Morgoni: “Gli azionisti di Mps e Nbm sono uguali, no a disparità di trattamento”

CREDITO - Il senatore del Pd annuncia l'impegno dei parlamentari marchigiani a sensibilizzare il governo sulla tutela di azionisti, obbligazionisti e correntisti. L'appello a Ubi: "La provincia di Macerata, martoriata dal terremoto, non deve servire solo a fare raccolta, ma anche ad impiegare risorse"

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Mario Morgoni

 

di Alessandra Pierini

Il decreto del governo per salvare Monte dei Paschi di Siena, che vedrà presto la conversione in Senato per poi passare alla Camera, prevede la salvaguardia di correntisti e azionisti. «Lo stesso trattamento meritano azionisti e obbligazionisti di Nuova Banca Marche e delle altre 3 good banks». E’ perentorio il senatore del Pd Mario Morgoni che con gli altri parlamentari marchigiani promette di battersi per evitare disparità di trattamento e fa il suo appello a Ubi Banca dopo l’acquisto di Nbm: «La provincia di Macerata non deve servire solo per fare raccolta, le risorse vanno impiegate. No a criteri troppo rigidi nel rilascio del credito, questo territorio ha bisogno di un sostegno per la ripresa».

Il senatore sottolinea il suo impegno che lo vede in squadra con i parlamentari marchigiani ma anche con quelli toscani per Banca Etruria e abruzzesi per Carichieti: «Se il governo non si mostrerà sensibile, presenteremo un emendamento  che tuteli azionisti, obbligazionisti e correntisti delle 4 good banks. L’intervento del governo con 20 miliardi per salvare Mps è necessario, serve ad evitare il default, oltre a salvare 25mila dipendenti e oltre un milione di correntisti. Ma nulla giustifica che ci sia disparità di trattamento per i risparmiatori. E’ una sollecitazione che faremo al governo».

Morgoni chiede anche massimo rigore: «Dal 2008 al 2015 le perdite delle banche sono state di 200 miliardi su crediti, con una forte compromissione del sistema a cui si aggiungono elementi di malgoverno e malagestione (Banca Marche ne è un esempio). Chi ha speculato va perseguito. Dobbiamo però fare i conti con una crisi enorme del sistema bancario dovuto a sofferenze e cattiva gestione, da oggi meno concepibili grazie al  maggiore potere di Bankitalia. I governi Letta, Renzi e Gentiloni si sono trovati a vedere il concentrato di problemi maturati in qualche decennio e oggi tutti i nodi vengono al pettine. La politica deve prendere sul serio la situazione».

Su Banca Marche il senatore si rivolge alla politica perchè sensibilizzi Ubi sulle esigenze del territorio: «Il governo sta già intrattenendo  con Ubi rapporti per concordare una gradualità nell’integrazione. L’integrazione deve tenere conto delle ragioni della convenienza ma non deve essere impattante per il tessuto economico marchigiano martoriato anche dal terremoto. Ubi avrà a che fare con aziende sane ma che si trovano in una fase molto difficile. Non adotti criteri troppo rigidi e rigorosi e pur restando nei parametri, in provincia di Macerata, abbia maggiore sensibilità. Ubi non può fare solo una valutazione di tipo bancario, ma la commisuri alla situazione del territorio e a fattori oggettivi. Un minimo di ripresa si avverte, alcuni segnali ci sono e vanno incoraggiati. Se il sistema bancario resta rigido sarebbe un danno per il nostro tessuto produttivo ma anche per le banche».



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