I figli di Pietro Sarchiè Jennifer e Yuri e la moglie Ave Palestini con il presidente dell’associazione Sos Italia Libera, Paolo Bocedi
Giuseppe Farina oggi in tribunale
di Gianluca Ginella
(foto di Lucrezia Benfatto)
E’ stata la mattina più lunga per la famiglia di Pietro Sarchiè: a distanza di circa 13 mesi dall’omicidio del commerciante di pesce di San Benedetto (ucciso il 18 giugno 2014) questa mattina i due figli, Jennifer e Yuri, e la moglie Ave Palestini si sono trovati nella stessa aula con le due persone che sono accusate dell’omicidio, Giuseppe Farina e suo figlio Salvatore. «Ho provato schifo vedendoli, pensando che quegli occhi hanno visto mio padre e lo hanno ammazzato. In udienza li ho guardati più volte, loro verso di me non hanno guardato mai» ha detto Jennifer, che ha pianto vedendo entrare in aula i due uomini. Poco prima aveva già detto che lei non potrà mai perdonare chi ha ucciso suo padre. E proprio per scusarsi ha preso la parola Giuseppe Farina che ha chiesto al giudice di poter rendere dichiarazioni spontanee.
Salvatore Farina all’uscita del tribunale di Macerata
«Chiedo scusa alla famiglia, non ho parole per quello che ho fatto» ha detto Farina senior. Poi ha aggiunto «Mi chiamano u Cronicu, perché io sono schizofrenico. Quando mi prendono i raptus posso far fuori chiunque. Vengo accecato da una forza che superiore a me, e non riesco a controllarmi». Parole che sono state accompagnate dalla richiesta di perizia psichiatrica avanzata dai legali dei Farina Mauro Riccioni e Marco Massei che al contempo hanno rinunciato a condizionare la richiesta di fare il processo con rito abbreviato ad una perizia psichiatrica. Il giudice Chiara Minerva ha però respinto la richiesta di perizia e ha fissato il processo con rito abbreviato il 14 ottobre. Giorno in cui si svolgerà anche l’interrogatorio di Giuseppe Farina e di Salvatore Farina.
Jennifer Sarchiè questa mattina in tribunale
Intanto oggi ha patteggiato il terzo imputato, Domenico Torrisi, accusato di favoreggiamento e riciclaggio. Un anno, undici mesi, 500 euro di multa e sospensione della pena subordinata ad un anno di lavori di pubblica utilità nella casa di riposo Chierichetti di Gagliole. Torrisi dopo la sentenza è libero. «Abbiamo deciso di patteggiare anche per i problemi di salute del nostro cliente» commenta l’avvocato Maria Squillaci che assiste il 61enne insieme al legale Tiziano Luzi. L’udienza, iniziata alle 9,40, in leggero ritardo (era prevista alle 9,30) era cominciata con la richiesta di costituzione di parte civile da parte dei figli e della moglie di Sarchiè (assistiti dagli avvocati Mauro Gionni e Orlando Ruggeri) e dell’associazione Sos Italia libera che si occupa della lotta contro il racket (tutelata dall’avvocato Giampaolo Cicconi). Il giudice ha ammesso entrambe le parti civili.
L’udienza è durata diverse ore fino quasi alle 15 del pomeriggio. In particolare il giudice ha dovuto decidere sulle ammissioni delle parti civili, poi sulle questioni sollevate dalla difesa (in particolare la richiesta di perizia psichiatrica) e infine sul patteggiamento. Oggi è stata acquisita anche la perizia sui reperti biologici. Su 133 campioni analizzati dal consulente, Francesco De Stefano, solo due appartengono agli indagati. Si tratta di due gocce di sangue trovate una sul pavimento del capannone di Santo Seminara (indagato per favoreggiamento, ricettazione, riciclaggio e per il quale è in corso un procedimento separato) e l’altra su di un lavandino, sempre nel capannone. Entrambe le gocce di sangue sono di Giuseppe Farina. «Questo a nostro avviso dimostra che il figlio Salvatore non ha partecipato al delitto» ha spiegato l’avvocato Riccioni. All’udienza erano presenti il procuratore Giovanni Giorgio e il sostituto Claudio Rastrelli che (insieme al pm Stefania Ciccioli) hanno coordinato le indagini dei carabinieri del Reparto operativo di Macerata sul delitto.
Al termine dell’udienza, Jennifer ha detto «per me Torrisi ha patteggiato una pena tropo bassa, perché è complice a tutti gli effetti nel delitto». «E’ successo quello che ci aspettavamo, è stata respinta la richiesta di perizia psichiatrica anche se abbiamo delle perplessità sul patteggiamento perché la pena poteva essere più alta» ha detto l’avvocato Gionni. Secondo l’accusa il commerciante di pesce è stato ucciso, in località Sellano di Pioraco, per la rivalità nella vendita ambulante del pescato. Il suo corpo è stato seppellito dagli assassini in località Valle dei grilli, a San Severino. Il 5 luglio i carabinieri hanno trovato il corpo semicarbonizzato di Sachiè.
Giuseppe Farina all’ingresso in tribunale
Jennifer Sarchiè all’ingresso del tribunale di Macerata
Da sinistra: Vincenzo Ierardi, del reparto operativo dei carabinieri di Macerata insieme al pm Claudio Rastrelli
Da sinistra Paolo Bocedi, presidente dell’associazione Sos Italia libera con Ave Palestini e Yuri Sarchiè
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
lo scorso anno la famosa pernacchia adesso invece chiede scusa era accecato non ci stà con la testa !!!!!troppo comodo!!!!!!!!!!! comunque è sempre colpa delle nostre leggi che permettono di difendere questi assassini VERGOGNA ITALIANI!!!!!!!!!!
fondare un processo sulla logica del baratto , questa e’ la vera porcata…
io ammazzo un’onesto lavoratore, padre di famiglia, io , in sostanza, decido x il rito abbreviato e sempre io ottengo, come ricompensa del mio lurido gesto , uno sconto di un terzo della eventuale pena……
qui mi fermo , potrei farla fuori dal vaso….
scusate, secondo quale normativa si deve usare la cortesia ad un assassino di oscurare le manette?
Questi due soggetti oltre ad aver ucciso un uomo hanno raccontato più balle di Renzi (beh, forse più di Renzi no…).
Spero che marciscano in galera per almeno 30 anni, il massimo per l’abbreviato.