di Gianluca Ginella
“Le indagini sono obiettivamente complesse, siamo portati a ritenere sia stato un omicidio pianificato con la compartecipazione di più persone”, questo il quadro fatto dal procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, sul delitto di Pietro Sarchiè il commerciante di pesce di San Benedetto che era scomparso dallo scorso 18 giugno. Dunque un omicidio “in concorso” che la procura riterrebbe non sia avvenuto in un momento di rabbia o in un gesto d’impeto ma si tratterebbe di una azione strutturata.
“Si è conclusa una prima fase di indagine – ha detto il procuratore –, che è stata particolarmente impegnativa e nella quale c’era il rischio che chi ha partecipato a questo efferato atto potesse adoperarsi a far sparire eventuali elementi di prova. I carabinieri hanno lavorato tantissimo e di questo li ringrazio molto, alcuni di loro hanno lavorato 16 ore su 24. Questo sforzo enorme è stato ripagato dal rinvenimento di numerosi elementi di prova, che erano destinati alla sparizione”. Nel corso di questa prima fase dell’inchiesta sono state indagate 4 persone. A cominciare dal presunto assassino di Sarchiè, il catanese Giuseppe Farina, 40 anni, che vive a Seppio di Pioraco con moglie e i due figli.
Secondo la procura, Farina, ambulante di pesce come Sarchiè, avrebbe ucciso il commerciante di San Benedetto sparandogli alla schiena. Da rintracciare il movente, una ipotesi è che si sia trattata di una questione di concorrenza sul mercato della vendita ambulante del pesce. Ma si tratta di una mera ipotesi. Oltre a Farina, sono indagate altre 3 persone, per favoreggiamento. Si tratta di Santo Seminara, 41 anni, e di una coppia di 60enni Domenico Torrisi e la moglie Maria Ansaldi. Avrebbero partecipato a nascondere parti del furgone di Sarchiè. Tutti saranno interrogati a breve dalla procura. In quella che sarà la seconda fase delle indagini, che “non è della ricerca della prova regina, ma sulla valutazione di tutti gli altri elementi di prova acquisiti – prosegue Giorgio –. Alcuni di questi, provenendo da enti, stanno ancora pervenendo ai nostri uffici”. Inoltre la procura sta valutando le dichiarazioni di testimoni che “giorno dopo giorno si presentano per fornire notizie su quanto hanno visto e su quanto sanno. Questo spirito di partecipazione civica alle indagini non può che essere motivo di soddisfazione ed evince che la comunità marchigiana è sana e non c’è la presenza di atteggiamenti omertosi”. E proprio in merito a chi ha reso la propria testimonianza favorendo le indagini, il procuratore aggiunge: “Mi preme sottolineare che la convivente del signor Seminara ha reso dichiarazioni che attestano in modo sufficientemente rassicurante che lei è totalmente estranea all’attività criminosa oggetto di indagine”.
Il procuratore oggi non ha escluso che altre persone possano essere coinvolte nel delitto oltre ai 4 indagati. Le indagini sono condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Macerata e della Compagnia di Camerino e coordinate dal procuratore e dal pm Claudio Rastrelli.
Ieri, Farina, il principale indagato, ha detto di essere un onesto lavoratore, e i suoi legali, gli avvocati Mauro Riccioni e Marco Massei hanno ribadito che lui non ha ucciso il commerciante. Anche gli altri indagati hanno negato coinvolgimenti.
Il procuratore Giovanni Giorgio all’uscita della caserma dei carabinieri di Castelraimondo
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