«Cosa sta succedendo nelle strutture a lunga degenza? Perché mio padre ricoverato nella Rsa di Treia è positivo al Covid nonostante la struttura fosse chiusa al pubblico?». Sono alcune delle tante domande che si pone e che soprattutto pone al mondo della sanità Simona Zampolini di Corridonia. Il padre, Lanfranco, di 84 anni, è stato ricoverato all’ospedale di Macerata il 7 febbraio, in seguito a un ictus, dopo aver trascorso diversi giorni in una camera di emergenza al Pronto soccorso. «E’ stato a Macerata fino al 10 marzo, poi è stato trasferito alla Rsa di Treia dove ha iniziato la riabilitazione. Il 15 marzo hanno chiuso la struttura alle visite. Parlando con mio padre però verso il 20 mi sono accorta che aveva una brutta tosse e lui mi diceva che aveva sempre più difficoltà a respirare. I medici mi hanno detto che non aveva niente e che anzi, presto sarebbe stato dimesso». La figlia ha sollecitato più volte i dottori chiedendo di sottoporlo al tampone ma non è stato fatto. «Mio padre mi ha raccontato che era morto il suo compagno di stanza e questo mi preoccupava molto. Alla fine il 31 marzo gli hanno fatto il tampone, il 1 aprile ho scoperto che era positivo. Lo hanno quindi trasferito al Covid di Camerino. Non so quanti erano i positivi a Treia, oltre a lui. Ma mi chiedo se è normale che queste persone hanno preso il virus. E’ evidente che il contagio è avvenuto da medici o dal personale. Ieri l’ho visto in chat molto sofferente, per questo credo sia giusto dire che c’è qualcosa che non funziona».
(a.p.)
Una cosa è certa: nelle Marche si sono fatti fino ad ora pochi tamponi!!!!
È evidente che ospedali,case di riposo e luoghi chiusi sono un ricettacolo di infezioni come e' evidente che negli anni passati i numeri di morti per polmoniti e/o infezioni ospedaliere sono in linea con quelli di quest'anno come e' evidente che l'aria aperta non ammazza nessuno come e' evidente che siamo un popolo di pecorelle che sanno fare solo beh beh
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