di Gianluca Ginella
Si svolgeranno lunedì pomeriggio i funerali di Giuseppe Garufi, il dipendente comunale di Macerata che si è tolto la vita ieri, impiccandosi nella sua casa di via Roma 286 (leggi l’articolo). Questa mattina è stata eseguita l’ispezione cadaverica, da cui è emerso senza dubbi che la morte di Garufi è dovuta a soffocamento, dopo che l’uomo, usando la catenella che chiude la porta di ingresso della sua abitazione, si è impiccato. Lo ha fatto poco prima delle 13,20 di ieri. Infatti, sempre da quanto emerge, il cuore di Garufi batteva ancora quando sono entrati i poliziotti che hanno scoperto quanto accaduto. Gli agenti ieri dovevano effettuare una ricognizione fotografica dell’appartamento di Garufi, nell’ambito dell’indagine che lo coinvolgeva (per i reati di peculato e truffa aggravata). Conclusa l’ispezione sul corpo di Garufi, il magistrato di turno ha restituito la salma alla famiglia per poter svolgere il funerale. Che si terrà nella chiesa di San Francesco, alle 15,30 di lunedì.
Ieri, durante le indagini nella casa del dipendente comunale, la polizia ha rinvenuto 20 confezioni di Valium, sequestrandole. Garufi era indagato per il rogo all’archivio Urbanistica del comune. E da quel fascicolo se ne era aperto un altro in cui veniva contestato a Garufi di essersi appropriato di somme che variavano dai 15 ai 20 euro su 132 pratiche di altrettanti cittadini extracomunitari che dovevano ottenere delle certificazioni. Garufi si sarebbe fatto consegnare, secondo la tesi accusatoria, somme di denaro a titolo di tassa per ottenere le certificazioni. La procura ha indagato per la vicenda anche il fratello di Garufi, Guido, consigliere comunale. Gli viene contestato il reato di ricettazione perché avrebbe ricevuto 20mila euro da un tesoretto (la cui provenienza è al vaglio della magistratura) di proprietà del fratello e che è stato in parte rinvenuto in una cassetta di sicurezza intestata a Luisa Mirella Bruni, 60, di Cingoli, indagata per riciclaggio. La polizia nella cassetta ha rinvenuto ieri 80mila euro, mentre gli investigatori ritengono che il tesoretto fosse inizialmente di 120mila euro. Per i difensori di Giuseppe Garufi (gli avvocati Federico Valori, Oberdan Pantana e Aldo Alessandrini) quella somma sarebbero i risparmi di una intera vita di lavoro.
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