Delitto di Pietro Sarchiè, questa mattina si è aperto il processo in cui è imputato per favoreggiamento, ricettazione, riciclaggio il catanese Santo Seminara, 42 anni, residente a Castelraimondo. A luglio la Corte d’assise di Macerata si era dichiarata non competente per i reati contestati a Seminara (giudica i fatti che prevedono come pena massima l’ergastolo) e aveva rimesso gli atti alla procura, a distanza di oltre tre mesi il processo si è aperto al tribunale di Macerata, davanti al collegio, presieduto dal giudice Claudio Bonifazi. Presenti i pm Claudio Rastrelli e Stefania Ciccioli, che hanno chiesto di presentare sia una serie di tabulati telefonici (il trascrittore sarà nominato la prossima udienza) sia una serie di fotografie, tra cui quelle del furgone di Farina e di Sarchiè per dimostrare che non era possibile confonderli. Seminara è finito sotto accusa perché avrebbe aiutato Giuseppe e Salvatore Farina, padre e figlio accusati di aver ucciso Sarchiè il 18 giugno dello scorso anno in un agguato a Sellano, nel comune di Pioraco. I pm contestano al 42enne catanese, tra l’altro, di aver aiutato Farina senior a smontare il furgone. Al processo Seminara è assistito dall’avvocato Nicola Pandolfi. Parte civile familiari di Sarchiè: la moglie Ave Palestini, e i figli Jennifer e Juri, tutelati dagli avvocati Mauro Gionni e Orlando Ruggeri. La prossima udienza è stata fissata per il 31 maggio.
(Gian. Gin.)
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