di Gianluca Ginella
Il memoriale del consigliere comunale Guido Garufi resta sotto sequestro, restituito agli aventi diritto il tesoretto del fratello, Giuseppe Garufi. Così hanno deciso i giudici del tribunale del Riesame di Macerata.
Il memoriale del consigliere comunale Guido Garufi resta sotto sequestro, restituito agli aventi diritto il tesoretto del fratello, Giuseppe Garufi. Così hanno deciso i giudici del tribunale del Riesame di Macerata. L’udienza si è svolta ieri davanti ai magistrati, che in serata hanno sciolto la riserva sull’istanza presentata dai difensori dei fratelli Garufi, gli avvocati Federico Valori, Oberdan Pantana e Aldo Alessandrini che chiedevano il dissequestro del documento e della somma di denaro (80mila euro) di proprietà di Giuseppe Garufi e rinvenuta in una cassetta di sicurezza intestata ad una terza persona. I giudici hanno respinto la richiesta di dissequestro del memoriale scritto da Guido Garufi in difesa del fratello Giuseppe (che si è tolto la vita lo scorso 18 ottobre) e che era indagato per i roghi di alcune auto in viale Trieste. Secondo i giudici maceratesi “al momento dell’emissione del decreto (di sequestro, ndr) non vi era prova che (in documenti, ndr) fossero destinati a essere prodotti al difensore”. I magistrati hanno invece deciso di dissequestrare il tesoretto di Giuseppe Garufi (80mila euro) che per la procura potrebbe essere provento di ricavi illeciti, ottenuti da cittadini extracomunitari. Nelle imputazioni ch venivano rivolte a Giuseppe Garufi si parla di 132 pratiche per 15-20 euro ognuna (in totale sono 2.600 euro) per svolgere delle pratiche al suo ufficio. Per i giudici “il denaro, rinvenuto in banconote da 500 euro, non può ritenersi quello acquisito tramite la consumazione dei reati (i soldi ottenuti per le pratiche, ndr) di cui al capo B, unico contestato, tale da comportare un introito di denaro atteso che i singoli fatti inerivano somme diverse e molto minori”. Da qui la decisione di dissequestrare il denaro. Per quei soldi è indagata Luisa Mirella Bruni, 60 anni, di Cingoli, perché intestataria della cassetta di sicurezza dove vennero rinvenuti. La procura ipotizza il reato di riciclaggio. Per quel denaro è invece indagato per ricettazione Guido Garufi, che avrebbe ottenuto parte dei soldi. I legali dei Garufi sostengono invece che quello fosse denaro frutto di una vita di lavoro di Giuseppe Garufi. E’ invece indagato per concussione e concussione impropria Guido Garufi, in merito a 35mila euro che sarebbero stati pagati (da qualcuno che al momento non sarebbe stato individuato) per agevolare una pratica edilizia da 50mila metri cubi a Macerata.
(Servizio aggiornato alle 22)
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