Quindici anni di ombre da illuminare

MACERATA - Il caso Garufi è la punta di un iceberg sul quale la Procura sta indagando

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Giuseppe Bommarito

Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito

Comincia lievemente ad incrinarsi nei palazzi del potere maceratese il muro di silenzio sulla vicenda Garufi, baluardo difensivo sino ad oggi solido ed in apparenza indistruttibile. Il sindaco Carancini ha infatti dichiarato che segue attentamente gli sviluppi del caso, sta nominando un legale per tutelare gli interessi del Comune e nel frattempo ha inviato in Procura una relazione illustrativa sull’attività urbanistica svolta durante il suo mandato, dal 2010 in poi, nonché tutti gli atti relativi al piano casa ed alla minitematica (importanti varianti al Piano Regolatore Generale, la prima interamente gestita dall’Amministrazione Meschini, la seconda impostata da Meschini e portata a termine dallo stesso Carancini).

L'incendio all'ufficio urbanistica dell'estate 2012

L’incendio all’ufficio urbanistica dell’estate 2012

L’opposizione di centrodestra, invece, salvo una isolata presa di posizione del consigliere Udc Pizzichini (leggi l’articolo), mantiene in questa brutta storia un ostinato e poco comprensibile riserbo, peraltro bene in sintonia con le accuse di trasversalismo e pure con il profilo basso e con le bocche cucite dei dirigenti e dei consiglieri della maggioranza di centrosinistra. Nessuno invero che abbia voglia di parlare di quell’incendio di due anni fa che scosse Macerata, ed anche di un altro fuoco che a quello fece seguito poco tempo dopo, probabilmente utile solo a far credere che nella vicenda vi fossero unicamente delle turbe personali. Nessuno che abbia preso posizione non certo sulle responsabilità finali, che saranno accertate in altra sede, ma sull’opportunità delle dimissioni da consigliere comunale di Garufi, a mio avviso più che necessarie in una vicenda del genere e tali da consentirgli di potersi meglio difendere, anche mantenendo, da libero e normale cittadino senza cariche istituzionali, quella strategia della mancata immediata chiarificazione alla giustizia ed all’opinione pubblica che sinora ha scelto e che mal si concilia con la decisione di non lasciare lo scranno consiliare.
Insomma, pare evidente che a destra e a sinistra la parola d’ordine condivisa sia una sola: “Taci, il nemico ti ascolta!”.

Il procuratore Giovanni Giorgio

Il procuratore Giovanni Giorgio

E il “nemico” dei nostri bravi consiglieri, alcuni dei quali visti in giro con uno sguardo decisamente preoccupato, sarebbe la Procura della Repubblica di Macerata, un nuovo, inatteso ed evidentemente poco gradito protagonista delle vicende politiche ed urbanistiche maceratesi, che sta marciando come un treno nel tentativo di squarciare il velo di omertà e di collusione che ha sin qui caratterizzato e fortemente penalizzato la nostra città.
D’altra parte, bisogna riconoscere a proposito di questo preoccupato silenzio che la vicenda Garufi ben si presta a scardinare almeno uno dei due principali comitati d’affari che, senza darsi fastidio reciprocamente, a Macerata negli ultimi quindici anni hanno fatto i loro interessi ed i loro comodi in maniera pressochè indisturbata.
Una precisazione a questo punto si impone. Io ovviamente non posso sapere se e quanto il consigliere Guido Garufi sia coinvolto nella storia di presunte tangenti per la quale il Procuratore Giorgio sta indagando con grande e senz’altro apprezzabile determinazione. Certo che le ultime intercettazioni uscite sulla stampa sono piuttosto inquietanti e si inseriscono in un quadro già pesante. Vale sempre però – ricordiamocelo tutti – il principio sacrosanto della valenza solo relativa delle intercettazioni (tanto più se non supportate da altri riscontri), che, essendo costituite da frasi estrapolate dal contesto, si prestano facilmente ad essere interpretate in maniera anche opposta rispetto al senso vero delle parole captate; e rimane pure la speranza, per la simpatia umana che è impossibile non nutrire verso Guido, specie dopo gli ultimi tragici avvenimenti, che questo incubo possa per lui dissolversi nella maniera più favorevole: la poesia non può essere uccisa a colpi di mazzette!
Di un paio di cose sono tuttavia convinto. La prima: se Guido Garufi è coinvolto in questa storia, lo è perché è stato condizionato e manovrato da altri che per qualche motivo lo tenevano in pugno, cioè dai promotori di quel comitato d’affari incistato da anni nella Commissione Ambiente e Territorio, che si è mosso richiedendo “utilità” per far passare, anche solo più velocemente o a condizioni più favorevoli, certe pratiche; che ha spesso operato in pieno conflitto di interessi tramite gentili prestanomi; che ha sempre avuto forti collegamenti con qualche funzionario dell’Ufficio Tecnico del Comune di Macerata; che ha fatto delle minitematica terreno di conquista. E comunque – questa è la mia seconda convinzione – la faccenda dei 35.000 euro per la lottizzazione da 52.000 metri cubi è solo la punta dell’iceberg, solo una delle tante operazioni di questo tipo che negli ultimi anni sono avvenute nella nostra città sotto gli sguardi disattenti o complici di molti.
Questo bel comitatuccio d’affari, siccome l’appetito vien mangiando, passata la minitematica, gestita dalla stessa commissione consiliare contro ogni norma di legge anche a livello di istruzione delle singole pratiche e portata avanti per mesi e mesi con un palese mercanteggiamento tra maggioranza ed opposizione, ha poi tentato il colpo grosso con la vicenda della Cittadella dello Sport, impostata da tempo e bloccata sul filo di lana – come si ricorderà – da un’abile mossa della Giunta Carancini (all’epoca appena entrata in funzione ed ancora in fase di “nuova storia”, poi ben presto abbandonata) che richiese una stima ulteriore all’Agenzia del Territorio e da una fortissima campagna di stampa di questo giornale, che, sia detto per inciso, fece risparmiare al Comune di Macerata oltre un milione di euro.
Si arrivò persino alla situazione ridicola di alcuni consiglieri comunali, membri appunto della Commissione Ambiente e Territorio, che pretendevano a tutti i costi che il Comune, già proprietario di terreni pianeggianti ove eventualmente costruire gli impianti sportivi in questione senza dover acquistare nulla e con costi notevolmente minori di costruzione, comprasse uno scosceso appezzamento di terra in zona Fontescodella, un vero e proprio campo in discreta pendenza adatto più alla coltivazione di patate e di legumi che alla realizzazione di strutture destinate allo sport, ad un prezzo assurdo, addirittura pari al doppio di quanto stimato dall’Agenzia del Territorio.
Insomma, di carne a cuocere ce n’è molta, ed altra potrebbe essere presto destinata alla cottura. Staremo a vedere comunque gli sviluppi di questa vicenda, e vedremo anche se questo attivismo della Procura, a mio avviso fortemente da sostenere dopo anni di immobilismo totale, prima o poi giungerà a colpire anche il secondo comitato d’affari, ben presente, specie nel decennio meschiniano, nei piani alti del Palazzo, il comitato dei raffinati scienziati dell’urbanistica maceratese, quelli delle grandi operazioni speculative realizzate o rimaste a livello di tentativo: le terre dell’Ircr, il più gigantesco scandalo mai verificatosi a Macerata; il polo natatorio di Fontescodella, ormai declassificato a livello di barzelletta; il mega-centro commerciale a Villa Potenza, rimasto sulla carta solo per contrasti interni alla maggioranza; l’immensa ed inutile lottizzazione produttiva di Valleverde; la riqualificazione di via Trento.
Certo, sarà  difficile, molto difficile, fare luce su tutto questo, ma adesso finalmente qualche speranza è lecito averla.

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LA PROCURA INDAGA, ORA L’URBANISTICA TREMA (LEGGI L’ARTICOLO).

 



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