Delitto Sarchiè, il tribunale del Riesame conferma la misura cautelare degli arresti domiciliari per Domenico Torrisi mentre per Santo Seminara è arrivato l’ok perché possa riprendere ad andare a lavorare al suo cantiere, pur restando anche lui ai domiciliari. Al Riesame Torrisi e Seminara avevano fatto ricorso per chiedere una misura cautelare meno afflittiva (Seminara vi aveva però rinunciato dopo la disponibilità data dalla procura perché avesse la possibilità di tornare al lavoro). L’udienza si è tenuta venerdì, poi i giudici si sono presi qualche giorno per decidere. Per Torrisi, difeso dagli avvocato Tiziano Luzi e Maria Squillaci, i giudici hanno respinto il ricorso confermando gli arresti domiciliari.
Discorso diverso per Seminara, i giudici, valutata la disponibilità espressa dalla procura, hanno sì confermato gli arresti domiciliari ma con il permesso di andare al lavoro nel suo cantiere. Seminara, assistito dall’avvocato Nicola Pandolfi, e Torrisi sono indagati per favoreggiamento, riciclaggio e ricettazione. Per omicidio premeditato sono invece indagati Giuseppe Farina e il figlio Salvatore, che si trovano in carcere a Camerino. Pietro Sarchiè, commerciante di pesce di San Benedetto era stato ucciso lo scorso 18 giugno con sei colpi di pistola. All’origine del gesto ci sarebbe, secondo gli investigatori, la concorrenza sul mercato della vendita del pesce.
(Gian. Gin.)
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