Una lettera per ricordare Pietro Sarchiè, il commerciante di pesce, ucciso alcuni mesi fa e ritrovato senza vita nelle campagne di San Severino. A scriverla è il sindaco di Pioraco, Luisella Tamagnini. “Colpito dalla ferocia del lupo e dalla viltà della iena, le lacrime della figlia Jennifer ricadano come lava sui cuoi di chi ha visto e non parla”.
Di seguito il testo completo, letto durante il funerale di Pietro Sarchiè, celebrato ieri a San Benedetto (leggi l’articolo).
“Che destino amaro ti ha raggiunto proprio nel nostro paese – scrive il sindaco Tamagnini –. Tu, uomo mite e onesto, morire colpito dalla ferocia del lupo e dalla viltà della iena in mezzo a quella campagna serena che tu e noi credevamo sicura. Tu, così premuroso con tutti, non hai ricevuto nemmeno un briciolo di quella pietà che si deve ai morti: vilipeso, nascosto distrutto da chi voleva farti essere esempio per quanti avessero voluto dire no alla prepotenza ed al sopruso. Chi potrà mai dimenticare lo sguardo smarrito e angosciato di Ave, quello scuro e addolorato di Yuri e le lacrime, quante lacrime di Jennifer.
Ora quelle lacrime spero ricadano come lava incandescente sui cuori di chi ti ha consegnato a questo tremendo destino e sul cuore di chi, se ha visto non parla, unendosi così alla ferocia del lupo e alla viltà della iena. Pietro, dopo lo scempio del corpo e lo strazio del cuore, sta in pace.
Alla soglia del Cielo ti ha accolto tua madre, ancora una volta amorevole e protettrice, forte di quell’amore che travalica il tempo, lo spazio e la umana dimensione e traspare dallo sguardo in quella foto sul tuo furgone per fortuna o per volontà divina, non distrutta in tempo dai tuoi assassini. La giustizia umana sarà forse lenta a venire, ma quella divina non lascerà che il tuo sangue innocente sia stato versato invano e che il dolore della tua famiglia sia così amaro e senza consolazione”. Infine conclude: “Per noi l’impegno e la forza, in tuo nome, di non permettere mai più che la mala pianta della violenza attecchisca e stravolga e le nostre vite e le nostre contrade”.
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