Indagine sull’urbanistica:
“I numeri non tornano
e i proprietari negano illeciti”

MACERATA - L'avvocato Federico Valori, legale del consigliere comunale Guido Garufi accusato di concussione, esprime dubbi sull'inchiesta e sul fatto che l'area in questione possa essere Corneto
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L'avvocato Federico Valori

L’avvocato Federico Valori

 

di Gianluca Ginella

Numeri che non tornano. Sono quelli relativi all’indagine sull’Urbanistica: anni, denaro, metri cubi del lotto al centro del presunto illecito. Non torna niente secondo i difensori di uno degli indagati, il consigliere comunale Guido Garufi (l’altro è l’architetto Paolo Evangelisti). La ricostruzione di questa indagine e di quella relativa al tesoretto di Giuseppe Garufi e che vede indagato per ricettazione Guido Garufi, l’ha fatta l’avvocato Federico Valori (che assiste il consigliere comunale insieme al legale Oberdan Pantana). Le due indagini nascono dal rogo dell’ufficio Urbanistica «l’incendio, è poi emerso dalle indagini, era colposo, non doloso. Non sono stati trovati inneschi o acceleranti» spiega Valori. Per quel rogo era stato indagato Giuseppe Garufi, dipendente comunale, che si è tolto la vita nell’ottobre del 2013. Da quella indagine partono le intercettazioni e ce n’è una tra i fratelli Garufi che apre ad un altro fronte di indagine: quella sull’amministrazione dell’urbanistica. I fratelli Garufi parlano di 35mila euro pagati da qualcuno per una lottizzazione di 52mila metri cubi. Le indagini proseguono, gli investigatori trovato un file, Paolo.doc, in cui l’architetto Paolo Evangelisti e Guido Garufi, secondo la procura, avrebbero predisposto una lettera da inviare ai proprietari dei terreni di Corneto dove era prevista una lottizzazione che poi non c’è mai stata. A Guido Garufi e Paolo Evangelisti viene contestato il reato di concussione.

Il consigliere comunale Guido Garufi (foto Benfatto)

Il consigliere comunale Guido Garufi (foto Benfatto)

«Si parla di un’area di 53mila metri cubi. Ma nella lettera non c’è riferimento a richieste di denaro, non si sa nemmeno se sia mai stata spedita, non emerge il rapporto di soggezione delle presunte parti offese, e inoltre è evidente che non c’entra niente con la conversazione intercettata tra Guido e Giuseppe Garufi – dice l’avvocato Valori –. Inoltre l’area di cui si parla nella lettera era stata già prevista come edificabile dalla giunta Maulo. La decisione politica era stata presa allora, e risale al 2002 e 2003. Inoltre ritengo non sia l’area di cui si parla nella lettera perché non è di 53mila metri cubi, ma di 63mila e quelli sono solo una parte perché è ancora più estesa. I riferimenti numerici: 35mila euro, 52mila metri quadrati dell’intercettazione non corrispondono all’area individuata (ossia non corrispondono a Corneto, ndr)».

Nell’indagine sulla lottizzazione di Corneto, la procura ha individuato sei proprietari che sarebbero parti offese nella vicenda. «Sono stati sentiti e loro hanno escluso qualsiasi rapporto illecito con Guido Garufi o qualsiasi altro indagato – prosegue Valori –. Sono in corso ulteriori accertamenti della Guardia di finanza perché tutto quello che viene contestato è privo di qualsivoglia riscontro contabile o testimoniale. Difficile rintracciare i tratti della concussione, almeno in base alle carte di cui ho potuto avere visione fin qui. Inoltre nel capo d’imputazione si parla di un’epoca in cui sarebbe stato commesso il reato tra il 2006 o precedente e l’agosto del 2012. Ma la decisione politica relativa all’area in esame, come detto, risale al 2002 e 2003». Per questa indagine «ci auguriamo di poter giungere davanti ad un giudice e di poter dire tutto che abbiano da dire» dice Valori. Mentre sull’indagine relativa al tesoretto, che il tribunale del Riesame ha deciso, dopo una serie di ricorsi e contro ricorsi, di sequestrare, i difensori di Garufi hanno deciso di non fare un ulteriore ricorso alla Cassazione ma di accettare la decisione dei giudici. «Speriamo così di poter arrivare presto davanti ad un giudice e che la famiglia Garufi possa utilizzare quei soldi per le proprie necessità. Su quella indagine c’è un profluvio di frasi di Garufi, che si rivolge ad un fratello malato. Frasi che il mio assistito spiegherà davanti ad un giudice e allora si potrà avere un quadro completo di quei discorsi e non solo l’estrapolazione di alcune frasi». Secondo la procura il tesoretto (circa 80mila euro) di Giuseppe Garufi, ritrovato in una cassetta di sicurezza, sarebbe di provenienza illecita, messo insieme con i soldi di persone che avrebbero pagato per ottenere agevolazioni su alcune pratiche. Una contestazione, questa, che è sempre stata respinta con forza dai legali dei fratelli Garufi.

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