Altra giornata di ricerche sui luoghi del delitto di Pietro Sarchiè, intanto emerge che il tamburo della pistola che potrebbe essere stata usata da Giuseppe Farina per uccidere il commerciante di pesce di San Benedetto è stato trovato lungo la strada che collega la frazione di Sellano a Pioraco. Un’arma che, ha detto Giuseppe Farina agli investigatori, aveva trovato la mattina del delitto in un cantiere, con tanto di proiettili. I carabinieri hanno svolto nuove ricerche per trovare altre parti della pistola. Per farlo hanno utilizzato un sofisticato metaldetector capace non solo di individuare i metalli, ma anche di indicare la profondità a cui si trovano. E’ così che ieri è stato trovato il tamburo di una pistola calibro 38 special, lo stesso modello di arma usato per uccidere Sarchiè. Secondo gli inquirenti potrebbe trattarsi, ragionevolmente, dell’arma usata per il delitto (compiuto il 18 giugno dl 2014). Ulteriori ricerche sono state effettuate dove ieri è stato trovato il cellulare. Secondo gli inquirenti è da accertare se sia quello del commerciante ucciso. Un altro particolare emerso è che Farina ha detto, dopo aver sparato a Sarchiè colpendolo ad una spalla. Tra l’altro a suo dire il luogo dell’agguato non è quello indicato dalla procura, alla chiesetta di Sellano, ma si trova poco distante, sempre nella frazione di Sellano. Farina senior nel ricostruire l’accaduto ha detto di aver caricato sul furgone Sarchiè dopo avergli sparato alla spalla e che il commerciante lo aveva ferito alla gamba sinistra con un coltello. Giunto a Valle dei grilli, a San Severino, lo aveva ucciso. Oltre a Farina senior e al figlio, Salvatore, accusati di omicidio, sono indagati per favoreggiamento, ricettazione, riciclaggio sono Domenico Torrisi e Santo Seminara.
(Gian. Gin.)
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