di Luca Patrassi
Questa mattina a Villa Pini di Civitanova operatori sanitari e pazienti si sono affacciati dalle finestre per salutare i rappresentanti delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, della polizia municipale e del Comune che si sono radunati sul piazzale, anche con i mezzi di servizio, per dare sostegno ai medici e al personale sanitario impegnati nell’emergenza coronavirus. Gesto di vicinanza molto gradito. A ringraziare, a nome dei pazienti e degli operatori di Villa Pini, c’era l’amministratore delegato di Kos Care Enrico Brizioli, gruppo che ha al suo interno – tra gli altri brand – il Santo Stefano, Villa Pini, Anni Azzurri. L’Ad del gruppo Kos ha analizzato la situazione legata all’emergenza, dalla disponibilità di disponibilità di posti letto data alla Regione per ospitare i pazienti Covid-19 alle decisioni prese nelle strutture sanitarie del gruppo.
«Villa Pini – ha detto Brizioli – da 16 giorni opera come struttura Covid con settanta posti letto per acuti a pieno utilizzo, di cui dodici di semi-intensiva, con sei anestesisti in turno. Da ieri sono iniziate le prime dimissioni di pazienti post-critici verso la struttura di Campofilone, che impegnerà progressivamente fino a 100 posti letto. In questo modo viene assicurato il necessario turn-over per l’invio di nuovi pazienti da tutti gli ospedali marchigiani». Quanto ai riflessi interni, legati alla situazione nelle strutture del gruppo l’Ad di Kos Care ha rilevato: «Stiamo alzando il livello di protezione delle nostre strutture, anche alla luce della progressiva evoluzione delle linee guida e delle conoscenze su come mitigare l’epidemia. Abbiamo deciso di acquistare direttamente 15mila test anticorpali IgM/IgG che dalla prossima settimana utilizzeremo per mappare tutti i nostri pazienti e i nostri dipendenti. Bisogna infatti prendere atto del fatto che in un contesto in cui permane il lockdown con il distanziamento sociale, i luoghi dove il virus continua a girare sono quelli dove sono concentrate molte persone, di cui molte contagiate, che devono necessariamente lavorare a contatto: le strutture sanitarie.
Per evitare che questi divengano i veri booster della continuazione dell’epidemia è necessario adottare misure sempre più forti di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, di igienizzazione e di controllo dei percorsi, di controllo delle dimissioni sul territorio solo a tampone negativo e di mappatura costante dei pazienti e degli operatori attraverso tamponi e test anticorpali».
Sul fronte della tempistica adottata per le varie iniziative l’Ad di Kos Care Enrico Brizioli dice: «sono state sempre applicate le procedure dell’Oms e dell’Istituto superiore di Sanità, che nel tempo sono evolute con criteri sempre più stringenti». I casi finora registrati al Santo Stefano sono fortunatamente pochissimi (fino a giovedì risultavano due), stante anche il particolare che la struttura è blindata da un mese, dalle prime avvisaglie del virus. Situazione ovviamente in evoluzione, a Santo Stefano come nel resto del mondo.
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