Sono otto le manifestazioni di interesse per rilevare le good bank giunte sul tavolo del presidente Roberto Nicastro e degli advisor al lavoro per cedere gli istituti sorti dalle ceneri del fallimento di Banca dell’Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche per la quale ci sarebbe in particolare l’interesse di Bper (leggi l’articolo).
La nuova gara, dopo la chiusura della prima, riparte da qui. Dopo un lavoro durissimo, fatto in sordina lungo tutto agosto per far tornare al tavolo delle trattative il maggior numero di soggetti, e per far ritoccare le prime offerte ricevute con la piena disponibilità a ragionare oltre che sulla vendita in blocco, anche sulla cessione dei singoli istituti o anche dei loro singoli asset. Secondo fonti vicine al dossier, entro la settimana prossima sono attese le lettere di impegno dei partecipanti alla gara. Si tratta di soggetti italiani e stranieri: private equity, banche, società legate al mondo assicurativo da cui escono i finalisti: Bper, Cariparma-Crédit Agricole, Bnl-Bnp Paribas, Popolare di Bari, Ubi, Apollo, Lone Star, Barents e Apax che si era detta disponibile a rientrare in gioco in caso di nuova gara. Della partita anche il fondo interbancario, carta jolly da utilizzare nel caso il prezzo non raggiungesse un target ritenuto adeguato.
Dal tam tam finanziario che rimbalza nelle sale operative emergerebbe un interessamento di Ubi per Carife ( che però smentisce), mentre Bper guarderebbe con favore a Banca Marche ed Etruria, così come la Popolare di Bari sarebbe pronta a entrare in gioco per Carichieti. Il fondo Apollo, al di là di una nuova offerta sul pacchetto bancario, potrebbe puntare alle compagnie assicurative di Banca Etruria, cioè Bap Vita e Bap Assicurazioni così da rafforzare il polo assicurativo dopo l’acquisto di Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova nel 2014 per 310 milioni. L’offerta potrebbe essere presentata svincolata dal fondo, attraverso la stessa società assicurativa, Amissima. Al termine delle negoziazioni sarà poi Bankitalia a decidere, dopo il parere dell’Unione europea. Intanto, a quanto si apprende, il team che valuterà le proposte avrà flessibilità sulla tagliola del 30 settembre come data ultima: l’importante è realizzare la cessione, si vuol chiudere quanto prima, ma sconfini negoziali non preoccupano. Come dire: se il processo è avviato ed entra nella fase finale, qualche settimana in più non sarà un problema e non farà scattare alcuna procedura di infrazione europea per aiuti di Stato. Situazione che permette di avviare trattative senza assilli e pressioni. Ma non solo. In questa condizione ci si aspetta di spuntare condizioni migliori di quelle recentemente offerte dai fondi di investimento nella prima gara e dichiarate irricevibili. Si potrà cioè guardare anche alla possibilità di ottimizzare la vendita in funzione del territorio e delle possibilità di sviluppo del business.
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