Al centro, l’avvocato Renato Borzone e Massimo Bianconi prima di entrare in tribunale
di Federica Serfilippi
«Era il vice direttore generale che presentava le pratiche per le richieste di finanziamento al comitato esecutivo. Io, assieme al presidente, firmavo solamente per “ammessa” una volta presa la decisione degli organi bancari». Rompe il silenzio e si difende in aula l’ex dg di Banca Marche Massimo Bianconi nell’ambito del processo che lo vede imputato con gli imprenditori Vittorio Casale e Davide Degennaro per il reato di corruzione tra privati per una presunta serie di scambi di favori avvenuti tra il 2010 e il 2012. Una difesa che chiama in causa direttamente l’ex vice dg dell’epoca Stefano Vallesi. Dal banco dei testimoni, Bianconi – difeso dall’avvocato Renato Borzone – ha risposto oggi alle domande dei pm Bizzari, Pucilli e Laurino, risalendo tutti gli step della filiera per la concessione dei finanziamenti e approfondendo anche i rapporti con l’ex moglie in merito all’operazione della famosa compravendita dell’immobile di via Archimede, a Roma, sequestrato dalla Guardia di finanza nel 2015 per volere della procura. Ascoltato dal collegio penale anche Degennaro. «Bianconi? Prima di questo processo non l’avevo neanche mai visto» ha detto l’imprenditore. Assente in aula, invece, Casale. «La banca è un’organizzazione complessa – ha detto Bianconi interrogato dai pm sul ruolo che assumeva il direttore di fronte alle richieste di erogazione del credito – dove è la filiale del territorio la prima a procedere con la proposta di finanziamento». Poi, ci sono vari step e passaggi attraverso figure come il capo area crediti e il vice dg, all’epoca Stefano Vallesi. «Era lui il proponente delle pratiche e io, per quelle in questione, non ho mai espresso giudizi o pareri. Mi appoggiavo al complesso di uffici sotto di me, tanto che dopo la riunione del comitato e del cda io apponevo solamente una firma ai documenti per “ammessa”», ovvero la sigla sull’avvenuta approvazione da parte degli organi bancari. Insomma, nessun ruolo da dominus per gli affari intrapresi, secondo la procura, con i due imprenditori.
L’ex dg ha poi parlato del suo arrivo in Banca Marche, un istituto di credito che aveva oltre 500 mila clienti e 40 filiali nel Lazio: «Era la primavera del 2004. Venivo dalla Sanpaolo di Torino, dove ero direttore commerciale pianificazione e controllo marketing. Il mio stipendio? Un milione di euro all’anno più bonus che sono cambiati nel tempo e che potevano oscillare tra i 200mila e i 400mila euro annui». Nel 2008, i primi rapporti con Casale a cui Bianconi, secondo l’accusa, avrebbe aperto linee in mancanza di alcune condizioni fondamentali. «Si è presentato personalmente per iniziare una relazione di clientela. Non sapevo avesse avuto dei guai giudiziari e quando è stato arrestato (per un altro procedimento, ndr) lo abbiamo saputo immediatamente attivando tutte quelle procedure che in questi casi sono doverosi per una banca». L’ex dg ha affrontato anche il capitolo di via Archimede, dove – per i pm – Degennaro avrebbe trasferito fondi a una società intestate ai familiari di Bianconi (la Archimede 96 srl) e riconducibile all’ex dg in cambio di finanziamenti. «Mia moglie faceva attività imprenditoriale da tempo e sono del tutto estraneo all’operazione per l’acquisto di quella palazzina. Del resto, in quel periodo io vivevo separato da mia moglie e da mia figlia. Entrambe si erano trasferite a Roma nel 2008». Durante le fasi della stipula del pre-contratto di vendita, Degennaro ha riferito di non aver mai avuto contatti con Bianconi. «Prima di questo processo non lo conoscevo e non sapevo neanche che fosse il direttore di Banca Marche. L’operazione per ottenere l’immobile dei Parioli l’aveva gestita mia fratello, ma dopo il pre-contratto è saltato tutto perché era venuta meno la “rendibilità”. Dopo l’intervento della procura e l’inizio del procedimento non ho proseguito più alcuna trattativa».
Banca Marche, Bianconi in aula Al via il processo per corruzione
"1 milione di euro l'anno" "400 mila di bonus" Poi dici uno non bestemmia.
Un milione di euro solo per apporre delle firme, senza assumersi nessuna responsabilità. Aveva ragione la Fornero, le opportunità ci sono, ma i giovani sono choosy.
Un milione......e il resto a sua insaputa. Insomma un poveraccio
Si però il 5 per cento su ogni operazione proposto da vallesi lo prendeva anche lui,lo sanno anche i sassi
Alla fine vedrete che la responsabilità dei finanziamenti concessi ai clienti e finiti a sofferenza ricadra' sull'ultimo impiegato che ha toccato con un dito le pratiche di fido oggetto del processo.
Toh ! Nessuno è responsabile ! Ma va !
Ma che...... vogliamo dare la colpa a loro ma siamo Matti ma andate ..........
neppure il buongusto di tacere...
Visto che appari cosi' ingenuo da Non capire nepoure i danni che hai procurato a tanta gente, speriamo che ti chiamino a rispondere per le tue responsabilita' e per i soldi guadagnati senza meriti!!!
Vuoi vedere che riescono a dare la colpa ai Risparmiatori.......Nick
Se il processo di Arezzo costituisce precedente, magari accoglieranno anche la tesi del "c'ero, ma non sapevo assolutamente cosa facevo".
.......Inizia il balletto dello scarica barile.......Va a finire che lui stava lì solo per prendere lo stipenio..........
Un milione e quattrocentomila euro l'anno. Non commento di più.
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Il problema non è se prendeva 1 milione di euro o 100 mila euro, piuttosto che 10 mila l’anno; questi soggetti sono responsabili in quanto responsabili (il gioco di parole é voluto) e non possono scaricare su altri le loro colpe. Se dalla carica che rivestono, traggono benefici, qualsiasi sia il loro compenso, devono risponderne.
Allora i responsabili siete in due.
Una cosa è certa: la colpa assoluta è del/dei correntisti che hanno il conto nella ex Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata (una di sole 5 Casse in Italia a pregiarsi di avere una SEDE in Roma). Ed ora non più esistente nell’elenco della Banche/Casse in Italia!!. Io NON voglio essere garantista, certe persone dovrebbero vergognarsi di andare semplicemente in giro per la città.
Quindi adesso vogliono farci credere che era stato scelto a caso (sull’elenco del telefono??) ma che lui non sapeva precisamente cosa firmava?
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No, dai è uno scherzo…
è inutile prendersela con loro se hanno fatto quello che hanno fatto è perche sanno di non rischiare niente o quasi… è l italia bellezza…
Considerati gli splendidi risultati conseguiti,i bonus glieli avranno dati tutti fino al massimo dei 400.000 €.io come azionista debitamente truffato da lor signori,spero solo che alla fine della fiera qualcuno non mi chiami a ristorare questi poveretti che hanno perso la possibilità di arrivare a fine mese.
Un errore giudiziario! Lo sapevo che Bianconi era innocente, vittima di furbacchioni che si sono approfittati della sua ingenuità. Speriamo che alla fine trionfi la giustizia e che vengano arrestati tutti gli azionisti e i risparmiatori delle ” buone banche ” che si sono permessi di calunniare il pover’uomo che doveva sudare le famose sette camicie più le cravatte e i lussuosi abiti per guadagnarsi la pagnotta.
Che strana giustificazione! Un direttore commerciale non sa cosa sta firmando? Ha firmato e se ne deve assumere tutte le responsabilità come si assumono tutte le conseguenze negative quando si firmano certi contratti scritti in caratteri piccolissimi di servizi e assicurazioni varie. Ho una rabbia fortissima per avere ceduto su pressioni del direttore di banca ad acquistare azioni nel 2012.