Se il Comune è in disavanzo, le donazioni vanno a rimpinguare il bilancio. Una vera e propria beffa l’interpretazione giuridica con cui stanno facendo i conti i Comuni colpiti dai terremoti del 2016 e 2017. I soldi che hanno ricevuto tramite donazioni, che sono arrivati principalmente l’anno scorso, sono infatti congelati a causa di una norma che vieta agli enti locali in disavanzo di utilizzarle. Una situazione che sta preoccupando diversi sindaci, già alle prese con i molti problemi della ricostruzione.
«Molti Comuni del cratere sono in disavanzo – dice Vincenzo Marini Marini, primo cittadino di Ussita -. Ed è ovvio che le maggiori donazioni sono state ricevute nel 2017, subito dopo il terremoto. Adesso, per questa interpretazione che è avvenuta nel 2018, i Comuni si trovano tra l’incudine e il martello. Dato che spesso queste donazioni non sono state ancora deliberate, c’è anche un atteggiamento involontariamente di grave scorrettezza nei confronti di chi ha dato denaro alle comunità colpite dal terremoto. In certi casi potrebbero anche chiederlo indietro. Per cui adesso questa interpretazione che nasce per tutelare il patrimonio pubblico, finisce per danneggiarlo. Non ha nessuna logica e falsa gravemente il contenuto della donazione, che non era certo stata fatta per appianare i conti dei Comuni. E’ ovvio che nei casi di donazioni per il terremoto il Comune è solo un tramite. E’ un errore e si rischia anche il danno erariale. E’ un problema sociale: ci sono milioni di persone che si sono tolte soldi per aiutare le comunità e adesso se li vedranno utilizzati per risanare i bilanci dei Comuni. E’ una cosa inaccettabile».
(Fe. Nar.)
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Mi meraviglia che un politico scopra quanto è sporca la politica nel 2018.
Quale norma?