di Federica Nardi
Uno zainetto di spiderman, un libro antico, un orsacchiotto, cataloghi di arredamento. Spunta di tutto tra le macerie nel capannone del Cosmari dove gli operai, celati dietro tute bianche e mascherine, sono chini su ciò che rimane dei palazzi demoliti dal sisma o dalle ruspe per selezionare i materiali. Dal terremoto del 2016 è qui, tra le contrade di Tolentino, che la Regione ha portato quasi 490mila tonnellate di macerie per lo smaltimento e il riutilizzo. «Questo è un esempio unico di economia circolare – ha detto l’assessore regionale Angelo Sciapichetti -, siamo riusciti a recuperare il 99,9 percento dei materiali».
La maggior parte sono inerti, una minima parte conteneva amianto. Ne sono state recuperati oltre 27mila chili. «Il percorso delle macerie è stato vagliato due volte dalla comunità europea che ha inviato la commissione – dice Sciapichetti -. Se n’è andata complimentandosi per il percorso che avevamo messo in piedi. Sono venuti anche a verificare a Amatrice, Norcia e Arquata come sono stati spesi il miliardo e 300 milioni dell’emergenza dati dall’Ue e hanno detto che siamo un esempio per tutta Europa. Questo non vuol dire che non ci sono stati ritardi ma ci sono anche fatti positivi e importanti da sottolineare».
Le macerie pubbliche, già a dicembre 2017, erano state rimosse al 99 percento. Quell’ 1 percento che manca all’appello dai dati regionali sono le macerie di Pescara del Tronto, che hanno bisogno di un trattamento ad hoc.
La Regione, in un pamphlet che riassume l’operazione, sottolinea anche che per il terremoto dell’Aquila ci sono voluti cinque anni per smaltire 478mila tonnellate di macerie. Nelle Marche, 16 mesi per una quantità di poco superiore. Passata la linea di selezione delle macerie, una stanza continuamente irrigata e decontaminata periodicamente, l’affaccio dà su una spianata piena di pietre ordinate in bancali. Ogni bancale ha una targhetta che racconta da dove viene e che cos’era. Sono chiese, palazzi, archi. Come quello romano di Visso, che giace raccolto ordinatamente ma che sarà il primo a essere riposizionato a Villa Sant’Antonio, nelle prossime settimane.
Il dirigente regionale Massimo Sbriscia ha spiegato che «siamo stati presi a riferimento per la gestione delle macerie. Il ministero dell’Ambiente ha convocato le regioni e ci ha dato il compito insieme a Umbria e Abruzzo di fare un lavoro sulla resilienza dei territori colpiti da calamità. Questi problemi vengono rilevati in ogni evento, per cui cercheremo di stimolare la produzione di norme stabili. Non è più pensabile fare un decreto specifico per un terremoto o per un’alluvione».
Il direttore del Cosmari, Giuseppe Giampaoli, ricorda che «quando un anno e mezzo fa la Regione ci chiamò abbiamo subito aderito perché questo deve essere il ruolo di un azienda pubblica. Subito abbiamo attivato strutture interne ed esterne». Tra i compiti più impegnativi resta lo smaltimento dell’amianto. «C’è un piano di monitoraggio costante – prosegue Giampaoli -. Abbiamo ditte che intervengono in loco e bonificano (come nel caso del Park Hotel di Visso, ndr), e anche qui in sede è sempre presente una ditta specializzata. I privati fanno ulteriori trattamenti e selezioni». La Regione stima che le macerie pubbliche, con le future demolizioni, arriveranno a quasi il doppio della quantità rimossa al momento, circa 1 milione e 130mila tonnellate di macerie. Ma al momento sono solo virtuali, perché molte demolizioni devono ancora partire. Discorso a parte per le macerie private, che sono molte di più e che non rientrano nella competenza né di Regione né di Cosmari. «I privati si rivolgeranno al mercato – spiega Sciapichetti -, perché le macerie private rientrano nella legge ordinaria». Una legge che non può cambiare la Regione. «Servirebbe il Parlamento», conclude l’assessore.
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Bene,quando le cose vengono fatte con criterio,non c’è altro che complimentarsi.
Bene, ottimo lavoro, veramente; invece le macerie della vita, purtroppo, sarà un po’ più difficile recuperarle, buona ‘ricostruzione’ e fortuna a tutti. gv