di Monia Orazi
Si sono fermati per la terza volta dopo il terremoto, tanti commercianti del Sottocorte Village di Camerino, il centro commerciale aperto poco più di un anno fa, per dare una nuova casa alle attività commerciali del centro storico, chiuso nell’immobilità di una zona rossa che resiste da tre anni e mezzo, al vuoto ed al silenzio. Come loro sono centinaia le attività che sono ripartite a fatica dopo il terremoto ed ora hanno dovuto di nuovo richiudere le serrande, a causa dell’emergenza Coronavirus. In molti attendono ancora di percepire il rimborso della delocalizzazione e del mancato guadagno 2016, come denunciano alcuni commercianti camerti, soldi che in questo periodo di ferie forzate potrebbero consentire loro di pagare i fornitori ed avere un po’ di respiro in vista della ripresa, che avverrà a fine quarantena.
Sergio Luzioli
Racconta Sergio Luzioli, titolare di una gioielleria: «E’ bene stare chiusi, sono il primo a voler tutelare la mia salute e quella della mia famiglia. Per il resto pensiamo al dopo. Vorrei vedere come funziona, noi scontiamo ancora tutti i problemi del dopo terremoto. Ci devono ancora dare i soldi del mancato guadagno del 2016, sono consapevole che stiamo vivendo un’emergenza mondiale, che la priorità è acquistare respiratori e materiale sanitario, ma qui le difficoltà per noi sono ancora di più. Molti di noi per allestire i negozi hanno speso e devono essere rimborsati. Secondo una stima a Camerino il costo complessivo di delocalizzazione di tutti i negozi ammonta a circa un milione e mezzo di euro, che gli esercenti hanno già pagato e molti devono essere rimborsati, lo saranno solo all’80 per cento. In questi giorni personalmente mi scadono alcune migliaia di euro di forniture da pagare. Abbiamo già consegnato un anno e mezzo fa le pratiche della delocalizzazione, chiediamo che siano accelerate, quei fondi sarebbero un respiro per tante persone. Ci sono attività che rischiano di non sopravvivere all’emergenza sanitaria. Non si deve dimenticare che noi commercianti abbiamo anche un ruolo sociale». Luzioli in 32 anni di attività, ha già cambiato quattro volte sede del suo negozio. «Prima del ’97 avevo sede nel palazzo comunale, dopo il terremoto ho trovato quella che è rimasta la sede definitiva fino alle scosse del 2016 – racconta Luzioli che fu tra i pochi che a Camerino chiusero l’attività per danni nel 97 – mi si venga a dire quanti commercianti in trentadue anni hanno traslocato quattro volte, dalle casette, al tendone ed ora al Sottocorte Village. Questa situazione temo non tornerà alla normalità prima di fine anno, non tanto dal punto di vista sanitario ma economico, il 2020 è un anno bruciato dal punto di vista commerciale, poi dobbiamo considerare che siamo a Camerino, con tutta la situazione resa ancora più difficile dalle conseguenze del terremoto. L’amministrazione pubblica deve farsi carico di quanto sta accadendo»
Roberto Noè Frifrì
Gli fa eco Roberto Noè Frifrì, titolare di un ristorante: «Ci siamo sentiti tra colleghi, questa è una situazione drammatica che non coinvolge solo noi, ma tanti paesi del mondo. Fino a quando non ci sarà il dovuto supporto scientifico, tutto resterà chiuso. Qui gli spazi sono ristretti, non so come lavoreremo dopo che l’emergenza sarà finita. Ancora attendiamo i rimborsi del mancato guadagno dopo il terremoto. Per i titolari di partita Iva si parla di un rimborso di seicento euro, se uno ha dei dipendenti e li mette in cassa integrazione, prenderanno un migliaio di euro. Dopo questa emergenza la gente avrà meno potere di acquisto, condizionamento psicologico, molte attività commerciali rischiano di non farcela. Le restrizioni sono una botta tremenda per le piccole attività, anche il rimborso sul mancato guadagno avviene in base al fatturato, ma stando chiusi non si fattura e dunque difficilmente si prenderà qualcosa. Di fronte a tutto questo noi siamo piccoli, una volta che si riapre sarà difficile lavorare nei piccoli spazi a nostra disposizione, la gente si sentirà condizionata, il prossimo inverno sarà dura».
Gian Luca Broglia
Più possibilista è Gian Luca Broglia, titolare di un negozio di abbigliamento sportivo: «E’ ancora presto per dire come andrà a finire. Ci eravamo appena sistemati si può dire, i problemi certo sono tanti, i fornitori vanno pagati, la merce estiva ci è già stata consegnata, se riprendiamo a luglio va considerato che è il periodo dei saldi. Alcuni fornitori mi hanno spostato le ricevute bancarie a luglio, ma non sarà semplice. I mancati pagamenti si ripercuoteranno anche su di loro. Questa situazione è anche una mazzata sulla ricostruzione. Ce la metteremo tutta come sempre, ma veniamo da quattro anni di problemi continui, di cui molti ancora non sono risolti, speriamo che le istituzioni si facciano carico delle criticità. Dopo due terremoti, quello del 97 e del 2016 abbiamo le spalle larghe, ma piove sempre sul bagnato, ora la cosa più importante è tutelare la nostra salute, ma i pensieri restano, nessuno di noi avrebbe mai immaginato di dover affrontare tutto questo». Spiega Lorella Pettinari, titolare di un negozio di articoli da regalo: «Ho iniziato 14 anni fa, un piccolo negozio, tanta fantasia ed una enorme voglia di lavorare. Negli ultimi 4 anni, ho chiuso, riaperto sotto una tenda, richiuso, riaperto sotto un tendone, richiuso ancora e riaperto in un villaggetto temporaneo, insieme a tutti i miei colleghi sfollati.
Lorella Pettinari
Evidentemente il temporale, però non è ancora passato, e nonostante abbiamo imparato a ballare sotto la pioggia, stavolta il quattordicesimo compleanno non lo posso festeggiare con i clienti. Tornerà il sereno, si ricomincerà di nuovo per la quinta volta. Ho paura che quella strada già tortuosa da tempo, diventi una strada sbarrata e di non aver il coraggio di saltare l’ostacolo. Perché quando avremo finito di lottare con i fantasmi del presente, noi dovremo ricominciare di nuovo a lottare con quelli del passato: ricostruzione, ed economia distrutta per ben due volte in tre anni».
Problemi comuni su tutto il cratere con località con difficoltà anche più gravi....
Bravi fatevi sentire..
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Ora, ci han messo ancor di più, in standby.