di Gianluca Ginella
(Foto Guido Picchio)
Delitto di Pietro Sarchiè, anche Farina junior fa scena muta davanti ai pm durante l’interrogatorio che si è svolto oggi pomeriggio in procura. Salvatore Farina, 19 anni, è stato accompagnato dal padre Giuseppe che come lui è indagato per il delitto del commerciante di San Benedetto. La procura contesta al giovane di aver avuto una funzione “ausiliaria” nel delitto. Padre e figlio oggi hanno deciso di sottoporsi al test del dna, i loro legali “non hanno nulla da nascondere”.
“C’è crisi”, risponde così Salvatore Farina, 19 anni, uscendo dal tribunale di Macerata dopo l’interrogatorio. Al suo fianco c’è il padre Giuseppe, 40 anni. E’ così che risponde quando gli viene chiesto se si professa innocente. Poco prima è stato al quarto piano del palazzo di giustizia di Macerata per essere interrogato. Presenti i suoi legali, gli avvocati Mauro Riccioni e Marco Massei.
Il giovane, arrivato con un cappello calzato in testa, ha deciso di non rispondere alle domande dei magistrati. “Perché al momento emerge solo una funzione ausiliaria del nostro assistito, nel capo di incolpazione si parla di una sua partecipazione ausiliaria nel delitto ma non sappiamo di che si tratta” dice l’avvocato Massei dopo l’interrogatorio. Sia il padre che il figlio hanno aderito alla richiesta della procura di sottoporsi al prelievo di Dna dal bulbo dei capelli e dalla saliva. “Si sono sottoposti volontariamente, perché non hanno niente da nascondere” chiarisce l’avvocato Riccioni. Un delitto in cui “hanno partecipato altre persone, nel capo di incolpazione si dice che i nostri assistiti hanno agito in concorso con più persone, quante non si sa” dice Massei. Lunedì intanto saranno svolti nuovi accertamenti: la procura ha disposto un esame sul corpo di Sarchiè per cercare tracce biologiche. “Noi nomineremo un nostro perito, pensiamo ad un medico legale di fama nazionale, siamo in attesa di sapere se parteciperà” dice l’avvocato Riccioni. Accertamenti saranno svolti anche sul sangue rinvenuto all’interno di un deposito di un altro degli indagati, Santo Seminara, cui vengono contestati i reati di favoreggiamento e distruzione di cadavere. Intanto i Farina, padre e figlio, faranno ritorno in Sicilia, a Catania “ormai qui con il furgone del pesce sequestrato non possono lavorare” spiegano i legali. Su come stia vivendo la situazione il giovane Salvatore Farina, appena 19enne, “la sta vivendo male, ma è tranquillo, lui nega ogni coinvolgimento” dice l’avvocato Massei. In tutto sono 5 gli indagati nell’ambito dell’omicidio: gli ultimi due sono i coniugi Domenico Torrisi e la moglie Maria Ansaldi, che devono rispondere di favoreggiamento. Le indagini sul delitto del commerciante Sarchiè, ucciso con sei, forse 7, colpi di pistola proseguono condotte dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Claudio Rastrelli. Gli investigatori hanno ampliato gli accertamenti anche in Sicilia, a Catania, nelle abitazioni di parenti dei Farina. Lì sono stati effettuati sequestri di alcuni computer tra cui quello di Salvatore Farina. Anche sui pc gli inquirenti cercheranno di trovare elementi che possano essere utili alle indagini. L’ipotesi principale riguardo al movente rimane, per gli inquirenti, il controllo del mercato per la vendita ambulante del pesce nella zona che veniva servita da Sarchiè e nella quale operavano anche i Farina.
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