di Giuseppe Bommarito
Per adesso, con le indagini preliminari ancora in corso, e quindi senza avere accesso ai documenti che fanno parte del procedimento, una sola cosa è chiara: la Procura di Macerata non sta indagando solo sull’incendio dell’agosto 2012 all’Ufficio Urbanistica, attribuito allo scomparso Giuseppe Garufi, già impiegato presso l’ufficio in questione, nonchè sulle piccole somme in contanti che, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, lo stesso Giuseppe Garufi richiedeva indebitamente a soggetti di nazionalità extracomunitaria per pratiche concernenti l’attestazione di idoneità strutturale di immobili vari.
Il Procuratore della Repubblica Giorgio in realtà sta indagando anche su vere e proprie presunte tangenti – chiamiamo le cose con il loro nome, visto che proprio oggi Papa Francesco ha parlato della “dea tangente” – movimentate in relazione a pratiche urbanistiche di un certo livello. Mazzette che, con la finalità di far scomparire per sempre qualche documento compromettente, potrebbero aver determinato proprio quell’incendio che in una calda giornata di due estati fa improvvisamente emise in città sinistri bagliori.
Si tratta quindi di un ulteriore procedimento, parallelo a quello riguardante l’incendio all’Ufficio Urbanistica e a questo strettamente collegato, basato a sua volta su intercettazioni che, da quello che si è capito, potrebbero essere decisamente compromettenti. Tant’è che per adesso hanno messo abbastanza nei guai Guido Garufi, fratello di Giuseppe, consigliere comunale e membro della Commissione Consiliare Ambiente e Territorio.
Risulta infatti dalle cronache che Guido Garufi, oltre ad essere indagato per ricettazione nel primo procedimento, in questo secondo procedimento è invece indagato per concussione, o concussione impropria, in relazione ad una somma di 35.000 euro di cui lo stesso avrebbe parlato in una o più telefonate intercettate. Risulta inoltre che in una banca di Cingoli, a nome di un’altra persona (anch’essa indagata per ricettazione nell’ambito del primo procedimento), sia stata depositata la somma di 120.000 euro, tutta in banconote da 500, di cui la Procura sta verificando la provenienza e sta cercando di capire se essa, nonostante la falsa intestazione ad una professionista di Cingoli, sia riferibile al solo Giuseppe Garufi, oppure anche al fratello Guido o ad entrambi.
A precisa richiesta del Procuratore, il Comune di Macerata ha intanto chiarito che negli ultimi tempi le lottizzazioni con costruzioni autorizzate per circa cinquantamila metri cubi (ad una delle quali dovrebbe riferirsi la somma di 35.000 euro) sono solamente due, una sulla “lunga” di Villa Potenza e l’altra a Collevario.
Nel frattempo Guido Garufi, convocato in Procura nei giorni scorsi per fornire precise spiegazioni al riguardo, ha preferito non rispondere, avvalendosi di una facoltà riconosciuta a tutti i soggetti indagati, ed ancora più giustificata nel caso specifico e in quel determinato momento, successivo solo di pochi giorni al tragico suicidio del fratello Giuseppe, che ha indubbiamente sconvolto l’intera città di Macerata.
Questa la situazione ad oggi, almeno per quanto è dato sapere (molto poco, in effetti). Ed è evidentemente una situazione che, allo stato, non consente di lanciarsi in facili accuse, né in scontati e traumatizzanti sillogismi, tanto più che chiunque conosca Guido Garufi potrebbe attestare che il suo modo di esprimersi contiene spesso iperboli fantasiose, frasi paradossali e argomentazioni intellettualmente provocatorie. Le stesse intercettazioni, poi, estrapolando una frase dal suo contesto e dalle tonalità con cui è pronunziata, che potrebbero essere volutamente ironiche, spesso e volentieri non rendono giustizia del vero senso delle parole captate.
Bisogna anche aggiungere che nel frattempo Guido Garufi ha chiuso sostanzialmente in pareggio il primo round con la Procura, visto che il Tribunale del Riesame di Macerata, pur mantenendo fermo il sequestro di una documentazione ad uso difensivo predisposta dallo stesso Guido insieme al fratello Giuseppe, ha però dissequestrato il tesoretto degli 80.000 euro, dei quali per il momento non sarebbe emersa la connessione con la consumazione di reati.
Quindi la partita è per adesso del tutto aperta. Allo stato attuale Guido Garufi è un soggetto solo indagato e deve pertanto valere per lui, come per chiunque si trovi nelle sue condizioni, una piena presunzione di innocenza.
Però, come ha giustamente evidenziato ieri lo stesso Procuratore Giorgio (leggi l’articolo), Guido Garufi non è un indagato “normale”, è una persona che in Consiglio Comunale rappresenta le istituzioni e tutti i cittadini che lo hanno eletto. E i cittadini, sia pure nel rispetto di un grande dolore, hanno ormai tutto il diritto di pretendere risposte chiare e precise, senza tatticismi difensivi, dei quali può tranquillamente avvalersi l’indagato Guido Garufi, ma non anche il consigliere comunale Guido Garufi.
Ecco, io a questo proposito sento di associarmi all’appello del Procuratore Giorgio, al quale va indubbiamente dato il merito di aver portato in città una ventata di aria nuova, molto nuova rispetto al passato, della quale c’era assoluto bisogno.
Garufi quindi fornisca risposte precise sulla vicenda specifica, oppure si dimetta da consigliere comunale e torni ad essere un semplice cittadino, libero di difendersi come crede. Se però deciderà di rispondere, chiarisca anche il ruolo troppe volte ambiguo ed opaco di quella Commissione Ambiente e Territorio di cui egli stesso ha fatto parte sino a qualche giorno fa, da anni (anche nella precedente consiliatura) presieduta dal consigliere Pd Luigi Carelli, organo consiliare che molte perplessità ha più volte suscitato. Basti pensare all’incredibile ed improprio ruolo di soggetto istruttore che tale Commissione, con una inaccettabile commistione tra ruolo politico e ruolo tecnico e con una lunga scia di voci allarmanti, volle assumere in prima persona pochi anni addietro in relazione alla variante al Piano Regolatore Generale definita “minitematica”, una assurda variante a macchia di leopardo riguardante circa 130 posizioni sparse qua e là nella città, nel cui ambito il ruolo di istruzione delle singole istanze venne di fatto sottratto all’Ufficio Tecnico, l’unico in realtà a ciò preposto.
Oppure, sempre con riferimento alla Commissione Ambiente e Territorio, alla pretesa, oggetto da anni di scontri all’ultimo sangue, di poter assumere un potere deliberante in materia edilizia in alternativa a quello spettante alla Giunta Comunale. Oppure ancora all’allucinante vicenda della Cittadella dello Sport, che circa due anni fa venne bloccata all’ultimo minuto solo grazie ad una campagna di stampa di questo giornale e che vide alcuni componenti della Commissione stessa battersi strenuamente affinchè il Comune acquistasse un campo di patate ad un prezzo pari quasi al doppio di quello che era stato stimato dall’Agenzia del Territorio.
Insomma, la speranza è che questa vicenda, di cui certamente bisognerà scrivere ancora molto a lungo, possa finalmente servire a scoperchiare almeno in parte un sistema che ha umiliato e schiacciato la città di Macerata, a volte anche con palesi convergenze tra maggioranza ed opposizione (clamorosi in tal senso i casi della stessa minitematica e della terra dell’Ircr sita nella lunga di Villa Potenza).
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