere come il Comune di Macerata non voglia restare con le mani in mano e probabilmente agire in ogni modo per tutelare le proprie scelte.
Ma quali sono stati i motivi del contendere che hanno portato a questa brutta situazione? Nel primo ordine del giorno – la richiesta all’Ata del servizio – non nominava in alcun modo Smea. Questo probabilmente non è andato giù al primo cittadino maceratese. Ma il vero conflitto si è avuto sul secondo punto, quello relativo all’acquisizione della partecipata maceratese. Sarà proprio il sindaco Carancini ad illustrarne il perché. “I motivi del contendere sono le retribuzioni di cinque figure apicali di Smea che hanno avuto delle integrazioni contrattuali in merito al loro effettivo lavoro. Capisco”, ha proseguito in tono più conciliante, “la posizione degli altri sindaci. E in questa fase ci si è chiesti se era possibile ridurre questi stipendi. Noi siamo arrivati qui dopo aver ottenuto che quei dipendenti si riducessero del trenta per cento il salario integrativo. Esattamente come aveva chiesto Cosmari in una vecchia comunicazione di qualche tempo fa. Qui”, ha aggiunto senza troppi giri di parole, “si ha la legittima impressione che si alzi ogni volta l’asticella quando ci si avvicina ad una soluzione”.
La proposta di Macerata sull’acquisizione non si distaccava troppo da quella poi votata e approvata in cui si prospetta in riferimento alle “cinque cosiddette figure apicali all’atto del passaggio di proprietà dovranno essere attuati tutti gli strumenti tecnico-giuridici e di concertazione finalizzati all’azzeramento dei contratti ad personam in essere”. Per il resto entrambe le proposte parlavano infatti di una cifra di 1,4 milioni di euro come costo di acquisizione. Quella approvata dal Cosmari inoltre va a specificare che Smea e Sintegra – una controllata del consorzio – si fonderebbero in un unico soggetto la cui funzione direzionale sarebbe affidata all’attuale Direttore Generale di Smea, Stefano Monachesi. Nello stesso tempo si garantirebbe però al direttore Generale del Gruppo Cosmari, Giuseppe Giampaoli, il rinnovo anticipato del contratto. Una sorta di quieto vivere tra due personaggi spesso in frizione tra loro. Anche un altro punto però non ha convinto Macerata. La possibile rivisitazione del contratto di gestione dei rifiuti del comune capoluogo: un possibile aumento del costo del servizio rispetto alla cifra pagata oggi a Smea. Questo probabilmente a causa dell’introduzione del più costoso “porta a porta spinto.”
E se il Sindaco di Macerata ha parlato di nessun passo avanti fatto dal Cosmari che intende solo chiudere un accordo “mortificando gli impegni contrattuali e i diritti delle persone”, in Assemblea sono arrivate però anche le risposte degli altri amministratori presenti. In più di un caso si è rinfacciato a Macerata di aver reso a tempo indeterminato dei contratti nel momento in cui si era già in fase di trattativa per l’acquisto di Smea, un gesto considerato scorretto e che di fatto sta mettendo in seria crisi la trattativa. Una motivazione che invece Carancini ritiene puramente strumentale. “Cosmari dovrà in ogni caso assorbire i dipendenti Smea e anche gli apicali con i loro contratti attuali. Con la nostra proposta si risparmierebbe il trenta per cento su quelle retribuzioni, con quella che vi accingete ad approvare no”, andando poi di nuovo a sottolineare le garanzie per Giampaoli contenute nell’Odg che verrà approvato. Una interpretazione quella di Carancini diversa rispetto a quella data degli altri sindaci che vedono fuori luogo il fatti che dei lavoratori abbiano colleghi con le medesime mansioni ma con stipendi più alti.
I punti dunque sono questi, almeno quelli dichiarati. Gli stipendi degli apicali ma anche i conflitti di personalità. Due differenze di vedute che – almeno nelle parole di Carancini e poi del Sindaco di Urbisaglia Broccolo – potrebbero portare a una fortissima rottura politica nonché alla stessa messa in discussione dell’in-house. Un corsa agli armamenti da cui appare sempre più difficile tornare indietro. Una frattura che a torto o a ragione vede Macerata oramai in un vicolo cieco. Ci sia stata reale mancanza di volontà da parte del Cosmari o meno, ci siano state strumentalizzazioni o meno degli stipendi degli apicali, la via di fuga offerta a Macerata oggi non appariva così pessima. Pur se l’ordine del giorno avrebbe potuto benissimo evitare di menzionare la questione degli stipendi permettendo forse a Macerata di convergere sul testo approvato. Difficile dunque capire l’esatta verità in una vicenda dai contorni complessi e dalle frizioni antiche, una vicenda in cui il vero e il falso appaiono sulle due tavolozze mischiati assieme. Una storia in cui vanno tenute a mente le parole di Giampaoli, raggiunto al termine dell’assemblea e interrogato in merito ai passi concreti fatti per aiutare il Sindaco Carancini nel risolvere una questione per lui spinosa e che indubbiamente gli deriva dal passato. “Smea il 31 dicembre non varrà più niente. Noi l’acquisteremmo a 1,4 milioni di euro prendendo tutti i dipendenti. Questo non le pare un passo avanti?” Come forse sarebbe un passo
avanti smetterla con queste società pubbliche dando tutto in gara. Certe querelle non nascerebbero neppure e la politica magari parlerebbe di ambiente e di costi per i cittadini piuttosto che di stipendi e poltrone.
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Le municipalizzate e le imprese statali o partecipate in genere servono solo a sistemare politici e i loro parenti, amici e altri. Occorre far uscire la politica e i politici dalle imprese e dai servizi pubblici locali, i quali devono essere garantiti sulla base di una gara affidati alla migliore imprese offerente.
Trattandosi di monnezza… vien quasi spontaneo concludere che… siamo in un mare di m. …
Ma il sindaco di Macerata fa gli interessi della comunità o è interessato solo alle integrazioni degli stipendi apicali? Quanto sono questi stipendi apicali e quanto sono le integrazioni? Il sito della Smea non brilla certo di trasparenza. Non c’è nessun riferimento ai compensi degli amministratori.
Credo che l’obiettivo del Comune di Macerata, cioè dell’Amministrazione, cioè del Primo citttadino che ci rappresenta sia SALVAGUARDARE i lavoratori della SMEA, non le posizioni apicali.
Invece poco si capisce perchè, con masochistica ostinazione, si fa di tutto per salvaguardare la dirigenza….
Il Comune è azionista di MAGGIORANZA della SMEA, quindi si comporti come tale.
Il “patrimonio” della SMEA sono (A) la professionalità degli operai (da salvaguardare) e (B) il parco mezzi…
La dirigenza viene dopo, molto dopo….
Invece qui, in mezzo a tutte queste discussioni che poco si comprendono (ed ad una carenza di informazioni notevole), sembra che il punto più importante sia la dirigenza… E la città non comprende.
Sono forse parenti?
Hanno forse contribuito a qualche campagna elettorale?
Sanno forse chissà quale segreto inconfessabile?
Poichè alle domande, che in città in tanti si cominciano a porre, credo che la risposta sia (ed una sola può essere) un categorico NO, non si riesce a capire perchè di questa ostinata ostinazione…
Il Sindaco di Macerata fa proprio come il protagonista della barzelletta in cui c’è un “matto” che percorre l’autostrada in senso vietato, e quando ascolta la radio annunciare la notizia di un automobile in contromano pensa: “ma qui sono tutti matti!!!”. Morale: è mai possibile che il Sindaco di Macerata da tre anni e mezzo in ogni consesso in cui si trovi crei divisioni, dia luogo a litigi, spaccature o, nella migliore delle ipotesi, a gravi ed inspiegabili incomprensioni? E’ possibile che circa 40 sindaci siano tutti nel torto ed il Sindaco di Macerata abbia invece ragione? Ciò che accade nel caso specifico è davvero grave, poiché il Sindaco e la sua amministrazione si preoccupano soltanto di salvaguardare gli stipendi faraonici dei dirigenti di smea, fregandosene bellamente delle legittime, sacrosante aspettative dei 65 lavoratori della società medesima. Purtroppo questa non è una barzelletta; qui il Sindaco, con la sua disastrosa “condotta di guida”, sta portando a “sbattere” un’intera comunità!
Intervengo in qualità di “capisciotto”:
@Cerasi e Vedova Allegra. Voglio proporre una opzione di metodo: perchè nei nostri ragionamenti non torniamo ai fondamentali anche a costo di apparire banali (basta dietrologismi anche se sappiamo che sono fondati). LA SMEA NON DEVE TUTELARE NE’ I LAVORATORI NE’ TANTOPIU’ I DIRIGENTI APICALI (ahimè che deterioramento della lingua – mi riferisco ad apicale -) MA I CITTADINI CHE PAGANO PER AVERE UN SERVIZIO.
@Mr Wolf. Mi rimangio il capoverso soprastante e faccio il dietrologo. Caro Lupo come si dice in dialetto “simo riati la l’ossu”. La possibilità di spendere indebitando le generazioni successive è finita e Carancini si trova in mezzo alla morsa: da una parte la normale esigenza della cittadinanza di avere un servizio di smaltimento rifiuti efficiente ed a prezzi giusti, dall’altra tutte le cambiali di piccolo importo (clientelismo) ed anche di entità più consistente (finanziamento dela politica) firmate dalla “politica” e che i vari attori stanno mettendo all’incasso. Chi vincerà? Chi avrà più forza!
Ambara e Folagra percepiscono stipendi assurdi. Giusto ridimensionarli. E allora pari stipendio per tutti.!!
Macerata sta pagando il prezzo di antichi sbagli (che risalgono addirittura all’epoca di costituzione della stessa SMEA) e l’attuale, sempre più evidente, incapacità di svolgere un ruolo non dico provinciale, ma almeno sovracomunale. La città di Macerata oggi è totalmente isolata ed è sempre più incanalata su un binario morto.
@ Alexis De Tocqueville
Ma se i lavoatori della SMEA venissero assorbiti dal Cosmari credo che ci sarebbe/si farebbe comunque un interesse della cittadinanza, diretto e indiretto.
Inanzitutto perchè molti sono di MC, quindi si grantirebero dei posti di lavoro.
Secondariamente pechè l’esperienza acquisista sul campo, la professionalità, ecc. sarebbero comunque un valore aggiunto degli operai che tornerbbe indietro, sotto forma di impegno, alla colletività.
Infine in un momento di cirsi economica devastante come questo sarebbe fin troppo facile dismettere tutto, passare tutto ad altro fornitore e fregarsene dei lavoratori: questo tipo di capitalismo violento (dal volto per nulla umano), che sta ammorbando il Mondo, credo sia una delle concause di questa crisi globale.
Gli interessi diffusi della collettività si potrebbero anche meglio ottenere se, la stessa collettività, partecipasse più ativamente al riciclo/riuso: si potrebbe differenziare di più e meglio.
Si potrebbe scegliere di acquistare certi prodotti (locali a Km zero o quasi) piuttosto che rincorrere la pubblicità.
Insomma di strade percorribili ce ne sono tantissime, al fine di abbassare la quantità di prodotti discaricati
Quello che però qui mi sembra mancare, nella miope visione dell’Amministrazione maceratese, è una visione di insieme, generale.
Lo ripeto: sembra esserci un eccessivo interesse per salvaguardare le posizioni verticistiche 🙂 della SMEA, piuttosto che dare una risposta complessiva che possa tener conto di tutti gli altri aspetti della complessa vicenda.
@ Cerasi
Poi la chiudo qui. Nessuno vuole le persone in mezzo alla strada. La mia è anche una provocazione, ma non solo, perchè l’idea di proteggere i posti di lavoro anche se non servivano ci ha portato qui dove siamo arrivati. Quei posti pubblici che proteggiamo corrispondono ad un numero maggiorato di posti che abbiamo perso nei settori non protetti. Tutto qua.
Se è vero come citato nell’articolo che a fine anno la Smea, “non varrà piu niente,” farebbe bene il Sindaco Carancini a riflettere , finchè in tempo e correre ad incassare 1,4 milioni di euro offerti. salvaguardando così anche il posto di lavoro dei dipendenti SMEA , riassunti al CONSMARI. A quel punto sarebbe inutile trasferire anche il costoso personale Dirigente della SMEA ,visti anche i tardivi risultati ottenuti con la loro gestione sulla differenziata a Macerata. In un Paese Civile e meglio Normale ,in situazioni simili, proprio i Dirigenti sarebbero stati i primi a caricare le loro cose sui cartoni da portare a casa magari anche senza liquidazione per non aver raggiunto il risultato. Purtroppo siamo in Italia, nelle Marche ,nel Comune di Macerata, ma fino a quando?
Il “posto” che per primo occorrerebbe non confermare è proprio quella poltroncina tanto importante quanto indegnamente ed inopportunamente “occupata” dal peggior sindaco della storia!
@ ALEXIS DE TOCQUEVILLE
Il tuo concetto e’ chiaro,vero e risponde alla realta’ dei fatti…..ma purtroppo non c’e’ piu’ sordo di chi non vuol sentire.Speriamo vinca il buon senso a discapito dei “soliti interessi”.
Il problema non è se gli stipendi dei dirigenti delle imprese statali o municipalizzate sono alti o bassi, il problema è che le imprese statali e municipalizzate non devono esserci. Non fidatevi di chi vi dice che questo o quello è un bene di tutti (vedi il referendum dell’acqua) e per questo deve essere pubblico (statale). Vogliono solo sistemare parenti e amici nei consigli di amministrazione o comunque all’interno dell’azienda. Tutto per raccattare voti e alimentare il circolo del potere.
BASTA IMPRESE STATALI, STIAMO FALLENDO!
L’art. 14, comma 32, del decreto Legge 78/2010, convertito nella legge 122/2010, stabilisce che “…. I comuni con popolazione compresa tra 30.000 e 50.000 abitanti possono detenere la partecipazione di una sola società; entro il 31 dicembre 2011 i predetti comuni mettono i liquidazione le altre società già costituite”
La scadenza del 31 dicembre 2011 per i comuni con popolazione compresa tra 30.000 e 50.000 abitanti (vedi il Comune di Macerata) è stato differito al 31 dicembre 2013 per effetto del Decreto Legge n. 225/2010 convertito con modificazioni nella legge 10/2011.
Considerato che il Comune di Macerata che è socio in 10 società (SMEA al 51,00% – APM al 99,617% – Meridiana al 87,39% – Centro Agroalimentare al 62,25 – Cemaco al 67,85 – SI Marche al 23,38% – acquedotto del Nera 22,42% – Centro di climatologia al 20% – Nuova via Trento al 1% – Task al 0,26%.) può detenere una sola società, come intende affrontare l’imminente scadenza del 31 dicembre 2013?
L’offerta di € 1.400.000 che il COSMARI ha fatto per acquisire la SMEA mi sembra persino esagerata considerato che il risultato d’esercizio (utile) 2011 della società SMEA è stato pari a € 38.292.
La parola democrazia è veramente sparita in questi uffici o enti pubblici:
se la Calvigioni(GENEROSAMENTE) ha proposto un documento ke poi è stato votato dalla maggioranza dei presenti in sala,di cosa si dovrebbe ancora parlare????
si potrebbe capire(ma difficile da condividere) Carancini, che dalla sua poltrona dovrebbe diffendere l’operato(x quanto discusso)dei suoi predecessori
ora il presidente Pettinari si prenderà certamente le sue responsabilità sull’affidamento della gestione in-house al COSMARI, e che quest’ultimo si concentri a risolvere le sue già problematiche ambientalistiche per far ancor valere di più il suo operato, passato e futuro,
noi cittadini siamo fiduciosi e attenti all’evoluzione
sinceramente a me poco interessa cosa vogliono fare gli inciucioni, a me interessa sapere a che livello di inquinamento siamo.
Le figure apicali andrebbero …apicate (in senso più o meno …figurato).
Mi permetto di paragonare il caso Smea – Consmari alla Bdm. In fase di fusione capisco che ci cerchino di difendere + interessi possibili ma nel tempo e’ e sarà sempre piu’ necessario fare i conti con i bilanci e in questo periodo storico le aziende mal gestite fanno una brutta fine.
Per anni si e’difeso il centro elettronico di Piediripa oggi non si sa come salvare Bdm, al Consmari prendete e atto.