di Gianluca Ginella
Nessuna voglia di parlare per Giuseppe Farina mentre esce dalla caserma dei carabinieri di Castelraimondo: “non dico niente, sono una persona che lavora da 20 anni”. L’uomo, 40 anni, venditore ambulante di pesce, è indagato per il delitto di Pietro Sarchiè, 62 anni, brutalmente assassinato con sei, forse 7, colpi di pistola che qualcuno gli ha esploso alle spalle forse quello stesso 18 giugno, giorno della scomparsa. Farina è indagato insieme ad altre tre persone (a loro viene contestato il favoreggiamento). Non c’è stato nessun fermo per gli indagati, e oggi pomeriggio Farina, accompagnato da uno dei suoi legali, l’avvocato Mauro Riccioni (il 40enne è assistito anche dal legale Marco Massei) si è recato in caserma per una formalità, mentre la giornata l’ha trascorsa nella sua casa di Seppio di Pioraco, dove le tapparelle sono rimaste abbassate tutto il giorno. “Il mio cliente ribadisce di essere estraneo ai fatti” dice Riccioni.
Ieri la procura ha posto sotto sequestro il furgone di Farina, quello usato per le consegne del pesce, e su cui verranno svolti accertamenti. Intanto anche le altre tre persone indagate respingono le accuse. Domenico Torrisi, indagato per favoreggiamento insieme alla moglie Maria, dice “sono estraneo ai fatti”, senza volere aggiungere nient’altro in merito alla vicenda in cui è rimasto coinvolto insieme alla moglie, perché nella loro casa sono state trovate parti del furgone del commerciante di pesce ucciso. “Sarchiè non lo conoscevo, conosco Farina perché è un mio compaesano e a volte compravo il pesce da lui, ma non è un mio amico – dice Santo Seminara, 41 anni, di origine catanese e residente a Castelraimondo, indagato per favoreggiamento –. Mi aveva chiesto di poter usare il mio deposito (a Castelraimondo, ndr) perché doveva sistemare il furgone. Comunque sul retro del deposito c’è un cancello che è senza sicura e chiunque poteva entrare”.
Nel deposito della ditta edile di Seminara gli investigatori hanno trovato parti del furgone di Sarchiè. Da qui l’iscrizione del 40enne nel registro degli indagati. “Ci è crollato il mondo addosso – dice Seminara -. Comunque il nostro primo pensiero va alla famiglia del commerciante ucciso, e faremo di tutto per collaborare con gli investigatori ed aiutarli nelle indagini perché è giusto che venga trovato il colpevole. Io sono innocente ed estraneo ai fatti, volevo fare un favore ad una persona e per questo mi trovo indagato”. Ieri sera è stata sentita la convivente di Seminara, la donna ha collaborato con gli inquirenti, per aiutare le indagini. Oggi gli uffici del deposito di Seminara sono stati dissequestrati. Le indagini proseguono, per definire l’intero quadro del giallo Sarchiè, sono condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Macerata e della Compagnia di Camerino e coordinate dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Claudio Rastrelli. Il commerciante di pesce era scomparso il 18 giugno e il suo corpo senza vita è stato trovato sabato scorso nelle campagne di San Severino: ucciso a colpi di pistola e poi seppellito. Oggi su Facebook la figlia di Sarchiè, Jennifer, si è sfogata contro chi ha ucciso suo padre: “Farò di tutto per farti marcire in galera, che i demoni ti possano tormentare giorno e notte, che ti si possano prendere tutto ciò che hai di più bello nella vita, che tu non abbia più pace, ti auguro solo un decimo di tutte le sofferenze che hai fatto passare a mio padre… per il resto la giustizia farà il suo corso”.
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